Luciano Pavarotti |
Il popolo dei cultori di diete, com'è ormai arcirisaputo, è un immenso, variopinto caleidoscopio per la miriade di appassionati seguaci delle più disparate teorie, fra sedicenti esperti e relativi proseliti, ognuno dei quali convinto di avere la verità assoluta in tasca.
Si è così facilmente portati a non accettare altri punti di vista e spesso neanche a provare ad ascoltare chi la pensa diversamente per puro pregiudizio.
Si è così facilmente portati a non accettare altri punti di vista e spesso neanche a provare ad ascoltare chi la pensa diversamente per puro pregiudizio.
Perciò, se ho deciso di riprendere a parlare delle diete fruttariane e crudiste, è solo perchè, considerati gli evidenti limiti di un blog, ed avendo ricevuto obiezioni in merito (nonchè suscitato accese discussioni su Facebook), come avevo immaginato, mi è sembrato il caso di tornare su un argomento così spesso oggetto di incomprensioni e controversie, sperando di chiarire meglio il mio pensiero.
E la prima impressione che si prova esplorando il suddetto caleidoscopio, almeno per quanto mi riguarda, è che, nonostante la "teoria della relatività" sia uno dei pilastri intellettuali del pensiero moderno, chi si occupa di nutrizione tenda a teorizzare e generalizzare troppo le sue idee, a farne una sorta di credo, finendo così col ritenerle universalmente valide.
In realtà nessun modello dietetico più o meno definito può essere sufficientemente plurivalente da soddisfare le innumerevoli esigenze dettate dalle più svariate tipologie umane, che vanno oltretutto considerate sempre in altrettanto svariati contesti ambientali e in diversi momenti della loro vita.
Va da sè, dunque, che quanto più una dieta è estrema, tanto maggiori saranno i limiti nella sua applicazione (delle incongruenze e dei pericoli di una dieta prevalentemente, o esclusivamente, di frutta e verdure ho già parlato nei post "Ma il crudo è sempre meglio del cotto?" e "Ancora a proposito del crudismo"). Del resto è implicito che ciò che è estremo non è equilibrato, quindi...
E se di fatto sono davvero in tanti a testimoniare grossi benefici attribuiti ad una dieta di suddetto tipo, riuscendo in molti casi anche a risolvere vecchi problemi di salute ribelli alle cure convenzionali, non dovrebbe sorprendere tanto, se si pensa che la dieta moderna è talmente caotica e innaturale che qualsiasi dieta decente si decida di intraprendere, dopo molti anni di eccessi d' ogni genere, non può che essere di beneficio. Ci si disintossica, si fanno riposare gli organi più affaticati, si fa il pieno di preziosi nutrienti scarsamente presenti nelle comuni diete-spazzatura e ci si sente di conseguenza meglio. Non c'è niente di miracoloso in questo.
Quello che invece sorprende me è la diffusa superficialità con cui si valuta la salute, un concetto ben più profondo e articolato di quanto comunemente si creda.
E' facile comprendere che un sintomo ben definito e localizzato richiami l' attenzione molto più dello stato generale della persona, e così si pensa di sprizzare salute da tutti i pori quando la bilancia ci annuncia il tanto sospirato calo ponderale, quando finalmente riusciamo a sconfiggere una cronica stitichezza, un' allergia, o abbiamo ridotto il famigerato colesterolo.
Quasi mai, per rendere l' idea, si considera un qualsiasi disturbo psichico o comportamentale, quale può essere banalmente un temperamento irascibile, un problema di salute, e tantomeno lo si mette in relazione con ciò che si mangia. Si vede invece sempre e soltanto ciò che si vuol vedere, o si è in grado di vedere, e non si capisce invece che qualsiasi sintomo catturi la nostra attenzione va sempre integrato in un quadro complessivo di cui esso costituisce una parte coerente.
In realtà un vero esperto in diagnosi secondo le antiche medicine saprebbe scoprire molti particolari significativi e insospettabili anche in persone che si credono sane come un pesce, e che neppure i medici comuni con le più aggiornate e sofisticate tecnologie sarebbero in grado di diagnosticare.
Un altro punto fondamentale, ma decisamente trascurato, è che la salute è un concetto dinamico: ogni processo patologico richiede del tempo per maturare e manifestarsi, tanto più che le persone, non essendo tutte uguali, reagiscono in modi diversi e in tempi diversi ai vari stimoli potenziamente patogeni. Questo significa evidentemente che ciò che sempre si vede è la punta dell' iceberg.
