venerdì 18 agosto 2017
Novità rivoluzionarie in oncologia!
Come tutti sanno, allorchè una terapia antitumorale dà il risultato sperato (che in termini clinici corrisponde alla distruzione della massa tumorale), in chiunque viva quell'esperienza, nonchè nelle persone a lui vicine e negli stessi medici curanti, subentra il timore, e con esso l'angoscia, che la guarigione possa rivelarsi una vittoria di Pirro, ossia che possa prima o poi manifestarsi una metastasi, il che si verifica più spesso di quanto le autorità mediche siano disposte ad ammettere.
Infatti per dimostrare l'efficacia delle cure ufficiali si forniscono di solito dati di sopravvivenza relativi ai fatidici 5 anni, e non oltre, il lasso di tempo (convenzionale e privo di qualunque significato medico) a partire dalla prima diagnosi durante il quale viene monitorato lo stato di salute dell'ex-malato.
Secondo tale criterio, com'è facile immaginare, il caso di un soggetto che morisse di tumore dopo 5 anni e un giorno dalla prima diagnosi sarebbe dunque da annoverare fra i "successi" (!!!).
La possibilità che un tumore, anche dopo la sua eliminazione fisica, possa ripresentarsi in altra sede anche a distanza di molti anni (la cosiddetta metastasi, che è la principale causa di morte per tumore) è nota da sempre, ma il meccanismo in base al quale questo avviene è sempre stato sostanzialmente un mistero a causa delle difficoltà tecniche che l'investigazione di questo aspetto dell'oncologia presenta.
Fu un certo Thomas Ashworth, un patologo australiano che più di un secolo fa per primo scoprì nel sangue di un paziente affetto da metastasi la presenza di cellule simili a quelle tumorali (CTC), da qui l'ipotesi che fossero queste, una volta distaccatesi dalla massa tumorale principale e immesse nel flusso sanguigno, a colonizzare altre parti del corpo dando luogo alle ben note metastasi.
Sebbene l'ipotesi sia stata in seguito confermata, va detto che la questione è più complicata di quanto possa sembrare a prima vista in quanto non tutte le cellule che si distaccano dal tumore iniziale hanno la potenzialità di giungere in altre parti del corpo trasformandosi in cellule cancerose. Si parla così di cellule cancerose staminali (CSC) per indicare la frazione di cellule cancerose circolanti (CTC) che presenta caratteristiche simili a quelle delle cellule staminali (cellule indifferenziate e in grado di dare origine a più tipologie di cellule) di potersi riprodurre come tali e di poter eventualmente trasformarsi in cellule neoplastiche in risposta a precisi stimoli interni ed ambientali (epigenetici), ma ancora non abbastanza indagati.
Poter individuare queste speciali cellule in un malato di cancro al fine di valutare il rischio di recidiva e trovare un modo per neutralizzarle rappresenta dunque l'aspetto cruciale della lotta al cancro, dato che le comuni terapie (chemioterapia, radioterapia e chirurgia), anche se hanno generalmente successo nel sopprimere la massa tumorale, non possono garantire che la malattia non si ripresenterà. Queste infatti non sono in grado di eliminare le suddette CTC e CSC, che anzi avrebbero addirittura l'effetto di stimolare e incrementare (se ne parla qui e qui a proposito della chemioterapia). Si tratta di un fenomeno di resistenza alle terapie convenzionali da parte delle cellule neoplastiche analogo alla resistenza dei batteri agli antibiotici sviluppatasi nel tempo come strategia di adattamento.
Ciò dimostra in via definitiva che le terapie ufficiali, in quanto strategie artificiali che notoriamente mirano a distruggere indiscriminatamente cellule neoplastiche e cellule sane senza per giunta affrontare le cause sottostanti, sono inefficaci e dannose, come conferma il fatto che la percentuale di chi riesce a sopravvivere al primo tumore si riduce progressivamente con l'avanzare degli anni. Insomma, detto in altre parole, se non si muore prima per altre cause è quasi certo che ci penserà il cancro a ucciderci prima o poi se c'è già stato un precedente. E sarà lui il vincitore.
Dunque, a proposito della sfida rappresentata da queste cellule circolanti potenzialmente cancerogene cui accennavo più sopra, mentre i comuni test, come risonanza magnetica, tomografia ad emissione di positroni, tomografia computerizzata e marcatori tumorali, costituiscono validi strumenti per svelare l'esistenza di un tumore ma non lo sono affatto nei confronti di queste speciali cellule, essendo molto piccole e in quantità troppo esigue rispetto alla massa tumorale, oggi nuove tecnologie sofisticate ed avanzate ne permettono il rilevamento.
