giovedì 25 agosto 2016

La dieta per la fertilità

"Quando ricevetti il seguente messaggio da parte di una mia paziente: 'Grazie, dottor Hyman, per avermi resa gravida', confesso di aver provato un certo imbarazzo nel dover spiegare la cosa a mia moglie... "

Così commenta scherzosamente il dr. Mark Hyman una delle tante testimonianze di successo nel trattare casi di infertilità femminile. E per chi non lo conoscesse si sta parlando di uno dei medici alternativi più in gamba e famosi in USA, convinto che l' incremento dei casi di infertilità e la parallela diffusione di obesità e diabete non siano una semplice coincidenza.

Anche se nell' ambito della medicina ufficiale si tende ancora a far credere che la situazione sia piuttosto confusa, in realtà è evidente il legame tra l' infertilità e   molti problemi  oggi divenuti assai comuni, come ad esempio la sindrome metabolica, che è appunto la condizione di base che porta a sovrappeso, diabete ecc. E' infatti risaputa l' assoluta incapacità (o mancanza di interesse) da parte dei medici tradizionali di vedere un filo conduttore tra le numerose patologie che hanno visto crescere iperbolicamente la loro incidenza contemporaneamente a cambiamenti ambientali e di abitudini e di individuare così un' unica grande causa.

Ciò che mi colpisce  in questi casi è  l' indentificare   nel fattore genetico la principale causa (dato che viene sempre elencato per primo), mentre sappiamo dall' epigenetica  che solo in una piccola minoranza di casi esso si rivela determinante, come ho più volte spiegato. E poi, se le cause fossero genetiche, come ci vogliono far credere, il genotipo si dovrebbe trasmettere di generazione in generazione in modo invariato, giusto? Ma allora come si spiega l' incremento delle patologie?

Per fortuna c'è un libro, "The Fertility Diet", citato dallo stesso  Hyman e non disponibile in italiano, che prova a far luce sull0 stretto rapporto tra incapacità di procreare e dieta e stile di vita e che si aggiunge ad  altri precedenti sullo stesso tema. Questa volta però  le informazioni provengono da uno studio senza precedenti condotto presso la prestigiosa Harvard Medical School da due dei più rinomati ricercatori nutrizionisti al mondo, Il dr. Jorge Chavarro e il dr. Walter Willett, entrambi docenti.
 
Lo studio infatti si è protratto per otto anni (1991-1999) coinvolgendo più di 18mila donne in età fertile che in quel periodo hanno provato invano a rimanere incinte o lo sono diventate.

Monitorando tutte le loro abitudini si è voluto accertare quali di esse influissero sulle probabilità di concepire e in che misura, scoprendo cose anche sorprendenti, ma anche confermandone altre emerse da studi precedenti. 

Si è così appreso che nelle donne affette da infertilità anovulatoria (ovulazioni assenti o difficoltose) la cosiddetta sindrome dell' ovaio policistico (PCOS) è quasi una costante. Essa si presenta con sintomi come mestruazioni diradate e più durature o amenorrea, irsutismo (eccesso di peluria su viso e corpo), acne, caduta di capelli, sovrappeso con grasso concentrato a livello addominale ed eccesso di testosterone, il principale degli ormoni maschili (androgeni). Si tratta, come si può capire, di un quadro ormonale sbilanciato innescato da una eccessiva presenza di insulina, la quale favorisce la sintesi di testosterone, sia agendo direttamente sull' ovaio, sia a livello dell' ipofisi da cui è secreto l' ormone luteinizzante (LH), a sua volta attivatore della produzione ovarica dell' ormone maschile. Inoltre l' eccesso di insulina inibisce la sintesi epatica di una globulina presente nel sangue (SHBG) che ha il compito di modulare l' effetto degli androgeni legandosi a questi ormoni e rendendoli così inattivi. Sono considerazioni del resto simili a quelle che emergono da altri studi, fra cui l' ormai famoso e storico Progetto DIANA, di cui ho anche parlato in un articolo.

Insomma l' insulina si rivela un ormone chiave per tante condizioni apparentemente scollegate fra loro di cui fino a non molti anni fa non si capiva l' origine: sovrappeso, diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, dislipidemia, iperglicemia, infiammazione cronica, malattie cardiovascolari e, come abbiamo visto, anche  problemi a carico del sistema sessuale-riproduttivo.

Non è dunque difficile a questo punto risalire alle cause di questa situazione, essendo risaputa la stretta relazione tra l' iperinsulinemia e gli squilibri della dieta moderna (zucchero, carboidrati raffinati ecc.), ricetta ideale per l' instaurarsi della resistenza insulinica, una condizione di insensibilità dei recettori cellulari all' insulina per esaurimento funzionale che costringe il pancreas a secernere quantità sempre maggiori dell' ormone nel tentativo di sopperire almeno in parte alla sua ridotta funzionalità.

