Quando sui più comuni mass media si parla di latte e derivati, si sa, è inevitabile imbattersi nelle solite... bufale sul loro ruolo nell' alimentazione umana.
Nonostante tutto ciò che di scientifico ci sia sull' argomento sia a sfavore dei latticini, dappertutto
si continua a ripetere pappagallescamente la solita solfa.
si continua a ripetere pappagallescamente la solita solfa.
Come ho detto in un mio vecchio articolo, l' ambiente scientifico accademico è una sorta di Jurassic Park dove le idee antidiluviane vigenti sopravvivono solo per forza d' inerzia.
Certamente l' arterioscerosi, cui il consumo proprio di questi alimenti dà un importante contributo, non aiuta a sviluppare quell' apertura ed elasticità mentale che renderebbe più facile accettare la realtà dei fatti, ma sono sicuro che i motivi principali siano altri.
In questo post voglio parlare infatti proprio dell' influenza dell' industria alimentare (e nella fattispecie quella casearia) nel pilotare (ovviamente a suo favore) l' informazione e la politica alimentare, di cui prima di leggere l' incommensurabile "The China Study" non conoscevo le dimensioni e i fini intrecci della lobby in questione con la scienza, le istituzioni e i mass media.
Mi soffermerò così su un esempio che mi sembra il più emblematico per la gravità del caso, ma che, nonostante la notizia sia tutt' altro che recente, non mi risulta sia mai stato denunciato, ad eccezione del suddetto libro, in cui se ne parla in modo molto dettagliato.
Si tratta di una scoperta relativa all ' acido linoleico coniugato, al quale viene attribuita una valenza anticancerogena, di cui sentii parlare per la prima volta nel 2004 su una delle tante riviste salutiste e, cosa particolarmente grave, due anni più tardi, su "OK, la salute innanzitutto", un rotocalco molto diffuso che addirittura si fregia, come evidenziato in copertina, del patrocinio dell' Istituto Veronesi, che dovrebbe essere garanzia di serietà.
Ma andiamo a scoprire in che consiste la truffa, non prima però di aver fatto un opportuno preambolo.
Le notizie che riporto (ricavate dal libro "The China Study") si riferiscono alla situazione negli USA, ma non è difficile immaginare che le cose non stiano tanto diversamente altrove.
Ebbene sì, incredibile a dirsi, ma negli Stati Uniti, esiste un comitato di scienziati ricercatori, ingaggiati dall' industria degli alimenti di origine animale, che ha il solo compito di tenere d' occhio i progetti di ricerca che potrebbero danneggiare questo settore dell' industria. Insomma una sorta di spionaggio al fine di mettere in condizione i produttori di carne e latticini di essere preparati, nel caso ci si trovasse di fronte a qualche scoperta scomoda, a fornire tempestivamente la propria versione dei fatti.
Ed è proprio l' industria casearia ad essere la più potente ed insidiosa nelle sue macchinazioni, in particolare nel perseguire la politica di indottrinamento anche nei confronti dei soggetti più suscettibili ad essere plagiati.
Essa non si limita così a sfacciate campagne pubblicitarie a suon di slogan grossolanamente ingannevoli ("Got milk?", che molti ricorderanno), ma è da tempo impegnata nella promozione con iniziative di pubbliche relazioni aventi come target bambini in età scolare, genitori, educatori e professionisti dei servizi di ristorazione scolastica.
La scuola pubblica dunque è diventata il nuovo mezzo per veicolare il messaggio dell' industria casearia.
Nel rapporto annuale per il 2001 del Dairy Management Inc., come è stato ribattezzato nel 1995 il Consiglio nazionale dei produttori caseari, si legge infatti, fra l' altro:
"Come miglior canale per incrementare a lungo termine il consumo di latte liquido, i bambini sono sicuramente il futuro del consumo dei latticini. E' per questo che il consorzio dei produttori continua ad implementare i programmi di promozione del latte nelle scuole come possibile strategìa per contribuire all' incremento del consumo di latte liquido da parte dei bambini."
Ma non è tutto: l' industria del latte finanzia la ricerca sperando in qualche scoperta in grado di confermare i benefici dei latticini, o scoprirne di nuovi.
Ed è stato probabilmente in seguito all' accumularsi di prove dimostranti un' associazione tra i cibi animali e il cancro che a qualcuno è venuto in mente di trovare un appiglio per poter dimostrare il contrario.
L' acido linoleico coniugato (CLA), una sostanza molto controversa, fornì dunque quell' appiglio.
Con questo nome si intende una serie di isomeri di acidi grassi prodotti dai batteri presenti nel rumine, uno dei quattro stomaci della mucca, e che si ritrovano nel latte e nella carne dell' animale.
Da una serie di test su topi di laboratorio si scoprì infatti che il CLA ostacolava la formazione di tumori dello stomaco indotti dal benzopirene, ma prima di svelare il trucco, bisogna sapere che un organismo è naturalmente dotato di un sistema enzimatico atto a minimizzare l' effetto di una sostanza nociva, quale un potenziale cancerogeno.
