giovedì 22 settembre 2011

"The China Study", il più sensazionale documento mai pubblicato sul rapporto tra cibo e malattie moderne

  31 agosto 2011 


Se avete intenzione di provare ad andare controcorrente nel vostro modo di nutrirvi, potete dirlo ad alta voce, senza imbarazzi, nè timore di essere presi in giro (come poteva capitare una volta), perchè d’ ora in poi avete tutto il meglio
della scienza dalla vostra parte.

Ma  anche nel caso siate incalliti consumatori di cibo-spazzatura, se l’ anarchia dietetica moderna è la vostra regola e un cambiamento dietetico è la cosa più improbabile che possa capitare nei vostri immediati programmi, vi consiglio  di leggere  quest’ articolo attentamente, a meno che vogliate evitare di esporvi al rischio di cambiare idea. Le probabilità, vi avverto, sono molto alte.

In occasione dell’ imminente lancio in edizione italiana del famoso best-seller americano, “The China Study“, ormai divenuto il nuovo riferimento nel campo della nutrizione, ho deciso di dedicare una serie di tre articoli a quelli che si potrebbero definire i nuovi “eretici” nella scienza dell’ alimentazione.

Personaggi di assoluto primo piano, pur se sconosciuti al grosso pubblico, che si sono distinti per aver dedicato una vita alla loro indefessa ricerca  scientifica in un ambito in cui solo chi è del mestiere si rende conto di quanto oggi ci  sia bisogno di verità e chiarezza.

Essi hanno infatti osato sfidare gli stessi accademici, andando al di là di quanto ritenuto ovvio e scontato  per tanto tempo, solo perchè quasi nessuno aveva avuto prima il coraggio di porsi quegli interrogativi curiosi e non di rado imbarazzanti che di solito si evitano in campo scientifico, soprattutto se finiscono col mettere in discussione idee e metodi comunemente accettati e consolidati.

E naturalmente il primo di cui mi accingo a parlare è proprio l’ autore del libro in questione, il dr. T. Colin Campbell (coadiuvato da suo figlio Thomas per la stesura), il quale può vantare un curriculum di assoluto prestigio, avendo scritto più di trecento pubblicazioni, partecipato a numerose commissioni governative e contribuito alla creazione di varie organizzazioni che si occupano di dieta e salute, come l’ Istituto Americano di Ricerca sul Cancro e il Fondo Mondiale di Ricerca sul Cancro.

L’ emerito  scienziato ( ma non medico), che insegna Biochimica della Nutrizione alla Cornell University, per uno strano scherzo del destino, prima di diventare uno dei più convinti fautori di una dieta pressocchè integralmente vegetale, ha vissuto fino all’ età adulta nella fattoria di famiglia che produceva principalmente latticini, collaborando egli stesso nella sua mansione di mungitore di vacche.

Aveva persino  ottenuto un dottorato di ricerca alla Cornell University finalizzato a scoprire metodi per accrescere la produzione di proteine animali.

Insomma, come tutti gli americani (e non solo), era assolutamente convinto che una dieta ricca di proteine “nobili”, cioè di carne, latte e uova, fosse l’ ideale per la salute.

 Ma negli Stati Uniti, dove impazzano le famigerate diete ”dimagranti” che enfatizzano gli alimenti proteici (cioè, in pratica i cibi animali) a scapito dei carboidati (dieta Zona, dieta Atkins, per citare le più popolari), i due terzi degli adulti sono sovrappeso, se non proprio obesi, e, fatto ancora più eclatante, anche i giovani si stanno ammalando sempre più precocemente di diabete di tipo 2,  una patologìa che fino a non molto tempo fa colpiva solo adulti piuttosto avanti cogli anni.

Incredibilmente, nonostante i più autorevoli nutrizionisti le abbiano condannate già da tempo, non ci si vuole convincere che possibili immediati cali ponderali derivanti da tali diete  hanno come contropartita problemi ben più gravi sul lungo periodo.



                                                     Dieta americana standard: la ricetta per la malattia

Ed è proprio da questo monumentale rapporto, che non ha assolutamente precedenti nella letteratura scientifica per vastità e durata degli studi, presentandosi pertanto come un provvidenziale raggio di luce nelle nebbie della confusione, alimentata dalla disinformazione, che scaturiscono scottanti correlazioni a volte insospettabili, che vanno ben oltre quelle più ovvie e banali.

Ma, come già detto in un precedente articolo, gli Stati Uniti sono il Paese delle contraddizioni e dei paradossi, perciò a tanta disponibilità di informazioni di qualità, come si capirà meglio più avanti, fa da contraltare l’ ambiente culturale più malsano al mondo.

