domenica 14 gennaio 2018

La fine del diabete

Questo post si potrebbe considerare un completamento agli ultimi tre dedicati al sovrappeso e al morbo di Alzheimer, essendo il diabete  espressione, come questi ultimi, dello stesso disordine metabolico.

Ormai ho perduto il conto delle pubblicazioni che trattano questa patologia da un punto di vista naturista-alternativo ed io stesso ne ho recensite un paio ("Curare il Diabete in 21 Giorni" e "Curare e Prevenire il Diabete in Modo Naturale senza farmaci"), tuttavia l'uscita dell'ennesimo libro sullo stesso tema dal titolo altrettanto esplicito, "La Fine del Diabete", mi ha convinto a tornarci su per i motivi che sto per spiegare.

Innanzitutto devo dire che è rassicurante constatare in tutti i casi una sostanziale convergenza di pareri sulle direttive generali da adottare non solo a scopo preventivo ma addirittura terapeutico nei confronti del diabete che, per chi se lo fosse dimenticato, è un vero flagello sociale, un'epidemia tuttora in espansione (ricordo che qui si parla essenzialmente di diabete tipo 2, ma sembra che anche il tipo 1, quello giovanile, possa giovarsi di un adeguato approccio nutrizionale più di quanto possa fare col solo trattamento farmacologico se abbinati fra loro). Il che lascia sempre meno spazio ad obiezioni e critiche da parte dei soliti vecchi tromboni ancora convinti che, almeno nei casi di malattia conclamata, non si possa prescindere da un approccio tradizionale di tipo farmacologico. Certo, capisco che per gli accademici che non sanno nulla di cibo e indottrinati a pensare che le malattie vengano da virus o batteri, dai geni sbagliati cui non si può scampare e dalla sfortuna deve essere uno shock difficile da digerire venire a sapere che una giusta dieta possa da sola far regredire una malattia degenerativa tanto grave come appunto il diabete: un'eresia in piena regola, ma tant'è.


Pur avendo esaminato solo alcuni dei suddetti libri, questo "La Fine del Diabete" del dr. Joel Fuhrman, un nutrizionista di vasta esperienza, mi sembra avere un taglio più concreto e pratico rispetto agli altri. L'autore infatti, conscio evidentemente che per invertire l'attuale tendenza degenerativa della società, invece dei soliti allarmismi che cadono nel vuoto e di nozioni scientifiche astratte sia necessario (ri)educare pazientemente la gente comune a stili di vita più consoni, sembra prodigarsi in ogni modo per far capire al lettore la necessità di cambiare radicalmente abitudini, dandogli dunque la necessaria motivazione per impegnarsi in una scelta per molti non delle più facili, ma al contempo gli fornisce un concetto base semplice e pratico per comprendere sinteticamente come gestire il diabete senza bisogno di particolari conoscenze mediche (a chi prende già farmaci anti-diabetici tuttavia si sconsiglia vivamente di cambiare dieta senza la supervisione di un medico competente, in quanto l'effetto combinato di farmaci e dieta potrebbe facilmente portare a coma ipoglicemico).

Ma non finisce qui perché, oltre ad un'ampia seconda parte dedicata interamente a esempi di ricette e menù cui poter attingere per creare la propria dieta, c'è uno spazio dedicato alle motivazioni psicologiche che di solito fanno da deterrente nel prendere decisioni pur importanti e spesso necessarie per migliorare la propria vita o fanno fallire in breve tempo ogni tentativo di cambiamento. L'autore insomma tiene a convincere anche gli indecisi e i riottosi dando loro i necessari suggerimenti e incoraggiamenti per intraprendere un vero programma di cambiamento che illustra nel dettaglio.

Dunque cosa c'è da capire per semplificare l'approccio a questa malattia e non lasciarsi intrappolare nelle pastoie dei troppi dati scientifici che non ci dicono niente e spesso ci confondono?