Con questo voglio dire che se una dieta sembra funzionare nell' immediato e per un certo periodo, non è detto che non possa avere conseguenze negative in futuro, nè che quello sia l' unico modo per ottenere quel risultato.
Un mio amico pranoterapista che condivide le mie idee mi ha confermato che non poche volte si è visto richiedere di intervenire per rimediare alle conseguenze a lungo termine di diete fruttariane-crudiste, adottate originariamente per trattare determinate condizioni.
Del resto le medicine tradizionali orientali descrivono le diete crudiste come potenzialmente dannose, specie se protratte molto a lungo, come viene spiegato in "Energy Training", un corso finalizzato allo sviluppo del più completo benessere e del proprio potenziale vitale.
Per illustrare i concetti appena esposti, tornerei all' esempio precedente, servendomi però dei principi universali (yin e yang) proposti in una forma moderna dalla macrobiotica, in quanto proprio questi ci offrono la possibilità di dare una interpretazione molto interessante (e tutt'altro che filosofica!) ai fenomeni del nostro corpo attraverso la comprensione della dialettica ad essi sottostante. Cosa che ci consente di confermare o smentire certe convinzioni basate però, molto spesso, solo su pochi dati scientifici frammentari.
Perciò, se per chi si avvicina per la prima volta a una qualsiasi dieta naturale e vegetale, che è agli antipodi di quella moderna, non è difficile sperimentare dei miglioramenti, ciò è molto più facile a verificarsi se si è di costituzione yang.
E la prima impressione che si prova esplorando il suddetto caleidoscopio, almeno per quanto mi riguarda, è che, nonostante la "teoria della relatività" sia uno dei pilastri intellettuali del pensiero moderno, chi si occupa di nutrizione tenda a teorizzare e generalizzare troppo le sue idee, a farne una sorta di credo, finendo così col ritenerle universalmente valide.
In realtà nessun modello dietetico più o meno definito può essere sufficientemente plurivalente da soddisfare le innumerevoli esigenze dettate dalle più svariate tipologie umane, che vanno oltretutto considerate sempre in altrettanto svariati contesti ambientali e in diversi momenti della loro vita.
Va da sè, dunque, che quanto più una dieta è estrema, tanto maggiori saranno i limiti nella sua applicazione (delle incongruenze e dei pericoli di una dieta prevalentemente, o esclusivamente, di frutta e verdure ho già parlato nei post "Ma il crudo è sempre meglio del cotto?" e "Ancora a proposito del crudismo"). Del resto è implicito che ciò che è estremo non è equilibrato, quindi...
E se di fatto sono davvero in tanti a testimoniare grossi benefici attribuiti ad una dieta di suddetto tipo, riuscendo in molti casi anche a risolvere vecchi problemi di salute ribelli alle cure convenzionali, non dovrebbe sorprendere tanto, se si pensa che la dieta moderna è talmente caotica e innaturale che qualsiasi dieta decente si decida di intraprendere, dopo molti anni di eccessi d' ogni genere, non può che essere di beneficio. Ci si disintossica, si fanno riposare gli organi più affaticati, si fa il pieno di preziosi nutrienti scarsamente presenti nelle comuni diete-spazzatura e ci si sente di conseguenza meglio. Non c'è niente di miracoloso in questo.
Quello che invece sorprende me è la diffusa superficialità con cui si valuta la salute, un concetto ben più profondo e articolato di quanto comunemente si creda.
E' facile comprendere che un sintomo ben definito e localizzato richiami l' attenzione molto più dello stato generale della persona, e così si pensa di sprizzare salute da tutti i pori quando la bilancia ci annuncia il tanto sospirato calo ponderale, quando finalmente riusciamo a sconfiggere una cronica stitichezza, un' allergia, o abbiamo ridotto il famigerato colesterolo.
Quasi mai, per rendere l' idea, si considera un qualsiasi disturbo psichico o comportamentale, quale può essere banalmente un temperamento irascibile, un problema di salute, e tantomeno lo si mette in relazione con ciò che si mangia. Si vede invece sempre e soltanto ciò che si vuol vedere, o si è in grado di vedere, e non si capisce invece che qualsiasi sintomo catturi la nostra attenzione va sempre integrato in un quadro complessivo di cui esso costituisce una parte coerente.
