venerdì 28 dicembre 2012

Riflessioni su "The China Study" (terza parte)

Denise Minger e Colin Campbell
Mi sarebbe piaciuto porre qualche domanda a Colin Campbell in occasione del  primo incontro pubblico del suo tour europeo, avvenuto a Vicenza il 21 settembre scorso.

Ero soprattutto interessato a vedere se avrebbe confermato al 100% tutto quello che ha detto nel suo libro ("The China Study"), dopo le numerose critiche di cui è stato bersaglio, ma purtroppo non ho potuto essere presente.

Qualcuno che ha avuto modo di seguirlo più da vicino ha però riferito che in contesti colloquiali ed informali  è sembrato più flessibile.

Sarà, ma certo non si può non rimanere sconcertati di fronte ad affermazioni tipo: "qualsiasi alimento con contenuto di colesterolo superiore a zer0 mg. non è salutare", e voler far credere che qualsiasi dieta costituita di alimenti organici ed integrali, purchè priva di tutti quelli di origine animale, sia la formula universale per la salute eterna mi sembra un insulto all' intelligenza di chi riceve il messaggio.

Già, perchè, come dicevo infatti nella seconda parte, da come ne parla Campbell, sembra che praticamente l' unica causa all' origine di qualsiasi problema di salute sia il consumo di cibi animali, per modesto che sia.

Nelle sue argomentazioni, tuttavia, si scoprono vuoti di logica,  incongruenze ed omissioni che ne inficiano le conclusioni, o quantomeno generano seri dubbi sulle stesse.

Prima però di affrontare gli aspetti tecnici della questione, è opportuno fare qualche chiarimento propedeutico allo scopo di seguire senza troppe difficoltà le argomentazioni che verranno:

Una correlazione non è prova di causalità, ma indica solo un legame tra due variabili (da approfondire con altri dati, per potere essere correttamente interpretata); correlazione positiva significa che se una variabile aumenta, l' altra  aumenta a sua volta, e viceversa; correlazione negativa, o inversa, si ha invece quando all' aumentare di una, l' altra diminuisce e viceversa.

Consiglio comunque per chi è interessato ad approfondire e a visionare grafici e tabelle, ma anche a conoscere il significato di certi parametri, che in questo contesto sono fondamentali (come, ad esempio, il concetto di "significatività statistica"), di leggere la traduzione italiana del primo intervento di Denise Minger nella diatriba ("The China Study: fatti o fandonie?") e la relativa risposta di Colin Campbell.

Chi ha già letto "The China Study" sa che il cardine su cui fa perno tutta la vicenda è una lunghissima ricerca portata avanti da Campbell e dal suo team per scoprire l' influenza delle proteine in una dieta somministrata a topi contaminati sperimentalmente con aflatossina (una potente micotossina cancerogena).

Fu questo studio, ispirato per i suoi eclatanti risultati da un altro simile realizzato da ricercatori indiani anni prima, il trampolino di lancio per la ricerca epidemiologica cinese che ha dato poi il titolo al libro, il cui scopo era sostanzialmente quello di verificare ciò che si era scoperto in laboratorio.

Ma già qui si scoprono le prime falle: quello che Campbell vuole dimostrare è che non è l' aflatossina il fattore determinante nello sviluppo del cancro. Essa può solo innescare il processo, ma solo la quantità e la qualità delle proteine nella dieta faranno sì che questo progredisca, oppure si fermi. Per usare le stesse parole di Campbell, "Se l' aflatossina fornisce la pistola, è la dieta che preme il grilletto".

E avendo usato nei suoi esperimenti caseina (la principale proteina del latte) come unica fonte proteica animale, conclude che  le proteine animali hanno l' effetto di stimolare la crescita del tumore, mentre quelle vegetali la inibiscono.

Ciò che subito salta all' occhio è che Campbell, se da una parte critica aspramente (e giustamente) la ben nota propensione degli scienziati al riduzionismo, nel considerare sempre i singoli fattori isolatamente,  senza valutare il contesto (e questo è uno dei pregi del libro), in pratica non sempre tiene conto egli stesso di questo.