Dall'analisi delle  principali magagne attribuite al modello dietetico moderno unanimemente riconosciuto come degenerativo si evince facilmente che, a causa dei cibi industrialmente trattati, assumiamo un eccesso di calorie (macronutrienti) a scapito di sostanze nutritive vitali (micronutrienti). Voglio ricordare a chi ha poca dimestichezza con la materia che per macronutrienti si intendono quelle categorie di sostanze organiche (proteine, carboidrati e lipidi) quantitativamente di gran lunga più abbondanti negli alimenti e nel nostro corpo che ci forniscono l'energia necessaria (calorie) di cui ogni cellula necessita per sopravvivere e svolgere le attività richieste oppure fornire il "materiale da costruzione" per i nostri tessuti. Questi macronutrienti però per essere adeguatamente utilizzati (metabolizzati) hanno bisogno dei micronutrienti (minerali, oligoelementi, vitamine e fitocomposti vari), presenti in quantità quasi infinitesimali, ma non per questo meno importanti.

Ebbene, a voler sottolineare l'importanza determinante di questi ultimi il dr. Fuhrman ha pensato di utilizzare il termine "nutritariana" da lui stesso coniato per definire la sua dieta consigliata non solo a chi vuol prevenire o curare il diabete ma anche a chi vuol sentirsi in forma a 360° e vivere a lungo in quanto nutre senza appesantire. Sembra infatti essere proprio questo il segreto. Egli si spinge inoltre a sintetizzare il suo concetto cardine in una formula molto facile da tenere a mente: S = N/C, dove S sta per "dieta salutare", mentre N indica i micronutrienti (comprese le fibre) e C le calorie, per esprimere che quanto più elevata è la quantità di nutrienti per ogni caloria contenuta in un alimento tanto più questo è raccomandabile, proponendo così un nuovo paramentro, l'ANDI (Aggregate Nutrient Density Index), cioè l'indice di densità di nutrienti, per poter valutare in questo senso, grazie ad un'apposita tabella, i più comuni alimenti.

Tabella che conferma in pieno quanto in parte si sapeva, indicando negli ortaggi, frutti di bosco (in genere tutti i vegetali vivacemente colorati) e semi i migliori alleati in assoluto per la nostra salute. Al contrario, gli alimenti a più alta densità calorica e al contempo con una quantità assolutamente insufficiente di preziosi nutrienti (fibre comprese) corrispondono, come ci si aspettava, ai dolciumi (soprattutto se industriali) e tutti gli alimenti zuccherati e raffinati, come le farine "0" e "00", oli e condimenti grassi in genere.

E a quest'ultimo proposito è opportuno mettere in guardia da un banale equivoco comune anche fra tanti medici e dietologi, a testimonianza della grande confusione che regna ancora in materia di grassi e che il nostro esperto per fortuna provvede a chiarire. Tutti infatti tendono a demonizzare indiscriminatamente i grassi, e ciò vale in particolare per chi dà suggerimenti su come dimagrire, perchè è facile e spontaneo mettere in relazione i grassi col fenomeno che porta ad ingrassare. Ciò significa però non fare la necessaria distinzione sulla loro qualità, nè sulla loro provenienza e ancora una volta è la mancanza di una visione olistica all'origine di questa svista. Non si riconosce infatti la differenza cruciale fra i grassi isolati dagli alimenti da cui derivano e gli alimenti contenenti grassi. Gli stessi fautori della dieta mediterranea incoraggiano ad usare olio d'oliva per le sue presunte proprietà salutari, come se non se ne consumasse già in abbondanza assieme ad altri grassi da condimento. Bisogna invece tener presente che qualsiasi olio, per quanto apprezzabile sotto il suo profilo nutrizionale, è pur sempre un alimento ad altissima densità calorica e a basso contenuto di quei nutrienti di cui abbiamo parlato, come del resto tutti i prodotti raffinati, perciò per chi ha problemi di peso non è proprio il massimo. Allo stesso tempo molti "esperti" tendono a sconsigliare alimenti come noci ed altri semi oleaginosi per il loro elevato contenuto di grassi senza tener conto che si tratta di importanti fonti di preziosi acidi grassi omega 3 e di molti altri componenti necessari proprio a chi ha problemi di peso o di glicemia alta.

