sabato 27 febbraio 2016

Perchè Bill Clinton ha abbandonato la dieta vegan a favore della paleo?

E' cosa abbastanza nota che Bill Clinton, dopo aver dovuto affrontare nel 2004 una delicata operazione  al cuore per l' applicazione di quattro bypass (retaggio di anni in stile di vita McDonald's), si sia convertito al salutismo ispirato dalle teorie filo-vegane di scienziati come il dr. Esselstyn, il dr. Ornish e il più famoso dr. Colin Campbell (comunque a dire il vero l' ex-presidente non è mai stato vegano al 100%, essendo poi emerso che assumeva saltuariamente salmone e uova).

Tuttavia forse pochi sono al corrente del suo voltafaccia dopo quattro anni di tale regime e a dispetto degli iniziali benefici riscontrati sul piano del benessere e del peso-forma. Con ogni probabilità dev' essere stato il suo secondo intervento chirurgico risalente al 2010, rèsosi necessario suo malgrado in seguito all' improvvisa comparsa di dolori al petto, a fargli cambiare idea. Si dice sia stata sua moglie Hillary a presentargli il dr. Mark Hyman, responsabile delle nuove direttive dietetiche a lui impartite ricalcanti sostanzialmente lo schema della famosa paleo-dieta.

Per chi non lo conoscesse il dottor Hyman è uno dei medici alternativi  più all' avanguardia, brillanti e famosi negli USA, fautore della cosiddetta Medicina Funzionale che, come egli stesso tiene a sottolineare, affronta le vere cause delle malattie invece dei sintomi attraverso un riequilibrio della dieta e dello stile di vita avvalendosi delle più aggiornate conoscenze scientifiche, ma sempre al servizio della naturopatia (e non delle compagnie farmaceutiche). Da ciò che mi risulta, però, non si è mai schierato apertamente a favore della paleo nè del veganismo, cercando invece nelle sue newsletter e nei suoi video di mettere in evidenza pregi e limiti delle due  scuole di pensiero. Io stesso ne ho parlato in un post tempo fa ("Paleo, Vegan o... Pegan?"), perciò nell' apprendere la notizia sono rimasto subito sorpreso.

dr. Mark Hyman
C'è infatti chi insinua che tutta questa faccenda abbia  poco a che vedere con la salute dell' ex-presidente degli Stati Uniti o di quella di sua moglie
Hillary, anch' essa convertitasi alla paleo, e che si tratti  piuttosto di una manovra opportunistica legata alla attuale corsa alla Casa Bianca di quest' ultima: le potenti lobby del cibo animale non farebbero  salti di gioia se a vincerla fosse un presidente dichiaratamente vegano.

Bill Clinton e Mark Hyman
Vero o falso che sia, sta di fatto però che, contrariamente ai luoghi comuni e a ciò che si vuole far credere, non sono affatto pochi gli (ex)adepti del "vegetale senza compromessi" ad aver fatto marcia indietro per i gravi danni alla salute riscontrati, convertendosi alla paleo-dieta o, peggio, tornando alle vecchie abitudini. 

Solo considerando le celebrità si potrebbero fare tanti esempi: uno su tutti quello dell' attrice americana Anne Hathaway ex-vegana che, a causa delle sue cattive condizioni di salute non riusciva ad affrontare certe scene d' azione durante la lavorazione di un film per eccessiva debolezza fisica. Passata così alla paleo ritrovò subito le sue energie.

Il problema principale delle diete vegane, fonte di così tanta confusione, è che esse sono aperte ad infinite opzioni. Non si può infatti definire una dieta solo in base a ciò che essa esclude. Detto in altre parole, non è evidentemente sufficiente eliminare tutti i cibi animali (e neppure necessario, aggiungerei io) per garantirsi la salute perfetta ed eterna, o a maggior ragione far regredire una patologia in atto, se non si hanno le idee chiare su cosa in pratica mangiare.

Rimango convinto perciò che una buona parte di responsabilità per questo madornale equivoco sia da attribuire a quello che ritengo uno dei libri più sopravvalutati di sempre, il mitico "The China Study", diventato la Bibbia di tutti i vegani ma allo stesso tempo ampiamente criticato da più parti.

