sabato 27 luglio 2013

Scienza-spazzatura: una calamità sociale

La scienza-spazzatura è un fenomeno più che mai attuale (lo denuncia anche Colin Campbell nel suo "The China Study") e non è difficile capirlo.

Con la sempre maggiore diffusione della controinformazione e della cosiddetta cultura alternativa, soprattutto grazie a Internet, come prevedibile,  non ha tardato ad innescarsi una reazione di rigetto da parte del sistema che tende ovviamente a mantenere lo status quo, se non ad ampliare possibilmente  il suo dominio.

Ecco dunque che si mettono in giro sui principali media notizie  costruite ad arte per sviare il pubblico, basandosi spesso su pochi dati scientifici decontestualizzati, in modo da poterli manipolare come si vuole. Spesso sono proprio le industrie alimentari e farmaceutiche a finanziare le ricerche, e si può immaginare con che risultati.

La scienza-spazzatura non è però sempre attribuibile a malafede, come di solito si suppone, essendo in realtà anche il risultato di una "genuina" incapacità di valutare obiettivamente certe notizie, a causa di superficialità (scarsa informazione), preconcetti e scarsa capacità di giudizio (tutte cose che non si insegnano certo in nessuna università). 

E così spesso, quando si vuol dimostrare qualcosa, si spiattellano  solo quei dati  in qualche modo utili allo scopo, o che si ritengono più plausibili per motivi culturali o personali, ignorando risultati di altre ricerche che metterebbero in seria discussione certe teorie e certe pratiche da sempre accreditate e ufficializzate.

Recentemente ho letto su "Il Corriere della Sera" un articolo che sosteneva l' inutilità di preferire il latte magro a quello intero a scopo dimagrante, e fin qui niente da eccepire. In un riquadro all' interno dello stesso articolo però si denunciava che  sulla rete pullulano sempre più siti e blog che mettono in evidenza il potere acidificante del latte (che comporta, com' è noto, un drenaggio di calcio dai suoi depositi) e quindi il suo effetto controproducente nella prevenzione dell' osteoporosi.

L' autore dell' articolo, un ricercatore, sosteneva invece che deve ancora arrivare una prova scientifica di questa teoria, essendo invece dimostrato che il consumo di latte in infanzia e nell' adolescenza è importante per "capitalizzare" le riserve di calcio e quindi mettersi in una posizione vantaggiosa  nei confronti dell' osteoporosi in agguato nell' età avanzata.

Notizie come questa sono subdole e difficili da smascherare per chi non è "addetto ai lavori" (ma spesso dànno filo da torcere anche a questi ultimi). Io credo però in questo caso specifico di poter dare una risposta:

Non c'è bisogno di alcuna ricerca per dimostrare il potere acidificante di latte e derivati. Essendo  risaputo, e quindi fuori discussione, che le proteine, specie quelle animali, hanno questo effetto, ed essendo il latte, assieme a tutti gli altri cibi animali, una fonte proteica comunemente ritenuta importante, è logico giungere a quella deduzione, soprattutto se si considera che il latte vaccino ha il triplo delle proteine contenute nel latte umano. E se queste ultime bastano alle necessità di un infante (superiori rispetto a quelle di un adulto, trattandosi di un organismo che ha il massimo bisogno di crescere), ci si rende conto subito di quanto il contenuto proteico del latte vaccino sia eccessivo.

Con questo non si vuole dimostrare che il latte sia "la causa" dell' osteoporosi (come si tende ad interpretare estremizzando), perchè le cause di questa invalidità tanto diffusa sono molteplici (anche se si possono semplicemente riassumere nel modello sciagurato di nutrirsi invalso da tempo nella nostra società), ma, rispondendo ai tanti messaggi fuorvianti che indicano nei prodotti caseari un valido aiuto contro questa patologia, si vuole mettere in evidenza che, se i latticini hanno un effetto sulla salute delle nostre ossa, non è certo quello che si dà per scontato, dal momento che contribuiscono, e non poco, alla demineralizzazione.

Quanto alla supposta "capitalizzazione", non è mai stato dimostrato che i prodotti del latte proteggano dall' osteoporosi (e questo lo dice uno scienziato del calibro di Franco Berrino, che non è l' ultimo arrivato), e seppure esistono ricerche che avvalorerebbero questa tesi, queste sono tutte da interpretare: si capisce che chi in infanzia assume regolarmente latticini è avvantaggiato da questo punto di vista rispetto a chi non ne consuma abbastanza, ma solo a parità di modello dietetico. Il problema infatti è tutto qui: se si eliminano i latticini nel contesto di una dieta innaturale perchè sempre a base di carne e altre proteine animali, cereali raffinati, zucchero, bevande industriali e tutto il cibo-spazzatura che sappiamo, è ovvio che la situazione non può che peggiorare, in quanto all' effetto acidificante di tale dieta non corrisponderà un' adeguato apporto di calcio, che compenserebbe almeno in parte le inevitabili perdite dello stesso conseguente allo stato di acidificazione.

Ciò che è determinante insomma è l' equilibrio della dieta nel suo insieme, e chi fa a meno dei latticini deve altresì preoccuparsi di modificare il proprio modello dietetico verso uno più sano ed equiibrato.

Lo prova il fatto che il fabbisogno  di calcio raccomandato dalle autorità mediche dei Paesi più avanzati ha subìto negli ultimi anni sensibili variazioni al rialzo (si parla attualmente di 1000 mg. al giorno, che aumentano ulteriormente per le donne gravide), mentre l' Organizzazione Mondiale della Sanità indica valori sui 400-500 mg., in quanto quest' ultima si basa sul consumo medio della maggior parte delle popolazioni mondiali non industrializzate che consumano molto meno cibo animale e cibi raffinati.