E sempre a proposito di grassi bisogna ricordare che sono quelli saturi, contenuti principalmente nei cibi animali, e soprattutto i grassi trans (idrogenati) presenti nel cibo-spazzatura industriale i grassi da ridurre al minimo o eliminare, ma il dr. Fuhrman, pur criticando aspramente tutte le diete che enfatizzano i cibi animali, mette in guardia anche dal veganismo (il che mi trova in pieno accordo) in quanto limitarsi ad eliminare tutti i cibi animali indiscriminatamente non porta a nulla, se non ad aumentare i rischi di carenze. Oltre a non essere necessario bisogna ribadire che non è assolutamente sufficiente: la maggior parte delle diete vegane comprende infatti alimenti sconsigliabili, come farine raffinate, dolcificanti non raccomandabili, troppi derivati della soja, patate, olio, grassi trans, troppa frutta (compresa quella esotica), troppe crudità e poche verdure a foglia verde.

Un altro aspetto olistico che merita di essere messo in evidenza in questo approccio rivoluzionario è che con questi semplici accorgimenti si normalizzano con una sola mossa tutti i parametri correlati al diabete (peso, pressione, colesterolo, infiammazione ecc.). Abbiamo già visto nei post dedicati al dimagrimento come tutti i parametri implicati nella sindrome metabolica siano interrelati proprio perché le loro alterazioni originano dalla stessa causa, dunque basta intervenire su quella, cosa che non può fare l'approccio tipicamente farmacologico. Quest'ultimo infatti, somministrando insulina artificiale o altri farmaci ipoglicemizzanti, non può fare altro che tenere sotto controllo i sintomi della malattia senza correggerne le cause, finendo così per favorirne l'evoluzione, che tradotto significa morire più lentamente.

Insomma quando l'approccio è quello giusto si ottiene il massimo beneficio che dura nel tempo e senza effetti collaterali avversi perché si agisce sulle cause profonde. Ad esempio, una delle possibili conseguenze del modo di mangiare moderno e probabilmente la ragione principale per cui si ingrassa e molte diete "punitive" falliscono è la fame compulsiva. Questa si distingue dalla fame vera, che è lo stimolo fisiologico a reintegrare le riserve di glicogeno quando il corpo ha consumato la maggior parte delle calorie del pasto precedente, perché si presenta indipendentemente dal reale bisogno di cibo. E' una sorta di dipendenza dal cibo imputabile principalmente all'ipoglicemia indotta dall'eccessiva risposta insulinica, a sua volta conseguenza delle diete squilibrate e innaturali moderne di cui si è detto ampiamente. L'ipoglicemia è infatti percepita dal nostro corpo come un segnale d'allarme che si presenta quando le riserve energetiche si stanno esaurendo.

E proprio su questo punto così cruciale il nostro esperto si sofferma nel suo libro illustrando nel dettaglio il meccanismo della fame e indicando anche come riconoscere la fame compulsiva per distinguerla da quella normale. Inutile aggiungere che l'unica soluzione per interrompere il circolo vizioso di questa vera e propria dipendenza è adottare una dieta a base di cibi a basso tenore calorico ed alto contenuto di nutrienti che, oltre a saziare di più grazie alla maggiore quantità di fibre contenute che aumentano massa e volume a parità di apporto calorico, ha effetto stabilizzante su glicemia e insulina. Inoltre i nutrienti in essa presenti evitano l'accumulo di tossine all'interno delle cellule, come i prodotti finali della glicazione proteica (AGE), che sarebbero all'origine delle crisi di astinenza.

