giovedì 7 aprile 2016

Sindrome da deficit di attenzione e iperattività: non servono farmaci

A completamento del discorso iniziato nel post precedente (Disturbi mentali e del comportamento sempre più diffusi: il cibo influisce?),  come annunciato voglio soffermarmi questa volta su un problema molto dibattuto negli ultimi tempi e controverso perchè trattato a mio giudizio in modo disorganico e incompleto.

Si tratta dell' ADHD, che è l' acronimo  inglese per indicare il deficit di attenzione spesso  associato all' iperattività, un disturbo sempre più frequente nella prima infanzia e che si palesa in tutta la sua gravità specie nell' età scolare. 

L' esuberanza è una prerogativa giovanile ed esibire un pò di vivacità e irrequietezza è fisiologico nei primi anni di vita,  come pure essere distratti e poco attenti (per esempio un bambino può non prestare ascolto quando gli si parla), perciò non è sempre facile individuare il confine fra ciò che si ritiene normale e ciò che invece non lo è.  

Da questo è facile capire come il terreno sia quello ideale per poter speculare  prendendo a pretesto sintomi di per sè non necessariamente patologici per inventare nuove malattie etichettate coi soliti paroloni ad uso e consumo di chi prescrive o vende psico-farmaci. Un malcostume generalizzatosi negli ultimi tempi e già segnalato da più parti che trova nel DSM, un manuale diagnostico redatto dall' APA (Associazione Psichiatrica Americana), un ottimo esempio. Destinato non solo a medici, psicologi, psichiatri, pedagogisti e operatori sanitari, ma anche ad insegnanti e genitori, questo documento (molto criticato) serve come base per formulare test psicologici e poter eventualmente individuare nel soggetto sottopostovi un caso da classificare in qualcuno delle centinaia di "disturbi mentali" inventariati (il cui numero è cresciuto a dismisura dalla prima edizione del 1952 fino all' ultima, la quinta, risalente al 2013).

Se da una parte non sembrano esserci dubbi sul fatto che i dati relativi all' incidenza del fenomeno siano gonfiati o non attendibili, è tuttavia assurdo sostenere, come molti hanno fatto, che l' ADHD è un' invenzione, solo per le difficoltà insite nel fare una diagnosi precisa e attendibile di questo tipo, che non può basarsi su parametri oggettivamente valutabili (come, ad esempio, quelli strettamente biologici), ma solo sulle capacità esaminatrici di uno specialista, che dovrà tenere conto anche del parere dei genitori del soggetto in questione. Anche perchè il deficit di attenzione e iperattività si presenta spesso con altri disturbi (commorbilità), come disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo della condotta, dell' apprendimento (dislessia, disgrafia), ansia, depressione, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo bipolare che portano a complicare il quadro complessivo (il video qui in basso illustra questo aspetto del problema e le sue implicazioni pratiche).

Ecco dunque come la mentalità schizofrenica tipica della medicina convenzionale, che divide tutto in compartimenti stagni, confondendo sintomi con malattie, concentrata com'è a descriverne minuziosamente e a classificarne le manifestazioni piuttosto che a comprenderne il significato, riesce a rendere tutto molto più complicato e confuso e artificioso da gestire. La futilità di questo tipo di approccio emerge in tutta la sua assurdità soprattutto dal fatto che il paziente non è considerato nella sua interezza, ossìa come un organismo in cui le varie parti si influenzano a vicenda, e il pur riconosciuto stretto legame mente-corpo è interpretato quasi sempre a senso unico. A parte l' influenza di alcool e droghe e sorvolando sul presunto legame tra ADHD e vaccini, come insinuato da alcuni, non si tiene conto infatti dell' enorme impatto della condizione fisica sulla sfera mentale e psichica, e dunque dell' importanza di tutto ciò che si assume quotidianamente  come cibo e bevande.

Eppure è da tempo risaputo il legame tra zucchero (bevande zuccherate in particolare), cereali raffinati e ipoglicemia, come pure l' influenza di quest' ultima sul benessere mentale, senza considerare altre conseguenze sul piano fisico. Perfino la qualità della flora intestinale influisce. Del resto l' appellativo dato all' intestino di "secondo cervello" è giustificato dallo stretto legame esistente fra i due organi, come la scienza ha recentemente appurato, confermando ciò che la Medicina Tradizionale Cinese aveva già scoperto tanti secoli fa. E non è tutto, come vedremo fra poco. 

Impossibile insomma che problemi psichici e comportamentali non siano accompagnati da  disturbi fisici, che fornirebbero i giusti indizi a chi si propone di trovare la  soluzione ideale per l' interessato.

A pensarla così non è solo Mark Hyman, uno dei medici più preparati e all' avanguardia nel campo delle medicine alternative e molto famoso negli Stati Uniti, che in una sua recente newsletter ha trattato proprio questo tema,  sottolineando come attualmente un bambino americano su dieci prende psico-farmaci per l' ADHD come i famigerati Ritalin, Prozac, Risperdal, Trileptal, Concerta e Adderall, il cui consumo globale dal 1993 al 2000 è cresciuto in USA del 300% (!!!).

"Da quando in qua l' ADHD è diventato una normale conseguenza  dell' essere bambini? - dice Hyman commentando questi dati - Non così tanti anni fa in tutta una classe scolastica si contava in media un bambino con questo disturbo. Come mai siamo arrivati a uno su dieci in così poco tempo?", confermando così l' esistenza di un  malessere psichico  oggi più che mai diffuso anche fra i più giovani.

