martedì 1 novembre 2011

Summilk, il summit dell' ipocrisia

Fino a pochi giorni fa in uno dei più centrali crocevia di Parma, la città dove vivo, faceva bella mostra di sè un mega-cartellone che reclamizzava un evento mondiale che si tiene ogni anno in una città diversa, il World Dairy Summit (Congresso Mondiale sui Latticini), conosciuto come Summilk, lo spiritoso neologismo scelto ad hoc.

Quest' anno è toccato all' Italia avere l' onore di ospitare la rassegna, dal 15 al 19 ottobre, che si proponeva di riunire esperti del settore lattiero-caseario di tutto il mondo per discutere sulla "Sicurezza Alimentare Sostenibile", focalizzandosi sui più vari aspetti che oggigiorno l' industria del latte si trova a dover fronteggiare.


Aspetti più che mai cruciali, dati i tempi, che riguardano  produzione, tecnologie,  sicurezza alimentare, politiche di sviluppo e marketing, sostenibilità ambientale, con particolare riguardo al problema dei gas serra, e, non ultima... la salute (!!!), com' è specificato già nella presentazione del convegno, dove si legge che latte e derivati sono alimenti fondamentali dell' alimentazione di tutte le popolazioni.
Il che è già tutto un programma...

E quale città poteva essere scelta come la più adatta ad un simile mega-evento, se non la città-simbolo della cultura alimentare per eccellenza? Ovviamente Parma. E quale poteva essere lo sponsor principale, se non la Parmalat?

Particolare interessante: in concomitanza  con la suddetta manifestazione è stata indetta, sempre dalla Parmalat, l' Obesity week (la settimana dedicata all' obesità), che aveva in programma, assieme a tanti altri incontri "educativi" su quel tema, una conferenza  dal titolo a dir poco intrigante, L' homo sapiens e il latte: recenti acquisizioni scientifiche. 

Latte e Formaggio

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Claudio Corvino


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Ohè ragazzi, qui si fa sul serio... il fiorfiore mondiale della scienza che si riunisce nella capitale alimentare per fare il punto sui più scottanti ed urgenti temi sul futuro dell' umanità, e in più un seminario il cui titolo, come minimo, suscita una irresistibile curiosità...

E infatti anch' io sarei proprio curioso di sapere che cosa avranno detto sull' argomento, visto che ogni giorno se ne sente sempre una nuova.

Del resto il rigore scientifico in questo genere di notizie traspare fin dagli aspetti più formali.

Infatti in base alla proprietà transitiva, come sappiamo dalla matematica, se

dieta mediterranea (che si identifica col modello considerato più sano) = cucina italiana,
e, nell' immaginario collettivo,
cucina italiana = prosciutto di Parma, parmigiano reggiano e altre specialità nostrane,
è logico dedurre:
dieta mediterranea = prodotti gastronomici di Parma.

Dunque, vediamo un pò... che il latte sia fondamentale per combattere l' osteoporosi lo sanno anche i sassi; che faccia dimagrire pure si dice in giro da un pò a questa parte, cosa del resto ribadita proprio in questa occasione; che allunghi la vita e addirittura protegga dai disturbi cardiovascolari e perfino dal cancro anche questo l' ho già sentito... ed ora non ci resta che scoprire magari, come il titolo della suddetta conferenza lascia presumere, che il latte abbia pure svolto un ruolo importante nel nostro processo evolutivo fino all' attuale stadio di homo sapiens.

Chissà, le vie della scienza sono infinite...

Solo che purtroppo quest' homo non deve essere tanto "sapiens", visto che si blatera tanto di sostenibilità ambientale senza rendersi conto (o fingendo di non sapere) che tutti gli attuali problemi legati alle risorse energetiche, di cui si fa uno spreco indecente, e l' inquinamento che ne deriva sono per la  maggior parte conseguenza del modello alimentare moderno, e per giunta insano, basato, come sappiamo, su quantità spropositate di cibo animale, oltre che sul cibo-spazzatura, altra fonte di sprechi.

E per chi avesse ancora dubbi mi riprometto di dimostrarlo in un prossimo articolo.

Il Latte un Alimento da Evitare

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Anne Laroche de Rosa


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Perciò lo "sviluppo sostenibile" non passa attraverso il sostegno di industrie come quella lattiero-casearia, che vorrebbe addirittura incrementare la sua produzione in vista dell' aumentata richiesta di cibo "da benessere" dovuta all' incremento demografico mondiale. E tutto questo per la presunta necessità di non far mancare nella nostra dieta i più sopravvalutati fra gli alimenti.

Certo è apprezzabile che ci sia almeno la volontà di ridurre l' impatto ambientale dei gas serra prodotti dal bestiame d' allevamento mediante l' adozione di nuove strategìe e tecnologìe, ma è chiaro che non può essere questa la soluzione al problema.

E' inutile continuare a guardare la realtà coi paraocchi: chi si interessa a queste problematiche seriamente sa queste cose, ma quasi nessuno ne parla apertamente.

E quelle rare volte che avviene i risultati non sono incoraggianti.

Possibile che neppure l' appello di un personaggio come Umberto Veronesi (notoriamente vegetariano) a favore di una riduzione del consumo di carne, e più volte espresso anche in sede parlamentare, riesca a sensibilizzare l' opinione pubblica?