Un Paese dove nei punti vendita alimentari è più facile trovare una Coca-Cola, uno snack, un hot-dog che una mela, dove i bambini, se sentono parlare di verdura, pensano automaticamente alle patatine fritte o al ketchup, la nota salsa a base di pomodoro che si usa per condire i panini, e dove nelle sale d’ aspetto degli ambulatori  si può trovare una rivista patinata, “Il medico di famiglia: guida essenziale a salute e benessere“, pubblicata dall’ Accademia americana dei medici di famiglia, corredata da sgargianti immagini pubblicitarie di McDonald’s, merendine industriali e altre “prelibatezze” non propriamente in linea con le finalità dichiarate  della rivista.

Un Paese dove alla spesa sanitaria  più alta del mondo corrisponde uno stato di salute generale a dir poco inquietante e in continuo peggioramento, che si può esemplificare in questi pochi dati:

Record mondiale nell’ incidenza di soggetti con problemi di sovrappeso, come dicevo poc’anzi; più di 15 milioni di diabetici (su 300 milioni di abitanti); più di 100 milioni di persone con allarmanti livelli di colesterolo; almeno metà della popolazione ha bisogno di prendere qualche farmaco prescritto dal medico, compresi i bambini, che attualmente assumono farmaci prescritti come mai era avvenuto in passato; l’ incidenza delle cardiopatie è allo stesso livello di trent’anni fa e la guerra al cancro, a dispetto di tutte le bugie che ci raccontano, è ben lontana dalla vittoria.



The China Study

The China Study

Lo studio più completo sull'alimentazione mai condotto finora - Sorprendenti implicazioni per la dieta, la perdita di peso e la salute a lungo termine

T. Colin Campbell, Thomas M. Campbell


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E se qualcuno pensa, magari leggendo certe cavolate, assolutamente prive di senso, a volte riportate dai giornali, che noi italiani, potendo vantare una tradizione alimentare che il mondo ci invidia come la dieta mediterranea, siamo messi molto meglio degli americani, beh… farebbe sicuramente bene a ricredersi: per poterne beneficiare non basta evidentemente vantarsi di tale dieta in quanto originaria delle nostre parti… se poi di fatto non la si mette in pratica (potete dare un’ occhiata al mio articolo “A proposito dell’ equivoco sulla dieta mediterranea su www.autodifesalimentare.it/blog).      

Il modo di mangiare degli italiani, da alcuni decenni a questa parte, è infatti soltanto un pallidissimo ricordo di quello che si intende per “dieta mediterranea” in senso scientifico, essendo il risultato di cattive abitudini e di condizionamenti  vari da parte di mode e quant’altro, insomma uno dei tanti esempi di omologazione all’ andazzo generale.

Del resto l’ iperbolico aumento dei più significativi problemi di salute, avvenuto parallelamente al cambiamento di abitudini dietetiche, ne è la piena conferma.



                                                                                      


Sono molti i personaggi pubblici, come Pamela Anderson e ill Clinton, che si sono convertiti a diete salutiste

                                                                             
Ma venendo a quello che è da considerare una pietra miliare nella storia del nutrizionismo, “The China Study” è il risultato di  ventisette anni di studi e ricerche epidemiologiche realizzati grazie alla collaborazione della Cornell University, la Oxford University e l’ Accademia Cinese di Medicina Preventiva e al dr. Campbell, appunto, che ha diretto il progetto (insomma si può considerare il Franco Berrino americano).

Il titolo si spiega col fatto che è stata scelta la Cina principalmente come teatro dell’ esperimento perchè la sua popolazione presenta una maggiore omogeneità per quanto riguarda le caratteristiche genetiche, gli stili di vita e la tendenza a vivere sempre nello stesso posto.

Sono state così monitorate diverse migliaia di soggetti in varie regioni, confrontando i dati con quelli relativi ad altre etnie, con risultati di laboratorio e con dati provenienti da altri studi analoghi (”The China Study” contiene oltre 750 rimandi bibliografici a pubblicazioni di altri ricercatori a conferma dei suoi riscontri).

Come risultato sono emerse più di 8000 associazioni statisticamente significative fra vari fattori dietetici e malattie come cardipatie, diabete, obesità, malattie autoimmuni, patologie relative a ossa, reni, occhi, disturbi cognitivi come l’ Alzheimer e altro.

