giovedì 22 settembre 2011

In ricordo di John Lennon

presw Dicembre 8th, 2010


Una volta un giornalista chiese a John Lennon chi, fra Shakespeare e i Beatles, fosse più famoso nel Regno Unito, secondo lui. “Shakespeare - fu la sua risposta - … ma lui ha venduto meno dischi di noi.”



Con questa storica battuta ho voluto introdurre  questo speciale post, che vuole essere un tributo John Lennon in occasione della doppia ricorrenza del suo assurdo assassinio (l’ 8 dicembre di trent’anni fa) e dei suoi settant’anni, che avrebbe compiuto il 9 ottobre scorso. 

Non c'è bisogno di presentazione per uno dei personaggi pubblici più in vista al mondo, idolo di milioni di giovani e meno giovani che avevano vissuto l’irripetibile epopea dei Beatles e ne avevano fatto un modello, un simbolo per la sua musica e i suoi ideali.

  
Anch’io ero un suo fan, anche perchè nella sua spiccata e poliedrica personalità in parte mi sembrava di riconoscermi.

La sua tragica fine tuttavìa, pur essendo certamente stata per me un grande dispiacere, non mi sorprese più di tanto, quasi mi aspettassi prima o poi qualcosa del genere.

Essa rappresenta il classico esempio del mito che diventa tanto grande da distruggere sè stesso (come era già avvenuto con Elvis Presley e tanti altri più o meno famosi).
  
Dovete sapere infatti che il suo assassino era paradossalmente un suo grande ammiratore.
Più grande il diritto, più grande il rovescio“, come sentenzia la macrobiotica.

       
Ma che cosa c' entra John Lennon con un blog che tratta argomenti di tipo olistico? Beh, questo lo vedremo tra pochissimo.

Dei quattro Beatles era senz’altro lui il più carismatico. Ricordo ancora il suo sottile umorismo, a volte un pò sarcastico, molto “british”, che subito mi colpì (la battuta su citata è una delle sue prime e più famose). Ma quello non era che il suo biglietto da visita, espressione di quell’ incontenibile estro, di quell’eclettismo e di quella sua fervida immaginazione che facevano di lui il classico “genio pazzoide“, anticonformista , ribelle e stravagante quanto basta, ma senza certi eccessi tipici di altre rockstar (si pensi ad esempio a Jim Morrison o a Keith Richards), cosa che lo contrapponeva al più posato e borghese Paul McCartney, artisticamente non meno dotato.

Già, Lennon-McCartney, la coppia per antonomasia, il dittico che esprime il sodalizio artistico più famoso di sempre, i due amici-rivali analogamente a un’ altra coppia famosa in campo agonistico, quella di Coppi e Bartali.

Erano loro due gli autori di quasi tutte le canzoni dei “Fab Four” ( i Favolosi Quattro, come vengono ancora oggi affettuosamente soprannominati i Beatles), ma il fatto di firmarle sempre in due era solo una convenzione, perchè in realtà il vero autore era quasi sempre l' uno o l' altro: Lennon, oppure McCartney appunto, e non Lennon e McCartney.

Ricordo, a proposito di questo particolare, che molti anni fa un mio amico, interessato come e più di me a tutto quanto faceva tendenza in fatto di moda giovanile e musica in particolare, mi propose di sottopormi a un test che consisteva nell’indovinare quale fosse il vero autore di ciascuna delle canzoni della coppia specificate in un elenco riportato in un giornale assieme alla relativa risposta.

Io azzeccai il maggior numero di risposte, segno che avevo intuìto e assimilato piuttosto bene la personalità di entrambi.

C’era insomma una certa empatìa fra me e i Beatles e forse anche per questo ho cominciato ad interessarmi attivamente alla Meditazione Trascendentale, allorchè George Harrison, il più mistico dei quattro, coinvolse gli altri tre in questa pratica, di cui il guru indiano Maharishi Mahesh Yogi era l’ allora famosissimo portavoce, nonchè maestro indiscusso.

C’è da precisare però che fu proprio Lennon, dopo gli entusiasmi iniziali, a rinnegare il guru indiano, scrivendo una canzone (”Sexy Sadie“, contenuta nel “White Album” dei Beatles) in cui, usando la metafora di una prostituta d’ alto bordo, molto seducente ma … ingannatrice, alludeva proprio al Maharishi.

