Quasi nessuno è al corrente del fatto che fino al XIX° secolo non ci siano testimonianze di epidemie di poliomielite nel mondo.
Il poliovirus, un enterovirus comprendente tre specie responsabili della malattia, ha con ogni probabilità sempre convissuto con noi albergando normalmente nell'intestino senza costituire un pericolo (come dice Wikipedia) fino alla seconda metà dell'800 quando, a causa di una serie di epidemie divenute poi sempre più frequenti e invalidanti, con un picco a metà del secolo scorso, e suggestionati dalle terribili immagini di bambini deformi e armati di stampelle o dentro il polmone d'acciaio diffuse dai media nel secolo scorso, nell'immaginario collettivo ha cominciato ad essere associato a praticamente ogni forma di paralisi e deformità che caratterizzano appunto questa malattia.
Ma invece di invocare un'improbabile improvvisa mutazione dell'agente infettivo, c'è una spiegazione molto più convincente, che ovviamente non piace a chi vuole far credere che l'eradicazione di quella piaga sociale sia tutto merito del provvedenziale vaccino introdotto negli anni '50 del secolo scorso.
La stragrande maggioranza della popolazione ignora o ha dimenticato fatti storici ben documentati di cui oggi più nessuno parla, ma che sono determinanti per capire come in realtà stiano le cose.
Per fortuna ci ha pensato la d.ssa Suzanne Humphries a rinfrescarcene la memoria nel suo libro ormai celebre (realizzato assieme ad un suo collaboratore), "Malattie, Vaccini e la Storia Dimenticata" (edizione italiana di "Dissolving Illusions"), dove c'è un intero capitolo di ben 58 pagine dedicato appunto alla storia della polio con grafici e riferimenti bibliografici a non finire.
E se non vi basta, a farle eco ci sono altri medici, fra cui il dr. Russell Blaylock e il dr. Thomas Cowan, autore di "Vaccines, Autoimmunity and the Changing Nature of Childhood Illness" (Vaccini, autoimmunità e la mutante natura delle malattie infantili), che fanno le medesime considerazioni, riportando fatti simili e giungendo alle stesse conclusioni (ma guarda a volte le coincidenze!).
Sicuramente si alzeranno molte sopracciglia nel venire a scoprire che il poliovirus non è di per sè la vera causa di tutto ciò di cui lo si imputa, e a far sorgere i primi grossi dubbi basta citare gli Xavante, una etnia brasiliana che si è scoperto possedere gli anticorpi per tutti e tre i tipi di virus, e dunque di essere venuta a contatto con gli agenti infettivi, pur senza aver mai sviluppato alcuna forma di paralisi o altre infermità, ben presenti invece in militari americani che vivevano in zone limitrofe all'epoca della ricerca (qui lo studio). Un ottimo esempio di immunità di gregge naturale (non quella farlocca che ci propinano in modo assillante e pretestuoso i soliti vaccinisti): quando una popolazione vive in modo naturale adottando abitudini salutari, come in questo caso, essa sviluppa anticorpi verso agenti patogeni ambientali e in questo modo ne limita la diffusione.
Ma davvero ci son stati così tanti casi di poliomielite nel secolo scorso, come si è sempre voluto far credere?
Bisogna sapere che una volta, prima della messa a punto del primo vaccino nel 1954, quando i criteri diagnostici erano molto approssimativi, venivano definite "poliomielite" moltissime condizioni che non avevano nulla a che fare col poliovirus, ma che si presentavano con gli stessi sintomi. Solo con l'approfondimento della ricerca furono appurate le vere cause, cosa che comportò una sostanziale modifica dei criteri diagnostici. Solo per citarne qualcuna:
Coxsackie virus, ECHO virus;
Intossicazione da DDT, arsenico o piombo;
Sindrome di Guillain-Barrè;
Mielite trasversa;
Sifilide congenita non diagnosticata;
Meningite virale o asettica;
Paralisi flaccida acuta (AFP);
Sindrome da stanchezza cronica ecc.
