Chi, almeno fra quelli della mia generazione, non ricorda la conturbante cameriera di "Malizia", il film più famoso di Laura Antonelli del 1973? E chi fra noi allora adolescenti non avrebbe voluto essere al posto del giovane protagonista della pruriginosa vicenda?
Ebbene, come molti già sapranno, quella di una delle attrici mito e sex-symbol degli anni '70 recentemente scomparsa in totale solitudine è una delle storie più tristi che la cronaca ci abbia fatto conoscere e confesso che commosse parecchio anche me quando per la prima volta ne parlarono i giornali (forse perchè so cosa significhi trovarsi in situazioni di vera disperazione).
All' inizio degli anni '90 in breve tempo l' attrice si ritrovò ad aver perduto tutto: bellezza (a cominciare da un malriuscito intervento estetico al viso), soldi e fama e questo la portò a tagliare ogni legame col mondo, rifugiandosi nella più assoluta solitudine col solo misticismo religioso a riempire la sua vita per poterle dare un senso.
E' un esempio fra i più drammatici di come la vita possa, da un momento all' altro e senza un apparente motivo, voltarti le spalle e farti precipitare dalla cima che eri riuscito a raggiungere fino in fondo ad un burrone.
In realtà nulla è casuale e il solo sapere che tutto cambia e non lasciarsi illudere dall'apparenza e dalle lusinghe del presente sarebbe già un primo passo fondamentale per cautelarsi da spiacevoli imprevisti. Del resto la legge del karma, che non contempla eccezioni, ci dice che siamo noi stessi con le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre emozioni a creare la nostra realtà e quindi il nostro destino.
Ho voluto citare questa toccante storia perchè mi dà modo di parlare di un aspetto molto incompreso o non tenuto nella dovuta considerazione a proposito delle motivazioni che sono alla base di certi nostri comportamenti. Alludo alla diffusa, spiccata tendenza ad attribuire a fattori contingenti esterni la causa dei nostri fallimenti, delle nostre delusioni e delle nostre sofferenze, come fossimo in balìa di forze sconosciute e ingovernabili che si prendono gioco di noi come e quando vogliono. E così si tende a vedere nel ricorso a droghe, alcool o tabacco un' espressione di disagio esistenziale attribuito di solito a problemi socio-affettivi. La stessa depressione, oggi più che mai comune, viene considerata di origine psicologica, la condizione di chi si sente vittima innocente e impotente di circostanze ostili.
Quel che è peggio è che a questo atteggiamento non sono estranei medici, psicologi e qualsiasi professionista della salute e ci fa capire fino a che punto abbiamo perduto il contatto con noi stessi. La gente non si rende infatti minimamente conto di quanto le proprie condizioni interne (quello che comunemente si definisce "benessere" o "malessere") condizioni il modo di percepire la realtà, di elaborarla e soprattutto il modo di reagire agli stimoli esterni, perciò non si considera quanto sia invece determinante il proprio equilibrio psico-fisico nell' affrontare le avversità. E questo nonostante la scienza abbia dimostrato l' importanza di certe condizioni fisiologiche sugli stati mentali, sulle emozioni e sul comportamento.
Solo per dare qualche esempio che faccia capire che esiste un problema a livello fisico generalmente ignorato o sottovalutato mi limiterò ad accennare ad alcuni fattori salienti (del resto questo è un post e non un trattato di neurologia).
Il più importante di questi è l' ipoglicemia che si ripercuote direttamente sulle funzioni della corteccia cerebrale, la quale più di ogni altro tessuto del corpo necessita di un costante approvvigionamento di glucosio. Le conseguenze di questa condizione, più diffusa di quanto si pensi e strettamente legata al modo di mangiare moderno, sono molto variegate perchè la reazione dipende dall' indole del soggetto, dalle sue condizioni generali e dalle circostanze. Perciò si potrà trattare di semplice fame compulsiva (che porterà a prediligere i dolciumi per il loro potere di ripristinare il normale livello glicemico), stanchezza, svogliatezza, ansietà, scarsa concentrazione e attenzione, irritabilità, instabilità emotiva, iperattività (specie nei bambini), tristezza, depressione, aggressività fino ad arrivare nei casi acuti estremi a vertigini e svenimento.