E se vi piacciono le sorprese, ecco un breve riassunto di quelle che sono le conclusioni:

-Per quanto problematiche, le sostanze chimiche presenti nell’ambiente e nel vostro cibo non sono la causa principale del cancro;
-La speranza che la ricerca genetica possa portare a cure farmaceutiche per le malattie ignora le soluzioni più efficaci che possono essere messe in atto oggi;
-Il controllo ossessivo dell’assunzione di una sostanza nutritiva, come ad esempio i carboidrati, i grassi, il colesterolo o gli acidi grassi omega-3, non darà come risultato una migliore salute a lungo termine;
-Le vitamine e gli integratori alimentari, per quanto siano d’ aiuto, non vi forniranno una protezione a lungo termine dalle malattie;
-I medicinali e la chirurgia non sono in grado di curare le malattie che uccidono la maggior parte degli americani;
-Probabilmente il vostro medico non sa di che cosa avete bisogno per ottenere il miglior stato di salute possibile;
-Un cambio di alimentazione può permettere ai pazienti diabetici di sospendere l’assunzione di farmaci e anche di guarire;
-Una cardiopatia può essere fatta regredire solo con la dieta;
-Il cancro al seno è in relazione con i livelli di ormoni femminili nel sangue, a loro volta determinati dal cibo che mangiamo;
-Il consumo di latticini  aumenta il rischio di cancro alla prostata;
-Gli antiossidanti presenti nella frutta e nella verdura sono collegati a migliori prestazioni intellettuali nella vecchiaia;
-E’ possibile prevenire i calcoli renali con una dieta corretta;
-Il diabete di tipo 1, una delle malattie più devastanti che possano colpire un bambino, presenta evidenti correlazioni con le pratiche di alimentazione infantile;
-Un eccessivo consumo di proteine animali è correlato a vari tumori: fra le più pericolose, la caseina (l’ 87% delle proteine del latte vaccino), che favorisce tutti gli stadi del processo tumorale.

Per inciso, voglio far notare che si tratta in massima parte di concetti di cui i maestri macrobiotici hanno parlato per primi, e che vanno ripetendo ormai da cinquant’anni. Ma chi se n’è mai accorto? Brutto destino a volte per gli antesignani di qualsivoglia idea…

Del resto, che il cibo fosse la migliore medicina lo aveva già detto Ippocrate più di duemila anni fa, e senza sapere niente di biochimica.

Ma (per restare sempre in tema di incongruenze), nonostante il rigore scientifico e l’ autorevolezza degli scienziati implicati, tutte queste preziosissime informazioni, che avrebbero dovuto far piazza pulita di tutta la spazzatura (pseudo)scientifica (che ancora domina indisturbata su buona parte dei media) e delle più futili manìe dietetiche modaiole, non ha suscitato l’ eco che meritava (almeno a livello mediatico), incontrando una certa resistenza non solo da parte di quelle lobby che remano contro una migliore salute sociale, ma perfino nello stesso ambiente accademico.

E anche di questo ci parla Colin Campbell nel suo libro, quando analizza le ragioni del silenzio che circonda certe informazioni. Lui, che da quattro decenni è vissuto sempre dietro le quinte, sa cosa c’è sotto (e non ci vuole molto ad immaginarlo anche per chi non è un “addetto ai lavori”).

Pensate che questo libro è stato pubblicato (in USA) nel 2005, eppure io stesso, che pure mi interesso di questi argomenti e cerco di essere aggiornato, fino a poco fa non ne sapevo nulla.

E poi (dulcis in fundo) c’è la confusione della gente comune, sempre più diffidente perchè non sa più a chi dare ascolto, bombardata com’è da così tante informazioni divergenti.

Un fenomeno molto rilevante negli Stati Uniti, come ci dice sempre il nostro scienziato.

Inoltre moltissime persone sembrano dominate da una irrefrenabile quanto inspiegabile tendenza autolesionistica, nel perseverare in abitudini palesemente deleterie.

Esse sono insensibili agli ormai tanti stimoli e inviti al buonsenso, perchè rassegnate a quello che considerano un ineluttabile destino di malate a vita.

E infine non mancano nemmeno le critiche alle suddette conclusioni, che tuttavia non ne intaccano l’ essenza. Ma su questo intendo tornare al termine della serie di articoli di cui parlavo all’ inizio, dopo essermi occupato degli altri due esperti che condividono le stesse idee di Campbell.






