sabato 29 agosto 2015

I King e sincronicità

Ricordate il vecchio successo dei Police, "Synchronicity"? Bene, all' epoca (primi anni '80) non avevo ancora acquistato l' I King (o I Ching o Yi Jing), il mitico libro dal quale la canzone traeva il suo concetto-base ben espresso nel titolo. "Sincronicità", appunto, cioè il termine proposto per la prima volta da Carl Gustav Jung (il noto psicanalista-antropologo discepolo di Freud nonchè uno dei massimi studiosi dell' I King) di cui ignoravo l' accezione usata in quel contesto e la sua incommensurabile portata nella vita di tutti noi.

Ma anche  dopo esserne entrato in possesso, ai miei primi tentativi di decifrare quel  misterioso e suggestivo  libro che quasi mi intimoriva, avendolo trovato troppo complicato e di difficile interpretazione, un pò per pigrizia e un pò per timore di scoprire cose inquietanti sul mio conto, non ne ho mai approfondito lo studi0, come col senno di poi posso dire che sicuramente meritava.

Adesso però l' I King  è tornato sotto i riflettori per la recente uscita dell' ennesimo libro su quel tema, "I 64 Enigmi". In questo caso però si tratta di qualcosa di davvero  originale, un' opera  che lo presenta in una nuova forma attualizzandolo,  cioè  rendendolo più adatto alla mentalità e alle esigenze dell' utente moderno e in definitiva più fruibile.

E' stata questa così l' occasione per affrontare  gli aspetti cruciali e poco familiari a noi occidentali razionalisti della scienza su cui si basa quell' antichissimo documento che, lo ricordo per chi non ne fosse ancora a conoscenza, rappresenta la quintessenza della filosofia e di tutta la cultura  tradizionale estremo-orientale.

Il libro infatti, pur se conosciuto e utilizzato soprattutto come mero strumento divinatorio, ha in realtà un significato più ampio in quanto illustra nella forma più sintetica e geniale possibile la natura della realtà servendosi sì del pensiero più primitivo e immaginifico che l' uomo abbia mai concepito, fatto di simbolismi, allegorie e analogie, ma esprimendolo attraverso un linguaggio strutturato in senso matematico che gli conferisce una dignità scientifica (si pensi alla sorprendente analogia fra il sistema numerico binario usato nella modernissima informatica e gli archetipi yin e yang della filosofia cinese). Per questo motivo l' I King si può considerare un pozzo di saggezza, l' unico consigliere da cui poter attingere consigli affidabili sul comportamento da scegliere in situazioni particolari, e non senza motivo proprio in esso Confucianesimo e Taoismo trovano le loro radici.

La differenza infatti tra la semplice predizione del futuro (come per esempio avviene  banalmente nei comuni oroscopi) e le indicazioni dell' I King sta nel fatto che quest'ultimo è in grado di dare a chi lo interroga indizi fondamentali peculiari del momento presente in cui si individua il potenziale per un certo sviluppo futuro, lasciando però all' interessato la facoltà di realizzarlo o meno. Quest' ultimo è infatti parte integrante di quell' insieme di elementi "sincronici" che caratterizzano la situazione, unica e irripetibile, in cui ha avuto luogo la richiesta e perciò gli eventi futuri non possono prescindere dalla decisione del soggetto in questione, che da questa esperienza trarrà un insegnamento etico e uno stimolo a migliorarsi.

Arriviamo così al cuore del concetto in oggetto, quella sincronicità, appunto, che è l'opposto complementare della causalità, unica verità assiomatica riconosciuta dalla scienza tradizionale meccanicistica e della mentalità comune.

Per capire la sincronicità bisogna dunque partire da una adeguata conoscenza dei fondamenti della scienza la quale, per comprendere com' è fatto e come funziona il mondo (e stabilire leggi, regole e princìpi che sanciscano una verità che ci consenta di predire gli sviluppi futuri di un sistema conoscendo le sue condizioni di partenza) è costretta a ricorrere a qualche artifizio, e cioè  a vagliare,  scegliere,  semplificare i dati d' osservazione,  costringendo la realtà a passare al setaccio del suo filtro ontologico. Il perchè è semplice: la realtà è infinitamente complessa e non può essere contenuta nella mente umana  limitata, perciò quando si osserva un fenomeno naturale per studiarlo ed estrapolarne una legge, cioè una norma che possa essere empiricamente confermata da esperimenti ripetibili, si devono considerare nell' analisi solo i suoi dati salienti, o quelli che soggettivamente appaiono tali. Per esempio, negli esperimenti scientifici tutti i fattori che non possono essere oggettivabili e quantificabili sono esclusi in partenza dalla valutazione, come pure tutte le influenze esterne che possono interferire con lo svolgimento del test falsandone i risultati. Perciò si cerca di creare in laboratorio condizioni il più possibile ideali per la realizzazione dell' esperimento che nella vita reale virtualmente non esistono. E' un procedimento  che tende tanto più alla precisione, e quindi al determinismo, quanto maggiore è il suo grado di astrazione, concetto espresso aforisticamente da Albert Einstein con la sua frase: "Nella misura in cui le proposizioni matematiche  si riferiscono alla realtà, esse non sono certe; e nella misura in cui esse sono certe, non si riferiscono alla realtà." Ed è questo il senso dell' appellativo di  "scienze esatte" che si dà a matematica e fisica, scienze che esprimono appunto il massimo grado di astrazione,  e per questo tenute in maggior considerazione e ben distinte da tutte le altre.