Perciò si vide che tale sistema enzimatico di difesa veniva attivato quando ai topi si somministrava CLA, e così, se successivamente si aggiungeva benzopirene, questo veniva più facilmente neutralizzato dagli enzimi già in azione.
Dunque col trucchetto di somministrare prima il CLA e poi la sostanza cancerogena, nei confronti della quale si voleva dimostrare l' efficacia di questo acido grasso, si poteva definire il CLA "anticancerogeno".
(Per maggiori particolari rimando al libro "The China Study").
Purtroppo ben pochi mettono in dubbio la validità di ricerche pubblicate sulle migliori riviste scientifiche, o sanno quali studi si avvalgono di finanziamenti provenienti dalle aziende, come pure pochissimi sono in grado di discernere dettagli tecnici, o individuare informazioni mancanti che potrebbero invalidare l' interpretazione dei risultati della ricerca.
In ogni caso non si possono estrapolare le conclusioni di questo studio per parlare di efficacia antitumorale del latte, e questo per due motivi: non è dimostrato che il CLA assunto bevendo latte, in cui è naturalmente presente, abbia lo stesso effetto di quello isolato usato nell' esperimento; inoltre, anche se fosse dimostrato che il latte protegge i topi dal cancro, non è detto che lo faccia anche negli umani.
In realtà, come accennavo poco prima, gli studi seri condotti finora dimostrano che latte e derivati possono solo favorire l' insorgenza dei tumori, per lo meno di alcuni.
Ma questo sarà materia del mio prossimo post, in cui fornirò un saggio sui risultati di queste ricerche.
Nel frattempo si può sempre leggere il documento di Leonardo di Paola e Viviana Taccione "L' inganno del latte", dove si spiegano in modo particolarmente chiaro ed esaustivo tutti i motivi (dalla salute all' ecologia, senza trascurare gli aspetti etici) per rinunciare ad esso.
Michele Nardella
Certamente l' arterioscerosi, cui il consumo proprio di questi alimenti dà un importante contributo, non aiuta a sviluppare quell' apertura ed elasticità mentale che renderebbe più facile accettare la realtà dei fatti, ma sono sicuro che i motivi principali siano altri.
In questo post voglio parlare infatti proprio dell' influenza dell' industria alimentare (e nella fattispecie quella casearia) nel pilotare (ovviamente a suo favore) l' informazione e la politica alimentare, di cui prima di leggere l' incommensurabile "The China Study" non conoscevo le dimensioni e i fini intrecci della lobby in questione con la scienza, le istituzioni e i mass media.
Mi soffermerò così su un esempio che mi sembra il più emblematico per la gravità del caso, ma che, nonostante la notizia sia tutt' altro che recente, non mi risulta sia mai stato denunciato, ad eccezione del suddetto libro, in cui se ne parla in modo molto dettagliato.
Si tratta di una scoperta relativa all ' acido linoleico coniugato, al quale viene attribuita una valenza anticancerogena, di cui sentii parlare per la prima volta nel 2004 su una delle tante riviste salutiste e, cosa particolarmente grave, due anni più tardi, su "OK, la salute innanzitutto", un rotocalco molto diffuso che addirittura si fregia, come evidenziato in copertina, del patrocinio dell' Istituto Veronesi, che dovrebbe essere garanzia di serietà.
Ma andiamo a scoprire in che consiste la truffa, non prima però di aver fatto un opportuno preambolo.
Le notizie che riporto (ricavate dal libro "The China Study") si riferiscono alla situazione negli USA, ma non è difficile immaginare che le cose non stiano tanto diversamente altrove.
Ebbene sì, incredibile a dirsi, ma negli Stati Uniti, esiste un comitato di scienziati ricercatori, ingaggiati dall' industria degli alimenti di origine animale, che ha il solo compito di tenere d' occhio i progetti di ricerca che potrebbero danneggiare questo settore dell' industria. Insomma una sorta di spionaggio al fine di mettere in condizione i produttori di carne e latticini di essere preparati, nel caso ci si trovasse di fronte a qualche scoperta scomoda, a fornire tempestivamente la propria versione dei fatti.
Ed è proprio l' industria casearia ad essere la più potente ed insidiosa nelle sue macchinazioni, in particolare nel perseguire la politica di indottrinamento anche nei confronti dei soggetti più suscettibili ad essere plagiati.
Essa non si limita così a sfacciate campagne pubblicitarie a suon di slogan grossolanamente ingannevoli ("Got milk?", che molti ricorderanno), ma è da tempo impegnata nella promozione con iniziative di pubbliche relazioni aventi come target bambini in età scolare, genitori, educatori e professionisti dei servizi di ristorazione scolastica.
La scuola pubblica dunque è diventata il nuovo mezzo per veicolare il messaggio dell' industria casearia.
Nel rapporto annuale per il 2001 del Dairy Management Inc., come è stato ribattezzato nel 1995 il Consiglio nazionale dei produttori caseari, si legge infatti, fra l' altro:
"Come miglior canale per incrementare a lungo termine il consumo di latte liquido, i bambini sono sicuramente il futuro del consumo dei latticini. E' per questo che il consorzio dei produttori continua ad implementare i programmi di promozione del latte nelle scuole come possibile strategìa per contribuire all' incremento del consumo di latte liquido da parte dei bambini."