Oltre al fatto che in tutto il libro incomprensibilmente non c'è il minimo accenno al problema della vitamina B12, cruciale, com'è ampiamente risaputo, per chiunque voglia scegliere di nutrirsi di soli vegetali (è statisticamente accertato che le carenze di questa importantissima vitamina sono più frequenti fra i vegetariani e ancora di più fra i vegani, leggere qui e qui), sostenere che per assicurarsi la salute basti consumare solo cibi vegetali, integrali ed organici è di un semplicismo sconcertante che sfiora il ridicolo. 

Basti pensare che qualcuno potrebbe mangiare giornalmente  a volontà banane,  insalata di pomodori, purea di patate, succo di pompelmo o di ananas, latte di soja, tofu e rientrare perfettamente nelle direttive di Campbell, l' autore del libro in parola. Oppure consumare più frutta che cereali, più legumi che cereali, tutto crudo o tutto cotto, frutta e verdure tropicali (come le comunissime solanacee) vivendo in Finlandia, solo per fare qualche banale esempio di diete squilibratissime e micidiali, e senza considerare poi le esigenze individuali che non consentono di generalizzare più di tanto.

Non c'è dubbio che "The China Study" rappresenti un grande passo avanti rispetto ai concetti antiquati della scienza nutrizionale ufficiale, ma non dice tutta la verità. Il motivo è che, per quanto vasti, rigorosi ed approfonditi siano gli studi presi a supporto delle idee propugnate con fervore e convinzione, i criteri di interpretazione rimangono sostanzialmente ancorati al paradigma riduzionistico della scienza ufficiale, e così Campbell, nonostante le buone intenzioni, non riesce a dare all' enorme, interessante lavoro una valenza davvero olistica.

Prima di gridare al miracolo a proposito del potere di certe diete presentate come un toccasana universale si dovrebbe considerare che, dati i tanti anni di pessime abitudini alimentari che tutti noi ci portiamo dietro, non è difficile ottenere benefici immediati, soprattutto in termini di dimagrimento e disintossicazione, sia se si passi a una dieta vegetale che si ispiri a un minimo di buonsenso, sia se si opti per la paleo, perchè in entrambi i casi si elimina tutto il cibo-spazzatura che caratterizza l' alimentazione comune moderna. Perfino la paleo, nonostante la rilevante presenza di cibo animale (da cui però sono esclusi tutti i latticini), impone regole precise sulla qualità degli alimenti improntate alla naturalità, inoltre stabilisce determinate proporzioni fra le varie categorie di alimenti. Il cibo animale, ad esempio, dovrebbe provenire da animali selvatici nutriti ad erba che, oltre ad essere privi di residui inquinanti sempre presenti negli animali d' allevamento industriale, presentano una composizione chimica notevolmente diversa e più sana rispetto ai corrispondenti comuni prodotti. Da questo punto di vista la paleo-dieta si differenzia nettamente da tutte le altre analoghe diete iperproteiche e iperlipidiche, rappresentando fra queste l' alternativa più sensata ed accettabile. I suoi limiti emergono però nel tempo essenzialmente perchè il nostro metabolismo in condizioni normali è fatto per ricavare energia dai carboidrati (che essa esclude in buona parte) e non dai grassi o dalle proteine (che invece intervengono in condizioni di emergenza); inoltre da un punto di vista globale la paleo-dieta non è ecologicamente sostenibile, dato l' enorme e ormai inaccettabile dispendio di risorse naturali che comporta l' allevamento di animali.

Dunque è il tempo il fattore chiave per capire se una dieta è davvero la più adatta a noi, valutando i risultati complessivi sulla propria condizione. E questo vale naturalmente anche per le diete vegane fatte senza un preciso criterio. Chi inizia non tiene generalmente conto che un organismo potrebbe aver bisogno di un certo tempo per adattarsi ad un nuovo metabolismo, cominciando col ripristinare le condizioni intestinali necessarie ad un ottimale assorbimento dei nutrienti e tutto il resto. Spesso dopo un periodo iniziale  positivo o perfino euforico subentrano anche a distanza di anni debolezza, freddolosità e altri malesseri, come nell' esempio su citato di Anne Hathaway . Ciò potrebbe dipendere da una carenza di carnitina, una sostanza contenuta maggiormente nei cibi animali che gioca un ruolo chiave nella produzione di energia e nella resistenza fisica. E se una parte di quella che ci serve può essere anche di origine endogena, in quanto sintetizzata da fegato e reni, si deve considerare che non sempre è facile e scontato che ciò si verifichi secondo le necessità individuali.