In realtà un vero esperto in diagnosi secondo le antiche medicine saprebbe scoprire molti particolari significativi e insospettabili anche in persone che si credono sane come un pesce, e che neppure i medici comuni con le più aggiornate e sofisticate tecnologie sarebbero in grado di diagnosticare.
Un altro punto fondamentale, ma decisamente trascurato, è che la salute è un concetto dinamico: ogni processo patologico richiede del tempo per maturare e manifestarsi, tanto più che le persone, non essendo tutte uguali, reagiscono in modi diversi e in tempi diversi ai vari stimoli potenziamente patogeni. Questo significa evidentemente che ciò che sempre si vede è la punta dell' iceberg.
Con questo voglio dire che se una dieta sembra funzionare nell' immediato e per un certo periodo, non è detto che non possa avere conseguenze negative in futuro, nè che quello sia l' unico modo per ottenere quel risultato.
Un mio amico pranoterapista che condivide le mie idee mi ha confermato che non poche volte si è visto richiedere di intervenire per rimediare alle conseguenze a lungo termine di diete fruttariane-crudiste, adottate originariamente per trattare determinate condizioni.
Del resto le medicine tradizionali orientali descrivono le diete crudiste come potenzialmente dannose, specie se protratte molto a lungo, come viene spiegato in "Energy Training", un corso finalizzato allo sviluppo del più completo benessere e del proprio potenziale vitale.
Per illustrare i concetti appena esposti, tornerei all' esempio precedente, servendomi però dei principi universali (yin e yang) proposti in una forma moderna dalla macrobiotica, in quanto proprio questi ci offrono la possibilità di dare una interpretazione molto interessante (e tutt'altro che filosofica!) ai fenomeni del nostro corpo attraverso la comprensione della dialettica ad essi sottostante. Cosa che ci consente di confermare o smentire certe convinzioni basate però, molto spesso, solo su pochi dati scientifici frammentari.
Perciò, se per chi si avvicina per la prima volta a una qualsiasi dieta naturale e vegetale, che è agli antipodi di quella moderna, non è difficile sperimentare dei miglioramenti, ciò è molto più facile a verificarsi se si è di costituzione yang.
In tal caso infatti un
consumo regolare di cibo animale (yang), com'è consuetudine nella nostra società, non è tollerato dall' organismo (energie simili si respingono), il che significa andare incontro presto o tardi a probemi seri,
perciò passare dopo molti anni di carnivorismo ad una dieta vegetale di cibi crudi (yin) si rivelerà facilmente, almeno all' inizio, di grande giovamento.
Quello
di Pavarotti è un esempio di quanto appena detto che calza a pennello: il tenore,
di cui per chiunque possegga dei rudimenti di fisiognomica orientale è facile riconoscere la costituzione yang, e notoriamente amante della "buona tavola" (da buon emiliano non si faceva certo mancare prosciutti e culatelli, tutti estremamente yang), era, come si sa,
obeso ed è morto di cancro al pancreas, un tumore classificato dalla macrobiotica, appunto, come di tipo
yang.
In questo caso, dunque, se "Big Luciano" avesse adottato in tempo una dieta vegetale (yin) si sarebbe probabilmente salvato.
In questo caso, dunque, se "Big Luciano" avesse adottato in tempo una dieta vegetale (yin) si sarebbe probabilmente salvato.
Ed ecco invece qualche esempio di tipo opposto:
Linus Pauling |
Ironia del destino, proprio lui che voleva dimostrare l' utilità di questa vitamina nella lotta al cancro è morto di cancro allo stomaco ( un cancro di natura yin, guarda caso). E che poi sia riuscito comunque a campare fino a 93 anni mi sembra una magra consolazione;
George Harrison |
Solo strane coincidenze?
E prima che si scoprisse il suo cancro, chi l' avrebbe mai considerato malato?
Un caso particolarmente emblematico è quello di Steve Jobs.
Steve Jobs |
Fu infatti sull' onda della filosofia hippy allora in voga in USA che il nostro cominciò ad interessarsi a scelte di vita alterative, come l' uso di LSD (un allucinogeno mille volte più yin dello zucchero!) e la dieta "senza muco" a base di frutta, che seguì, senza sostanziali variazioni, per un lunghissimo periodo.