Nella fattispecie, assumere caseina in forma isolata è diverso che farlo assumendo latte, cioè sotto forma di alimento completo, quale esiste in natura. Tanto più che un' altra proteina sempre del latte, presente nel siero, si è riscontrato avere effetto protettivo nei confronti del cancro.

Ma, soprattutto, chi assume proteine unicamente sotto forma di caseina? Persino i neonati, che si nutrono esclusivamente del latte materno, si avvalgono di una certa varietà di proteine (tutte animali, ovviamente), e senza per questo ammalarsi di cancro, come commenta Denise.

Di norma qualsiasi dieta comprende un misto di proteine animali e vegetali. Proprio quelle proteine vegetali che, secondo Campbell, dovrebbero essere protettive, ma che, quando addizionate sperimentalmente con l' aminoacido limitante lisina (che scarseggia nella maggior parte delle proteine vegetali), hanno dimostrato lo stesso potenziale cancerogeno della caseina, circostanza che si verifica, appunto, in una dieta normale sufficientemente varia e completa di tutti gli aminoacidi.

Ma c'è di più: nello studio originario indiano al quale Campbell si è ispirato risulta che la dieta ipoproteica (utilizzando solo  caseina nella misura corrispondente al 5% del contenuto calorico totale) somministrata ai topi, pur rivelatasi protettiva nei confronti del cancro (ma sulle ragioni di questa "protezione" ci sarebbe da dire, come puntualizza Chris Masterjohn, uno dei più agguerriti critici di Campbell, affiancato dal dr. Michael R. Eades, nutrizionista di vasta esperienza), in realtà aumentava la sensibilità degli animali agli effetti tossici acuti dell' aflatossina, con gravi danni ai loro organi interni e morte in alcuni casi. E la dieta iperproteica (con invece il 20% di caseina) fatta seguire  ad altri gruppi di topi, pur provocando neoplasie in tutti i campioni in esame quando la somministrazione di aflatossina precedeva o coincideva con l' inizio della dieta, risultava invece piuttosto protettiva se questa precedeva la fase di intossicazione sperimentale.

Campbell però sembra ignorare questi particolari fondamentali.

Non si capisce poi perchè, se una dieta comprendente il 5% di caseina ha dimostrato di proteggere dal cancro tutti i topi testati,  insiste sull' opportunità di eliminare tutti i cibi animali.

A pensarci bene, il 5% del totale delle calorie riferito alle proteine non è poi tanto poco, considerato che la raccomandazione delle autorità sanitarie è di non superare per questa categoria alimentare il 15%.

Ma soprattutto perchè Campbell generalizza le sue conclusioni sulla caseina (stigmatizzata come la proteina più cancerogena mai riscontrata) non solo a tutte le proteine animali, ma anche a tutti i cibi animali indistintamente?

E' quanto si chiedono in coro tutti i suoi critici.

Due fra i più attivi critici di Campbell
Ma andiamo oltre. La tesi fondamentale di Campbell è che tutte le malattie occidentali sono tanto più gravi e frequenti quanto maggiore è il consumo di cibi animali, e che le persone più sane e longeve sono quelle che consumano più alimenti vegetali.

Quando però si va a verificare, dati alla mano, i dati di mortalità delle più significative malattie degenerative nelle varie regioni cinesi, che presentano livelli molto diversi nel consumo di cibi animali, non si riscontrano significative differenze. In particolare la regione Tuoli, caratterizzata da un consumo di cibo animale insolitamente elevato (per un cinese), pari a quello dell' americano medio, non mostra una mortalità superiore alla media nazionale in nessuna delle malattie che Campbell attribuisce alla dieta.

E questo ritornello si ripresenta puntuale ogni qual volta Campbell cerca di dimostrare qualcosa di più specifico.