Per esempio, in seguito all'epidemia del 1958 in Michigan si scoprì che il poliovirus era presente solo in una minoranza di casi, che invece erano implicati in massima parte Coxsackie virus ed ECHO virus, mentre in una percentuale di altri casi non si riscontrò alcun virus.
Insomma le invalidità potevano dipendere da molte altre cause, nei confronti delle quali il vaccino non poteva ovviamente far nulla. Inoltre si venne a scoprire che nella maggioranza dei casi le paralisi erano transitorie, scomparendo entro 60 giorni dall'attacco, ed è proprio in seguito a ciò che furono mutati i criteri diagnostici: se prima del 1954 per ricevere una diagnosi di poliomielite paralitica erano sufficienti due visite a distanza di 24 ore l'una dall'altra, con l'introduzione del primo vaccino se non c'era paralisi residua dopo 60 giorni (fatto che si verificava spesso) il caso non era da annoverare fra quelli della malattia in questione. E in effetti da allora i medici fecero più attenzione e ogni sforzo per diagnosticare una malattia diversa dalla polio in soggetti vaccinati.
Et voilà! Ecco dunque come con una semplice modifica dei criteri diagnostici e una nuova nomenclatura si giunge al tanto agognato declino della polio, il cui merito andò comunque attribuito al vaccino.
C'è da dire poi che ad accrescere il numero di paralisi e deformità contribuivano parecchio le terapie fisiche usate nella prima parte del '900, decisamente inappropriate e dolorose al punto che, invece di aiutare a correggere le infermità, erano di fatto esse stesse responsabili di molte paralisi residue persistenti (se ne parla ampiamente in "A History of Poliomyelitis"). Solo negli anni '40, grazie all'infermiera Elizabeth Kenny che sviluppò nuove tecniche rivoluzionarie, la situazione migliorò portando ad un recupero della funzionalità degli arti colpiti. Anche questo dunque contribuì al calo delle paralisi, almeno nei paesi che adottarono quelle tecniche.
Ma ciò che ha dell'incredibile è che oggi nessuno più riconosce la responsabilità di veleni una volta usati senza remora alcuna, come DDT, arsenico e piombo. Il DDT, tristemente noto pesticida, è stato dichiarato illegale all'inizio degli anni '60 del secolo scorso, guarda caso proprio quando l'incidenza della polio iniziò il suo declino, come il grafico qui in basso illustra, mentre l'arsenico, una volta presente in molti prodotti di uso comune, si trova attualmente "solo" in medicinali e pesticidi.
Questi tossici colpiscono i corni anteriori della parte grigia del midollo spinale, dove sono situati i centri nervosi motori, e possono essere responsabili di paralisi indipendentemente dalla presenza del poliovirus, di cui comunque stimolano la riproduzione e la migrazione nel midollo.
Tuttavia, pur essendo nota da tempo la neurotossicità di questi veleni, non sono mai stati avviati studi per approfondire il legame tra questi e le infermità attribuite al poliovirus.
Quando sciaguratamente il DDT era considerato addirittura un toccasana |
Altri fattori favorenti sono stati sicuramente le diete moderne, che nella prima parte del '900 cominciavano a includere quantità sempre maggiori di zucchero e alimenti raffinati poveri di minerali e importanti vitamine e le tonsillectomie, una volta molto comuni: è risaputo che lo zucchero ha un effetto deleterio sul sistema immunitario e sull'organismo in toto, mentre la tonsillectomia facilita l'accesso del virus attraverso le lesioni tissutali prodotte dall'intervento chirurgico.
I primi vaccini sperimentali, che risalgono ai primi decenni del '900, si rivelarono un fiasco totale con morti e paralizzati a vita come risultato, tanto che uno dei ricercatori impegnati nella realizzazione, Maurice Brodie, si suicidò molto verosimilmente per il senso di colpa maturato. Ma è niente in confronto alla più spaventosa epidemia mai avvenuta scoppiata nel 1916 a New York, che colpì 23000 persone causando 5000 decessi. Ci sono ben fondati sospetti che sia stata conseguenza di un virus sfuggito dai laboratori Rockefeller, che proprio in quel periodo stavano sperimentando un ceppo di poliovirus ingegnerizzato particolarmante virulento (se ne parla ampiamente qui).
