martedì 15 febbraio 2011

Prepararsi al 2012 (Gregg Braden, in Italia a marzo, ce ne parlerà)

 

Se  questi ultimi due lustri non li avete trascorsi in un rifugio antiatomico, oppure in un remoto, sperduto villaggio del terzo mondo, o magari in un convento di clausura, certamente avrete sentito parlare almeno una volta del fatidico anno 2012, presentato come foriero di una ipotetica fine del mondo.

C'è ancora tanta confusione su questa leggenda che certamente contribuisce ad alimentare speculazioni (poteva mai essere che il cinema hollywoodiano non sfruttasse l'occasione per proporci l'ennesimo film del filone catastrofico ad altissimo tasso di effetti speciali?), perciò, nel mio piccolo, proverò (immodestamente) a fare un pò di luce attingendo a quelle che mi sembrano le fonti più autorevoli e sicure.

Questo tema del 2012, come si può facilmente rilevare, è il cardine intorno al quale ruotano tutti gli argomenti  toccati da Gregg Braden che, lo voglio ricordare ancora, tornerà a furor di popolo in Italia a breve per parlarci di quattro scoperte che dovrebbero aiutarci a capire e a superare meglio questo passaggio cruciale.

Come ho già accennato nei miei precedenti articoli dedicati allo scienziato statunitense, tutti i cambiamenti a livello planetario, cosmico, sociale e individuale che stiamo da tempo sperimentando in modo progressivo culmineranno nella data dell'equinozio invernale (21 dicembre) del 2012.

E' inutile però che stia a parlare di questi cambiamenti, perchè di notizie a riguardo è pieno il web (oltre naturalmente ai libri di Gregg Braden e di molti altri, per chi volesse approfondire).

Posso solo dire, per essere onesto e preciso, che i dati relativi alla risonanza di Schumann (un parametro che indica quella che si può considerare la pulsazione magnetica della terra) forniti da Braden non sono confermati da altri scienziati.


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Buono
Mentre la velocità di rotazione della terra sarebbe da tempo in calo, come pure l'intensità del campo magnetico, la risonanza di Schumann, secondo lo scienziato del Missouri, avrebbe incrementato progressivamente la frequenza da 7,8 hertz, valore mantenutosi costante fino agli anni'80, agli oltre 10 attuali. Sembra che tale particolare sia di importanza cruciale per la sua correlazione con un fenomeno naturale già avvenuto ripetutamente in passato (quattordici volte solo negli ultimi 4,5 milioni di anni): l'inversione dei poli magnetici, che avrebbe luogo allorchè la frequenza raggiungesse i 13 hertz. Qualora questo si verificasse, la terra si fermerebbe per poi riprendere il suo movimento rotatorio sul proprio asse in direzione opposta.

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Ma al di là delle inevitabili frequenti divergenze fra scienziati e dell'atteggiamento dei soliti scettici ad oltranza che, senza riflettere seriamente sui fatti e trarne le logiche conclusioni, tendono a minimizzare o a ridicolizzare qualsiasi notizia in qualche modo clamorosa, c'è da notare che condizioni geologiche critiche e possibili conseguenti eventi catastrofici come quelli che si paventano sono già avvenuti ciclicamente in passato, e queste non sono semplici opinioni, ma fatti ormai noti alla scienza di cui tutte le più antiche tradizioni parlano nei loro più disparati documenti.


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Come si può non tener conto del fatto che popolazioni vissute in epoche diverse e in località tanto lontane fra loro abbiano trattato gli stessi argomenti, facendo le stesse previsioni con tanta precisione riguardo alla data?

Per di più, a tutta questa mole di indizi, da alcuni anni a questa parte si sono aggiunti alcuni misteriosi e inquietanti fenomeni : mi riferisco ai cosiddetti "cerchi nel grano" (crop circles), cioè, per chi non ne fosse al corrente, a quegli enormi, elaborati ed artistici pittogrammi che si formano misteriosamente di notte in campi di grano (notati già in diverse parti del mondo) e che si possono apprezzare nella loro interezza solo guardandoli dall'alto, date le dimensioni.

