presw Dicembre 8th, 2010
Con questa storica battuta ho voluto introdurre questo speciale post, che vuole essere un tributo a John Lennon in occasione della doppia ricorrenza del suo assurdo assassinio (l’ 8 dicembre di trent’anni fa) e dei suoi settant’anni, che avrebbe compiuto il 9 ottobre scorso.
Non c'è bisogno di presentazione per uno dei personaggi pubblici più in vista al mondo, idolo di milioni di giovani e meno giovani che avevano vissuto l’irripetibile epopea dei Beatles e ne avevano fatto un modello, un simbolo per la sua musica e i suoi ideali.
Dei quattro Beatles era senz’altro lui il più carismatico. Ricordo ancora il suo sottile umorismo, a volte un pò sarcastico, molto “british”, che subito mi colpì (la battuta su citata è una delle sue prime e più famose). Ma quello non era che il suo biglietto da visita, espressione di quell’ incontenibile estro, di quell’eclettismo e di quella sua fervida immaginazione che facevano di lui il classico “genio pazzoide“, anticonformista , ribelle e stravagante quanto basta, ma senza certi eccessi tipici di altre rockstar (si pensi ad esempio a Jim Morrison o a Keith Richards), cosa che lo contrapponeva al più posato e borghese Paul McCartney, artisticamente non meno dotato.
Già, Lennon-McCartney, la coppia per antonomasia, il dittico che esprime il sodalizio artistico più famoso di sempre, i due amici-rivali analogamente a un’ altra coppia famosa in campo agonistico, quella di Coppi e Bartali.
Erano loro due gli autori di quasi tutte le canzoni dei “Fab Four” ( i Favolosi Quattro, come vengono ancora oggi affettuosamente soprannominati i Beatles), ma il fatto di firmarle sempre in due era solo una convenzione, perchè in realtà il vero autore era quasi sempre l' uno o l' altro: Lennon, oppure McCartney appunto, e non Lennon e McCartney.
Ricordo, a proposito di questo particolare, che molti anni fa un mio amico, interessato come e più di me a tutto quanto faceva tendenza in fatto di moda giovanile e musica in particolare, mi propose di sottopormi a un test che consisteva nell’indovinare quale fosse il vero autore di ciascuna delle canzoni della coppia specificate in un elenco riportato in un giornale assieme alla relativa risposta.
Io azzeccai il maggior numero di risposte, segno che avevo intuìto e assimilato piuttosto bene la personalità di entrambi.
C’era insomma una certa empatìa fra me e i Beatles e forse anche per questo ho cominciato ad interessarmi attivamente alla Meditazione Trascendentale, allorchè George Harrison, il più mistico dei quattro, coinvolse gli altri tre in questa pratica, di cui il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi era l’ allora famosissimo portavoce, nonchè maestro indiscusso.
C’è da precisare però che fu proprio Lennon, dopo gli entusiasmi iniziali, a rinnegare il guru indiano, scrivendo una canzone (”Sexy Sadie“, contenuta nel “White Album” dei Beatles) in cui, usando la metafora di una prostituta d’ alto bordo, molto seducente ma … ingannatrice, alludeva proprio al Maharishi.
Non so a che cosa si riferisse di preciso, ma quale che fosse la vera ragione di tale attrito, di sicuro posso affermare che essa non aveva niente a che fare col valore intrinseco della Meditazione Trascendentale, che è invece una pratica di provata efficacia.
Lo testimoniano ricerche scientifiche di cui è stata oggetto in ben cinquanta università nel mondo, che ne hanno confermato la efficacia nel condurre la mente in uno stato di maggiore calma (onde alfa cerebrali più stabili), lucidità ed energìa. In una parola: positività.
Ma, tornando al nostro eroe, in quel periodo le cose stavano già cominciando a prendere una brutta piega nella vita dei quattro ragazzi di Liverpool e nei loro rapporti interni, fatto che avrebbe portato inevitabilmente al loro scioglimento di lì a poco.
Michele Nardella
Grazie per averci ricordato con dovizia di particolari e accorata partecipazione questo personaggio che ha avuto un ruolo significativo non solo in ambito musicale ma anche nel costume e nella cultura alternativa. Gli ideali di pace e fratellanza cui si ispiravano le sue canzoni oggi sono più che mai attuali (mi viene in mente soprattutto “Imagine”), perciò non dobbiamo dimenticare il messaggio trasmesso dalla sua meravigliosa musica!
Grazie e ancora complimenti.