E' quanto avviene nel laboratorio " Research Genetic Cancer Center", l'unico specializzato in questo test di cui si avvale il "Cancer Center For Healing", un centro statunitense specializzato in prevenzione, diagnosi e cure oncologiche alternative diretto dalla d.ssa Leigh Erin Connealy, autrice anche del libro "The Cancer Revolution"(almeno per il momento non disponibile in versione italiana).
Come la dottoressa spiega in quelle pagine, nonchè nel sito della sua fondazione e nelle tante interviste, compresa quella contenuta nel documentario "The Truth About Cancer" (la verità sul cancro) riportata nel video qui in basso, il suo è un approccio articolato e personalizzato che tocca tutti gli aspetti della malattia oncologica, ma soprattutto tiene a puntualizzare che il cancro non insorge da un giorno all'altro e senza motivo, che oggi è una malattia del tutto prevenibile e curabile anche nelle forme più gravi ed avanzate (sia pure con grande impegno sia da parte del paziente che del personale medico), date le conoscenze e le tecnologie che abbiamo ormai a disposizione e che è infinitamente meglio prevenire che curare. Dunque una diagnosi di cancro non equivale più a una sentenza di morte.
Ben conscia del ruolo fondamentale della nutrizione (e mèmore della massima ippocratica "Il cibo sia la tua medicina"), degli stili di vita (è noto il ruolo dello stress, del sonno e dell'attività fisica nella prevenzione oncologica), dell'epigenetica e di approcci integrati, la dottoressa pone l'enfasi sui cibi più adatti, che identifica soprattutto in quelli antinfiammatori (l'infiammazione cronica è l'ambiente ideale per far prosperare il cancro), in quelli ricchi di antiossidanti, vitamine, fitocomposti e preziosi enzimi, i cosiddetti nutraceutici, come le verdure a foglia verde, le crucifere, lo zenzero, la curcuma, la lavanda, la vitamina C.
Inoltre poichè le cellule neoplastiche prosperano in ambiente anaerobico (privo di ossigeno), anche il trattamento dell'ozonoterapia viene preso in considerazione, come pure un approccio rivoluzionario di tipo omeopatico denominato Banerji.
Ma naturalmente la parte più interessante di questo approccio integrato e personalizzato, dopo tutto quello che abbiamo detto, è rappresentato dalla possibilità di rilevare la presenza di un tumore e di poterne controllare costantemente l'evoluzione attraverso un trattamento chiamato "Supportive Oligonucleotide Technique", che si basa appunto sulla capacità di rilevare e quantificare le cellule circolanti CTC e CSC grazie a certe loro caratteristiche genetiche (si pensi che anche tumori piccolissimi, tanto da non poter essere nemmeno rilevabili, possono dar origine a cellule circolanti). Si procede così ad indurre all'apoptosi (morte indotta) le cellule foriere di metastasi con trattamenti non invasivi studiati sulla base del profilo genetico del paziente e del tipo di cancro.
E pensare che quando meno di un anno fa ho realizzato l'ebook "Tumore al seno: tutto ciò che occorre sapere ma nessuno vi ha mai detto" non ero ancora al corrente di queste strabilianti rivoluzionarie novità, anche se, almeno dal punto di vista concettuale, avrebbero aggiunto ben poco alla mia trattazione...
Sono novità che sanciscono l'entrata in una nuova era dell'oncologia e della medicina in generale e che finalmente faranno chiudere definitivamente la bocca ai soliti vecchi tromboni arrugginiti dell'oncologia tradizionale. D'ora in poi solo chi persegue secondi fini potrà ignorare tutto questo.
Michele Nardella
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Il tuo impegno, nello studiare e divulgare tutto quello che può consentirci di vivere meglio è encomiabile. Ti stimo sia come studioso sia come uomo: tenace e generoso.
RispondiEliminaGrazie, Giancarla, per le tue belle parole, come al solito.
RispondiEliminaNon sono però uno studioso: ho frequentato la Facoltà di Medicina tanti anni fa ma il destino ha voluto diversamente...
Io sono solo un appassionato che riporta notizie fra le tante reperibili in rete. Solo se sono alla portata della mia comprensione e da me ritenute di una certa importanza e di interesse comune le prendo in considerazione, filtrandole e interpretandole attraverso la mia formazione culturale.