Quanto al virus SV40, è da tempo risaputa la sua relazione coi vaccini antipolio prodotti fino a tutti gli anni '80. Si tratta di un virus di cui è contaminato il tessuto di rene di scimmia utilizzato come terreno di cultura per la produzione industriale di vaccini. Un virus che, se per le scimmie risulta innocuo, è stato invece trovato in diversi tipi di tumori umani, tuttavia col pretesto di una controversia esistente sull'effettiva percentuale di questi tumori non si è mai proceduto a ulteriori approfondite ricerche per confermarne il ruolo cancerogeno in quel vaccino.
E arriviamo infine ai primi vaccini approvati, quello di Salk a virus inattivati (uccisi), il primo ad essere distribuito, e quello di Sabin a virus vivo ma attenuato, somministrato oralmente diversamente dal primo.
Oggi praticamente nessuno sa dell'incidente Cutter avvenuto immediatamente dopo la prima somministrazione di massa nel 1955 totalizzando 220mila infetti, con 70mila casi di debolezza muscolare, 164 forme gravi di paralisi e 10 decessi (ne parla Paul Offit nel suo "The Cutter Incident").
Si trattava del vaccino Salk, che in un paio di lotti prodotti dalla ditta Cutter conteneva virus vivi, evidentemente sfuggiti per qualche motivo tecnico al processo di inattivazione con formaldeide. Ma c'è di più perché, a differenza della versione sperimentale del vaccino Salk del 1954, quella definitiva, approvata per giunta in fretta e furia, non conteneva Thimerosal, un additivo capace di uccidere i virus e usato come conservante, in quanto Jonas Salk, non soddisfatto della risposta anticorpale ottenuta col primo vaccino, decise di rimuoverlo. La conseguenza fu che, nonostante al momento della produzione i vari lotti sembravano superare i test di sicurezza (persino dopo l'introduzione nel 1956 di nuovi standard), poteva capitare che qualche virus sfuggito all'inattivazione in assenza di Thimerosal riuscisse a replicarsi in un secondo momento.
Quello dell'inattivazione dei virus è sempre stato un problema non di poco conto e ben noto agli addetti ai lavori fin dall'inizio. Già al congresso sulla poliomielite nel settembre 1954 a Roma scienziati svedesi avevano espresso obiezioni sulla sicurezza del vaccino, e non furono i soli ad avere riserve. Dal canto suo la Fondazione Nazionale per la Paralisi Infantile (NFIP) nel suo comitato consultivo licenziava chiunque fosse in disaccordo con le sue politiche, sostituendolo con qualcuno compiacente. Il risultato fu che il vaccino fu approvato nonostante la mancanza di prove certe sulla sua sicurezza. Oltretutto come disse Paul Offit nel suo già citato libro, "La malattia causata dal vaccino Cutter era peggiore di quella causata dal poliovirus naturale".
Secondo la spiegazione ufficiale il disastro era da attribuire ad un difetto di produzione imputabile ai laboratori Cutter. Tutti i lotti furono così sequestrati e i requisiti federali per la produzione del vaccino furono severamente rivisti, come pure le operazioni di controllo. In realtà, incidente o non, c'era un vizio di procedura, come sostengono illustri scienziati, che non si è mai voluto affrontare. Del resto gravi danni si erano verificati anche con vaccini distribuiti da altre case farmaceutiche che avevano la stessa licenza, anche se questo non fu mai ufficializzato.
In realtà autorità e media fecero ogni sforzo per sdrammatizzare l'accaduto per non incrinare la fiducia del pubblico nei vaccini.
L'incidente Cutter, assieme al fatto che un virus ucciso non avrebbe potuto competere col virus selvaggio e quindi contrastarne la diffusione, ebbe un ruolo determinante nell'abbandono del vaccino Salk a favore del Sabin, ma anche con questo le cose non andarono meglio, anzi.