Ad esempio, Campbell individua una stretta associazione tra proteine animali, colesterolo, cancro colon-rettale, cancro al fegato (e tumori in genere), e questo è oggettivo, ma fattori endemici che affliggono diverse regioni della Cina, come la schistosomiasi, una parassitosi fortemente predittiva di cancro al colon, l' epatite B (anche questa in stretta relazione col cancro al fegato), il consumo di alcolici e la contaminazione da cadmio, tutti fattori di cui  non si tiene conto, da quello che si legge nel libro, possono facilmente distorcere l' interpretazione dei dati.

Ma Campbell, come al solito, dà per scontata la responsabilità dei cibi animali nella  fretta di dimostrare la sua tesi, e non sembra rendersi conto che, se si mette a confronto diretto il consumo di cibo animale con le patologie che gli si attribuiscono, non si trova conferma, come invece dovrebbe avvenire se questo fosse la vera causa.

Campbell sostiene inoltre che le malattie cardio-vascolari sono inversamente correlate al consumo di vegetali verdi.

Nel fare quest' ultima valutazione però segue due criteri: uno considera la quantità giornaliera media, l' altro la frequenza annua, ma solo questi ultimi dati presentano correlazioni inverse con significatività statistica nei confronti dei problemi cardiaci. Tuttavia questo potrebbe non avere a che fare con le verdure in sè, indicando la maggiore frequenza  solo un dato geografico.

Se si riflette a fondo su certi dati, infatti, si evince che la frequenza del loro consumo sta a indicare che sono le popolazioni che vivono nelle regioni meridionali della Cina ad avere la possibilità di consumare più spesso le verdure verdi, in quanto le condizioni climatiche favorevoli consentono la disponibilità di questi prodotti praticamente tutto l' anno. Mentre chi ne consuma maggiori quantità non necessariamente ne consuma altrettanto frequentemente delle popolazioni del sud. Magari ne consuma di più per approfittare della loro disponibilità, sapendo che non sarà possibile farlo tutto l' anno.

Se fossero le verdure a prevenire i problemi cardio-vascolari, come Campbell asserisce, dovrebbero trovarsi correlazioni inverse in entrambi i gruppi, mentre in realtà chi ne consuma di più non dimostra di essere maggiormente protetto. Questo suggerisce che la spiegazione della minore incidenza di patologie cardio-vascolari che caratterizza le regioni del sud, dove si verifica la maggiore frequenza di consumo di verdure, non c' entra niente con queste ultime, ma è da ricercare in altre variabili, che potrebbero essere il maggior consumo di pesce, il minor consumo di sale, il maggior consumo di riso e una maggiore esposizione alla luce solare (fondamentale per la sintesi endogena di vitamina D, importante anche nella prevenzione cardio-vascolare), che sono appunto caratteristiche della Cina meridionale.

Potrei andare avanti, ma evidenti ragioni di contenimento me lo sconsigliano.

Come ho già detto, chi vuol saperne di più può andare direttamente al link che riporta la traduzione italiana dell' intervento di Denise Minger: "The China Study: fatti o fandonie?".

A questo punto, per una questione di par condicio, non rimane che sentire l' altra campana e sapere come replica Campbell, il quale risponde sommariamente ai suoi detrattori dicendo che non pretende di aver fornito prove assolute di quanto afferma, ma di essere giunto alle sue conclusioni sulla base di valutazioni complessive, che  prendono in considerazione più gruppi di variabili, e in relazione non tanto alle singole sostanze nutrienti, quanto ai vari alimenti e a modelli dietetici, al fine di dare al lettore indicazioni pratiche, chiare ed affidabili su una dieta ideale.

Conclusioni che scaturiscono sì dall' analisi di correlazioni univariate (associazione di due variabili: l' una probabile causa; l' altra probabile effetto) corrette, quando possibile, per le variabili confondenti, ma sempre in rapporto alla plausibilità biologica di modelli precedentemente verificati.

Lo scopo del Progetto Cina era infatti quello di verificare se nel suo vastissimo database ci fossero elementi che potessero supportare i risultati di laboratorio.