Ma le considerazioni che valgono per la carne si possono estendere a tutti i prodotti animali di origine terrestre, e dunque soprattutto ai latticini, costituendo una quota non indifferente nei consumi totali di cibo animale.

Non posso però fare a meno di rilevare che, mentre l' idea che la carne non sia precisamente un toccasana e che sia opportuno ridurne il consumo, se non eliminarla del tutto, è ormai abbastanza accettata anche da chi non fa parte della schiera (in costante crescita) dei vegetariani convinti (anche se poi ben difficilmente si pensa di metterla in pratica), i latticini restano sostanzialmente un tabù, e parlare a loro sfavore  per la maggioranza della gente suona ancora assurdo e blasfemo, evidentemente per motivi di ordine psicologico e culturale che niente hanno a che vedere con scienza e razionalità.

Per questo il culto dei latticini presenta i connotati tipici di una religione: la religione che conta il maggior numero di fedeli al mondo. E come ogni religione che si rispetti, riesce particolarmente difficile convincere i suoi seguaci più fanatici  all' apostasia.

E l' industria del latte non è da meno quanto a tenacia e determinazione, essendo la più agguerrita ed insidiosa, in quanto si serve sistematicamente della menzogna come arma per poter prosperare, grazie alla complicità di scienziati ignoranti o compiacenti.
E per dimostrarlo porterò un esempio che vale per tutti.

Dovete sapere che l' industria lattiero-casearia spende fior di quattrini ogni anno per finanziare la ricerca scientifica, nella speranza di scoprire o confermare qualche beneficio legato al consumo di latticini.

Così quando nel 2004 lessi per la prima volta la notizia della scoperta di un certo acido linoleico coniugato che avrebbe proprietà antitumorali e che si ritrova, guarda caso, nel latte e nei suoi derivati, in quanto si forma nel rumine delle mucche, rimasi sbigottito per l' enfasi che accompagnava la notizia, perchè, come tutti gli esperti seri sanno, se può esserci una correlazione tra latticini e cancro è nel senso che lo favoriscono.

Ma per fortuna la risposta, sia pure in ritardo, è arrivata da Colin Campbell, che nel suo straordinario libro, The China Study, dove spiattella senza pietà tutti i retroscena che si celano nell' ambiente scientifico e dell' informazione, ci racconta come ha fatto a smascherare questa balla da Guinness dei Primati.

E sempre da Campbell mi è arrivata la conferma a quanto già sapevo, a proposito della subdola influenza che la suddetta lobby esercita perfino nei confronti dei soggetti più vulnerabili e quindi più adatti ad essere plagiati, i giovani, essendosi silenziosamente insinuata nelle scuole allo scopo di indottrinare insegnanti ed alunni e reclutare così sempre più adepti, assicurandoseli verosimilmente come fedeli a vita alla candida religione.

D' altra parte capisco la situazione drammatica di chi si vede costretto a ricorrere disperatamente ad ogni espediente pur di restare a galla, in una realtà che procede inevitabilmente e sempre più velocemente in una direzione a lui non favorevole, ma purtroppo le leggi universali non possono essere eluse impunemente.

In casi come questo è la propria capacità di adattamento a una realtà intrinsecamente mutevole a fare la differenza.

Come dice Fritjof Capra, quando il ciclo di una civiltà volge al termine, fase che si presenta sempre come la più critica (e che si può facilmente individuare nel momento attuale), la corrente culturale principale conservatrice, che si riconosce principalmente nelle istituzioni, irrigiditasi su vecchie idee non più adeguate alla realtà presente e su modelli di comportamento stereotipati, e rifiutandosi di cedere il suo ruolo-guida alle minoranze creative, che rappresentano le forze culturali emergenti ormai in fermento, sarà sempre meno in grado di rispondere alle sfide in modo costruttivo, e perciò continuerà inesorabilmente a declinare e a disgregarsi fino a scomparire, per cedere infine il posto ai nuovi protagonisti della scena, non più minoranze culturali, che daranno impulso a una nuova civiltà.


Michele Nardella  




2 commenti:

  1. Ormai le grandi case produttrici, dalle farmaceutiche a quelle alimentari, sono dentro le università con le loro donazioni... non c'è molto da fare, perchè quei pochi scienziati estranei a questo gioco hanno la voce troppo flebile, dato che non hanno i soldi per pagare le tv e i giornali e farsi pubblicità!
    Hai proprio ragione quando si parla della fine della nostra civiltà, siamo proprio alla fine. Nel giro di 30 anni probabilmente sarà tutto un pandemonio, e tremo all'idea di quello che dovranno vivere i miei figli e i miei nipoti! Quello che posso fare fin da adesso come madre è insegnare csa mangiare e come, i principi di buona salute e del curarsi in modo naturale e pregare che crescendo abbiano fatto tesoro di quello che ho detto... sperando anche di riuscire presto a comprarmi una casa e un orto annesso o anche lontano, dove io possa produrre almeno un po' di quei prodotti che desidero mangiare in casa mia! Proprio come i miei genitori hanno fatto per me!

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    1. C'è poco da aggiungere.
      Mi fa piacere che ci siano ancora persone sensibili a queste problematiche e che si preoccupino del futuro dei propri figli, oltre che del pianeta.
      E' importante credere davvero in questa causa, perchè la lotta è dura.

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