A parte le forme più gravi imputabili ad una precisa condizione organica alla base, nella maggioranza dei casi non è una condizione facilmente diagnosticabile perchè i suoi sintomi sono spesso vaghi, soggettivi e sfumati e possono dar luogo a diverse interpretazioni (tanto che per lungo tempo i medici sono stati persino restìi ad ammetterne l' esistenza), il che rende l' ipoglicemia una condizione fra le più subdole. Un altro aspetto non meno drammatico è che essa può spingere alla tossicodipendenza e all' alcolismo in quanto chi si sente costantemente insoddisfatto e a disagio è molto più facilmente portato a ricercare un' evasione e una gratificazione, anche se momentanea. Una correlazione facile da intuire e confermata da varie fonti, come Marilyn Light, presidente dell' Hypoglycemia Foundation di New York, che ha scritto anche un libro sull' argomento, "Hypoglycemia".
E' risaputo che Laura Antonelli era tossicodipendente (nel 1991 era stata arrestata e processata per detenzione di cocaina) ed anche alcolizzata. Claudia Koll, una delle pochissime persone amiche rimaste a lei vicine, che aveva tentato in tutti i modi di farla smettere, riferisce che l' unica risposta ottenuta era stata una laconica frase che dice tutto sulle drammatiche condizioni in cui versava l' ex-attrice, la cui dipendenza ormai aveva preso completamente il sopravvento sulla sua volontà: "Chiedimi tutto tranne questo".
Un altro fattore chiave è la disponibilità a livello cerebrale di certi precursori di importanti neurotrasmettitori, come il triptofano, un aminoacido essenziale presente in tutti gli alimenti proteici, ma soprattutto nel tofu, nei semi di sesamo, di zucca, di lino e in datteri, fichi secchi, mandorle, noci, cereali integrali, fagioli dall'occhio, cibi animali e carne di tacchino in particolare.
Non è sufficiente tuttavia assicurare alti livelli di questo aminoacido nel sangue per garantirne l' assorbimento nel sistema nervoso dove viene utilizzato per la sintesi di un fondamentale mediatore chimico, la serotonina, che gioca un ruolo chiave nel prevenire depressione e altri simili stati mentali negativi. E' invece una congrua presenza nella dieta di carboidrati complessi contenuti in cibi integrali a facilitare l'ingresso del triptofano nel sistema nervoso (quelli raffinati, dato che favoriscono l'ipoglicemia, non sono utili). E questa è ovviamente una ulteriore conferma dell'importanza dei cereali integrali nella dieta umana e della pericolosità di tutte quelle diete più alla moda che demonizzano i carboidrati.
Altri neurotrasmettitori implicati nel combattere la depressione sono la dopamina, la norepinefrina e l' epinefrina, che derivano invece dalla tirosina, altro aminoacido per il quale valgono le stesse considerazioni appena fatte per quanto riguarda la sua utilizzazione a livello cerebrale.
L' importanza di serotonina e dopamina è illustrata dal fatto che i farmaci antidepressivi più comunemente usati si basano sulle loro proprietà di prolungare artificiosamente il tempo d' azione di questi mediatori a livello sinaptico (cioè gli spazi che separano i vari neuroni e che devono essere superati dall' impulso nervoso per consentirne la trasmissione). Infatti i farmaci "anti-MAO" agiscono inibendo gli enzimi (mono amino ossidasi) che distruggono la serotonina, aumentandone quindi la disponibilità, mentre altri farmaci (come il Prozac ad esempio) inibiscono il riassorbimento dello stesso mediatore dagli spazi sinaptici all' interno degli assoni nervosi.