Inoltre il ricercatore americano tiene a evidenziare che le sue convinzioni non derivano solo da quell' esperienza, cui è dedicato solo un capitolo dei 18 che compongono "The China Study", ma di aver tenuto conto anche dei risultati di altri gruppi di ricercatori, o comunque medici, come il dr. Esselstyn e il dr. Ornish, di cui si parla ampiamentre nel libro, che hanno avuto lunga esperienza con diete vegetariane nel trattamento dei loro pazienti.

Sono sicuro, come lo stesso interessato lascia intendere, che il suggerimento di Campbell di eliminare del tutto i cibi animali sia dettato sostanzialmente dall' opportunità di dare un messaggio chiaro, diretto ed inequivocabile, che diversamente sarebbe stato lasciato in buona parte in balìa dell' interpretazione personale.

Resta tuttavia invariato il concetto del cibo animale che da tutto ciò si evince, inteso evidentemente come qualcosa di intrinsecamente negativo, senza alcun riguardo per qualità, quantità e per chi lo consuma, cosa  però non  dimostrata scientificamente.

E nell' equipararlo alle sigarette, che anche se se ne fumano poche non fanno mai bene, Campbell sgombra il campo da ogni eventuale residuo dubbio a riguardo ("The China Study", pag. 228).

Ma, dico io, come si possono mettere sullo stesso piano il salame e il pesce ricco di omega 3, o i molluschi?

Conclusioni? A mio avviso "The China Study" è un gigantesco passo avanti nel campo della nutrizione, e uno dei meriti di cui non si parla è quello di aver cominciato ad introdurre qualche considerazione di tipo olistico in un campo in cui ha sempre dominato una mentalità ingegneristica, più consona ad un ragioniere, cosa ancora più apprezzabile in uno studio che non ha precedenti per vastità e completezza, ma non ha ancora detto l' ultima parola (se mai potrà esserci).

Questo perchè qualsiasi teoria, qualsiasi modello che si basi unicamente su statistiche e analisi di dati grezzi non potrà mai giungere a conclusioni davvero complete e definitive, e soprattutto ugualmente valide per tutti.

Michele Nardella
  
Macrolibrarsi.it presenta il DVD - The China Study

21 commenti:

  1. Ho riscontrato molti consensi al mio articolo e alcuni commenti positivi su Facebook , ma stranamente nessuno, finora, all' interno del blog (evidentemente è più pratico farlo sulla bacheca di FB).

    Non è però di questi che voglio parlare, bensì di quei pochi che hanno manifestato dissenso.

    Vorrei dire che non interessa a nessuno sapere che qualcuno non è d' accordo, o risposte tipo "no comment", o leggere banalità che denotano un modo impulsivo e sconsiderato di rispondere a chi sembra aver detto un' eresia offensiva nei suoi confronti.

    Che m' importa di sapere che il commentatore di turno è dalla parte di Campbell, magari senza neanche aver letto l' articolo?

    Qui non siamo mica allo stadio, dove si fa il tifo per una squadra a scapito dell' altra.

    Un blog, come pure Facebook, è un luogo di scambio di informazioni e opinioni, quindi chi trova da ridire dovrebbe spiegare le sue ragioni, come credo di aver fatto io nell' articolo in parola (e mi sembra che di carne al fuoco ce ne sia... ).

    Io ho voluto mettere in evidenza i punti deboli del libro in questione, basandomi su quello che hanno già notato personaggi molto più qualificati di me (ho anche aggiunto dei link per accedere agli scritti originali completi, allo scopo di documentarsi meglio e soddisfare ogni curiosità, ma quanti li hanno letti?) e spiegandone le ragioni in modo chiaro e semplice.

    Chi non è d' accordo dovrebbe fare altrettanto.

    Ma evidentemente parlare a vanvera è molto più facile che usare il cervello per dire cose sensate.