             

                                            Cerchio nel  grano raffigurante calendario maya  

Le armoniose forme geometriche che rappresentano sono ricavate sfruttando il contrasto fra zone in cui le spighe sono piegate e riverse e il resto del campo con le spighe in posizione normale, cioè eretta, che fa da sfondo.

Ebbene, tra questi cerchi (che sono ormai numerosi) ne sono comparsi alcuni con inequivocabili raffigurazioni del calendario maya e di disegni che ci riportano alla geometria sacra.

Scartata l'ipotesi più ovvia e plausibile, e cioè che si tratti di trucchi, di umanissimi artefatti insomma (nel video che vi propongo ne è contenuta la prova definitiva), tutto lascerebbe dunque pensare a messaggi di civiltà aliene, che evidentemente vogliono ricordarci quello che già i nostri antenati ci hanno tramandato, usando il loro stesso linguaggio.

E questo non può essere che quello universale e primordiale, fortemente immaginifico perchè basato sul simbolismo, sulla metafora, sull'analogìa, come il linguaggio mitico e allegorico usato nelle religioni e nella mitologìa di tutto il mondo per trasmettere conoscenze e insegnamenti.

Ma non si deve pensare a qualcosa di fantasioso, di arbitrario, impreciso e campato in aria, perchè tutti questi miti e messaggi prendono forma sulla base di dati scientifici ottenuti grazie alla sorprendentemente avanzatissima conoscenza, da parte dei nostri lontanissimi antenati, della matematica, altro linguaggio universale, e soprattutto dell'astronomìa.

Gli antichi avevano una conoscenza della natura e dell'universo per certi versi molto più profonda della nostra, pur senza il vantaggio delle scoperte scientifiche e delle tecnologìe moderne, e così, grazie alle loro superiori capacità intuitive, avevano individuato schemi, modelli, cicli e sottocicli nelle strutture in cui si esprime la natura e negli accadimenti universali.

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"Tutto è numero", come si esprimeva Pitagora, concetto che si estende evidentemente oltre l'ambito fisico, se la numerologìa è notoriamente alla base dell'esoterismo.

Ricordo quanto fui colpito e affascinato nel sentir trattare questi argomenti per la prima volta negli anni '70-80 da Michio Kushi nei suoi libri e seminari, parlando dell'Ordine dell'Universo.

Da allora concetti come la spirale logaritmica a sette orbite, che sarebbe il modello universale che governa la materializzazione e lo sviluppo di tutti i fenomeni (citato anche nella Bibbia usando la metafora dei sette giorni della creazione) o la serie numerica di Fibonacci (che si ritrova nella geometrìa sacra, come nelle proporzioni del corpo umano e in altri esempi) mi sono divenuti sempre più familiari, aiutandomi a guardare ai fatti della vita in modo totalmente diverso.

Ed è proprio in questo contesto che si possono capire certe previsioni, come quella dei Maya. I vari accadimenti non avvengono per caso, ma, pur se i fatti e i protagonisti son sempre diversi, le condizioni che li rendono possibili sottostanno a cicli ben precisi.

Anche il tempo dunque ha una sua struttura, che corrisponde ai princìpi di un ologramma.

La conoscenza dei suoi cicli e sottocicli (e il calendario maya con la sua complessità ne è l'esempio ideale) e degli eventi passati ci consentirebbe perciò, secondo Braden, di fare previsioni su ciò che ci riserva il futuro.

Per esempio, nell'analizzare le circostanze in cui furono assassinati il presidente John Kennedy e, un secolo prima di lui, il suo predecessore Abramo Lincoln, si sono scoperte parecchie sorprendenti analogìe.

Il riconoscimento dell'esistenza di situazioni che ciclicamente si ripetono nella storia è alla base della dottrina della suddivisione del tempo in "Ere del mondo" presso le varie tradizioni, come ci ricordano appunto i Maya, gli Aztechi, gli Hopi e soprattutto gli Indù con i loro yuga, come chiamavano le quattro ere in cui era suddiviso un ciclo completo.

Tali ere non erano altro che fasi, ognuna con caratteristiche peculiari, che insieme costituivano un ciclo evolutivo dell' umanità.

