martedì 12 febbraio 2013

Jurassic Park


Come ho già detto in un vecchio post, l' ambiente medico istituzionale è una sorta di Jurassic Park, in cui le idee antidiluviane sopravvivono per forza di inerzia.

L' argomento da me trattato le volte scorse ("Resistenza insulinica", "Emergenza diabete!") mi sembra un ottimo esempio di una situazione via via peggiorata fino a giungere all' attuale livello di allarme sociale, semplicemente a causa di un paradigma ormai obsoleto e inefficace.

Perchè se da una parte le abitudini di vita sono andate degenerando, è anche vero che a livello  istituzionale non si è fatto nulla per impedirlo, e le stesse cure proposte, limitandosi a contrastare, o mantenere sotto controllo specifici sintomi, senza agire mai sulle radici del disturbo, non fanno che favorire l' evoluzione di quel quadro patologico.

E' quello che succede anche con la gastrectomia (parziale asportazione dello stomaco), uno degli ultimi ritrovati strategici messi a punto dalla scienza medica contro la diabesità (neologismo coniato recentemente per sottolineare la stretta relazione tra obesità e diabete), e questo ci dice tutto sul grado di follia raggiunto da questa medicina disperatamente sintomatica.

L' aspetto paradossale di questa situazione è che, pur essendo il paradigma della medicina attuale vistosamente superato,  le stesse conoscenze scientifiche convenzionali di cui disponiamo ci consentono già di capire le cause di questo tipo di problemi, senza dover fare chissà quali voli pindarici per trovare le risposte, eppure non vengono tenute in considerazione quando si deve mettere a punto una strategia di cura.

Per esempio, tornando alla resistenza insulinica e alla conseguente iperinsulinemia, di cui ho già spiegato l' importanza cruciale la volta scorsa, uno dei motivi per cui si sottovaluta  l' importanza del modello dietetico vigente nel determinare questa condizione, è che ci si preoccupa esclusivamente della capacità di elevare la glicemia degli alimenti, pensando con questo di poter prevedere   la relativa risposta insulinica. Ecco dunque perchè si parla così spesso di indice glicemico dei nutrienti e degli alimenti,  che sta ad indicare la velocità di questi ultimi nell' elevare la glicemia.

Questo parametro infatti, se però da solo può trarre in inganno, acquista invece valore  se rapportato alla quota di zuccheri presenti in un dato alimento, perchè in tal caso ci fornisce il cosiddetto carico glicemico, ossia il suo effettivo impatto sulla glicemia. 

Tuttavia si è visto che questo criterio ha mostrato i suoi limiti, in quanto, se il controllo della glicemia è importante, non ci fornisce sempre un' idea precisa sulla risposta insulinica all' alimento considerato ( altrettanto importante per i motivi già detti), e perciò   è stato proposto di introdurre un altro parametro, l' indice insulinico.

Infatti la capacità di elevare la glicemia di un alimento (carico glicemico) non è l' unico fattore che determina quanta insulina verrà secreta in seguito alla sua ingestione (indice insulinico). Del resto tale ormone entra in funzione anche in risposta ad alimenti non zuccherini, come la carne. Questo significa in pratica che un alimento può  avere un carico glicemico non elevato (e perciò non essere  considerato a rischio), ma provocare ugualmente una inaspettatamente forte risposta insulinica  (vedi il mio articolo "Indice Insulinico, questo sconosciuto").

L' esempio migliore ci viene forse da latte e yogurt, che pur avendo un contenuto zuccherino non elevato, tale da non innalzare di molto la glicemia, provocano una delle risposte più potenti sul rilascio di insulina.

Insomma ai fini del controllo di quest' ultima bisogna considerare  altri fattori, oltre a quelli in gioco nel determinare l' indice glicemico.

In definitiva si dovrebbero considerare: la  differenza  tra carboidrati semplici (glucosio, saccarosio, fruttosio, lattosio, maltosio) e complessi (amidi), il tipo di zuccheri o di amidi (quelli della patata, ad esempio, si rivelano estremamente iperglicemizzanti, nonostante si tratti di carboidrati complessi), come pure se gli stessi fanno parte di un alimento integrale o raffinato, se assunti attraverso cibi solidi o  bevande, magari assieme ad altri nutrienti, come grassi e proteine, o con altri alimenti nello stesso pasto.

Già, perchè quest' ultimo   è il punto più cruciale: nessuno mangia zucchero da solo. Lo si assume invece consumando dolciumi, dove cioè sono presenti anche proteine e grassi (latte, uova, soja, burro). Ebbene, l' effetto combinato di tutto ciò (assieme all' utilizzo di farine ultraraffinate, come di norma avviene) sul rilascio di insulina è  qualcosa di abnorme, e certamente superiore a quanto ci si aspetterebbe in base al solo contenuto di zucchero.

Lo stesso si verifica quando i carboidrati (semplici o complessi che siano) sono assunti in un pasto in cui siano presenti altri alimenti ricchi invece di proteine o di grassi (o entrambi, come nel caso dei cibi animali), il che è nè più nè meno di quanto si verifica in un pasto standard.

E questo naturalmente va a sfatare la convinzione generalizzata che un peccatuccio di gola, quale un dessert, abbia effetto trascurabile se consumato alla fine di un pasto, perchè l' assorbimento dei suoi zuccheri viene rallentato grazie alla diluizione.

