Margaret Thatcher |
Tra annunci clamorosi e smentite si vocifera che anche mostri sacri, eroi del grande schermo supposti invincibili, come lo 007 per antonomasia, Sean Connery, e quello scavezzacollo di Jack Nicholson, siano da annoverare fra le più recenti vittime dell' epidemia di Alzheimer (l' ultima candidata al titolo di "male del secolo", dopo cancro, AIDS e depressione).
Alzheimer o non, ci sono fondati sospetti che i nostri popolari personaggi soffrano di seri disturbi cognitivi, ciò che è molto verosimilmente alla base della loro decisione di dare addio alle scene.
Forse per dare un' idea della diffusione di questa terribile malattia non c'è bisogno di ricordare che altre celebrità in questi ultimi due lustri hanno dovuto subire lo stesso destino, come l' ex-presidente USA Ronald Reagan, la "Lady di ferro" Margaret Thatcher, il "Tenente Colombo" Peter Falk e Charlton Heston, il "Mosè" e il "Ben-Hur" di hollywoodiana memoria, dato che la sua avanzata continua inesorabilmente e senza tregua.
Già, e proprio mentre sto preparando questo post, oggi, venerdì 20 sett., per una curiosa coincidenza leggo sul "Corriere della Sera" che... manco a farlo apposta domani sarà la giornata mondiale dedicata all' Alzheimer, perciò qualche dato aggiornato che il giornale fornisce capita nel momento più opportuno per potersi rendere conto della drammaticità della situazione presente, qualora non se ne fosse al corrente.
Ebbene, anche se altre fonti riportano cifre meno eclatanti, in tutto il mondo sarebbero 36 milioni i malati, di cui solo in Italia circa un milione, con 150mila nuovi casi all' anno (le donne in prevalenza), mentre secondo il dottor Neal Barnard, autore de "Supercibi per la mente", negli Stati Uniti la malattia interessa un americano su cinque fra i 75 e gli 84 anni. La percentuale sale però a uno su due (!!!) per gli ultraottantacinquenni (l' Alzheimer, come si sa, è una patologia strettamente legata all' invecchiamento).
Ma non finisce qui, in quanto questa, pur essendo la più diffusa, è solo una forma particolarmente severa di disturbi cognitivi legati alla senescenza, essendocene altre di diversa natura (legate a cause vascolari, ad esempio, o a deficit di nutrienti quali vitamina B12, acido folico, oppure a traumi fisici ecc.).
Questo rende i casi di demenza senile particolarmente insidiosi, essendo i prodromi (che consistono per lo più in amnesie per fatti recenti) difficili da valutare, sia da parte dei medici al fine di una diagnosi differenziale, sia da parte del paziente, che tende facilmente a considerare tali episodi come espressione ineluttabile del naturale declino che accompagna il processo di invecchiamento. Questo ha come conseguenza diretta che quasi sempre ci si accorge della malattia (che continua a progredire anche se non ce ne si rende conto) quando è già tardi.
Quando, dopo aver compromesso la memoria, il linguaggio e la percezione, la malattia arriva a minare l' autonomia del paziente, diventa necessaria un' adeguata assistenza anche per le più elementari azioni, come vestirsi, lavarsi, il che costituisce evidentemente un motivo in più di disagio soprattutto per i suoi familiari.
E se pensiamo che i danni più gravi al cervello sono irreversibili e che non esiste al momento una cura (almeno per la malattia di Alzheimer), si capisce quanto sia fondamentale una strategia preventiva.
Purtroppo è proprio qui che arrivano le dolenti note, perchè ci troviamo di fronte all' ennesima situazione paradossale di un sistema che continua (per incapacità o per scelta poco importa) a guardare alla realtà coi paraocchi, non tenendo conto di quanto già si sa su queste patologie e proseguendo sulla solita strada di una mentalità anacronistica e obsoleta, che vede tutto in termini meccanicistici e riduttivi, considerando la malattia una fatalità ed individuando nei meccanismi patogenetici le sue "cause". Il farmaco, avendo il potere di interferire con questi meccanismi, diventa così al centro dell' approccio, anche per quanto riguarda la prevenzione. Questo sistema, che non è interessato alle vere cause, nè alla prevenzione nel vero senso del termine, non fa che alimentare una mentalità che è in ultima analisi all' origine di tutte le più significative emergenze del nostro tempo.