Il caso dunque, ossia l' imponderabile o l' imprevedibile che sfuggono all' analisi scientifica, è sempre stato l' incubo degli scienziati, perchè viene sempre invocato quando le loro leggi non vengono confermate dai fatti. Del resto, come sappiamo, lo dice un antico proverbio: "Ogni regola ha la sua eccezione", ma l' imperfezione in questo caso non è dovuta ad un difetto nell' applicazione del metodo o ad una insufficienza di dati, bensì a una  caratteristica intrinseca alla scienza meccanicistica in quanto basata sulla causalità. Questa infatti segue il ragionamento lineare, sequenziale, che scaturisce dalla progressione del tempo, dove è sempre possibile individuare un "prima" (la causa) e un "dopo" (l' effetto). Ma se noi abbiamo familiarità con fenomeni che individuiamo nello stesso spazio e di cui possiamo seguire l' evoluzione temporale, la situazione in esame comprende anche fenomeni a noi sconosciuti che avvengono nello stesso istante e in spazi diversi e che quindi non obbediscono al principio di causalità. E' ciò che rende ragione del "caso", che altro non rappresenta se non la nostra ignoranza di un altro principio, quello della sincronicità per l' appunto, che va così a completare quello della causalità, conferendo un significato al fenomeno studiato.

Tutte le leggi di natura sancite dalla scienza, insomma, non  sono altro che verità statistiche, e non assolute, e la causalità  è solo un nostro modo di interpretare la realtà, e non una sua proprietà intrinseca. Essa è applicabile nel mondo accessibile ai nostri sensi, cioè entro una certa scala di grandezze, oltrepassata la quale deve essere sostituita dalla meccanica quantistica quando si esplora l' infinitamente piccolo (realtà sub-atomica) e dalla teoria della relatività quando  si ha a che fare con l' infinitamente grande (distanze misurabili in anni-luce).

Sono queste infatti le due branche più avanzate della fisica che hanno demolito i postulati della fisica classica mettendo in discussione il principio di causalità, da sempre  il suo pilastro fondamentale, confermando suo malgrado le intuizioni del filosofo Kant espresse nella sua "Critica della Ragion Pura". Ed è interessante notare come questa circostanza rappresenti la chiusura di un cerchio, con la scienza che, partendo da una concezione riduzionistica, meccanicistica e causale, arriva a dimostrare i suoi stessi limiti, finendo così in una posizione antitetica col confermare la visione filosofica della realtà espressa dalle più antiche tradizioni culturali, compreso "Il Libro dei Mutamenti", come viene  appellato l' I King per sottolineare la natura intrinsecamente dinamica della realtà che esso ci presenta.

Come si sarà capito, la sincronicità rappresenta l' essenza del pensiero olistico con cui la scienza più avanzata palesa sorprendenti analogie, come si deduce dal principio di indeterminazione di Heisenberg, il quale ci dice che il fenomeno oggetto di studio include necessariamente l' osservatore, con la sua condizione  psichica soggettiva, in quanto parte integrante e inseparabile della situazione momentanea, proprio come si evince dagli esagrammi dell' I King.

Ed è da attribuire al su citato Jung il grande merito di aver gettato un ponte tra il rigore scientifico e la dimensione psichica, esoterica e misteriosa con cui ha direttamente a che fare il più famoso libro oracolare, e quindi creato le premesse per sdoganare fenomeni antichi quanto il mondo come la magia, l' astrologia, la cartomanzia ecc. tradizionalmente relegati, come si sa, nel novero delle superstizioni perchè privi di fondamento "razionale". Adesso sappiamo infatti che non è necessariamente così, perchè non è la causalità a spiegare certi fatti e certi poteri di interpretarli. Non sono dunque gli astri o le carte da gioco a determinare gli accadimenti e il nostro destino. Essi sono soltanto strumenti di indagine in quanto, essendo elementi facenti parte della situazione esistente al momento della consultazione, presentano nella loro configurazione la stessa "qualità", lo stesso significato caratteristico di quel preciso momento e di ogni particolare in esso presente, compreso il soggetto implicato. Questo consente a chi  sa interpretare quei segni di conoscere  particolari sulla sua personalità e sulla sua vita intima che altrimenti rimarrebbero sconosciuti.