Detto questo, sorvolando sull'eccessiva indulgenza verso solanacee e frutta tropicale che ho notato dando un'occhiata alle ricette, l'unico disappunto l'ho provato nel leggere l'esortazione ad andarci piano coi cereali, anche se integrali e biologici, e di preferire ad essi i legumi, che presentano, a differenza dei primi, speciali fibre che rallentano l'assorbimento dei carboidrati in essi contenuti, a tutto vantaggio della stabilità glicemica.

Ancora non riesco a spiegarmi il persistere di questi pregiudizi nei confronti dei cereali anche nell'ambiente scientifico, nonostante l'imponente mole di ricerche che ne dimostrano i netti effetti positivi su tutte le principali patologie e in particolare proprio sulle problematiche metaboliche di cui ci siamo testè occupati (un esempio su tutti lo trovate qui).

Per ribadirne l'importanza devo far notare che i cereali, se integrali, sono gli alimenti più completi in assoluto, in quanto contengono tutte le principali varietà di nutrienti nelle proporzioni più congeniali a noi umani. Dunque è ragionevole attribuire loro un ruolo cardine nella dieta umana, cosa del resto confermata dalle usanze e dalle tradizioni di quasi tutte le popolazioni del mondo.

Prima di concludere voglio lasciarmi andare ad una considerazione che mi sorge spontanea e irrefrenabile dopo tutto quanto detto, perché non posso fare a meno di pensare all'ipocrisia della nostra società che non perde occasione per affrontare coi soliti toni allarmistici emergenze sociali come appunto diabete e sovrappeso, mentre si consente di pubblicizzare dalla mattina alla sera tutti i santi giorni il peggio del peggio: dalle merendine Kinder, Fiesta, Bauli fino a McDonald's e compagnia bella (si fa per dire!). Pensate, su centinaia, se non migliaia, di articoli commerciali presenti sul mercato più della metà degli spot pubblicitari riguarda proprio il cibo-spazzatura. Incredibile! Si direbbe che dietro tutto questo ci sia un preciso disegno criminale. E, ciliegina sulla torta, ricordate che la nostra brava ministrina Bugiardin - pardòn, Lorenzin - assurta rapidamente ad emblema della più assoluta incompetenza, si era opposta con veemenza all'introduzione di norme che regolamentassero il contenuto di zucchero nei prodotti industriali?

Una società che organizza "giornate mondiali" a tema per sensibilizzare l'opinione pubblica su emergenze sociali, quali appunto il diabete, sempre all'insegna della futilità, dove si parla di tutto senza mai dire niente di nuovo e veramente risolutivo.

Una società dove negli ospedali si propinano ai malati proprio quegli  stessi cibi che li hanno resi tali.

Insomma, inutile farsi illusioni: se cambiamento ci sarà, questo dovrà necessariamente iniziare da ognuno di noi, visto che, se c'è un interesse da parte delle istituzioni, è solo quello di mantenere lo status quo.

 
Michele Nardella

La Fine del Diabete La Fine del Diabete
Sconfiggere la più grande epidemia dei nostri giorni con l'alimentazione naturale
Joel Fuhrman

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10 commenti:

  1. Ti cito: "Insomma, inutile farsi illusioni: se cambiamento ci sarà, questo dovrà necessariamente iniziare in ognuno di noi, visto che, se c'è un interesse da parte delle istituzioni, è solo quello di mantenere lo status quo." Sono in perfetto accordo con te. Grazie per il tuo impegno.