L' ennesima conferma viene proprio dal giornale appena menzionato, dove ci si rammarica che il cocktail di farmaci usati attualmente per la terapia (che non guariscono, ma rallentano semplicemente il decorso della malattia) è lo stesso di 15 anni fa, che l' Italia non ha ancora un piano nazionale per le demenze, mentre Obama, con il noto ottimistico pragmatismo americano, ne ha lanciato uno anni fa, stabilendo un impegno a finanziare la ricerca per trovare una soluzione farmacologica entro il 2025.
Spesso si sente dire a livello ufficiale, specie per quanto riguarda l' Alzheimer, che le cause della demenza non sono ben note, ma questo può essere vero solo se ci si ostina a considerare la malattia nei soliti termini riduttivi. Disturbi mentali quali l' Alzheimer sono condizioni sistemiche molto complesse, che richiedono pertanto, anche per quanto riguarda il loro modo di studiarli, un approccio diverso, che è poi quello olistico.
Anche se non sono chiari tutti i particolari, in realtà emergono in tutta la loro evidenza dalla ricerca mondiale più aggiornata alcuni punti fermi che ci consentirebbero di affrontare adeguatamente queste problematiche.
Ma prima di parlarne, voglio far notare che già negli anni '80 il dr. Gabriel Cousens (di cui mi sono già occupato a proposito del diabete) aveva sperimentato, con risultati molto incoraggianti, l' uso dell' Aphanizomenon flos aquae in ambito neuro-psichiatrico, compreso il trattamento della malattia di Alzheimer (cliccare qui per approfondire).
Si tratta di una microalga verde-azzurra dalle eccezionali proprietà nutraceutiche, conosciuta come alga Klamath, che ha tutti i requisiti per essere annoverata fra i cosiddetti "supercibi".
Gabriel Cousens ha parlato di queste sue scoperte in diversi articoli su più di una rivista specializzata, fra cui il "Journal of Orthomolecular Medicine".
Questo ci permette di capire, o confermare, quanto la nutrizione sia importante anche per i disturbi della mente, anticipando quanto è stato messo in luce e ribadito dagli studi scientifici più recenti, i quali mettono in relazione molti fattori che caratterizzano la dieta moderna, e che sono già implicati nelle principali patologie sociali attuali, con il declino delle funzioni mentali.
Sembra infatti ormai chiara, anche per l' efficienza e la salute del cervello in età avanzata, l' importanza di stabilizzare la glicemia, di prevenire la resistenza insulinica, di assicurare un congruo apporto di acidi grassi omega 3 (specialmente lo DHA, che sta per acido docosaesaenoico), di antiossidanti, che servono a proteggere dai danni cerebrali dovuti ai radicali liberi, della riduzione dei grassi saturi (che irrigidiscono le membrane cellulari dei neuroni compromettendone così la funzionalità), come pure della vitamina B12 .
Se poi si considera che il cervello ha un elevato bisogno di ossigeno e altre sostanze, si capisce anche l' importanza di mantenere una rete vascolare in perfetta efficienza, e quindi senza lesioni arteriosclerotiche, per poter assicurare un adeguato e costante afflusso sanguigno.
E' dunque evidente che tutte queste condizioni possono essere assicurate solo con un cambiamento radicale delle attuali più comuni abitudini alimentari, come pure che queste stesse sono all' origine di più o meno tutti i più gravi problemi di salute del nostro tempo.
Ma il carattere distintivo del pensiero di chi ha fatto del "rigore scientifico" una religione è l' assoluta incapacità di vedere in tutti questi mali, in passato molto meno diffusi, se non assenti, l' espressione di un unico grande problema, e quindi individuarne la radice. E poi, si sa, consigliare il ricorso ai farmaci più sofisticati, specifici per ogni singolo sintomo è molto più semplice e remunerativo che educare la gente alla cultura della salute.