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  2. Ottimo post, direi.
    Senza sapere da dove e da chi sono arrivate le critiche ti dirò quello che ho notato io. "The China Study" è stato preso, di impeto, come manifesto dalla stragrande maggioranza del movimento vegano (contro il quale non ho nulla, ben inteso, se non un modesto suggerimento di informarsi a fondo prima di intraprendere quella strada), che lo ha preso come la dimostrazione inequivocabile della propria tesi. Il libro è stato supportato da un castello informativo imponente e non sono stati pubblicati libri contrari. Vista anche l'autorevolezza di Campbell l'impatto del libro è stato enorme e le critiche della Minger, di Cordain e degli altri non hanno avuto il risalto che meritavano. Sapevo che la Minger stava preparando un libro (e non solo su questo specifico argomento, fra l'altro), ma non ne ho saputo più nulla.
    Hai ragione sul fatto che chiunque critica dovrebbe argomentare (e bene) quello che dice, ma ti dirò che ho avuto l'impressione (e anche diverse testimonianze) che molti il libro di Campbell non lo abbiano neanche letto tutto, mentre a chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale fa storcere il naso già dopo una cinquantina di pagine, come ti avevo detto tempo fa.

    Ciao.
    Pades.

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    1. Grazie, Pades,
      anzi, doppio grazie per aver incluso il tuo commento nel blog, e non su una bacheca di Facebook, come tutti hanno fatto. Finalmente!
      Ma come lo devo dire che preferisco vedere i commenti nel blog?
      Anch'io avevo evidenziato quello che dici a proposito di "The China Study", ma non c' era bisogno di essere profeti per immaginare che il libro di Campbell sarebbe diventato la bibbia dei vegani.
      A proposito di chi critica... la mia critica, ho l' impressione che lo si faccia sull' onda dell' emotività e dell' irrazionalità. Chi trova da ridire infatti non dimostra senso critico, dicendo cose a vanvera e dimostrando di non aver letto tutto l' articolo, o di non tener conto di tanti particolari da me specificati. E forse di non aver letto neanche tutto il libro in parola. Si tratta di faziosi e basta.
      Quanto alla Minger, a me risulta che il suo libro ("Death by Food Pyramid")sia già uscito recentemente, ma non conosco altri particolari, nè se ci sarà un' edizione italiana. So solo che approfondirà l' argomento, sulla base di quanto ha già detto su "The China Study", analizzando i miti e le problematiche inerenti allo studio della nutrizione.
      Di nuovo grazie e un caro saluto.

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  3. Ciao Michele,
    l'uscita di "Death by food Pyramid" è stata rimandata ai primi mesi del 2013 (ricevo le news dal sito della Minger). Non appena uscirà cercherò di procurarmelo, anche se in formato elettronico e in inglese.

    Ciao.
    Pades.

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    1. Grazie.
      Comunque nel frattempo, se ti può interessare, eccoti un link ad una lunga intervista alla Minger, che ho casualmente scoperto mentre facevo ricerche sul libro in questione:

      http://www.naiaonline.org/articles/article/denise-minger

      Ciao.

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  4. Ho letto tutto l'interminabile articolo del dottor Campbell, ma non ho fatto lo stesso con le critiche di Denise Minger.
    Comunque si tratta di una ragazza che (con l'aiuto di chi?) ha preso i dati grezzi e ha tratto delle conclusioni, ma i dati non sono aggiustati, non tiene conto dei fattori confondenti nè della plausibilità bilogica: non è detto che correlazione significhi rapporto di causa-effetto. Infatti dalla sua analisi viene fuori che la farina di grano favorisca le malattie cardiovascolari, è come dire che in Italia c'è più alta incidenza di cancro al colon rispetto alla Cina, siccome in Italia si mangia la pasta e in Cina no, allora la pasta causa il cancro al colon. Si potrebbe trarre le stesse conclusioni per l'uso della forchetta invece che le bacchette o anche il taglio di capelli.

    Il dottor Campbell dice di aver pubblicato i dati grezzi, evento inusuale nella Scienza, per dimostrare la massima trasparenza. Infatti tanti ricercatori che hanno interpretato i dati sono arrivati alle stesse conclusioni. Denise Minger cerca di trovare difetti in un lavoro peer-reviewed di ricercatori della Oxford University, della Cornell University, and della Chinese Academy of Preventive Medicine, ma per sua stessa ammissione non ha le competenze.