Se il vantaggio teorico, oltre al fatto di essere somministrato oralmente e quindi più pratico, era di mettere in circolazione una varietà blanda di poliovirus attraverso appunto il vaccino vivo attenuato (e non ucciso), che una volta nell'intestino si sarebbe riprodotto per poi essere escreto nell'ambiente, entrando così in competizione col virus selvaggio, in pratica le cose non sono così semplici come si vorrebbe per le difficoltà intrinseche di controllare un virus vivo una volta introdotto in un organismo vivente. Infatti essendo vivo, il virus vaccinale nel nuovo habitat intestinale è soggetto a mutazioni genetiche, potendosi per esempio combinare con altri virus presenti per dar luogo a varietà ancora più virulente. Ciò significa che chi ha assunto l'OPV (vaccino polio orale) può facilmente diffondere nell'ambiente virus più aggressivi di quello selvaggio e ci sono prove di individui che lo hanno fatto per anni contagiando chissà quante persone. Dunque paradossalmente il vaccino Sabin invece di prevenire è in effetti esso stesso un veicolo di diffusione della malattia. Ciò trova piena conferma nel fatto che in India il tasso di AFP (paralisi flaccida acuta), la nuova diagnosi che ha preso il posto di quella di polio, è aumentato proporzionalmente alla somministrazione di vaccino OPV e negli Stati Uniti almeno in tutti gli anni '80 la quasi totalità dei casi di polio era dovuta proprio al vaccino OPV.
Non sarà dunque un caso se gli USA nel 1999 hanno smesso di somministrarlo, ripiegando su una versione "aggiornata" del vaccino Salk inattivato, seguiti a ruota dai Paesi dell'Europa occidentale: un tira e molla che dice tutto sul grado di sicurezza dei vaccini e sulla chiarezza d'idee di chi li propone.
Dunque in sostanza se oggi la poliomielite è praticamente scomparsa in occidente è perché ha cambiato nome grazie ai progressi nella diagnostica e nella tecnologia salva-vita e grazie all'eliminazione di alcuni contaminanti ambientali e alle moderne tecniche fisioterapiche, mentre, qualunque cosa si intenda per "polio", questa ancora imperversa in India, Cina, Nigeria e altri Paesi del terzo mondo dove guarda caso sono tristemente note le condizioni indigenti in cui vive la popolazione, dove incredibilmente si continua ad usare il famigerato DDT o si adottano ancora le vecchie tecniche ortopediche inadeguate, forse per terrorizzare la popolazione attraverso le immagini di bambini deformi e convincerla a vaccinarsi.
Infatti invece di intervenire sulle vere cause si continua a spron battuto con le periodiche campagne vaccinali, dopo aver annunciato più volte la tanto auspicata eradicazione della malattia entro un certo periodo, poi puntualmente smentita dai fatti. E ogni volta che i programmi vaccinali si dimostrano non all'altezza delle attese si dà sempre la colpa ai non vaccinati o al numero ritenuto insufficiente di vaccinazioni.
Come vedete, ce n'è più che abbastanza per rendersi conto di quanto immeritata sia la fama del vaccino antipolio e dei suoi inventori, celebrati come eroi salvatori dell'umanità. Ma perché privarvi della classica ciliegina sulla torta, in questo caso particolarmente succulenta?
Lo so, lo so che l'articolo è particolarmente lungo, ma tenete duro ancora un pò perché ne vale la pena.
A suggellare l'incrollabile fede nei vaccini ci ha pensato Bill Gates, l'uomo più ricco del mondo, da che ha scoperto di avere una profonda vocazione per la "filantropia" che lo ha spinto a fondare nel 2000 la "Bill & Melinda Gates Foundation" (BMGF), la più grande fondazione privata al mondo "senza scopo di lucro" con un budget superiore a quello dell'OMS. Inoltre il nostro "Paperone" assieme a sua moglie Melinda ha dato vita ad un'alleanza globale, come lui la definisce, per andare incontro ai bisogni delle popolazioni più povere del mondo, evidentemente conscio che solo con una sinergia fra istituzioni pubbliche e private si possono raggiungere gli obiettivi "umanitari" prefissi. Tale alleanza, di nome GAVI (Alleanza globale per i vaccini e le immunizzazioni), cui fanno parte Paesi in via di sviluppo, Paesi donatori, l'OMS, l'UNICEF, la Banca Mondiale, la stessa BMGF e ovviamente l'industria dei vaccini, ha lo scopo di vendere ai paesi poveri attrezzature e tecnologie mediche, farmaci "sottoutilizzati" in occidente, come li definiscono, ma soprattutto quanti più vaccini e persino di crearne di nuovi.