E' risaputo infatti che le popolazioni più povere, che non consumano, o consumano pochi latticini, soffrono meno di fratture ossee (conseguenza dell' osteoporosi) di quelle occidentali moderne che invece si ingozzano di latticini e altro cibo animale.

Chi sostiene ancora l' importanza del latte nella lotta all' osteoporosi (teoria ormai anacronistica) è in mala fede, o ignora gli studi che dimostrano che è proprio una dieta a base di cibi vegetali, integrali e senza zuccheri raffinati il mezzo più efficace per prevenire la maggior parte dei problemi di salute che affliggono attualmente la nostra società, e l' osteoporosi rientra certamente fra questi.

Michele Nardella

10 commenti:

  1. Quindi non si può imputare direttamente al latte la decalcificazione come conseguenza della metabolizzazione della caseina, ma che i latticini contribuiscono, insieme agli altri alimenti, ad innalfare l'acidificazione che come conseguenza, ha il "consumo" del calcio presente nell'organismo.
    Tanti sostengono invece proprio che ci sia un rapporto diretto "consumo latte - osteoporosi".
    Altri ribadiscono invece che queste benedette statistiche sull'osteoporosi non esistono affatto e che siano soltanto cavalli di battaglia dei denigratori dei latticini...
    Francesco Mecozzi

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  2. Non credo che esistano studi che dimostrino una responsabilità diretta dei latticini nella patogenesi osteoporosica, ma tutto sommato è una questione oziosa.
    Sappiamo che le proteine animali acidificano, sappiamo che i latticini sono alimenti altamente proteici, sappiamo che le diete moderne dei Paesi avanzati sono iperproteiche, sappiamo che l' acidificazione del sangue ruba calcio alle ossa, ergo... i latticini sicuramente contribuiscono.
    C'è bisogno di sapere altro?

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  3. sono d'accordo con te Michele. Smontare decenni di loghi comuni elevati a verità scientifica non è semplice.
    Piero Di Martino

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  4. Lo so molto bene, ma io faccio nel mio piccolo la mia parte, e questo mi fa stare a posto con la coscienza.
    Grazie, come al solito, del tuo intervento.

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  5. Dalle statistiche sulle popolazioni sul rapporto latte/osteoporosi (vedi: http://goo.gl/xf2N2c), deduciamo che se anche il latte non fosse la causa o la concausa, di certo non favorisce la salute delle ossa.
    Vi sono anche studi che lo confermano.
    L'Harvard Nurses' Health Study[1], che ha seguito clinicamente oltre 75.000 donne per dodici anni, ha mostrato che l'aumentato consumo di latte non avrebbe alcun effetto protettivo sul rischio di fratture. Anzi l'introduzione di calcio attraverso latticini era associata con un rischio di fratture più elevato. Anche un altro studio[2] è giunto al medesimo risultato.
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    1. Feskanich D, Willett WC, Stampfer MJ, Colditz GA Milk, dietary calcium, and bone fractures in women: a 12-year prospective study, Am J Public Health 1997 Jun;87(6):992-7.
    2. Cumming RG, Klineberg RJ Case-control study of risk factors for hip fractures in the elderly, Am J Epidemiol 1994 Mar;139(5):493-503.

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    1. Grazie, Luigi, per il tuo apprezzabile contributo.
      Non sapevo di questi studi da te specificati, ma di una meta-analisi che valutava tutti gli studi in lingua inglese effettuati dal 1985 ad oggi, giungendo alla conclusione che non c'è evidenza scientifica per consigliare i latticini al fine di una migliore salute delle ossa.

      "Dairy foods and bone health: examination of the evidence", American Journal of Clinical Nutrition, 2000, 72, pag. 681-689

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  6. Vero, c'è anche una metanalisi più recente, del 2011, che ha dimostrato come non ci sia prova di un legame fra minore rischio di frattura all'anca e maggior consumo di latte, tanto nell'uomo quanto nella donna[1]. In un'altra gli stessi ricercatori hanno esaminato nello specifico il rapporto fra assunzione di calcio e frattura all'anca. Pure in questo caso, un maggior consumo di calcio non è collegato a un rischio ridotto di fratture, anzi lo studio ha dimostrato che un supplemento di calcio (rispetto al placebo) di fatto aumenta il rischio di frattura all'anca del 64%.[2] Se ne dedurrebbe quindi che i latticini, e il calcio in essi contenuto, non solo presentano scarsi vantaggi per la salute ma possono perfino rivelarsi dannosi.
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    [1] HA. Bischoff-Ferrari et al., Milk intake and risk of hip fracture in men and women: A meta-analysis of prospective cohort studies, in J Bone Miner, (26) 4, 2011, pp. 833- 839
    [2] HA. Bischoff-Ferrari et al., Calcium intake and hip fracture risk in men and women: a meta-analysis of prospective cohort studies and randomized controlled trials, in Am J Clin Nutr. 2007 Dec; 86(6):1780-90.

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  7. Questo documento, Michele, lo conoscevi tu?
    http://www.assofarm.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1880
    Francesco Mecozzi

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    1. Conoscevo le direttive redatte dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (le ho anche postate recentemente su Facebook, se ben ricordi), ma non sapevo di un sito come quello da te fornito che le avesse pubblicate per intero o commentate, e ne sono sorpreso.
      Comunque grazie come sempre per il contributo.

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