sabato 16 agosto 2014

Come difendersi dalla calura estiva

Qualcuno potrebbe facilmente sorridere o ironizzare sul titolo di questo post per via di questa estate che definire capricciosa suonerebbe decisamente eufemistico. Ma sappiamo, ahimè, che le anomalie meteorologiche cui siamo ormai purtroppo abituati consistono soprattutto nell' alternarsi in estate di periodi di eccezionale maltempo  con periodi di caldo non di rado altrettanto eccezionale. Perciò in ogni caso non possiamo evitare di dover fare i conti col caldo, che quest' anno sembra finalmente arrivato... assieme ai soliti  allarmi da coprifuoco  che, c'è da scommettere,   seguiranno  prima o poi. E se non avete capito, mi riferisco a tutti quei bollettini meteo, notizie e commenti drammatici dal tono allarmistico diramati dai media che evocano emergenze da epidemia colerica o da ben più gravi calamità naturali, con ammonimenti a non uscire di casa, rassicurazioni sul rafforzamento dell' assistenza sanitaria per chi viene colto da malore e naturalmente i soliti consigli ovvi e pressocchè inutili di bere molto ecc...

Tutto ciò per me è semplicemente grottesco, soprattutto perchè questo allarmismo ormai si ripete sistematicamente ogni estate, anche quando oggettivamente il caldo rientra nella normalità, e non è altro che la prova flagrante di quanto ci siamo alienati dall' ordine naturale. 

Sì perchè, oltre al fatto di essere messi proprio male, tanto da non poter più tollerare quelle che sono tutto sommato fisiologiche escursioni termiche, questa situazione rivela anche l' inadeguatezza del comune concetto di salute, che porta di conseguenza ad un atteggiamento vittimistico nei confronti di quei fattori ambientali avversi che esulano dal nostro controllo.  

In realtà, dato che niente può esistere in forma isolata, anche il concetto di salute andrebbe formulato in questi termini. Con questo voglio dire che, nel rispetto della concezione olistica, una persona che gode di vera salute  è per definizione colei che vive in piena armonia col suo ambiente (dal quale evidentemente non si può prescindere), e che quindi si sa adattare ai suoi cicli e ai suoi cambiamenti, essendo benessere ed efficienza nient' altro che il risultato di tale condizione di armonica interazione. Una persona così non prova dunque particolare disagio quando fa caldo, così come quando fa freddo, e il suo abbigliamento non dovrebbe variare eccessivamente al mutare delle stagioni. Pertanto il grado di disagio che proviamo in situazioni  che non siano ottimali (ma che fanno parte comunque del normale avvicendamento climatico) indica la misura del disordine che regna in noi.

Da queste semplici premesse è facile riconoscere l' importanza fondamentale del  cibo se solo si riflette sul suo ruolo, non di  semplice carburante che ci fornisce l' energia necessaria per vivere, come banalmente viene di solito inteso, bensì di principale mezzo  con cui ci relazioniamo con l' ambiente, essendo esso stesso un suo prodotto  che, una volta assunto e digerito, diventa parte integrante del nostro ambiente interno.

Avete presente gli Esquimesi? Nel clima particolarmente rigido in cui vivono non potrebbero affatto sopravvivere con una dieta di frutta e vegetali crudi (che peraltro, guarda caso, sono praticamente assenti in quell' habitat), mentre possono farlo (sia pure con risultati complessivi non certo ottimali) grazie all' effetto contrattivo e riscaldante di una dieta basata su cibo animale locale. In più  i famosi omega 3, i particolari grassi che si ritrovano proprio in esso, hanno caratteristiche di fluidità e leggerezza che li distinguono dai comuni grassi animali e che rendono ragione della bassa incidenza di patologie cardiovascolari in  quella popolazione. Anche questo particolare non è casuale, andando a confermare quel principio di adattamento all' ambiente di cui sto parlando. Infatti la fauna tipica delle zone artiche è perfettamente adattata a quel clima severo  anche grazie  alle proprietà di  quel tipo di grassi, che diversamente coagulerebbero per l' azione contrattiva del freddo intenso.