    Non è poi strano che sul suo blog ci siano pubblicati solo commenti a lei favorevoli? Dove sono quelli contrari? Campbell dice che alcuni ricercatori hanno scritto dei commenti e questi sono stati rimossi.

    Sinceramente di questa Denise Minger e delle sue critiche non mi curerei proprio.


    http://www.informazionealimentare.it/forum/viewtopic.php?p=7280

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    1. Innanzitutto grazie per l' intervento.
      Ognuno può pensarla come crede: io ho solo voluto mostrare dei fatti, la diatriba non l' ho certo innescata io.
      Mi sembra però che il suo commento pecchi un pò di superficialità: per un giudizio equo bisognerebbe sentire tutt' e due le campane, e lei, per sua stessa ammissione, non ha letto l' intevento della Minger (molto più lungo di quello di Campbell), nè quello di altri esperti (purtroppo in inglese) di cui ho accuratamente fornito i link. E se la Minger può essere (comodamente) liquidata come "non competente" (in tal caso, perchè Campbell si sarebbe scomodato tanto a risponderle?), lo stesso non si può dire di tanti altri critici, tutti nutrizionisti di lunga esperienza.
      Per quanto riguarda i dati grezzi di cui parla la ragazza, può darsi che certi conti non tornino neanche nel suo caso, ma le faccio notare che è stata proprio lei a mettere in risalto le omissioni di Campbell, nell' usare cioè i dati grezzi senza le opportune correzioni delle variabili confondenti (vedi la questione della schistosomiasi, dell' epatite B ecc. ecc.). Se avesse letto con più attenzione l' articolo lo avrebbe notato, e comunque se ne parla ampiamente nell' intervento della Minger (due volte linkato).
      C'è anche il link del suo blog, dove sono elencati tutti i suoi articoli sull' argomento "China Study".
      Adesso dovrebbe uscire inoltre un suo libro("Death by Food Pyramid"), dove, partendo dalla ormai nota diatriba, approfondisce e generalizza il discorso sulla validità degli studi scientifici e delle teorie nel campo della nutrizione.

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  5. http://cucugliato.files.wordpress.com/2011/09/campbell_risposta-a-denise-minger.pdf

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  6. In realtà Campbell è MOLTO flessibile nel suo libro (tu l'hai letto?), infatti nei grafici che riporta è dosata la quantità di proteine animali che comunque non fanno male alla salute (ai tempi feci la conversione e risultarono, non vorrei dire cazzate perché è passato un po', qualcosa come 200 G di proteine animali giorno come soglia massima). E' riportato anche un paragrafo in cui sostiene che si può "sgarrare" mangiando alimenti con broso di pesce. Il motivo per cui lui poi è stato tranchant è semplicemente perchè se psicologicamente dai ad americano la possibilità di sgarrare questo si spacca di Hamburger tutto il GG ;)

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    1. Certo che l' ho letto il libro, e, come ho detto all' inizio dell' articolo, in contesti non ufficiali l' autore si è dimostrato più flessibile.
      Ma da quello che si capisce dal libro, sembrerebbe che l' ideale in ogni caso sia azzerare il consumo di cibo animale.
      Vorrei sapere dove hai trovato queste tabelle che indicherebbero le quantità massime consentite di cibo animale secondo Campbell (in ogni caso 200 grammi al giorno mi sembrano devvero tanti, e in aperta contraddizione con la tesi dello scienziato).

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  7. Purtroppo per me s'è voluto elevare un po' troppo a deus ex machina. Bisogna comunque ricordare che questo è un libro divulgativo, non un articolo di giornale specialistico ( anche su quelli per mia esperienza si possono trarre conclusioni senza basi che nessuno se ne accorge, io comunque ho esperienza nel campo dell'ingegneria ). Probabilmente sullo studio pubblicato, non ha tratto tutte le conclusioni che ha tratto a cuor leggero sul libro.
    Quello che a me ha fatto storcere di più il naso è il fatto che consigli integratori di B12 quando per tutto il libro scrive che integratore ed alimento non fanno lo stesso effetto. A voi no?