Certo ci sarebbero molte altre cose da dire sull' argomento, essendomi limitato all' essenziale, perchè, come dice il dr. Neal Barnard nel su citato "Supercibi per la mente", pur valendo le stesse considerazioni generali appena fatte, il cervello, essendo la nostra parte più complessa e nobile, ha bisogno di qualche precauzione in più, oltre all' aspetto strettamente nutrizionale, cui specie chi accusa già qualche cedimento mnemonico farebbe bene a dare importanza. Perciò, oltre ad indicarci i cibi più benefici e quelli più dannosi per quest' organo, l' autore di quello che vuol essere una guida a 360° sull' efficienza della mente anche in tarda età ci ricorda anche la fondamentale importanza di mantenersi attivi, sia mentalmente che fisicamente, suggerendo anche gli esercizi mentali più adatti, attività che va abbinata, però, ad un sonno adeguato.
Si parla inoltre dei pericoli dei metalli tossici presenti nell' ambiente e nei cibi a causa dell' inquinamento moderno, come pure di certi farmaci e di alcune condizioni cliniche.
Un approccio che tenga conto di tutto questo sarebbe anche in grado di contrastare eventuali predisposizioni genetiche sfavorevoli, come l' epigenetica insegna, alla faccia dei soliti disinformati che invocano ancora l' ereditarietà a giustificazione di malattie ritenute fatali e incurabili.
Insomma una guida che va oltre il cibo, nonostante il titolo, e che si prefigge non solo di evitare quelle condizioni degenerative oggi così frequenti, ma di sviluppare le potenzialità cerebrali, il che non è poco.
E a tutti gli scettici detrattori che vorrebbero farci restare inerti ad aspettare improbabili certezze prima di agire il dr. Barnard risponde che la certezza assoluta in medicina non esiste. Ogni qualvolta nelle ricerche scientifiche si giunge a scoprire qualcosa di nuovo segue immancabile la frase "... C'è bisogno però di ulteriori studi per poterlo confermare ".
La scienza però ci offre oggi numerosi spunti per poter indirizzare una strategia su più livelli, e questa è con ogni probabilità la carta vincente. E' giunto il momento di abbandonare gli sterili cavilli e le ideologie che portano all' immobilismo a favore di una politica improntata al buonsenso e alla precauzione.
Per concludere voglio ricordare a chi fosse interessato all' alga Klamath di rivolgersi per informazioni e acquisti (utilizzando il codice-sconto TIVOGLA) al sito www.algovitshop.com, che fornisce anche uno specifico programma neuro-somatico.
Michele Nardella
Forse per dare un' idea della diffusione di questa terribile malattia non c'è bisogno di ricordare che altre celebrità in questi ultimi due lustri hanno dovuto subire lo stesso destino, come l' ex-presidente USA Ronald Reagan, la "Lady di ferro" Margaret Thatcher, il "Tenente Colombo" Peter Falk e Charlton Heston, il "Mosè" e il "Ben-Hur" di hollywoodiana memoria, dato che la sua avanzata continua inesorabilmente e senza tregua.
Già, e proprio mentre sto preparando questo post, oggi, venerdì 20 sett., per una curiosa coincidenza leggo sul "Corriere della Sera" che... manco a farlo apposta domani sarà la giornata mondiale dedicata all' Alzheimer, perciò qualche dato aggiornato che il giornale fornisce capita nel momento più opportuno per potersi rendere conto della drammaticità della situazione presente, qualora non se ne fosse al corrente.
Ebbene, anche se altre fonti riportano cifre meno eclatanti, in tutto il mondo sarebbero 36 milioni i malati, di cui solo in Italia circa un milione, con 150mila nuovi casi all' anno (le donne in prevalenza), mentre secondo il dottor Neal Barnard, autore de "Supercibi per la mente", negli Stati Uniti la malattia interessa un americano su cinque fra i 75 e gli 84 anni. La percentuale sale però a uno su due (!!!) per gli ultraottantacinquenni (l' Alzheimer, come si sa, è una patologia strettamente legata all' invecchiamento).
Ma non finisce qui, in quanto questa, pur essendo la più diffusa, è solo una forma particolarmente severa di disturbi cognitivi legati alla senescenza, essendocene altre di diversa natura (legate a cause vascolari, ad esempio, o a deficit di nutrienti quali vitamina B12, acido folico, oppure a traumi fisici ecc.).