Michele Nardella
 

3 Comments to ““The China Study”: il più sensazionale documento mai pubblicato sul rapporto tra dieta e malattie moderne”

  1.   gianni | Settembre 6th, 2011 at 9:57 pm e
    Buonasera Michele,
    ho letto questo Tuo articolo che come tutti i Tuoi articoli, è preciso e ricco di informazioni. Per quanto riguarda le diete, difficilmente le persone possono essere bilanciate nelle loro scelte. Andando in giro per le librerie e i giornalai, si possono notare numerosissime riviste più o meno specializzate che forniscono informazioni sulla dieta X o Y, andando a fare leva sulla perdita del peso. Alla TV siamo bersagliati dalle pubblicità tipo “lo yogurt che toglie il colesterolo” o “ti rende in linea” con la moda anoressica delle modelle che sono costrette ad avere una taglia 40/42 per poter sfilare. Tutti bene o male si rendono conto che questa non è la realtà della vita, ma la moda….
    Un’altra considerazione vorrei farla anche sull’ambiente, inteso come famiglia, giro di conoscenze, in cui si vive. Difficilmente una famiglia, marito e moglie che lavorano, se non sono saldamente radicati a dei sani valori legati all’alimentazione, acquisiti nel tempo, riusciranno ad evitare quei cibi surgelati o comunque già preparati (tipo 4 salti in padella). La motivazione? Semplice, dopo 8 ore di lavoro non hanno voglia di mettersi a cucinare, Un cibo che si scalda in 6/7 minuti è più pratico.
    La praticità, quella vera, ci ha lasciato. Io ricordo che nei tempi in cui non ci potevamo permettere molto, si preparava la sera un pentolone di minestrone fatto con le verdure fresche e il giorno successivo era già pronto. Lavare l’insalata e prepararla con altre verdure è difficoltoso, è meglio quella in sacchetto già lavata e pronta all’uso.
    Ma tornando al libro che stai presentando, vorrei esprimere il mio disappunto per non essere stato pubblicizzato come normalmente viene pubblicizzata una nuova dieta. Infatti come hai detto è stato pubblicato circa sei anni fa e non è stato ancora tradotto in italiano. E’ vergognoso.
    C’è da dire che comunque è in atto un movimento, non indifferente, per portare a conoscenza il pubblico dell’importanza di mantenere uno stato alcalino a livello digestivo, prediligendo cibi vegetali, meglio crudi, e utilizzando come bevanda l’acqua al posto della coca-cola. A questo proposito c’è stato un congresso-seminario a Rimini in giugno, dove è stata presentata la “dieta del PH” e l’acqua Kangen.
    Su you-tube si trovano alcuni stralci di questo seminario.
    Grazie per l’attenzione
    Gianni
  2.   Michele Nardella | Settembre 7th, 2011 at 9:54 am e
    Ogni tuo commento potrebbe a sua volta essere proposto come un nuovo articolo, data la lunghezza e la ricchezza di contenuto.
    Complimenti anche a te, Gianni.
    Comunque effettivamente ha quasi dell’ incredibile come un libro così cruciale, uscito nel 2005 in USA, sia disponibile in italiano solo ora, e che nessuno, ch’io sappia, ne abbia mai parlato nel frattempo.
  3.   ROSSANA NARDELLA | Settembre 20th, 2011 at 3:47 pm e
    caro michele,
    ho letto con molto interesse il tuo articolo su “the china study” e l’ho trovato molto interessante….. comunque siamo alle solite, e’ vero che noi italiani ci reputiamo “migliori” degli americani, almeno per quanto riguarda l’alimentazione, ma questo evidentemente non e’ del tutto vero…..basta vedere come hanno preso piede i vari MacDonalds, sempre pieni non solo di ragazzini, ma anche di intere famiglie ! la dieta mediterranea e’ una bella cosa, ma bisognerebbe metterla in pratica…. ma purtroppo si torna sempre al solito discorso che tante volte abbiamo fatto e cioe’ sulle responsabilita’ che le industrie alimentari hanno, che i mass media hanno i loro interessi a diffondere un certo tipo di informazione…..eccetera eccetera…..e’ un po’ come combattere contro i mulini a vento. e’ triste ma e’ così….. finchè la televisione detterà legge poco potrà cambiare….. ma intanto non smettere di parlare di queste cose, tu che riesci a esprimerti così bene continua che magari alla lunga riuscirai a convincere la gente a tornare all’antico come ricorda anche l’amico Gianni che ha lasciato un bel commento prima di me... ciao!