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    1. Sì, in effetti questa è una delle incongruenze del libro che ho notato.
      Se una dieta interamente vegetale non può fornire la vitamina B12 tanto necessaria, vuol dire che quella dieta è inadeguata. Logico, no?
      Comunque per gli integratori di B12 forse il discorso è diverso, perchè in natura questa vitamina è prodotta solo da certi batteri. Le piante non la producono perchè non ne hanno bisogno, e perfino gli animali la ricavano mangiando cibi vegetali che ne sono in qualche modo "contaminati". Insomma la B12 non è parte integrante nè di vegetali, nè di animali, perciò assumere i batteri che la producono o direttamente la vitamina da essi prodotta penso sia la stessa cosa.

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  8. Sono giunto a questo blog dopo che un mio amico mi ha consigliato il libro di Campbell.
    Dopo aver girovagato e letto vari pareri e litigi, mi sono però chiesto come mai nessuno si sia preoccupato di valutare, nei riguardi delle malattie attribuite all'alimentazione, i danni che possono invece venire dall'ambiente ( polveri, inquinamento, radiazioni, ecc.), e dalla predisposizione genetica.
    Cosa ne pensi?

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    1. Dalla domanda che fai mi sembra di capire che tu non abbia letto il libro di Campbell che ti hanno consigliato, o forse ti è sfuggito qualche punto.
      In "The China Study" infatti lo scienziato americano dimostra che la presenza di una potente micotossina come l' aflatossina nella dieta di topi controllati in esperimenti di laboratorio non è determinante nel provocare il cancro. L' effetto cancerogeno attribuito alla tossina sarebbe invece condizionato dalla contemporanea presenza di proteine animali.
      Insomma, più proteine animali sono contenute nella dieta, più l' aflatossina si rivela cancerogena.
      Senza entrare nel merito di questa teoria, si può certamente dire che l' influenza negativa di altri fattori, al di fuori della dieta, sulla nostra salute dipende molto proprio dalla qualità di quest' ultima.
      E' innegabile che chi dispone di adeguate quantità dei giusti nutrienti, come antiossidanti, oligoelementi e vitamine, ha una marcia in più per difendersi dalle tossine ambientali.
      Ti consiglio di andarti a leggere un mio vecchio post: "La macrobiotica come antidoto al pericolo nucleare?" e capirai.
      Anche sulla predisposizione genetica si può discutere (e io ne ho parlato in alcuni vecchi post dedicati a Bruce Lipton e all' epigenetica).

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  9. Io ho letto (e con molta attenzione) "The China Study", sono un medico professionista ed in quanto tale mi informo su quel che accade intorno al mondo della scienza medica. Ovviamente, non ho rivelazioni eclatanti da divulgare però mi sembra interessante aver notato come, un concetto del libro non sia stato commentato a dovere. Appare che dalle analisi di Campbell si evinca anche un giudizio critico su un "sistema" che troppo spesso si tende a sottacere: il rapporto tra la grande distribuzione industriale e le multinazionali dei produttori dei farmaci- ovvero politica-sanitaria e politica-industriale- Evidente la relazione del tipo (lo dico con estrema rozzezza) "la grande distribuzione ci ammala cronicamente e i produttori di farmaci ci curano cronicamente." Non vorrei che il concetto sembrasse sillogistico ma in effetti questo è un "fil rouge" che accompagna tutto il libro. Siccome sono assolutamente convinto che queste asserzioni siano vere vorrei, al di là dei concetti sul veganesino e/o sul vegetarianesimo, aprire il discorso su questa mia provocazione. Io credo che esista questo "patto scellerato" (mai scritto ma sottinteso: io ti ammalo e poi ti curo) tra questi due poteri che infine porta sempre alla stessa conclusione: il profitto, in barba al benessere ed alla nostra salute. Ovvimente potrei fare degli esempi ma a scanso equivoci non ho le PROVE ( a proposito, qui lo dico e qui lo nego!).