Solo in una fase successiva, a quanto mi risulta, si mise a consumare regolarmente del cibo animale, in particolare un piatto di sua invenzione, di cui era ghiotto, costituito da tonno, salmone (entrambi molto yang) e pasta di grano saraceno (anch'esso molto yang).
Molto verosimilmente i pasticci conseguenti ai troppi esperimenti vennero a costituire una combinazione di fattori estremi che si rivelò poi fatale nella sua infausta vicenda.
E quando nel 2003, in seguito ad un controllo di routine per dei calcoli renali di cui soffriva (che possono formarsi quando l' urina è troppo alcalina, come nel caso di uno spropositato consumo di frutta), gli fu diagnosticato un cancro al pancreas, lasciò passare ben nove mesi prima di cambiare idea, sotto pressione di familiari ed amici, e farsi operare.
Essendo infatti contrario, da buon naturista, agli interventi invasivi della medicina convenzionale, confidava in una guarigione grazie ad approcci alternativi, dietetici e non, che non si stancò di provare, senza successo, in tutto quel lasso di tempo.
Fra essi figurano dieta vegana, digiuno con succhi, meditazione e perfino l' intervento di un sensitivo.
Quando entrò in sala operatoria però, le sue condizioni erano troppo gravi perchè ulteriormente peggiorate, e così l' intervento di asportazione del tumore, già di per sè un fattore debilitante, si rivelò il colpo di grazia per il guru dell' informatica, che morì sette anni dopo: la durata che impiega un tumore a riformarsi dopo una cura fallimentare.
Per concludere ho pensato di ricordare i due grandi artisti di cui ho parlato con dei video.
Michele Nardella
In che modo un vero esperto in diagnosi, secondo le antiche medicine, saprebbe scoprire molti particolari significativi e insospettabili anche in persone che si credono sane come un pesce, e che neppure i medici comuni con le più aggiornate e sofisticate tecnologie sarebbero in grado di diagnosticare?
RispondiEliminaBella domanda! E' però un pò complicato dare una risposta sintetica e allo stesso tempo esaustiva. Ci proverò:
EliminaE' opinione generale che solo le conoscenze scientifiche siano in grado di far luce sullo stato di salute di un soggetto, ma la medicina non è nata con Galileo, perciò anticamente si sono sviluppati altri criteri basati sulla capacità di interpretare e valutare i più svariati dati provenienti dall' osservazione delle caratteristiche fisiche, dal tatto, dalla voce, nonchè dal rilevamento dei polsi e dall' anamnesi del paziente, inquadrandoli in un sistema concettuale olistico e universale. In esso ogni elemento dell' universo, a qualsiasi livello, è in relazione col tutto secondo principi analogici. In parole povere, se la scienza moderna analitica si focalizza sui particolari di un tutto, disgiunti però l' uno dall' altro, studiandone le differenze, la medicina olistica (che si identifica principalmente con quella Tradizionale Cinese e quella Ayurvedica Indiana) è interessata a ciò che accomuna cose apparentemente diverse in categorie e a capirne i rapporti.
In questa visione l' intuizione svolge un ruolo fondamentale, cosa che la pone in antitesi con la razionalità scientifica.
Per fare un esempio, la lettura dei polsi secondo la Medicina Cinese, attraverso la valutazione di una impressionante quantità di caratteristiche fisiche che si rivelano alla sensibilità al tatto di un esperto, è in grado di fornire al medico moltissime informazioni circa lo stato di salute del paziente e la sua probabile evoluzione, mentre per un medico occidentale il polso ha tutto un altro significato, che si limita alla valutazione della frequenza cardiaca.
Ciao Michele, veramente bello e pungente questo articolo, complimenti!
RispondiEliminaGrazie Amos.
EliminaSempre lucido e puntuale, Michele, nella spiegazione di eventi che molti, riduttivamente, associano alle diete in generale ed alla macrobiotica in qualche caso. Gli esempi che hai fatto sono trattati con grande competenza e chi si occupa di curare le persone utilizzando lo yin e lo yang dovrebbe applicare nella pratica con la stessa conoscenza che tu esprimi. Arrivare alla macrobiotica dopo diete e cure devastanti per poi incolparla di una fine infausta è solo un superficiale modo di intenderla. Essa è equilibrio e il risultato di molte combinazioni, che bisogna conoscere e saper applicare o di essere guidati da persone competenti. Il tuo scritto è prezioso! piero Di Martino
RispondiEliminaCaro Piero,
Eliminaè sempre un piacere ricevere commenti espressi con cognizione di causa da persone esperte come te, e il meno che io possa fare è ringraziarti.