E' interessante notare, per sottolineare l' unicità di questo libro, che l' I King attraverso la sua lunga storia è stato usato per i più disparati scopi, dapprima come una forma elementare di oracolo, poi per avere previsioni più dettagliate e consigli di vario genere, senza escludere fini politici e militari, andando incontro a diversi livelli di lettura. In tempi più recenti Jung, come infatti abbiamo visto, ne ha tratto spunto per elaborare la sua teoria della sincronicità, mentre Leibniz vi trovò i fondamenti della logica binaria e  il musicista d' avanguardia John Cage lo ha perfino utilizzato per ricavare regole per la composizione.

Mi riprometto di tornare su quest' affascinante argomento per alcuni approfondimenti sul pensiero cinese e sull' I King, ma intanto la recente pubblicazione de "I 64 Enigmi" può essere un' ottima occasione per riscoprire  quest' autentico monumento intellettuale che si perde nella notte dei tempi, ma che ha vinto la sua sfida col tempo (anche per essere sopravvissuto alla distruzione dei testi classici nel III secolo a.C. ordinata dall' imperatore artefice della Grande Muraglia) consegnandosi all' immortalità. E in tempi bui come questi non è affatto poco.


Michele Nardella

I 64 Enigmi Gianluca Magi I 64 Enigmi
L'antica sapienza cinese per vincere nel mondo contemporneo
Gianluca Magi

Compralo su il Giardino dei Libri

10 commenti:

  1. Non ne sapevo nulla sull'argomento, grazie.

    RispondiElimina
  2. Strano per uno che non è nuovo alla macrobiotica. Qui si parla in sostanza delle sue radici, come avrai capito.

    RispondiElimina
  3. appartenendo alla tua generazione,non solo amo i Police ma proprio in quegli anni 80 ho iniziato la mia strada sulla macrobiotica e l'olismo e IKing sono entrati nella mia vita come oracolo costante ogni qualvolta abbia incertezza o momenti di vuoto,ispirazione e direzione da sempre hanno il posto d'onore sul mio comodino, uso il metodo delle tre monetine più semplice degli steli di achillea,ma anche senza ritenermi un'esperta,ne traggo fluido psichico x interpretare la realtà del mio momento e forza spirituale x affrontare le sfide,ispirazione e direzione.Grazie acquisterò senza dubbio il testo di G.Magi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. In effetti non ho parlato molto de "I 64 Enigmi" perchè ho preferito soffermarmi su alcuni concetti base del pensiero cinese che forse si danno per scontati ma che non lo sono affatto; inoltre non volevo appesantire un articolo già di per sè lungo e impegnativo.
      Resta confermato che il libro di G. Magi è qualcosa di diverso da tutto quello che si è visto finora. Buona lettura, quindi!

      Elimina
  4. Complimenti per il post: non è facile trattare un argomento così ostico e non certo alla portata di tutti in modo così chiaro e anche accattivante, viene infatti voglia di approfondire questi temi così affascinanti. Una curiosità: a che epoca risale la redazione del libro? Si sa se è opera di un solo autore o più autori? Sarà una deformazione professionale, ma da bibliotecaria mi piacerebbe saperne di più dal punto di vista storico.
    Grazie, ciao
    Raffaella

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. Infatti non è stato facile per me trattare questo argomento che mi ha richiesto molto impegno e tempo ma, modestia a parte, mi sono meravigliato con me stesso per essere riuscito a farlo in modo che ritengo soddisfacente.
      Come spesso avviene per documenti molto antichi, le origini dell' I King sono in buona parte avvolte dal mistero e le notizie certe sono molto poche: ufficialmente lo si fa risalire a circa il 1000 a.C., ma molti lo datano ai tempi del mitico imperatore Fu Hi, il primo ad aver parlato di yin e yang e inventore dei famosi trigrammi, poi divenuti esagrammi (l' alfabeto dell' I King), e si parla di circa 5000 anni fa. Comunque sembra certo che il libro sia stato redatto in tempi diversi grazie all' apporto di diversi sovrani cinesi, compreso Confucio, mettendo per iscritto conoscenze e pratiche che si perdono nella notte dei tempi.
      Se t' interessa posso farti dare un' occhiata al mio testo, dove si parla anche della sua storia.

      Elimina
    2. Grazie, lo leggerò molto volentieri.
      Ciao
      Raffaella

      Elimina
  5. Complimenti anche da parte da mia. Mi trovo in accordo con te su quanto scrivi. Posseggo l'I King da molti anni. Ho faticato a comprenderlo, per il linguaggio usato, ma poi mi sono sentita arricchita. Non l'ho consultato semplicemente come testo divinatorio, ma l'ho letto, anche, come un Saggio filosofico. Grazie Michele.

    RispondiElimina
  6. Infatti. L' I King è un libro profondo e unico proprio perchè ha diverse chiavi di lettura.
    Grazie per i complimenti.

    RispondiElimina