Ma non è tutto: l' industria del latte finanzia la ricerca sperando in qualche scoperta in grado di confermare i benefici dei latticini, o scoprirne di nuovi.
Ed è stato probabilmente in seguito all' accumularsi di prove dimostranti un' associazione tra i cibi animali e il cancro che a qualcuno è venuto in mente di trovare un appiglio per poter dimostrare il contrario.
L' acido linoleico coniugato (CLA), una sostanza molto controversa, fornì dunque quell' appiglio.
Con questo nome si intende una serie di isomeri di acidi grassi prodotti dai batteri presenti nel rumine, uno dei quattro stomaci della mucca, e che si ritrovano nel latte e nella carne dell' animale.
Da una serie di test su topi di laboratorio si scoprì infatti che il CLA ostacolava la formazione di tumori dello stomaco indotti dal benzopirene, ma prima di svelare il trucco, bisogna sapere che un organismo è naturalmente dotato di un sistema enzimatico atto a minimizzare l' effetto di una sostanza nociva, quale un potenziale cancerogeno.
Perciò si vide che tale sistema enzimatico di difesa veniva attivato quando ai topi si somministrava CLA, e così, se successivamente si aggiungeva benzopirene, questo veniva più facilmente neutralizzato dagli enzimi già in azione.
Dunque col trucchetto di somministrare prima il CLA e poi la sostanza cancerogena, nei confronti della quale si voleva dimostrare l' efficacia di questo acido grasso, si poteva definire il CLA "anticancerogeno".
(Per maggiori particolari rimando al libro "The China Study").
Purtroppo ben pochi mettono in dubbio la validità di ricerche pubblicate sulle migliori riviste scientifiche, o sanno quali studi si avvalgono di finanziamenti provenienti dalle aziende, come pure pochissimi sono in grado di discernere dettagli tecnici, o individuare informazioni mancanti che potrebbero invalidare l' interpretazione dei risultati della ricerca.
In ogni caso non si possono estrapolare le conclusioni di questo studio per parlare di efficacia antitumorale del latte, e questo per due motivi: non è dimostrato che il CLA assunto bevendo latte, in cui è naturalmente presente, abbia lo stesso effetto di quello isolato usato nell' esperimento; inoltre, anche se fosse dimostrato che il latte protegge i topi dal cancro, non è detto che lo faccia anche negli umani.
In realtà, come accennavo poco prima, gli studi seri condotti finora dimostrano che latte e derivati possono solo favorire l' insorgenza dei tumori, per lo meno di alcuni.
Ma questo sarà materia del mio prossimo post, in cui fornirò un saggio sui risultati di queste ricerche.
Nel frattempo si può sempre leggere il documento di Leonardo di Paola e Viviana Taccione "L' inganno del latte", dove si spiegano in modo particolarmente chiaro ed esaustivo tutti i motivi (dalla salute all' ecologia, senza trascurare gli aspetti etici) per rinunciare ad esso.
Michele Nardella
Non ti immagini quanti nervi mi salgono quando penso alla truffa del latte.
RispondiEliminaAncora di più mi salgono quando vado al supermercato e vedo la gente acquistare litri di questa schifezza bianca. Mi sembra di vederli già anziani con gravi problemi... e mi dispiace.
Mi fa imbestialire ancora di più quando, quelle poche volte che ho tentato di spiegare il complotto che sta dietro l'industria del latte, la gente ti guarda col risolino e pensa che sei un po' malato di mente.
Ride bene chi ride ultimo :-)
Perdona lo sfogo: è che ieri sera avevo troppa voglia del mio solito frullato Banana+Soia.
Purtroppo era disponibile solo del latte. "Eh vabbè, per stavolta ok...".
È da questa mattina che il mio stomaco URLA; e ho bevuto a malepena un bicchiere di quella schifezza bianca.
Ho preso il litro intero e... giù per il lavandino!
Il latte è prodotto dalla mucca per i suoi piccoli, non per gli uomini: SVEGLIATEVI!
Informatevi anche su tutti i problemi legati alla soia ed ai suoi derivati (di cui gli USA sono maggiori produttori.... )...
Eliminavi posto un link ma ci sono parecchie ricerche scientifiche a riguardo.
http://doctor-max.myblog.it/archive/2011/02/26/attenti-alla-soia.html
Forse bisognerebbe evitare le monoalimentazioni in modo tale da evitare accumoli a lungo termine nel nostro organismo.
ciao e cmq interessante punto di vista. luisa derin (tecnologa alimentare).
Grazie per l' informazione e per il link.
EliminaComunque sono già al corrente dei limiti inerenti al consumo di soja e credo di averne amche accennato in questo blog.
Ciao.
Caro Sebastian,
RispondiEliminaringraziandoti del tuo intervento, non posso che solidarizzare con te, perchè anch'io ho provato tante volte frustrazioni analoghe.
La prossima volta che la gente ti risponde col risolino, dopo averle parlato del latte, perchè non provi a consigliarle di leggere magari i miei post su questo argomento? Guarda un pò quanti ce ne sono...