Ma il problema principale è che eliminando tutti i cibi animali, che rappresentano i fattori maggiormente yang (contraenti, tonificanti e riscaldanti), è praticamente inevitabile sbilanciare pericolosamente la dieta verso la polarità yin, con tutto ciò che ne consegue, se non si conoscono i princìpi dell' equilibrio e l' arte della cucina secondo la macrobiotica. Questa infatti (come del resto l' ayurveda, l' antichissima arte della salute) prende in considerazione innanzitutto gli aspetti energetici dei vari alimenti, e non solo quelli molecolari, da cui scaturiscono il concetto di polarità, il ruolo centrale dei cereali integrali e, non ultimo, il diverso modo di considerare cibi crudi e cibi cotti, ma sempre in rapporto all' ambiente in cui si vive.  Perfino il metodo di cottura conta, conferendo ognuno una specifica qualità energetica al cibo, con altrettanti effetti sul complesso corpo-mente-emozioni. Tutti particolari  che trascendono evidentemente i limiti della visione riduzionistica  caratterizzante la scienza tradizionale e che fanno la differenza.


Insomma, se tutti sono d' accordo su una sola cosa: eliminare zucchero e carboidrati raffinati, oggi più che mai fra gli esperti in nutrizione si possono delineare due principali orientamenti: i fautori del vegetale a tutti i costi e i seguaci della paleo in eterna guerra senza esclusione di colpi. Ma, come a volte avviene in casi simili, fra i due litiganti potrebbe essere il terzo incomodo a porre fine alla diatriba (ma questo sono ancora in pochi ad averlo capito).


Michele Nardella 

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10 commenti:

  1. Articolo molto interessante. Leggere le tue ricerche è sempre acculturante. Grazie caro Michele. Buona serata!

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  2. Grazie a te Giancarla.
    Buona serata anche a te!

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  3. Bisogna friggere, mio caro. Bisogna mangiare cereali integrali e verdure cotte, ma due-tre volte a settimana queste verdure vanno fritte. E naturalmente ogni tanto un po' di pesce per integrare il tutto.
    Altrimenti è possibile non essere in grado di affrontare la quotidianità della vita.
    Complimenti ottimo postdella vita

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  4. Grazie.
    Sì, è importante anche variare non solo i cibi ma anche i tipi di cottura, come suggerisce appunto la macrobiotica.

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  5. La dieta macrobiotica è una (sicuramente geniale) semplificazione ed adattamento della dietetica cinese (presente anche in Giappone e Corea), ad opera di Georges Ohsawa. In realtà la dietetica cinese, anche nella sistematizzazione operata dal maoismo, è di parecchio più complessa della macrobiotica e non tiene conto solo della polarità yin-yang.

    Per fare un paragone, Ohsawa ha fatto la stessa operazione anche con l'agopuntura e il risultato è un esame dei polsi e una scelta tra 18 punti da pungere. Se pensiamo che la visita medica tradizionale cinese tiene conto di molti altri elementi diagnostici, e che i punti normalmente utilizzati sono un centinaio e che vanno riconosciute decine e decine di sindromi, comprendiamo di quanto possa essere semplificata anche la parte dietetica.

    Comunque la macrobiotica rimane un punto fermo tra le diete diciamo esotiche e certo è preferibile a proposte parecchio originali quanto imprudenti. Sia il fondatore che la moglie Lima e anche il successore Kushi Michio hanno testimoniato con la loro "lunga vita" la verità, o almeno la ragionevolezza, delle loro scelte.