E' bene precisare però, a scanso di equivoci, che per "evoluzione umana" qui  si intende quella della coscienza e dello spirito, e non, come molti ingenuamente penserebbero, condizionati come siamo, quella valutabile unicamente in termini di progresso nelle conoscenze razionali e nella tecnologìa.

Quest'ultima, infatti, è da considerare piuttosto un surrogato per sopperire al vuoto esistenziale dell'uomo moderno e alla perdita dei poteri di cui una volta godeva.

Nei Veda, i più antichi testi sacri della tradizione induista, si parla infatti del Sathya Yuga come dell'Età dell'Oro, corrispondente al periodo più luminoso, in cui l'umanità raggiunge il massimo sviluppo potenziale, vivendo in armonìa con le leggi del creato, conseguendo così saggezza, salute, pace e amore.

A quest'era si contrappone il Kali Yuga (o Età del Ferro) con caratteristiche opposte, in quanto rappresenta il periodo delle tenebre, nel quale l'umanità sperimenta, col declino fisico, morale e spirituale, ogni genere di difficoltà e sofferenza.

Non è difficile riconoscere in questo periodo quello che ci stiamo lasciando alle spalle.

A questi due estremi si alternano altri lunghissimi periodi con caratteristiche intermedie, tutti però di durata diversa.

Anche altre tradizioni presentano analoghe suddivisioni, ma qualunque sia la fonte, emerge sempre il carattere ciclico degli archi di tempo da loro considerati, fatto che si spiega solo in base al rapporto della terra col campo magnetico irradiato dal nucleo centrale della Via Lattea, la nostra galassia, dove si presenta il massimo addensamento stellare.

Le radiazioni  magnetiche provenienti dal cosmo, infatti, influenzano il campo magnetico terrestre, che a sua volta sostiene e condiziona ogni forma di vita, compresi il nostro cervello e la coscienza, ma l'esposizione ad esse è soggetta a variazioni a seconda della posizione del nostro pianeta, che varia continuamente rispetto al piano della galassia.

Il fenomeno, conosciuto come "precessione degli equinozi", è dovuto al fatto che la terra, oltre a ruotare sul proprio asse e a compiere la sua rivoluzione attorno al sole, è soggetta (a causa della sua forma non perfettamente sferica e dell'attrazione gravitazionale di sole e luna) a un altro movimento pressochè impercettibile per la sua lentezza, ma determinante sul lunghissimo periodo.

E' lo stesso asse di rotazione infatti a ruotare a sua volta, facendo oscillare la terra in modo simile ad una trottola : essendo inclinato rispetto alla verticale grazie a un angolo costante e spostandosi costantemente intorno ad essa, esso descrive così un cerchio  che si proietta idealmente nella volta celeste e che viene completato in poco meno di ventiseimila anni (anno precessionale).

Le implicazioni di tale fenomeno riguardano lo scenario della volta celeste che si presenta ai nostri occhi nelle varie epoche di questo lunghissimo ciclo, dato che, come si può intuire, a causa del suo continuo spostamento, l'asse di rotazione terrestre si trova a puntare via via luoghi diversi del firmamento, e ciò rende ragione dell'alternanza nel cielo delle varie costellazioni nel corso dei millenni, come pure della stella che ci indica il nord.

Per lo stesso motivo lo stesso asse può essere più o meno allineato col piano della nostra galassia, ciò che permette alla terra di risentire in misura diversa della sua influenza magnetica.

Tutto ciò determina le condizioni sul nostro pianeta e il tipo di sviluppo degli eventi geologici, climatici ed umani.



A questo punto sembrerebbe che la domanda giusta da porsi sia non “se” nel 2012 e dintorni accadrà qualcosa, ma “che cosa” accadrà, considerato che i fatti cui stiamo assistendo (dai mutamenti climatici all’incremento dell’attività sismica in tutto il mondo, tralasciando tutte le vicende umane) lasciano pochissimo spazio a dubbi su un cambiamento già in atto.
Tutto quanto vediamo di anomalo nel nostro mondo attuale sembrerebbe dunque confermare tutte le antiche profezìe, ma quali che siano le etnìe e le tradizioni in cui andassimo a cercarle, non troveremmo niente che ci autorizzi a pensare a una “fine del mondo” intesa in senso letterale. Non ci sono riferimenti espliciti ad una irrimediabile e definitiva catastrofe  planetaria.