Il cibo dunque porta in sè un' informazione che è la risultante di tutti i fattori climatici ambientali che hanno agito su di esso determinandone lo sviluppo e la maturazione, e che non si esprime solo nella  sua composizione chimica (l' unico aspetto considerato dai nutrizionisti tradizionali), ma anche attraverso caratteristiche imponderabili ma significative, come forma, dimensioni, colore, consistenza, ecc. e per questo sistematicamente ignorate dalla scienza riduzionistica convenzionale. Insomma quell' informazione è da considerare alla stregua di "impronte digitali", una sorta di imprinting dell' ambiente da cui tale cibo proviene, e non è certo un caso se le banane non crescono al Polo Nord e se nel Parco nazionale del Serengeti (Africa Centrale) non troviamo foche e orsi polari; se in inverno la natura ci offre mele e castagne e non angurie, albicocche, pesche, zucchini e lussureggianti piante frondose, tipici prodotti estivi.

Il primo passo da compiere, dunque, se vogliamo instaurare in noi la necessaria armonia per poter star bene, e quindi sopportare meglio le variazioni climatiche stagionali, è consumare cibi locali e di stagione, perchè diversamente introdurremmo nel nostro organismo quelle informazioni di cui ho parlato non consone al nostro ambiente tali da creare scompiglio. 

Si tratta in sostanza di approfondire e applicare con più coerenza e rigore un concetto di buonsenso ecologico talmente fondamentale e universale che persino in questi tempi di assoluta anarchia dietetica chiunque  istintivamente applica già in qualche misura, anche senza saperlo, perchè nessuno mangia allo stesso modo d' inverno e d' estate. E' risaputo infatti  che nella stagione calda   si consumano più frutta, succhi e bevande rinfrescanti, gelati, insalate e crudità, tutti fattori dall' effetto nettamente espansivo e raffreddante e pertanto in linea con le esigenze climatiche della stagione. Il problema è che la loro qualità è spesso pessima, perchè si tratta quasi sempre di prodotti commerciali, innaturali ed estremi (per quanto riguarda il loro effetto espansivo), e che per giunta si assumono in quantità industriali: si pensi ai comuni drink, ai gelati con la loro micidiale combinazione di zucchero e latte, ai succhi di frutta (troppo concentrati per un uso frequente, anche quelli senza zucchero aggiunto), yogurt, ortaggi e frutta di origine tropicale, e perciò poco adatti alla nostra fascia climatica (pomodori, banane ecc.), che la maggior parte delle persone consuma tutti i giorni.

Pertanto le raccomandazioni dei media di bere due litri di acqua al giorno e mangiare frutta a volontà ( senza nemmeno fare distinzione fra i vari tipi), pur partendo da un principio giusto, sono decisamente fuorvianti per due motivi: 

Primo, come in tutte le cose di questo mondo, è sempre una questione di misura, come ho appena detto, e non è indulgendo nel consumare un alimento benefico che se ne trarranno ulteriori benefici, anzi. "La virtù sta nel giusto mezzo", come suona un noto adagio, o, come diceva Ohsawa (il filosofo giapponese padre della macrobiotica), "la quantità cambia la qualità", il che significa, nella fattispecie, che tutto quell' eccesso di fattori espansivi si pagherà in autunno e in inverno sotto forma di raffreddori, influenze ed altri malanni, che non sono altro che modalità attraverso cui il nostro corpo cerca di liberarsi di quell' energia precedentemente accumulata e non più in armonia col nuovo periodo climatico.  Strategie di adattamento, in sostanza, che fattori opportunistici come i virus possono catalizzare, innescare, e non "causare", come comunemente si pensa, dato che le vere cause, come abbiamo appena visto, sono ben altre; Inoltre già nell' immediato quegli eccessi possono essere all' origine di altri problemi, come la pressione bassa, una condizione molto diffusa d' estate, specie fra i vegani i quali, non consumando cibi animali (yang) tendono fin troppo facilmente a squilibrare la loro dieta in senso yin con eccessi di frutta, crudità,  derivati della soja, ecc. : il caldo, si sa, dilata, e se a questo si aggiunge l' effetto espansivo dei suddetti alimenti il risultato può essere l' ipotensione.

