domenica 21 luglio 2013

Il paradosso delle statine: possono aggravare i problemi cardiaci (seconda parte)

Il mito del colesterolo è duro a morire
All' Università della California di San Diego dei pediatri  hanno descritto un bambino con un difetto congenito dell' enzima che sintetizza l' acido mevalonico come mentalmente ritardato, microcefalico (con la testa piccola) e basso di statura rispetto alla media per la sua età, anemico, acidotico, febbricitante e con cataratta.  Ebbene, questo poverino,  morto   all' età di 24 mesi, aveva anche il colesterolo molto basso, perchè, come già detto nella prima parte, questo famigerato composto deriva proprio dall' acido mevalonico, la cui sintesi viene inibita appunto dalle statine.

Si tratta ovviamente di un caso limite, ma serve a far riflettere sui possibili rischi connessi all' uso delle statine.

Il colesterolo, è opportuno ricordarlo brevemente, è implicato in numerose  funzioni vitali basilari, essendo prima di tutto un componente  delle membrane cellulari, e quindi di tutte le cellule, ma in modo particolare del cervello, di cui costituisce almeno la metà del peso secco; è il precursore di una serie di importanti  ormoni, come quelli steroidei prodotti dalle surrenali (alcuni regolano il metabolismo degli zuccheri, altri dei minerali ed altri ancora servono ad affrontare situazioni di emergenza stressanti e a modulare le infiammazioni) e gli ormoni sessuali; il colesterolo è inoltre indispensabile per la sintesi dei sali biliari e della vitamina D, necessaria al metabolismo osseo.

Ma, oltre al colesterolo, il suddetto acido mevalonico serve anche alla sintesi del   coenzima Q10 e del dolicolo

Il primo è implicato nella catena di trasporto degli elettroni nei mitocondri, e quindi nella sintesi dell' ATP ( detto in parole semplici: nella produzione dell' energia utilizzata da ogni cellula), ha il compito di mantenere l' integrità delle membrane cellulari, fondamentale per la conduzione nervosa e la funzione muscolare, ed infine serve a proteggere dall' ossidazione l' elastina e il collagene, le due proteine principali del tessuto connettivo.

Il dolicolo consente invece un adeguato utilizzo delle proteine, indirizzandole alla loro giusta destinazione, perciò una sua mancanza può portare ad una situazione di caos, analogamente a quella di un virus informatico che infetta un computer.

La dottoressa Beatrice Golomb di San Diego, che assieme al suo team di ricercatori sta conducendo da anni delle ricerche sugli effetti collaterali delle statine, ha accertato che il 98% dei pazienti che assumono il Lipitor (il prodotto commerciale a base di statine più usato) e un terzo di quelli che prendono il Mevacor soffrono di dolori muscolari, fra  i più comuni effetti collaterali di questo tipo di farmaci. E' il sintomo rivelatore, assieme alla debolezza muscolare, di una condizione chiamata rabdomiolisi, che ha, tra le possibili cause, una carenza di coenzima Q10, dovuta appunto all' uso di statine.

Il test rivelatore della rabdomiolisi è il livello della creatinina chinasi nel sangue, che in questo caso è molto alto, ma non sono pochi i pazienti che si lamentano di dolori anche con valori nella norma.

Un altro effetto collaterale è la polineuropatia (o neuropatia periferica), che si manifesta con dolori, formicolìo e debolezza a mani e piedi e con difficoltà a camminare.

Una ricerca che ha studiato 500mila Danesi ha rilevato che chi assumeva statine era più frequentemente sofferente di neuropatie, mentre la suddetta dottoressa Golomb ha trovato che pazienti che fanno uso di statine da almeno due anni hanno da 4 a 14 volte più probabilità di sviluppare neuropatie rispetto a chi non ne fa uso. E il danno neurologico è spesso irreversibile, anche dopo aver abbandonato l' uso del medicinale.

Sapevate che tra il 1989 e il 1997 negli Stati Uniti, a fronte di un modesto calo di infarti, le morti per insufficienza cardiaca sono quasi raddoppiate? Nessuna meraviglia se si pensa che la carenza di coenzima Q10, così importante per la salute dei muscoli, è particolarmente dannosa per il cuore, che ha bisogno di continui ed adeguati rifornimenti di energia per il suo lavoro, e che le statine sono state introdotte, guarda caso, nel 1987.