6 commenti:

  1. Ciao Michele, ciao Gianni e ciao Rossana. Mi chiamo Chiara e ho un'importante informazione per voi tutti. Lavoro in un'agenzia di organizzazione eventi e avrei una proposta per voi, per fare gruppo per diffondere questa nuova cultura alimentare in Italia. Se vi interessa si tratterebbe di una proposta da inoltrare via mail in maniera confidenziale. Il mio indirizzo email è chiara.borsato @ gmail punto com. Attendo vostre, un caro saluto auguri di buone feste. Ch

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  2. Gentile Chiara,
    grazie innanzitutto per gli auguri, che ricambio.
    Mi fa piacere ovviamente notare che c'è interesse per queste cose, ma non mi è del tutto chiaro in cosa consista la tua proposta.
    Comunque da parte mia non c'è alcun problema, e puoi contare sulla mia disponibilità.
    Ne possiamo riparlare, magari se provi a spiegarti meglio. Fammi sapere.
    Saluti

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  3. Ciao Michele,

    pur condividendo pienamente una scelta alimentare di tipo vegetariano-fruttariano, povera di proteine di origine animale, mi sento di criticare ampiamente la diffusione di libri "per il pubblico" come The China Study.
    Quando l'ho letto mi erano già venuti alcuni dubbi.
    Poi mi sono imbattuto nel blog di una fanciulla davvero ingamba che ha confermato, in modo molto più rigoroso, i miei sospetti(qui di seguito il link):

    http://rawfoodsos.com/2010/07/07/the-china-study-fact-or-fallac/

    Premetto che la ragazza in questione è, a quanto mi pare, "disinteressata" a fare critiche di-parte, visto che lei per prima è vegetariana-fruttariana ed è stata pure vegana per molti anni.
    Ma avendo letto approfonditamente le sue critiche, trovo pericoloso che studi come The China Study vengano divulgati al pubblico, quando contengono palesi distorsioni ed interpretazioni forzate dei dati.

    Ve bene fare scelte alimentari e fare studi per confermarne la validità, ma cercare di costruirne un sostegno "scientifico" forzando l'interpretazione dei dati è disonesto, oltre che molto molto rischioso. C'è gente che non può (per mancanza di tempo, di mezzi, di basi culturali, ...) informarsi, e certi libri li prende come oro colato, e su di essi fa scelte di vità che possono rivelarsi non proprio salutari.

    Ciao

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    1. Grazie per il tuo intervento.
      Sapevo già da tempo di questa critica di Denise Minger alle conclusioni di Colin Campbell. La "fanciulla" non è nemmeno la sola ad avere da obiettare sul libro in questione, per cui ne è nata una diatriba devo dire molto intrigante, anche se non è così scontata la conclusione, come molti potrebbero pensare, perchè lo stesso Campbell si è scomodato per dare a sua volta una lunga risposta alla "fanciulla".
      Comunque avevo già in programma di proporre questo interessantissimo seguito, e lo farò certamente in un prossimo post, dove troverai una risposta alle tue (giustificate) perplessità.
      A presto dunque, e di nuovo grazie per il tuo intervento quanto mai opportuno.

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  4. Ciao Michele
    Complimenti per il tuo blog, davvero.

    Mi dispiace sentire queste critiche al The China Study.

    Infatti anch’io ho letto il libro e subito dopo ho fatto la pazzia: ho alzato il telefono e ho chiamato direttamente T. Colin Campbell.

    Il resto è storia. L’autore di The China Study sarà mio ospite in Italia per una giornata formativa aperta a tutti e incentrata sulle sue ricerche il prossimo 21 settembre 2012, a Vicenza.

    Come puoi immaginare sono emozionta solo al pensiero di incontrarlo. Spero a questo punto che la giornata possa diventare un modo di confrontarsi con l'autore e le evidenze delle sue ricerche.

    Al momento Campbell ha accettato di scriverci sul mio blog, www.niclapress.com, postando nuovi argomenti e rispondendo alle nostre domande.

    Chiunque abbia voglia, puo’ collaborare con me, mettendo la sua firma al fianco a quella del numero uno in tema di alimentazione e salute e postando i suoi dubbi direttamente con la penna di chi ha scritto la monumentale ricerca.

    Forse può intessare a qualcuno. Nel qual caso è possibile scrivimi a info@be4eat. com

    Ciao
    Nicla

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    1. Gentilissima Nicla,
      grazie per il tuo interesse e per i complimenti.
      Mi fa molto piacere trovare persone che condividono le mie idee e quello che faccio. Ti posso garantire che prima della data da te indicata ci sentiremo , perchè, come già detto, certamente promuoverò un evento così eccezionale.
      Grazie per avermi segnalato il tuo blog.
      A presto.

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