Un rimedio d' emergenza in questi casi (ma che può essere preso anche come preventivo nelle giornate più afose) può essere una tazza di tè kukicha con l' aggiunta di poche gocce di salsa di soja bevuto caldo (per renderlo più potente si può aggiungere un cucchiaino da caffè di pasta di umeboshi, mescolando il tutto).

Secondo, potete bere  e consumare tutta la frutta che volete, ma finchè nella vostra dieta  figureranno regolarmente prodotti dall' effetto molto contrattivo e riscaldante (yang), come quasi tutti i cibi animali, ma anche prodotti da forno,  secchi e salati, come pane, fette biscottate, crackers ecc. sarà come tessere una tela di Penelope, perchè questi, non essendo assolutamente in armonia col clima, richiederanno perentoriamente (le ben note "voglie") quantità esagerate di alimenti di categoria opposta, ossia quelli che abbiamo già analizzato (yang attira yin, detto in estrema sintesi).

Non posso fare a meno di pensare all' insensatezza di certe pratiche favorite proprio dal bel tempo estivo che invita alle scampagnate, e cioè consumare carne cotta al barbecue all' aperto. Se si pensa che la carne è già notevolmente yang di suo e che la cottura mediante calore diretto è la più yang, vi dico io cosa significa questo per gli sconsiderati amanti di queste preparazioni, se non siete in grado di immaginarlo da soli: significa essere candidati all' insonnia, ad essere tesi, irritati, incavolati, aggressivi... e naturalmente a soffrire il caldo. Insomma, in una parola, a star male.


Non pretendo con queste poche considerazioni necessariamente di carattere generale e relativi suggerimenti di aver detto tutto ciò che occorre sapere per gestire al meglio l' afa estiva, anche perchè ognuno è un caso a sè, e deve tener conto ovviamente delle esigenze dettate dalla sua costituzione e dalla sua condizione. Per esempio è importante anche controllare le condizioni dei reni, gli organi che governano l' acqua del nostro corpo, che è implicata nella traspirazione (meccanismo finalizzato a disperdere calore), che avviene attraverso la pelle, a sua volta controllata dai polmoni, secondo la medicina orientale, ecc.

Si tratta tuttavia di concetti fondamentali da non sottovalutare e su cui riflettere, proprio perchè assai poco familiari, data la scarsa divulgazione, e ancor meno compresi, in quanto, anche se non dovessero aiutare granchè a passare un' estate più fresca, ci faranno sicuramente imboccare una strada diversa che con ogni probabilità ci metterà più facilmente al riparo da problemi futuri.

In conclusione ribadisco l' importanza di consumare, almeno in netta prevalenza, alimenti locali e stagionali di buona qualità e nelle giuste proporzioni, mettendo al centro della dieta i cereali integrali (gli alimenti più vicini ad un equilibrio yin-yang ideale), tenendo presente che quelli più adatti alla stagione estiva sono il mais, l' orzo (molto rinfrescante), la quinoa e l' amaranto, ma senza trascurare gli altri. Ci sarebbe da spendere qualche parola anche sulle specifiche proprietà riscaldanti o raffreddanti dei vari alimenti e bevande e sulle spezie, tanto usate nei paesi caldi, ma il discorso si farebbe lungo.

A questo aggiungerei che è anche importante mangiare meno: il cibo è energia, e se questa  serve anche a scaldarci quando ce n' è la necessità, come in inverno, ovviamente d' estate non ce n' è tanto bisogno.

 

Michele Nardella

4 commenti:

  1. Grazie per il post come sempre, molto dettagliato! Il mais lo si dovrebbe prendere in pannocchia? O andrebbe bene anche la polenta di Storo (quella che va cotta a lungo)?

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  2. Grazie amico anonimo,
    il mais è il cereale (anche se in base alla classificazione botanica risulta una leguminosa, a tutti gli effetti lo possiamo considerare come un qualsiasi cereale) elettivo della stagione estiva, comunque lo si prenda. Comunque in genere le cotture prolungate sono più adatte alla stagione invernale.

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  3. Grazie per i preziosi suggerimenti Michele.

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