Non ci vuole molto a capire che il filantrocapitalismo altro non è che un cavallo di Troia per diffondere la globalizzazione delle multinazionali che fanno parte del progetto. Sapete infatti chi sono i principali azionisti della BMGF? Oltre alle più importanti case farmaceutiche ci sono Monsanto, McDonald's, Nestlè e Coca-Cola, ossia i maggiori responsabili del degrado dello stato di salute della popolazione mondiale e dell'intero pianeta, che stanno distruggendo. Insomma, tradotto in soldoni, se la BMGF con una mano dona uno... con l'altra prende dieci! Una società caritatevole in piena regola, non c'è che dire.
Michele Nardella
Malattie Vaccini e la Storia Dimenticata Epidemie, contagi, infezioni. Cos'è cambiato davvero in Occidente negli ultimi due secoli Suzanne Humphries, Roman Bystrianyk Compralo su il Giardino dei Libri |
Sintesi ottima, ricca di fonti e riferimenti puntuali; grazie!
RispondiEliminaBuonasera, ho letto con discreto interesse il suo articolo, ma non posso trattenermi dal commentare che le sue conclusioni siano almeno in parte inficiate dalla selezione assai parziale delle fonti.
RispondiEliminaPer esempio, ommette di menzionare il più recente report della World Health Organization, in cui i casi stimati di polio nel 2018 sono 31 a confronto con i 350000 nel 1988. Dei tre ceppi che lei stesso menziona, uno è considerato eradicato e un altro è stato segnalato per l'ultima volta nel 2012. Tutte queste evidenze difficilmente possono essere spiegate solamente con un cambio di criteri diagnostici o con la progressione delle tecniche fisioterapiche.
Il paper che lei cita, alludendo ad un ipotetico nesso causale tra diffusione della tonsillectomia ed epidemie di polio, è esplicitamente inconclusivo in merito, come è inevitabile da un lavoro che non riporti alcuna misura di associazione statistica. Citando testualmente, si limita a discutere il nesso tra la specifica forma bulbare di polio e qualsiasi procedura invasiva (anche odontoiatrica) eseguita nel corso di un'epidemia.
Buona serata
Prima di scrivere l'articolo ho consultato molte fonti disparate accreditate e ho tratto una sintesi.
EliminaQuella che una volta si chiamava "polio" oggi ha altri nomi, come paralisi flaccida acuta, sindrome di Guillaine-Barrè ecc. Ecco spiegato il declino della polio.
Io giudico nel merito delle fonti menzionate, ossia una fitta rete di richiami a blog "amici" e un solo articolo indicizzato, per di più vecchio di 70 anni.
EliminaLa sindrome di Guillain-Barré è un disturbo sporadico, non infettivo, incompatibile con i quadri epidemici ben documentati del secolo scorso (senza considerare che raramente esita in invalidità permanenti). La paralisi flaccida acuta non è un'entità nosologica distinta ma un termine descrittivo con cui, il più delle volte, ci si riferisce alle rare sindromi polio-like (vale a dire sindromi poliomielitiche causate da virus diversi dal virus polio).
Questo per dire che difficilmente le epidemie del secolo scorso possono essere ricondotte a epidemie di Guillain-Barré, una teoria che rallegrerebbe la giornata a qualsiasi neurologo.
Senza considerare ovviamente che esistono al mondo 10-20 milioni stimati di persone con sindromi post-polio, cioè con reliquati più o meno invalidanti dell'era pre vaccinale. Molte di loro pure in Italia.