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    1. Grazie a te, Giancarla. In effetti era proprio questo il messaggio che volevo trasmettere: la massa, a causa di un meticoloso quanto efficace lavaggio del cervello silenziosamente subìto, incredibilmente ancora non sembra volerlo recepire, eppure il significato di ciò che sta accadendo è a prova di stupido.
      Che si parli di diabete, di vaccini, di cancro la musica è sempre la stessa: bisogna affidarsi ai rimedi artificiali della medicina ufficiale, perchè tutti quelli che osano metterne in discussione la validità sono dei ciarlatani o stregoni che credono ancora nelle superstizioni.
      La scienza oggi, e in particolare la medicina, ha tutti i crismi di una religione, e come ogni religione che si rispetti ha i suoi dogmi e comandamenti, il primo dei quali è: "Non avrai altro dio all'infuori di me".
      Proprio mentre mi accingevo a ultimare l'articolo sul diabete leggevo delle ultime più avanzate strategie della medicina, come il pancreas artificiale, per contrastare questa terribile malattia che può portare fra l'altro alla cecità o all'amputazione di un piede.
      Insomma, dentro casa piove perché nel tetto si è formata una falla? Invece di riparare il tetto, come sarebbe logico, si escogita di mettere una bacinella in corrispondenza del buco per raccogliere l'acqua. Pazzesco!

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  2. Grazie per l'articolo molto interessante. E in generale per il blog. Credo in ciò che scrive. Ho sviluppato una resistenza insulinica. Sto cercando di eliminare l'uso dello zucchero. Fatico molto. Vorrei limitare anche l'uso dell'olio di oliva. Ed anche questo mi è difficile. Ha qualche suggerimento per limitare l'uso dell'olio? Grazie

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    1. Grazie a lei innanzitutto per l'apprezzamento.
      Non credo che esistano specifiche strategie per sostituire l'olio. Se trova così difficile farne a meno (ma non è necessario eliminarlo del tutto) può cominciare gradualmente a ridurne le quantità. Come del resto dice anche il dr. Fuhrman nel suo libro, in questi casi è opportuno effettuare il cambiamento a piccoli passi. Non importa quanto tempo ci metteremo per raggiungere l'obiettivo prefissato, ma l'importante è iniziare col piede giusto, cioè armati delle giuste conoscenze.
      I motivi per cui ci sentiamo attratti da certi cibi sono piuttosto complessi, ma sicuramente legati alla nostra attuale condizione e alle vecchie abitudini, perciò man mano che la nostra condizione migliorerà grazie alle nuove abitudini anche le nostre preferenze cambieranno.
      Se ha letto bene l'articolo, avrà notato che proprio nel libro in parola c'è un'ampia parte dedicata a chi ha difficoltà a cambiare dieta, oltre ad esempi di ricette gustose che possono aiutare chi è alle prime armi e magari crede che cambiando dieta si deve necessariamente rinunciare anche al gusto. Il libro potrebbe dunque fare al caso suo.
      Invece di ridurre drasticamente il consumo di olio potrebbe provare ad aumentare quello di alimenti ricchi di grassi, come i semi oleaginosi, e ridurre al contempo l'uso di olio come condimento. Potrebbe darsi infatti che la sua predilezione per l'olio rispecchi una necessità del suo organismo di assumere grassi.

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    2. Grazie della risposta completa e molto accorta. Così come per l'olio sto cercando delle abitudini sane per sostituire il dolce dello zucchero, che poi ha un sapore contraffatto con quello naturale del malto e della frutta per poi diminuire gradualmente anche questo... Sì mi chiarisce ancora di più la strada: non focalizzare tanto sulla rinuncia ma su ciò che si può acquisire.
      Ancora grazie per l'informazione seria ed autentica.

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  3. Sì, infatti il punto è proprio quello. Molta gente potenzialmente interessata a cambiare pensa a tutto quello cui deve rinunciare perchè non conosce tutte le alternative e così rimane schiava dei suoi condizionamenti.
    Grazie a lei e auguri per il suo percorso salutistico. Mi consideri sempre a sua disposizione.

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  4. Grazie ancora. Conta molto la fiducia e il sostegno di chi ha già iniziato un percorso e in modo autentico condivide l'esperienza. La stimo molto.
    A presto

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