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    1. Grazie per il Suo intervento, dottore.
      Il fatto che sia un medico a riconoscere certe cose non può che essere di grande soddisfazione.
      Devo dirle che nel leggere il libro in parola a me non è sfuggito il concetto da Lei giustamente messo in evidenza: sì, siamo di fronte a una vera e propria "associazione a delinquere", detto senza mezzi termini, un sistema ben congegnato e oliato che è funzionale al profitto, tenendo la popolazione nell' ignoranza e nella paura.
      Ormai sono in molti a dirlo anche esplicitamente (io stesso in questo blog ho cercato di metterlo in evidenza ogni volta che se n'è presentata l' occasione): L' informazione ufficiale che riguarda la salute divulga quelle notizie ininfluenti, o peggio, ambigue e fuorvianti, e non quelle cruciali, quelle davvero importanti, denigrando sistematicamente ogni approccio alternativo, facendo di tutti questi un fascio, e le cure farmacologiche sono presentate come l' unica strada "seria" e sicura da scegliere. Cure che non guariscono un bel niente, ma rendono il paziente dipendente a vita da questo sistema malato. Il che è esattamente lo scopo di questa vera e propria mafia (l' ho detto esplicitamente intitolando un mio vecchio post "Big Pharma, la mafia legalizzata").
      Tutto questo però non c' entra niente con l' argomento del post.

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    2. Scusa ma c'entrano eccome!!! Ma poi ci sono moltri altri studiosi e ricerche che stanno battendo lo stesso chiodo. L'uso fatto di questo blog per criticare China Study è aberrante.

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    3. Aberrante è il modo di parlare a vanvera come il tuo e di tanti altri che non leggono le spiegazioni, le considerazioni e gli argomenti presentati da me e da autorevoli studiosi.
      Persone acritiche, non oggettive, fanatiche, arroganti e assolutamente incapaci di ragionare con la propria testa.
      Ognuno ha il diritto di esprimere il proprio parere e un blog è fatto per questo, perciò non c'è niente di aberrante in quello che faccio. E se non sei d' accordo nessuno ti obbliga a leggermi.

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  10. C'entra eccome!!
    Tutte le obiezioni al libro sono quasi esclusivamente su tue convinzioni appositamente istillate da una società di cui sei palesemente vittima subliminale.
    Ti inviterei a liberartene il prima possibile!
    Io credo che semplicemente lui abbia di fatto attuato delle ricerche per dire quello che dice e voi semplicemente NO.
    Parlate per sentito dire come quasi tutti quei pseudo giornalisti ( reporter in realtà) che esistono al mondo.
    Guardate che non è l'unico libro e non è l'unico autore a dire quello che dice. Ci sono libri e autori che dicono il contrario? Bene..il sistema agisce, si mette in moto per screditare. Quando hai tempo mandami i tuoi 27 anni di esperimenti, e già che ci siete se non ci arrivi da solo a 27 anni.. prova a sommarli a quelli di chi ti da corda.
    "Si scoprono le prime falle"?! "Vuoti di logica"?!
    Perchè non usate la logica quando esportano la democrazia a suon di bombe? Perchè al terzo presindenticchio non eletto non usate la logica?
    Usate la logica con le voci fuori dal sistema?!
    E tu chi sei, per mettere anche solo minimamente in dubbio quelle tesi?
    Vedi di svegliarti..e usare il blog per svegliare altre coscenze. E non per osannare il tuo curriculum di baluardo della medicina inesistente.
    Per fortuna.
    E il Dottore sopra diceva una cosa che c'entra con tutto, non solo con il post. Anche con l'aria che respiri.
    Buona fortuna per tutto.

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  11. bisogna litigare per una squadra,per una religione,per un partito,per una dieta,per un libro,per un ecc.ecc..leggiamo,scegliamo e poi giudichiamo di persona quello che ci può far bene o male,ognuno ha le sue idee e ha il libero arbitrio.io personalmente ho letto the china study,la dieta zona,la paleo,la mediterranea,dott.lemme,la chetogenica,le varie varianti vegetariane,le frugivore,la macrobiotica,ma non mi incazzo con nessuno se le critica!se per te un qualsiasi libro è una bufala,và bene.

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