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    1. Grazie per il tuo contributo.
      Le tue considerazioni sono interessanti e devo convenire che la medicina, e in particolare la dietetica cinese, è parecchio più complicata della macrobiotica. Non dimentichiamo però che Ohsawa ha il merito di essere stato il primo ad iniziare una, diciamo, revisione dell' antica tradizione medica orientale reinterpretandola anche alla luce delle moderne conoscenze scientifiche (Ohsawa aveva fra l' altro frequentato per anni l' Istituto Pasteur di Parigi). Approfondimento che è stato portato avanti, come sappiamo, dai suoi epigoni (Michio Kushi, Hermann Aihara ecc.) fino all' elaborazione di un modello dietetico che potesse servire da guida pratica per chiunque volesse intraprendere un percorso salutistico-filosofico come quello auspicato dal fondatore della macrobiotica. Si trattava dunque di qualcosa di diverso da una semplice "medicina", una proposta che, per quanto ne so, non aveva precedenti nella storia, per la quale era necessaria una sintesi di tutte le conoscenze fino ad allora maturate, che però non necessariamente corrisponde a una semplificazione.

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  6. Concordo con questo commento di Marco.Ma perlomeno in Italia non sono riuscito a trovare sufficiente divulgazione delle dietetica Cinese tradizionale.MI sono pero' accorto della maggior complessita' rispetto alla macrobiotica (per es. l' equilibrio di tutti i cinque sapori e delle diverse modalita' di cottura AD OGNI PASTO: e c'e' anche la loro combinazione come l' agro-dolce, le verdure saltate con poca cottura, il fritto anche dolce, i legumi cotti a volte anche con il miele o lo zucchero di canna e autentica ERESIA per la macrobiotica l' uso curativo della carne di MAIALE-quando necessario). FORMULO PERO' UN ULTERIORE DOMANDA: la dietetica cinese ed anche la macrobiotica di origine giapponese NON SONO MEDITERRANEE, mentre noi, secondo gli stessi principi olistici giustamente sostenuti da Nardella in questo articolo , dovremo seguire la NOSTRA TRADIZIONE LOCALE, ed adattare quindi ai nostri climi, ed alimenti tipici ,insomma alle nostre modalita' energetiche ed ambientali queste due ottime visioni orientali del cibo fondate sull' equilibrio DINAMICO tra forze opposte e complementari.

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    1. Grazie, illustre sconosciuto, per le tue acute osservazioni.
      Ti invito prima di tutto a leggere la mia risposta al commento di Marco, che in parte risponde alle tue richieste.
      L' applicazione della teoria dei 5 elementi alla dietetica e altri accorgimenti non sono estranei alla pratica della macrobiotica (soprattutto quando è praticata con finalità terapeutiche), ma non dimentichiamo che anche questo non è che una applicazione più in dettaglio dello stesso principio yin-yang (che non a caso è definito "il principio unico", in quanto alla base di tutte le manifestazioni fenomeniche). Ovviamente a livello divulgativo non si scende in questi particolari.
      Le differenze fra la macrobiotica e la dietetica cinese, come dicevo nella risposta precedente, si riconducono sostanzialmente al fatto che ai tempi in cui ha avuto sviluppo la medicina cinese non si disponeva ancora di certe conoscenze moderne. Per esempio, è ovvio che si consigliasse il miele o lo zucchero di canna, visto che non esisteva il malto di cereali.
      Quanto alla natura esotica di certi prodotti di uso comune nella macrobiotica e nella dietetica cinese, non c'è vera contraddizione coi principi olistici da esse stesse sostenuti. E' proprio la macrobiotica a raccomandare e incoraggiare il consumo di alimenti locali e appartenenti alla propria tradizione, ma alcuni prodotti come miso, salsa di soja, umeboshi ecc. non hanno in pratica dei termini corrispondenti nella nostra tradizione occidentale che possano sostituirli in tutto e per tutto. Perciò, date le loro speciali e importanti proprietà, si consiglia ugualmente di usarli.
      In ogni caso si tratta praticamente di condimenti (da usare quindi in minime quantità), non di veri e propri alimenti, perciò non possono stravolgere l' equilibrio della dieta. In più, se provengono dal Giappone, sono originari della stessa latitudine, dunque non c'è problema.
      Da notare che già da anni è iniziata anche da noi la produzione delle suddette specialità.

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  7. Grazie Michele: un post molto interessante che affronta l'argomento in tutta la sua complessità.

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    1. Grazie a te, Francesco.
      Hai letto i commenti precedenti al tuo? Sono spunti interessanti anche quelli.

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