Tali farmaci però non sono privi di pesanti effetti collaterali e naturalmente non correggono le cause sottostanti tali disturbi, cosa invece possibile solo con un approccio olistico che tenga in considerazione tutto lo stile di vita, ponendo al centro una dieta adeguata che tenga sotto controllo i livelli di insulina per non andare in ipoglicemia e ponga le condizioni per una disponibilità ottimale dei nutrienti cruciali di cui abbiamo appena detto. Inoltre essa dovrà assicurare la presenza di vitamine e minerali necessari per la loro sintesi, e cioè vitamine B6, B12 e B9 (acido folico), magnesio, zinco e calcio.
Anche lo stile di vita, come dicevo, è importante: assicurarsi di dormire a sufficienza (l' insonnia può essere sia causa che conseguenza della depressione), fare esercizi di respirazione (come quelli previsti nei corsi yoga) o anche semplicemente imparare a respirare correttamente, svolgere una adeguata attività fisica e astenersi il più possibile da fumo, caffeina e alcool sono tutti accorgimenti quanto mai utili e raccomandabili per contrastare questa condizione.
Bisogna poi considerare che per "depressione" s' intende convenzionalmente una vasta gamma di situazioni accomunate: pessimismo, tristezza, perdita d' interesse per la vita, per sè stessi e per gli altri, insonnia, tendenze suicide, perdita di libido, depressione post-partum e perfino tendenze criminali. Sembrano tutti sintomi diversi ma hanno la stessa radice.
Come si vede, si tratta di un argomento molto vasto e complesso e non pretendo certo di averlo esaurito, tanto più che in campo scientifico rimangono ancora molti punti oscuri e ancora tanto da scoprire. Molto più interessante invece il punto di vista della macrobiotica che con la sua concezione energetica, dialettica e analogica ci permette di capire in modo semplice e pratico la relazione tra cibo e stati mentali, emotivi e relativi comportamenti (cosa che mi riprometto di illustrare eventualmente in un' altra occasione).
Da questa breve panoramica emerge tuttavia che ognuno può fare molto più di quanto ci vogliano far credere per affrontare "il male del secolo" (com' è stata definita la depressione, data la sua diffusione senza precedenti che contraddistingue la nostra epoca) senza dover ricorrere a psicofarmaci o a lunghe e dispendiose psicoterapie.
Purtroppo, a parte il fatto ovvio che cibo sano e stile di vita non fanno guadagnare nessuno, nei confronti dei problemi mentali sembra esistere una specie di pregiudizio culturale, evidente retaggio della mentalità cartesiana che ancora sopravvive. Infatti se già si fa ancora fatica a far capire a medici e pazienti il rapporto tra alimentazione e malattie somatiche, nel caso dei disturbi mentali si incontra di solito maggiore scetticismo perchè si tende a respingere l' idea che funzioni nobili e intime come quelle della nostra sfera mentale e psichica possano essere condizionate da qualcosa di grossolanamente materiale e banale quale il cibo. Senza contare che prendere una pillola è molto più semplice e pratico che cambiare mentalità e abitudini di vita.
Michele Nardella
Ebbene, come molti già sapranno, quella di una delle attrici mito e sex-symbol degli anni '70 recentemente scomparsa in totale solitudine è una delle storie più tristi che la cronaca ci abbia fatto conoscere e confesso che commosse parecchio anche me quando per la prima volta ne parlarono i giornali (forse perchè so cosa significhi trovarsi in situazioni di vera disperazione).
All' inizio degli anni '90 in breve tempo l' attrice si ritrovò ad aver perduto tutto: bellezza (a cominciare da un malriuscito intervento estetico al viso), soldi e fama e questo la portò a tagliare ogni legame col mondo, rifugiandosi nella più assoluta solitudine col solo misticismo religioso a riempire la sua vita per poterle dare un senso.
E' un esempio fra i più drammatici di come la vita possa, da un momento all' altro e senza un apparente motivo, voltarti le spalle e farti precipitare dalla cima che eri riuscito a raggiungere fino in fondo ad un burrone.