Nella stessa newsletter il dr. Hyman, che ha una vasta esperienza in questo campo, avendo anche pubblicato un libro sul suo approccio naturale ai disturbi mentali, compresi autismo e demenza senile, The UltraMind Solution (non disponibile in italiano), cita anche un caso particolarmente grave capitàtogli e trattato con successo, quello di un ragazzino di 12 anni, Clayton, che era stato sotto cura da diversi specialisti per i suoi innumerevoli disturbi, sia psichici che fisici: accanto ai sintomi classici dell' ADHD egli esibiva asma, allergie, congestione ai seni nasali, mal di gola, eczema, nausea, dolori di stomaco, diarrea, mal di testa, prurito anale, crampi muscolari, eruzioni cutanee pruriginose e frequenti infezioni. Inoltre dormiva male e aveva un desiderio compulsivo di dolci e cibo spazzatura. Per tenere a bada gli svariati sintomi prendeva quattro o cinque farmaci, compreso il Ritalin, un cocktail micidiale per un ragazzino di 12 anni, che tuttavia non risolvevano affatto il problema di fondo. Del resto cosa aspettarsi da medici e psichiatri se questi non hanno una preparazione nel campo della nutrizione clinica, nè la mentalità per prendere in considerazione ipotesi diverse da quelle a loro familiari?


Conoscendo la storia di Clayton e con gli appropriati test clinici si venne a scoprire che, come la maggior parte dei suoi coetanei, specie quelli che rientrano nella diagnosi di ADHD e autismo, il paziente seguiva una alimentazione ricca di grassi trans, additivi alimentari (anche questi collegati ai sintomi di ADHD, tanto che nel 2009 il governo inglese ha chiesto all' industria alimentare di mettere al bando la maggior parte dei coloranti artificiali) e soprattutto di carboidrati raffinati.

Inoltre emersero importanti deficienze nutrizionali come:
  • Omega  3 in particolare l' acido eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA), che sono essenziali per il sistema nervoso e il cervello (il 60% del peso di quest' ultimo è costituito da DHA) e una loro carenza è associata all' ADHD, all' eczema e a deficienza immunitaria. Si trovano in acciughe, sgombri, sardine, semi di lino, alghe marine, microalghe verde-azzurre, semi di chia, noci, soja verde, germe di grano.
  • Triptofano, un aminoacido essenziale precursore della serotonina, un fondamentale neurotrasmettitore responsabile dello stato di calma mentale e del buon umore, e della melatonina che regola invece il sonno. Non serve però somministrare questo aminoacido come tale (si trova facilmente in tutti gli alimenti proteici), ma una dieta basata su carboidrati integrali (cereali e legumi) che ne agevolano l' assorbimento da parte del tessuto nervoso.
  • Vitamina B6, cruciale per convertire il triptofano in serotonina. L' instabilità d' umore di Clayton, il suo sonno disturbato, l' ADHD erano tutti indizi di carenza di questa vitamina, aggravata dall' uso di farmaci che causano una deplezione della stessa. La B6 si trova specialmente nell' avocado, nei cereali integrali (miglio, grano saraceno e avena in particolare), noci, lievito di birra, foglie verdi, gamberi, aragoste e cozze.
  • Inoltre  carenze di altre vitamine come la D, la A e il betacarotene indicavano che la dieta del nostro paziente era ricca di cibo-spazzatura e scarsa di verdure e cereali di buona qualità.
  • Zinco, la cui insufficienza è causa di  abbassamento delle difese immunitarie, di scarsa capacità di detossificazione dai metalli pesanti (anche questi possibili responsabili dell' ADHD) fornendo così una spiegazione alle frequenti infezioni, all' eczema e all' iperattività del ragazzo. Si può trovare nei semi, come quelli di sesamo, di zucca e nelle mandorle.
  • Magnesio, necessario  alla sintesi di  dopamina, altro importante mediatore chimico nervoso. Si trova nei semi di girasole, di sesamo, di zucca, foglie verdi, germe di grano, fagioli di soja e sgombri.
Non sorprende che queste stesse informazioni si ritrovino nel libro Il Cibo dell' Uomo del nostro grande esperto Prof. Berrino nel capitolo relativo ai disturbi psichici e, nello specifico nel capitolo intitolato "Giù le mani dai bambini", dove a pag. 270 si sofferma proprio sulla sindrome di iperattività e scarsa attenzione, a riprova di quanto il fenomeno sia diffuso. 

Sono lontani i tempi dei primi esperimenti per verificare quanto una dieta possa influenzare stati d' animo e comportamenti, tra cui anche uno che riguardava proprio giovani reclusi in un riformatorio per problemi di condotta violenta (ne ho parlato nell' articolo "Come il cibo influenza la mente-parte seconda"). Adesso però che la scienza ci fornisce le conoscenze necessarie per avallare certe ipotesi una volta guardate con diffidenza o scetticismo, il perseverare di politiche conservatrici tanto care a Big Pharma nella gestione della salute pubblica ci dà la conferma (ahinoi) che il problema è in ben altri termini.
     
    Michele Nardella

3 commenti:

  1. Molto interessante. Grazie per la divulgazione delle tue ricerche. Ne farò buon uso. Buon pomeriggio.

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  2. Concordo in pieno! Ed approfitto per congratularmi con Michele Nardella per il suo blog!

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