Questo rende i casi di demenza senile particolarmente insidiosi, essendo i prodromi (che consistono per lo più in amnesie per fatti recenti) difficili da valutare, sia da parte dei medici al fine di una diagnosi differenziale, sia da parte del paziente, che tende facilmente a considerare tali episodi come espressione ineluttabile del naturale declino che accompagna il processo di invecchiamento. Questo ha come conseguenza diretta che quasi sempre ci si accorge della malattia (che continua a progredire anche se non ce ne si rende conto) quando è già tardi.
Quando, dopo aver compromesso la memoria, il linguaggio e la percezione, la malattia arriva a minare l' autonomia del paziente, diventa necessaria un' adeguata assistenza anche per le più elementari azioni, come vestirsi, lavarsi, il che costituisce evidentemente un motivo in più di disagio soprattutto per i suoi familiari.
E se pensiamo che i danni più gravi al cervello sono irreversibili e che non esiste al momento una cura (almeno per la malattia di Alzheimer), si capisce quanto sia fondamentale una strategia preventiva.
Purtroppo è proprio qui che arrivano le dolenti note, perchè ci troviamo di fronte all' ennesima situazione paradossale di un sistema che continua (per incapacità o per scelta poco importa) a guardare alla realtà coi paraocchi, non tenendo conto di quanto già si sa su queste patologie e proseguendo sulla solita strada di una mentalità anacronistica e obsoleta, che vede tutto in termini meccanicistici e riduttivi, considerando la malattia una fatalità ed individuando nei meccanismi patogenetici le sue "cause". Il farmaco, avendo il potere di interferire con questi meccanismi, diventa così al centro dell' approccio, anche per quanto riguarda la prevenzione. Questo sistema, che non è interessato alle vere cause, nè alla prevenzione nel vero senso del termine, non fa che alimentare una mentalità che è in ultima analisi all' origine di tutte le più significative emergenze del nostro tempo.
L' ennesima conferma viene proprio dal giornale appena menzionato, dove ci si rammarica che il cocktail di farmaci usati attualmente per la terapia (che non guariscono, ma rallentano semplicemente il decorso della malattia) è lo stesso di 15 anni fa, che l' Italia non ha ancora un piano nazionale per le demenze, mentre Obama, con il noto ottimistico pragmatismo americano, ne ha lanciato uno anni fa, stabilendo un impegno a finanziare la ricerca per trovare una soluzione farmacologica entro il 2025.
Spesso si sente dire a livello ufficiale, specie per quanto riguarda l' Alzheimer, che le cause della demenza non sono ben note, ma questo può essere vero solo se ci si ostina a considerare la malattia nei soliti termini riduttivi. Disturbi mentali quali l' Alzheimer sono condizioni sistemiche molto complesse, che richiedono pertanto, anche per quanto riguarda il loro modo di studiarli, un approccio diverso, che è poi quello olistico.
Anche se non sono chiari tutti i particolari, in realtà emergono in tutta la loro evidenza dalla ricerca mondiale più aggiornata alcuni punti fermi che ci consentirebbero di affrontare adeguatamente queste problematiche.
Ma prima di parlarne, voglio far notare che già negli anni '80 il dr. Gabriel Cousens (di cui mi sono già occupato a proposito del diabete) aveva sperimentato, con risultati molto incoraggianti, l' uso dell' Aphanizomenon flos aquae in ambito neuro-psichiatrico, compreso il trattamento della malattia di Alzheimer (cliccare qui per approfondire).
Si tratta di una microalga verde-azzurra dalle eccezionali proprietà nutraceutiche, conosciuta come alga Klamath, che ha tutti i requisiti per essere annoverata fra i cosiddetti "supercibi".
Gabriel Cousens ha parlato di queste sue scoperte in diversi articoli su più di una rivista specializzata, fra cui il "Journal of Orthomolecular Medicine".
Questo ci permette di capire, o confermare, quanto la nutrizione sia importante anche per i disturbi della mente, anticipando quanto è stato messo in luce e ribadito dagli studi scientifici più recenti, i quali mettono in relazione molti fattori che caratterizzano la dieta moderna, e che sono già implicati nelle principali patologie sociali attuali, con il declino delle funzioni mentali.