In realtà nulla è casuale e il solo sapere che tutto cambia e non lasciarsi illudere dall'apparenza e dalle lusinghe del presente sarebbe già un primo passo fondamentale per cautelarsi da spiacevoli imprevisti. Del resto la legge del karma, che non contempla eccezioni, ci dice che siamo noi stessi con le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre emozioni a creare la nostra realtà e quindi il nostro destino.
Ho voluto citare questa toccante storia perchè mi dà modo di parlare di un aspetto molto incompreso o non tenuto nella dovuta considerazione a proposito delle motivazioni che sono alla base di certi nostri comportamenti. Alludo alla diffusa, spiccata tendenza ad attribuire a fattori contingenti esterni la causa dei nostri fallimenti, delle nostre delusioni e delle nostre sofferenze, come fossimo in balìa di forze sconosciute e ingovernabili che si prendono gioco di noi come e quando vogliono. E così si tende a vedere nel ricorso a droghe, alcool o tabacco un' espressione di disagio esistenziale attribuito di solito a problemi socio-affettivi. La stessa depressione, oggi più che mai comune, viene considerata di origine psicologica, la condizione di chi si sente vittima innocente e impotente di circostanze ostili.
Quel che è peggio è che a questo atteggiamento non sono estranei medici, psicologi e qualsiasi professionista della salute e ci fa capire fino a che punto abbiamo perduto il contatto con noi stessi. La gente non si rende infatti minimamente conto di quanto le proprie condizioni interne (quello che comunemente si definisce "benessere" o "malessere") condizioni il modo di percepire la realtà, di elaborarla e soprattutto il modo di reagire agli stimoli esterni, perciò non si considera quanto sia invece determinante il proprio equilibrio psico-fisico nell' affrontare le avversità. E questo nonostante la scienza abbia dimostrato l' importanza di certe condizioni fisiologiche sugli stati mentali, sulle emozioni e sul comportamento.
Solo per dare qualche esempio che faccia capire che esiste un problema a livello fisico generalmente ignorato o sottovalutato mi limiterò ad accennare ad alcuni fattori salienti (del resto questo è un post e non un trattato di neurologia).
Il più importante di questi è l' ipoglicemia che si ripercuote direttamente sulle funzioni della corteccia cerebrale, la quale più di ogni altro tessuto del corpo necessita di un costante approvvigionamento di glucosio. Le conseguenze di questa condizione, più diffusa di quanto si pensi e strettamente legata al modo di mangiare moderno, sono molto variegate perchè la reazione dipende dall' indole del soggetto, dalle sue condizioni generali e dalle circostanze. Perciò si potrà trattare di semplice fame compulsiva (che porterà a prediligere i dolciumi per il loro potere di ripristinare il normale livello glicemico), stanchezza, svogliatezza, ansietà, scarsa concentrazione e attenzione, irritabilità, instabilità emotiva, iperattività (specie nei bambini), tristezza, depressione, aggressività fino ad arrivare nei casi acuti estremi a vertigini e svenimento.
A parte le forme più gravi imputabili ad una precisa condizione organica alla base, nella maggioranza dei casi non è una condizione facilmente diagnosticabile perchè i suoi sintomi sono spesso vaghi, soggettivi e sfumati e possono dar luogo a diverse interpretazioni (tanto che per lungo tempo i medici sono stati persino restìi ad ammetterne l' esistenza), il che rende l' ipoglicemia una condizione fra le più subdole. Un altro aspetto non meno drammatico è che essa può spingere alla tossicodipendenza e all' alcolismo in quanto chi si sente costantemente insoddisfatto e a disagio è molto più facilmente portato a ricercare un' evasione e una gratificazione, anche se momentanea. Una correlazione facile da intuire e confermata da varie fonti, come Marilyn Light, presidente dell' Hypoglycemia Foundation di New York, che ha scritto anche un libro sull' argomento, "Hypoglycemia".