Non so a che cosa si riferisse di preciso, ma quale che fosse la vera ragione di tale attrito, di sicuro posso affermare che essa non aveva niente a che fare col valore intrinseco della Meditazione Trascendentale, che è invece una pratica di provata efficacia.

Lo testimoniano ricerche scientifiche di cui è stata oggetto in ben cinquanta università nel mondo, che ne hanno confermato la efficacia nel condurre la mente in uno stato di maggiore calma (onde alfa cerebrali più stabili), lucidità ed energìa. In una parola: positività.




Ma, tornando al nostro eroe, in quel periodo le cose stavano già cominciando a prendere una brutta piega nella vita dei quattro ragazzi di Liverpool e nei loro rapporti interni, fatto che avrebbe portato inevitabilmente al loro scioglimento di lì a poco.

E se devo essere sincero, preferisco il John Lennon del periodo migliore dei Beatles, quello più ispirato, fantasioso e creativo, a quello del periodo posteriore, più politicizzato e contrassegnato da un certo astio nei confronti del suo alter-ego Paul McCartney, col quale i rapporti avevano cominciato a deteriorarsi poco prima del fatidico scioglimento del più famoso quartetto del mondo.

A fare da spartiacque si potrebbe considerare l’ arrivo dell’ ingombrante Yoko Ono, diventata la nuova compagna di John, dopo Cynthia Powell, anche se bisognerebbe ammettere che proprio grazie a lei il musicista ebbe modo di ampliare i suoi orizzonti mentali, avvicinandosi alla cultura giapponese.

Ed ecco dunque che l’ analogìa intellettuale fra me e il nostro appare più evidente dopo aver rivelato che, pochi anni prima della sua scomparsa, Lennon si era avvicinato alla macrobiotica (c'è anche un' intervista contenuta in questo link), stimolato molto probabilmente dalla stessa Yoko o da Shizuko Yamamoto, una nota terapista shiatsu giapponese alla quale l’ artista si era rivolto per dei trattamenti.

Sì, perchè lui era imprevedibile, nella sua incapacità di mettersi in pantofole e vivere di rendita come un borghese qualsiasi, come avrebbe potuto fare, e chissà in quanti altri modi avrebbe potuto sorprenderci se fosse vissuto fino ad oggi.

Ciao, John! Tu e i Beatles siete stati la colonna sonora della mia giovinezza e anche qualcosa di più : un qualcosa di idefinibile che col tempo è finito col diventare parte integrante della mia vita. Un ricordo indelebile, senza dubbio.





Michele Nardella


One Comment to “In ricordo di John Lennon”

  1.   Raffaella | Dicembre 13th, 2010 at 4:05 pm e
    Grazie per averci ricordato con dovizia di particolari e accorata partecipazione questo personaggio che ha avuto un ruolo significativo non solo in ambito musicale ma anche nel costume e nella cultura alternativa. Gli ideali di pace e fratellanza cui si ispiravano le sue canzoni oggi sono più che mai attuali (mi viene in mente soprattutto “Imagine”), perciò non dobbiamo dimenticare il messaggio trasmesso dalla sua meravigliosa musica!
    Grazie e ancora complimenti.

3 commenti:

  1. Proprio ieri ho visto su Rai Storia un bel documentario sull'epopea dei Beatles: che peccato che la follia collettiva dei fans ai concerti arrivasse a produrre tanto rumore da non far sentire neanche cosa stessero suonando! Complimenti per il bell'articolo.
    Alberto

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Alberto.
      Purtroppo quel documentario me lo son perso, perchè l' ho saputo il giorno dopo leggendo i programmi-tv. E' vero, una delle caratteristiche dei concerti dei Beatles era il clamore del pubblico talmente assordante da coprire ogni altro suono. Un aneddoto dice che una volta Ringo stava accompagnando alla batteria gli amici, pensando che la canzone eseguita fosse un' altra; in un' altra occasione si dice che John si fosse messo a dire parolacce al microfono, al posto delle parole di una canzone (ma tanto chi se ne sarebbe accorto?). Forse è questo il motivo per cui nella discografia del quartetto di Liverpool non figura neanche un live.

      Elimina
  2. E' sempre triste la sua fine..non me ne capacito mai😭

    RispondiElimina