Quanto al caso di Steve Jobs, cui tu evidentemente alludi, non ho voluto appesantire il discorso con altre considerazioni (pur del tutto opportune) perchè ne avevo già parlato nel post apposito dedicato al personaggio (di cui peraltro ho fornito il link).
Se non ricordo male, in quel post avevo criticato l' imprecisione e il qualunquismo dei giornalisti che, nella loro incompetenza, tendono a fare di tutta l' erba un fascio, dispensando giudizi a vanvera.
Ma forse qualcuno ha interesse a screditare gli approcci alternativi e perciò notizie di questo tipo è facile che vengano strumentalizzate.
Tuttavia l' intera questione non è così semplice, perchè purtroppo l' esperienza insegna che anche persone "al di sopra di ogni sospetto", che avevano praticato la macrobiotica seriamente (o almeno così si suppone), hanno avuto spiacevolissime sorprese. Perciò su questo argomento tornerò.
Michele mi chiedo come mai le cose così ben spiegate, chiare, che si soffermano su punti così' evidenti ed importanti, devono essere volutamente nn comprese? le persone devono sempre cercare qualcosa che sia meglio di quello che molto semplicemente già è a portata di mano..complimenti come sempre!!
RispondiEliminaMe lo sono chiesto un' infinità di volte anch' io e ormai mi sono rassegnato, pur continuando a dire quello che penso.
EliminaEvidentemente le cose non sono mai ovvie e semplici come sembrano, e la vita è fatta di paradossi.
Ci si potrebbe chiedere, per esempio, come mai Galileo fu scomunicato per le sue idee rivoluzionarie, nonostante i loro indiscutibili fondamenti scientifici.
La gente ha paura del cambiamento, di dover mettere in discussione quello che ha sempre pensato e fatto (soprattutto quando è fatto da tutti), perchè vuole rimanere nella sua rassicurante ( e illusoria) zona di confort.
Ci sono poi altri motivi psicologici che fanno sembrare più credibili e affidabili certe fonti d' informazione, perchè godono di un riconoscimento ufficiale, mentre chi si pone fuori dal coro è evidentemente visto come un eccentrico (e in effetti di ciarlatani è pieno il mondo).
Articolo molto interessante e preciso, dove viene esposto molto bene il concetto che una dieta può non essere per sempre e non è per tutti a priori, fermo restando il fatto che le diete vegetariana e macrobiotica sono, di fatto, quelle più "pulite".
RispondiEliminaIl concetto Yin-Yang è molto importante e sottovalutato dai medici occidentali, e solo gli omeopati, valutando la costituzione ed i miasmi (almeno chi lo fa perchè anche qui non tutti gli omeopati conoscono bene a materia!), tengono conto dell'individualità in massimo grado, valutando l'età e la condizione di salute/malattia specifica del soggetto.
Devo solo "correggere" una "imprecisione" riguardo i calcoli renali, perchè in genere sono causati e aggravati da una dieta "acida" ricca di proteine animali, mentre raramente e solo in un caso le urine alcaline possono causare una calcolosi da struvite (precipitazione di fosfati nel tubulo renale)...calcolosi più frequente nelle donne e dovuta alla fermentazione dell'urea ad opera di batteri infettanti produttori di urea. Questo per dire che in chi è soggetto a calcolosi renali è opportuna una dieta restrittiva nei confronti delle proteine animali.
Ad ogni modo Michele sei sempre un grande!!! ;-) Diego
Grazie Diego per essere intervenuto commentando anche nel blog (cosa che preferisco e sollecito, perchè un blog serve a creare interazione fra chi scrive e chi legge).
EliminaVedo che hai colto bene i concetti che ho voluto trasmenttere. In effetti è normale che fra gli approcci più efficaci ci siano delle analogie, perchè partono tutti dal considerare l' innegabile diversità del substrato umano, che si contrappone alla standardizzazione della medicina ufficiale.
Grazie anche della opportuna precisazione a proposito dei calcoli, anche se la mia considerazione era limitata al contesto, senza per questo voler escludere altre cause.