E' risaputo che Laura Antonelli era tossicodipendente (nel 1991 era stata arrestata e processata per detenzione di cocaina) ed anche alcolizzata. Claudia Koll, una delle pochissime persone amiche rimaste a lei vicine, che aveva tentato in tutti i modi di farla smettere, riferisce che l' unica risposta ottenuta era stata una laconica frase che dice tutto sulle drammatiche condizioni in cui versava l' ex-attrice, la cui dipendenza ormai aveva preso completamente il sopravvento sulla sua volontà: "Chiedimi tutto tranne questo".
Laura Antonelli ormai irriconoscibile in tempi più recenti |
Non è sufficiente tuttavia assicurare alti livelli di questo aminoacido nel sangue per garantirne l' assorbimento nel sistema nervoso dove viene utilizzato per la sintesi di un fondamentale mediatore chimico, la serotonina, che gioca un ruolo chiave nel prevenire depressione e altri simili stati mentali negativi. E' invece una congrua presenza nella dieta di carboidrati complessi contenuti in cibi integrali a facilitare l'ingresso del triptofano nel sistema nervoso (quelli raffinati, dato che favoriscono l'ipoglicemia, non sono utili). E questa è ovviamente una ulteriore conferma dell'importanza dei cereali integrali nella dieta umana e della pericolosità di tutte quelle diete più alla moda che demonizzano i carboidrati.
Altri neurotrasmettitori implicati nel combattere la depressione sono la dopamina, la norepinefrina e l' epinefrina, che derivano invece dalla tirosina, altro aminoacido per il quale valgono le stesse considerazioni appena fatte per quanto riguarda la sua utilizzazione a livello cerebrale.
L' importanza di serotonina e dopamina è illustrata dal fatto che i farmaci antidepressivi più comunemente usati si basano sulle loro proprietà di prolungare artificiosamente il tempo d' azione di questi mediatori a livello sinaptico (cioè gli spazi che separano i vari neuroni e che devono essere superati dall' impulso nervoso per consentirne la trasmissione). Infatti i farmaci "anti-MAO" agiscono inibendo gli enzimi (mono amino ossidasi) che distruggono la serotonina, aumentandone quindi la disponibilità, mentre altri farmaci (come il Prozac ad esempio) inibiscono il riassorbimento dello stesso mediatore dagli spazi sinaptici all' interno degli assoni nervosi.
Tali farmaci però non sono privi di pesanti effetti collaterali e naturalmente non correggono le cause sottostanti tali disturbi, cosa invece possibile solo con un approccio olistico che tenga in considerazione tutto lo stile di vita, ponendo al centro una dieta adeguata che tenga sotto controllo i livelli di insulina per non andare in ipoglicemia e ponga le condizioni per una disponibilità ottimale dei nutrienti cruciali di cui abbiamo appena detto. Inoltre essa dovrà assicurare la presenza di vitamine e minerali necessari per la loro sintesi, e cioè vitamine B6, B12 e B9 (acido folico), magnesio, zinco e calcio.
Anche lo stile di vita, come dicevo, è importante: assicurarsi di dormire a sufficienza (l' insonnia può essere sia causa che conseguenza della depressione), fare esercizi di respirazione (come quelli previsti nei corsi yoga) o anche semplicemente imparare a respirare correttamente, svolgere una adeguata attività fisica e astenersi il più possibile da fumo, caffeina e alcool sono tutti accorgimenti quanto mai utili e raccomandabili per contrastare questa condizione.
Bisogna poi considerare che per "depressione" s' intende convenzionalmente una vasta gamma di situazioni accomunate: pessimismo, tristezza, perdita d' interesse per la vita, per sè stessi e per gli altri, insonnia, tendenze suicide, perdita di libido, depressione post-partum e perfino tendenze criminali. Sembrano tutti sintomi diversi ma hanno la stessa radice.