Le consiglio vivamente di leggere attentamente tutto il libro "Malattie, vaccini e la storia dimenticata" cui ho fatto riferimento, e non solo il capitolo dedicato alla polio (che comunque basta e avanza con le sue 58 pagine).
EliminaUna valutazione deve tener conto di tutti i documenti a disposizione e trovare una spiegazione coerente a tutti i fatti noti, e non pescare solo le notizie che piacciono e che confermano le nostre convinzioni e aspettative (ammesso che siano attendibili). Insomma tutto va interpretato e contestualizzato partendo da una informazione a 360 gradi.
Grazie comunque del suo intervento.
Più che altro, senza stare a discettare su astratte diagnosi retrospettive, quello che conta è che cluster epidemici di paralisi flaccida con reliquati devastanti siano un fenomeno del passato, o mi sbaglio? In Italia non si verifica più nulla di simile, poi vai a capire se sia frutto del caso.
EliminaL'articolo è molto interessante, ma, di fatto grazie al vaccino l'ultimo caso in Italia risale al 1982...
RispondiEliminaMah! Mi sembra di aver spiegato chiaramente le vere ragioni alla base del declino della polio.
EliminaScusa Michele, ho letto in fretta e con superficialità. Spero che mi pedonerai. Le tue ricerche sono sempre doviziose. Ti stimo per l'impegno con cui sviluppi gli argomenti che tratti.
RispondiEliminaGrazie mille!
EliminaTi assicuro che non è facile continuare dopo tanti anni l'attività di blogger ed è solo perché ci sono persone come te che non ho ancora mollato tutto.
Grazie. Un classico, se dici che ci sono centinaia di articoli scientifici critici ti chiedono di citarli uno per uno e nessuno li legge, se fai uno sforzo di sintesi è cmq lungo ma soprattutto diventa opinione. Eh niente, la religione del dogma suicida invece va benone.
RispondiEliminaVerissimo, è proprio così, si chiedono gli articoli scientifici per rimanere però comunque della stessa opinione. Grazie per questo articolo, molto interessante.
EliminaCarissimo Michele Nardella ti ringrazio per questo articolo molto ricco di fatti e molto chiaro e comprensibile a tutti coloro che come me non ha avuto possibilità di fare le scuole alte.
RispondiEliminaTi faccio qui i complimenti e rinnovo la mia stima per te e quanti come te ci mettono non solo la faccia ma pure tempo e spesso denaro.! Grazie !
Grazie Michele
RispondiEliminacon questo articolo hai rinforzato maggiormente la convinzione che sta alla base della mia scelta (bimba di 4 anni e mezzo..ndr)
Non mollare davvero la sete di ricerca sintesi e facilitazione di lettura che trovo opera di fondamentale valore.
Grazie !!!
Grazie per questo articolo. Ho letto con molta attenzione e mi procurerò i libri da Lei citati. Devo ammettere che ho vaccinato i miei figli con spensieratezza ed incoscienza e loro hanno pagato il prezzo con sofferenza. È molto doloroso scoprire che non sei stato un genitore modello come speravi ma assumerci le responsabilità ci fa andare avanti. Ogni giorno mi sveglio ringrazinado Dio perché non hanno inventato un vaccino per la peste. L'uomo è riuscito a provocare l'estinzione del mamut, del Dodo e altre specie animali e sicuramente provocherà la propria estinzione se non smetterà di credersi Dio.
RispondiEliminaMichele Nardella, in Italia c'è un gruppo di lavoro che ha ricevuto un grosso premio al congresso internazionale sulla poliomielite organizzato a Saint Louis negli USA, il prof. Antonio Toniolo dell'università dell'Insubria con il suo gruppo di ricerca, il premio post-polio health international. riconoscimento per l'ateneo e per l'ospedale di Circolo. Penso che se vai a leggere questo lavoro avrai delle sorprese. (almeno per me lo sono state….e per ultimo posso dire che in Italia abbiamo dei bravi ricercatori peccato che non sono supportati come fanno altri stati. saremmo una potenza.
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