In altre parole, per “fine del mondo” si deve intendere la conclusione di un’era, che prelude all’inizio di una nuova, a una rinascita dell’umanità, come del resto avvenuto già altre volte nel passato remoto.



E’ vero che tutti gli altri momenti critici analoghi al nostro sono stati accompagnati da ingenti catastrofi, tuttavia siamo evidentemente sempre riusciti a sopravvivere.

Il calendario maya termina il 21-12-2012 semplicemente perchè  quella data segna la fine del lungo computo (5125 anni) relativo alla quinta era che ha visto nascere quella civiltà, e non perchè “dopo non ci sarà più niente” : essendo la presente era (secondo appunto il calendario maya) iniziata nel 3114 a.C., terminerà quindi nel 2012.

Questa data poi è particolarmente importante perchè coincide con la fine di un altro corso, il ciclo precessionale di quasi 26000 anni (o anno platonico), che comprende le suddette cinque ere, secondo la suddivisione maya.

E l’eccezionalità del momento che stiamo attraversando è confermata da tutte le sfide difficili che ci attendono, problemi urgenti che non abbiamo mai affrontato in tempi storici e che la scienza da sola non può risolvere. Problemi che dovranno essere risolti entro pochi anni, se non vogliamo imboccare una strada di non-ritorno.

 In più dobbiamo tener conto che l’attuale popolazione mondiale supera largamente i sei miliardi di abitanti, una cifra enormemente superiore a quella relativa a qualsiasi altro periodo del passato, e che una eventuale catastrofe o  emergenza avrebbe conseguenze particolarmente drammatiche a causa della nostra dipendenza tecnologica (si pensi all’importanza della rete elettrica che è alla base di tutte le nostre attività).




D’altro canto oggi siamo avvantaggiati perchè, oltre a poter far tesoro delle esperienze delle volte passate, per la prima volta disponiamo di vastissime conoscenze scientifiche, molte delle quali avvalorano, almeno in parte, le intuizioni dei popoli antichi, cosa che ci offre nuove interessantissime prospettive.

Ma il messaggio che Gregg Braden vuole trasmetterci, da quello che ho capito, è che il nostro destino, come singoli e come umanità intera, non è segnato in alcun libro divinatorio, nè in antichi solenni monumenti, testimonianze di antichissime civiltà, ma nel profondo del nostro cuore e nella nostra mente.

E’ il modo in cui percepiamo questo problema e ci rapportiamo ad esso, il modo in cui viviamo la realtà quotidiana, le nostre aspettative, le nostre emozioni che determineranno il corso degli eventi futuri, perchè, come noi abbiamo creato il mondo attuale, noi stiamo creando adesso, con le nostre sottili vibrazioni, con le nostre scelte e i nostri comportamenti, quello futuro.

La Matrix Divina e il campo magnetico terrestre sono ciò che ci unisce tutti, nel bene e nel male, ed è su quelli che ognuno può intervenire.

Pensate che, in occasione dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, due satelliti orbitanti attorno alla terra hanno rilevato una improvvisa impennata del campo magnetico terrestre proprio nei momenti successivi agli attentati, a testimonianza di quanto avessero influito sulla magnetosfera le emozioni della gente nell’apprendere la notizia.

La gente invece, oltre a continuare a vivere aggrappata alle ultime vestigia di uno stile di vita insostenibile, è costantemente preoccupata, concentrata com’è sul passato e i suoi sensi di colpa e sul futuro, dimenticando invece proprio il presente, che è quello che determinerà il futuro.

Il carattere cinese che indica la parola “crisi” si compone di due ideogrammi: uno significa “pericolo“, e l’altro “opportunità“. Ciò significa che ogni qual volta ci si presenta una difficoltà, un pericolo, ci troviamo di fronte a una sfida, una situazione cioè che ha un diritto e un rovescio: un danno potenziale, ma anche un’occasione per imparare, migliorare, riscattarci.

Ma la scelta sta sempre a noi.


Michele Nardella



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