Sembra infatti ormai chiara, anche per l' efficienza e la salute del cervello in età avanzata, l' importanza di stabilizzare la glicemia, di prevenire la resistenza insulinica, di assicurare un congruo apporto di acidi grassi omega 3 (specialmente lo DHA, che sta per acido docosaesaenoico), di antiossidanti, che servono a proteggere dai danni cerebrali dovuti ai radicali liberi, della riduzione dei grassi saturi (che irrigidiscono le membrane cellulari dei neuroni compromettendone così la funzionalità), come pure della vitamina B12 .
Se poi si considera che il cervello ha un elevato bisogno di ossigeno e altre sostanze, si capisce anche l' importanza di mantenere una rete vascolare in perfetta efficienza, e quindi senza lesioni arteriosclerotiche, per poter assicurare un adeguato e costante afflusso sanguigno.
E' dunque evidente che tutte queste condizioni possono essere assicurate solo con un cambiamento radicale delle attuali più comuni abitudini alimentari, come pure che queste stesse sono all' origine di più o meno tutti i più gravi problemi di salute del nostro tempo.
Ma il carattere distintivo del pensiero di chi ha fatto del "rigore scientifico" una religione è l' assoluta incapacità di vedere in tutti questi mali, in passato molto meno diffusi, se non assenti, l' espressione di un unico grande problema, e quindi individuarne la radice. E poi, si sa, consigliare il ricorso ai farmaci più sofisticati, specifici per ogni singolo sintomo è molto più semplice e remunerativo che educare la gente alla cultura della salute.
Certo ci sarebbero molte altre cose da dire sull' argomento, essendomi limitato all' essenziale, perchè, come dice il dr. Neal Barnard nel su citato "Supercibi per la mente", pur valendo le stesse considerazioni generali appena fatte, il cervello, essendo la nostra parte più complessa e nobile, ha bisogno di qualche precauzione in più, oltre all' aspetto strettamente nutrizionale, cui specie chi accusa già qualche cedimento mnemonico farebbe bene a dare importanza. Perciò, oltre ad indicarci i cibi più benefici e quelli più dannosi per quest' organo, l' autore di quello che vuol essere una guida a 360° sull' efficienza della mente anche in tarda età ci ricorda anche la fondamentale importanza di mantenersi attivi, sia mentalmente che fisicamente, suggerendo anche gli esercizi mentali più adatti, attività che va abbinata, però, ad un sonno adeguato.
Si parla inoltre dei pericoli dei metalli tossici presenti nell' ambiente e nei cibi a causa dell' inquinamento moderno, come pure di certi farmaci e di alcune condizioni cliniche.
Un approccio che tenga conto di tutto questo sarebbe anche in grado di contrastare eventuali predisposizioni genetiche sfavorevoli, come l' epigenetica insegna, alla faccia dei soliti disinformati che invocano ancora l' ereditarietà a giustificazione di malattie ritenute fatali e incurabili.
Insomma una guida che va oltre il cibo, nonostante il titolo, e che si prefigge non solo di evitare quelle condizioni degenerative oggi così frequenti, ma di sviluppare le potenzialità cerebrali, il che non è poco.
E a tutti gli scettici detrattori che vorrebbero farci restare inerti ad aspettare improbabili certezze prima di agire il dr. Barnard risponde che la certezza assoluta in medicina non esiste. Ogni qualvolta nelle ricerche scientifiche si giunge a scoprire qualcosa di nuovo segue immancabile la frase "... C'è bisogno però di ulteriori studi per poterlo confermare ".
La scienza però ci offre oggi numerosi spunti per poter indirizzare una strategia su più livelli, e questa è con ogni probabilità la carta vincente. E' giunto il momento di abbandonare gli sterili cavilli e le ideologie che portano all' immobilismo a favore di una politica improntata al buonsenso e alla precauzione.
Per concludere voglio ricordare a chi fosse interessato all' alga Klamath di rivolgersi per informazioni e acquisti (utilizzando il codice-sconto TIVOGLA) al sito www.algovitshop.com, che fornisce anche uno specifico programma neuro-somatico.