 

A determinare la resistenza insulinica non è però solo lo stress cui le cellule che utilizzano glucosio sono sottoposte a causa di una condizione di costante iperglicemia, ma entrano in gioco anche altri fattori.

E' risaputo che i grassi saturi conferiscono alle membrane cellulari (che dovrebbero essere costituite in massima parte di acidi grassi insaturi) una eccessiva rigidità che ne compromette le funzioni di scambio metabolico, e con esse la capacità dei recettori specifici di attrarre  l' insulina.

Quindi ad essere chiamati in causa sono, oltre ai soliti cibi animali, anche i grassi idrogenati (detti anche "trans"), che sono anche peggio di quelli animali, purtroppo presenti in moltissimi prodotti industriali, come dolciumi, merendine, creme tipo majonnese, piatti pronti ecc., essendo la legislazione in materia ancora gravemente carente.

Inoltre in queste patologie un sicuro ruolo ce l' hanno certi micronutrienti ormai notoriamente quasi assenti nei cibi moderni, a causa del depauperamento subìto dai terreni agricoli coltivati secondo i criteri dell' agricoltura chimica intensiva, come pure della raffinazione e altri trattamenti industriali.

Mi riferisco soprattutto al cromo, che entra a far parte del cosiddetto "fattore di tolleranza al glucosio", un complesso molecolare che facilita l' azione dell' insulina, e al manganese, di cui sono particolarmente ricchi gli estratti di mirtillo e di foglie di eucalipto, che per questo trovano uso nelle tradizioni di alcune popolazioni nella cura del diabete.

Ma anche il complesso vitaminico B, in particolare la vit. B3 (niacina), è importante per un sano metabolismo del glucosio.

Da questo sommario quadro risulta evidente che il modello dietetico moderno, complice la ridotta attività fisica, è il vero imputato di questa situazione endemica, e la troppo spesso invocata componente genetica familiare ha in realtà importanza del tutto secondaria, non essendo determinante.

Come ho già spiegato a proposito dell' epigenetica, in effetti sono proprio le abitudini ad attivare determinati geni, nel favorire od ostacolare lo sviluppo di certe malattie, ed è del tutto verosimile che individui che condividono lo stesso patrimonio genetico, adottando simili abitudini, vadano incontro agli stessi problemi.

Questo è anche il motivo per cui ad ogni generazione diventa sempre più difficile gestire problemi come questo, in quanto i nuovi nati ereditano una costituzione già indebolita dalle abitudini dei loro antenati. 

E che il cibo sia di gran lunga la prima  causa è stato anche dimostrato sperimentalmente ("Reversal of tipe 2 diabetes"), facendo adottare ad 11 pazienti-cavie diabetici  una dieta appropriata che ha riportato alla norma tutti i parametri critici nel giro di 8 settimane, diversamente da quanto riscontrato in un gruppo di controllo, sfatando così un mito ancora oggi molto radicato persino presso gli stessi professionisti del settore, secondo cui il diabete è irreversibile.

Risultati eclatanti che confermano del resto  l' esperienza di medici alternativi che hanno guarito o migliorato sensibilmente moltissimi pazienti in modo analogo, soprattutto se la malattia è affrontata ad uno stadio non troppo avanzato, come  il dr. Mark Hyman, ma soprattutto il dr. Gabriel Cousens, grazie  al suo ormai famoso libro dal titolo già del tutto eloquente, "Curare il diabete in 21 giorni".

Anche Walter Willett, ricercatore di spicco nel panorama mondiale, è giunto a conclusioni analoghe dopo lunghi studi effettuati assieme a colleghi dell' Harvard School of Public Health, dimostrando l' utilità di un cambiamento di regime alimentare abbinato all' attività fisica nel prevenire o invertire il corso degenerativo della sindrome metabolica nel 91% dei casi, come riportato nel New England Journal of Medicine.

Ma la medicina ufficiale continua a far finta di niente, dimostrando in fatto di alimentazione di essere ancora all' Età della Pietra (Jurassic Park, come dicevo). E, come commenta ironicamente l' illustre Prof. Berrino, basta verificare cosa si serve come cibo negli ospedali per fugare ogni possibile dubbio...  

Michele Nardella 


Curare il Diabete in 21 Giorni
Voto medio su 15 recensioni: Buono


2 commenti:

  1. ciao carissimo: questo articolo forse più di chiunque altro te lo CONDIVIDO all'infinito per cento!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    io, date le circostanze, avrei avuto un umorismo anche più sarcastico, intitolando il post: JURASSIC PORK!
    comunque quando sono stato in ospedale, sotto gli occhi INCREDULI di tutti, MI SONO PORTATO DA MANGAIRE! e lo stesso farò prossimamente.... gli alimenti serviti non mi paiono assolutamente adatti, e tantomeno sono personalizzati a seconda della patologia del paziente..... ci sarà stata una gara al ribasso anche lì per l'appalto alla fornitura alimentare??? l'avrà vinta di sicuro milano ristorazioni..... peggio di così... (uova pastorizate.... ho detto tutto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!) ciaooo

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    1. Grazie Dario per il tuo intervento.
      Finalmente ho capito che dietro lo pseudonimo di "Notizie dal Pianeta Terra" ci sei tu.
      Saluti

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