Da notare che nella resistenza insulinica gioca un ruolo importante anche l' eccesso  di grassi saturi provenienti da cibi animali, come sappiamo, ma soprattutto dei grassi trans, o idrogenati, probabilmente perchè interferiscono coi recettori per l' insulina. I grassi trans, i peggiori in assoluto, si trovano purtroppo in moltissimi prodotti industriali, come merendine, brioches, biscotti, gelati, creme, margarine, patatine e piatti pronti, per cui conviene sempre leggere bene le etichette prima di acquistare. 



Tornando così all' esperimento, i risultati confermano tutto questo, dato che le donne che hanno dimostrato le maggiori probabilità di diventare incinte erano quelle che più si avvicinavano al loro peso forma (anche il sottopeso risulta sfavorevole) e che quindi adottavano una dieta a basso indice insulinico (che stimola poco la secrezione di insulina), consumando dunque maggiori quantità di alimenti vegetali e integrali, meno zuccheri semplici, meno grassi saturi e trans e che prendevano integratori multivitaminici comprendenti acido folico  e ferro (entrambi particolarmente indicati per questi problemi) .

Un fatto curioso, che non ha mancato di sorprendere gli stessi conduttori dello studio, è stata la scoperta che chi consumava latticini magri aveva  meno probabilità di rimanere incinta, che invece aumentavano significativamente per chi preferiva quelli interi. Le ipotesi avanzate per spiegare il paradosso sono la presenza nel latte intero di una sostanza liposolubile che attiverebbe in qualche modo gli estrogeni (ormoni femminili) oppure l' aggiunta durante la preparazione industriale di una proteina del siero di latte  ai prodotti scremati per migliorarne l' aspetto e il sapore e che è sospettata di avere un effetto androgeno.

Gli autori del libro tuttavia consigliano di consumare latticini integrali a condizione che l' apporto complessivo di calorie e grassi saturi rimanga contenuto e solo fino al raggiungimento del risultato desiderato. Inoltre si raccomanda di mantenere il peso forma anche attraverso l' attività fisica.

E' interessante sapere che queste considerazioni valgono anche per l' infertilità maschile, responsabile di un 30-40% di tutti i casi di infertilità di una coppia. Anche nell' uomo infatti l' eccesso di insulina ha ripercussiomi sul quadro ormonale che si traducono in calo di testosterone, riduzione della conta spermatica (dal 1970 ad oggi il numero degli spermatozoi nei maschi adulti si è dimezzato e anche la loro motilità si è progressivamente ridotta!), calo della libido fino alla disfunzione erettile.

Da quest' ultima considerazione si capisce come l' insulina sia responsabile della maggior parte dei casi di infertilità, che oggi si stima colpisca una coppia su sei, ma ci sono altri casi per i quali la medicina ufficiale ha risposte più vaghe: si parla ad esempio di occlusione delle tube di Falloppio, senza però specificarne le cause, e di infertilità "idiopatica", il che equivale ad un' ammissione di ignoranza.

Sappiamo invece dalla macrobiotica che la presenza di muco denso ed eccessivo nell' apparato genitale può rallentare e ostacolare la discesa dell' ovulo nell' utero, come pure l' ascesa degli spermatozoi, impedendo così la fecondazione. E anche in questo caso è la dieta ad essere chiamata in causa, essendo i latticini, l' eccessivo consumo di farine (anche se integrali), zuccheri e grassi i maggiori responsabili della formazione di muco anomalo. A tal proposito si raccomanda di seguire una dieta equilibrata secondo i criteri della macrobiotica in cui troveranno spazio prodotti più specifici come daikon, rape, rapanelli, orzo selvatico, detto anche hato mugi o orzo perla (da non confondere con l' orzo perlato) e foglie verdi scottate. Anche alcuni semicupi a base di foglie di daikon secche possono aiutare ad eliminare il muco accumulato.

Ci sarebbero tante altre cose da dire, ma sarebbe grave non menzionare i contaminanti ambientali come altro importante contributo nell' alterare l' equilibrio ormonale. Anche se nel suddetto libro non mi pare che se ne parli, il dr. Hyman nella sua newsletter dedicata all' infertilità dà spazio anche a questo aspetto, mettendo in guardia contro fumo, metalli pesanti, nanoparticelle, diossine anticrittogamici e dando anche qualche consiglio  pratico, come quello di preferire acqua e bevande contenute in bottiglie di vetro, oppure di plastica dura e trasparente invece di quella opaca, tenera e pieghevole, in quanto quest' ultima tende a rilasciare composti tossici come ftalati e bisfenolo (presente quest' ultimo anche nel rivestimento interno di molte lattine per alimenti inscatolati).

Come si vede, se si desidera una visita da parte della cicogna si può fare molto prima di ricorrere ai soliti farmaci coi loro immancabili effetti collaterali o alla non certo economica fecondazione assistita. E se pure non dovesse bastare sarà comunque servito a migliorare il proprio stato di salute e benessere. Un valore aggiunto di cui non si parla quasi mai a proposito dei vantaggi delle terapie alternative.

Michele Nardella

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