Altri disturbi, anche se non mettono in pericolo la vita, riguardano la sfera cognitiva, come la perdita di memoria.  Succede così che all' improvviso non ci si ricordi più il proprio nome, o quello dei propri cari, di entrare in un negozio e poi non ricordare  il motivo per cui ci si è recati, oppure guidare l' auto e non ricordare più la strada di ritorno verso casa. Pensate al rischio che comporta un pilota d' aereo che prende statine da tempo...

Su questo specifico tema l' ex-astronauta Duane Graveline ha addirittura scritto un libro dal titolo molto esplicito: "Lipitor: ladro di memoria".

E, sempre in tema di disturbi mentali e psichici, sembra che un basso livello di colesterolo possa essere responsabile di ansia e depressione . Lo dice, fra l' altro, uno studio condotto su 121 donne di età compresa tra 18 e 27 anni.

Altri possibili danni riguardano il fegato, come epatiti tossiche, ittero ed aumento delle transaminasi (è interessante notare come questa scoperta confermi il legame che la medicina orientale attribuisce a fegato e muscoli, altro bersaglio delle statine).

Si potrebbe continuare cogli esempi e parlare di cancro, vertigini e altro, sempre come possibili conseguenze dell' uso a lungo termine di statine, ma ritengo che possa bastare.

Voglio invece sottolineare quello che è il paradosso di questa categoria di farmaci, perchè se finora ho parlato di notizie più o meno risapute da anni (anche se molto poco divulgate, o minimizzate dai soliti interessati), più recentemente è emerso, come ciliegina sulla torta, che le statine possono addirittura contribuire all' insorgenza di quei problemi che sono chiamate a risolvere. Esse infatti predispongono ad una condizione pre-diabetica attraverso un incremento dei livelli di insulina. Ed è ormai risaputo che l' iperinsulinemia è correlata a sovrappeso, ipertensione, infiammazione e maggiore coagulabilità del sangue, tutti ben noti fattori di rischio per le malattie cardiovascolari.

Era già emerso da uno studio finalizzato a verificare l' efficienza di una dieta particolare a base di soja, fibra, mandorle e steroli vegetali nel ridurre il colesterolo paragonata all' uso delle statine, da cui risultava che la dieta era efficace quanto i farmaci. Con la differenza, però, che chi aveva usato le statine aveva accresciuto i livelli di insulina.

Questa correlazione è stata poi confermata da una meta-analisi, di cui si è parlato sulla rivista "The Lancet",  comprendente varie ricerche effettuate tra il 1994 e il 2009 che hanno interessato più di 90mila pazienti trattati con statine o placebo.

Concludo facendo notare la possibile interazione delle statine (o almeno di alcune di esse) con altri farmaci, e che nessuno studio ha dimostrato una diminuzione della mortalità per problemi cardiovascolari in seguito all' uso delle statine, nonostante la riduzione del colesterolo, a dimostrazione della falsità di una teoria ancora tanto radicata, non solo a livello di massa, ma anche presso gli stessi medici (ma di questo forse parlerò in una prossima occasione).

E' incredibile poi come neppure lo scandalo Lipobay di qualche anno fa, che ha costretto la Bayer al ritiro del suo prodotto a causa del decesso di 50 pazienti, sia servito a cambiare molto la mentalità delle persone, che vedono sempre in una pilloletta magica, magari da prendere per tutta la vita, come appunto nel caso delle statine, la soluzione alle loro sofferenze e alle loro insicurezze. 



Michele Nardella

Macrolibrarsi.it presenta il LIBRO: Guarire Il Cuore con la Cardiologia Metabolica - The Sinatra Solution

2 commenti:

  1. Interessantissimo questo argomento, molto tecnico ma chiaro anche per i non addetti ai lavori. Invierò questo post ad un'amica che ha il marito con problemi di mancanza di sensibilità ai piedi e alle mani, che è uno dei sintomi da te elencati delle neuropatie conseguenti all'uso delle statine.
    Grazie e complimenti
    Raffaella

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