Come si vede, si tratta di un argomento molto vasto e complesso e non pretendo certo di averlo esaurito, tanto più che in campo scientifico rimangono ancora molti punti oscuri e ancora tanto da scoprire. Molto più interessante invece il punto di vista della macrobiotica che con la sua concezione energetica, dialettica e analogica ci permette di capire in modo semplice e pratico la relazione tra cibo e stati mentali, emotivi e relativi comportamenti (cosa che mi riprometto di illustrare eventualmente in un' altra occasione).
Da questa breve panoramica emerge tuttavia che ognuno può fare molto più di quanto ci vogliano far credere per affrontare "il male del secolo" (com' è stata definita la depressione, data la sua diffusione senza precedenti che contraddistingue la nostra epoca) senza dover ricorrere a psicofarmaci o a lunghe e dispendiose psicoterapie.
Purtroppo, a parte il fatto ovvio che cibo sano e stile di vita non fanno guadagnare nessuno, nei confronti dei problemi mentali sembra esistere una specie di pregiudizio culturale, evidente retaggio della mentalità cartesiana che ancora sopravvive. Infatti se già si fa ancora fatica a far capire a medici e pazienti il rapporto tra alimentazione e malattie somatiche, nel caso dei disturbi mentali si incontra di solito maggiore scetticismo perchè si tende a respingere l' idea che funzioni nobili e intime come quelle della nostra sfera mentale e psichica possano essere condizionate da qualcosa di grossolanamente materiale e banale quale il cibo. Senza contare che prendere una pillola è molto più semplice e pratico che cambiare mentalità e abitudini di vita.
Michele Nardella
Grazie per la riflessione. Ma "a parte il fatto ovvio che cibo sano e stile di vita non fanno guadagnare nessuno"...non penso sia vero. Il cibo sano non è gratis e nemmeno avere uno stile di vita corretto se per tale si intende attività fisica, yoga, massaggi ecc. È solo questione di cambiare mentalità, che non è poco ma è l'unica cosa per cui ha senso vivere. Cosa che purtroppo non è riuscita a fare Laura Antonelli.
RispondiElimina***
Io mi riferivo evidentemente a chi gestisce direttamente la salute: il sistema sanitario, che comprende medici, lobby farmaceutica e politici compiacenti.
RispondiEliminaLa vita di Laura Antonelli deve essere stato un inferno dopo il deturpamento del suo volto e non è riuscita ad uscire dalla depressione. Cadere dall'alto fa molto male, è vero ma la forza per rialzarsi dobbiamo saper crearcela da soli. Le cadute nella mia vita sono state molteplici sin dai 16 anni e sempre prodotte da fattori esterni inimmaginabili, ogni volta un adattamento psicologico e di aiuti, quasi nulla. Non ho ceduto alle dipendenze ed i miei sforzi sono stati ricompensati ma il mio fisico ha scelto ugualmente il suo disappunto. Se fossi stata informata ed indirizzata verso l'acquisizione di una mentalità che avrebbe dato una grande rilevanza ad un sano stile di vita... forse... mi sarei risparmiata un sacco di malanni ma per me era una questione irrilevante. Ho dovuto arrivare all'allontanamento dal lavoro per capire che avrei dovuto riordinare le idee. Meglio tardi che mai, si dice ! Peccato però non averlo capito allora e per questo c'è solamente da ringraziare la deleteria assistenza sanitaria nella quale avevo deposto la mia fiducia.
RispondiEliminaDaniela Polli
Grazie, Daniela, per la tua testimonianza. Mi spiace.
EliminaQuesto argomento, è di estrema attualità e tu l'hai trattato con delicatezza e fornendo indicazioni molto utili. Leggere i tuoi interessanti articoli stimolano ad approfondire gli argomenti, miranti ad un equilibrato modo di vivere. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a te, Giancarla, sempre attenta ai miei post e puntuale nel commentare.
RispondiEliminaInteressante post, giuste riflessioni!
RispondiEliminaGrazie, spero di essere riuscito a trasmettere il messaggio che siamo sempre noi, consapevoli o meno, a determinare la nostra condizione e che nessun altro può tirarci fuori meglio di noi.
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