Michele Nardella
Buongiorno Michele,
RispondiEliminaho letto con piacere il tuo articolo.
Parli dell'alga Klamath che conosco da qualche mese per via di un'amica che me l'ha consigliata per la linea. Non che faccia dimagrire, ma se si intraprende una dieta, con regime alimentare ridotto, l'alga ha nutrienti sufficienti per mantenerti in salute. L'ho provata, e mi sono trovata molto bene, anche se gli effetti non sono così evidenti.
Un saluto
RobyCrea -- il mio blog è la casa ecologica di Roby
Grazie Roby,
Eliminami fa piacere che apprezzi questo eccezionale supercibo ancora poco conosciuto.
Per riscontrarne pienamente i benefici però è importante seguire per un certo periodo un programma completo, che comprende enzimi e probiotici, in quanto è fondamentale la pulizia dell' intestino e la sua capacità di assimilare i nutrienti. Stesso discorso vale per il dimagrimento, per il quale esiste un programma specifico. Ricorda però che per risultati a lungo termine la scelta migliore è sempre una dieta appropriata.
Per conoscere i programmi messi a punto dagli esperti Algovit puoi rivolgerti al sito da me indicato al termine dell' articolo.
Saluti
Articolo INTERESSANTISSIMO.
RispondiEliminaNell'essere pienamente d'accordo con il fatto che un'alimentazione corretta sia alla base di ogni prevenzione, ho qualche riserva sui supercibi.
Il nostro organismo si è evoluto in milioni di anni, trovando il proprio equilibrio nell'area terreste in cui si è ambientato.
Secondo me il supercibo di noi europei è costituito (ahimè perchè purtroppo non le amo) dalle crucifere...
Francesco Mecozzi
Grazie Francesco, ma francamente non capisco da che cosa lo deduci.
EliminaE' vero che le crucifere, ovvero cavoli, broccoli, rape, crescione, rucola e tante altre verdure della stessa famiglia hanno importanti proprietà, ma non so se si possono considerare esattamente dei supercibi, e comunque sicuramente non si trovano solo in Europa.
Ti consiglio di informarti sulla Klamath: ti accorgerai che nessun cibo di quelli comuni può reggere il confronto.
I composti solforati presenti nel cavolo (ma anche nelle altre crucifere) sono ritenuti da tutti dei potenti protettori antitumorali.
RispondiEliminaInoltre godono di una particolare ricchezza di vitamine, di minerali, di oligoelementi, di enzimi, di fattori probiotici di ormoni vegetali.
In quali altri alimenti "comuni" tutte queste proprietà sono presenti?
Ho letto dell'alga Klamath, ma sinceramente credo che il cibo a Km zero sia sempre preferibile: stimola l'economia locale, è ricca delle proprietà che deve avere, non contribuisce all'inquinamento per il trasporto.
Oltre a ciò i Cibi, i Preziosi, le Sostanze, gli Oggetti, ecc. particolarmente richiesti a livello planetario creano i disastri ambientali e sociali che tutti conosciamo (es. oro, diamanti, petrolio, ma anche legno pregiato, animali o parti di essi...).
E' un bene che la ricerca scientifica si accorga che in natura c'è tutto, ma dipende dalla nostra sensibilità impattare meno possibile con il pianeta che ci ospita e che non appartiene a nessuna generazione specifica.
Grazie.
Francesco Mecozzi
Ma hai letto bene l' articolo? Senza voler togliere niente alle ben note virtù delle crucifere, non credo proprio che il dr. Cousens avrebbe ottenuto gli stessi risultati utilizzando cavoli e broccoli al posto della Klamath.
EliminaQuest' alga verde-azzurra è un organismo primordiale, dal quale derivano tutte le specie viventi, ed è caratterizzata da una potenzialità dovuta a una ricchezza e sinergia di nutrienti non riscontrabile in nessun altro cibo, perciò è perfettamente compatibile con qualsiasi organismo se ne nutra, indipendantemente dalla sua provenienza.
Sul sito su indicato puoi trovare tutte le informazioni relative.