domenica 11 agosto 2019

Come la comprensione del principio yin-yang può aiutarci a scegliere il futuro nostro e dell'intero pianeta

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Nell'attuale scenario mondiale, che non esito a definire apocalittico, una considerazione secondo me spicca su tutte: fra tutte le innumerevoli specie viventi sulla terra (che pure interagiscono necessariamente con quanto le circonda) nessuna come quella umana è mai riuscita a trasformare l'ambiente in un luogo sempre più inospitale, tanto da minacciare seriamente la sopravvivenza di tutta la biosfera.

Ergo, la razionalità, ossia quella forma di intelligenza che è sempre stata una prerogativa di noi umani e considerata un vantaggio rispetto agli animali, si sta rivelando un pesante boomerang, e un paradosso come questo dovrebbe far riflettere...

In tutta la storia dell'umanità sono ovviamente sempre esistiti problemi di ogni genere e crisi, ma sono sempre stati bene o male superati prima o poi grazie a conoscenze, risorse e strategie già esistenti. Invece la situazione attuale, che si può considerare un'unica grande crisi, e non una specifica, presenta una tale moltitudine di problemi interconnessi mai esistiti prima per i quali gli approcci tradizionali non funzionano più e che richiedono nuove urgenti strategie. E' proprio questa la principale difficoltà che stiamo drammaticamente sperimentando e che dovremo superare per poter sopravvivere.

Su questo complesso e affascinante argomento si è espresso brillantemente Carlo Guglielmo, uno dei più grandi esperti macrobiotici (che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente e di reincontrare in tante occasioni), nel suo più recente libro "Nutrire il Futuro".

Anche se qualcosa di molto simile era già stato realizzato alcuni decenni fa da Fritjof Capra con la sua serie di saggi di filosofia della scienza, Guglielmo, facendo tesoro delle sue straordinarie competenze, è riuscito a filtrare la visione del mondo attuale attraverso la lente del principio universale yin-yang, inteso però non nell'accezione metafisica del Taoismo e della Medicina Tradizionale Cinese, bensì nel significato che gli dà la macrobiotica, molto più intuitivo e pratico perché più adatto alla nostra mentalità occidentale (anche Fritjof Capra ne parla a proposito del Pensiero Cinese  rapportato alla nostra cultura, ma la cosa finisce lì).

Ciò che accomuna i due autori è l'aver saputo individuare l'essenza, la radice della nostra crisi attuale in una questione culturale, e cioè nell'enfasi data dall'uomo moderno al pensiero razionale, positivista, che a sua volta ha dato origine ad una visione riduttiva e materialistica della realtà, e con essa all'ipertecnologia, forte dei successi intellettuali, delle scoperte e delle loro applicazioni pratiche sempre più numerose e spettacolari dal periodo illuministico in poi.

L'approccio di Carlo Guglielmo tuttavia si distingue per aver fornito una interpretazione dialettica alla situazione attuale da cui scaturisce un'idea più semplice, chiara e sintetica della stessa, ma soprattutto per aver dato indicazioni pratiche su come ogni persona di buona volontà può contribuire a migliorarla. Oggi son sempre più numerosi gli esperti in grado di individuare correttamente la natura e le cause di tanti significativi problemi del nostro tempo, ma quando si tratta di affrontare gli aspetti pratici di ogni questione si rimane spesso nel vago o nella retorica, se non addirittura senza risposte. Il libro di Guglielmo dunque costituisce qualcosa di assolutamente unico nel suo genere.

E parlando di indicazioni necessarie da mettere in pratica in questo frangente non si può non cominciare dall'alimentazione e dalla sua fondamentale importanza mai abbastanza compresa, ed è qui che l'approccio macrobiotico fa la differenza rispetto a quello convenzionale scientifico, per quanto avanzato possa essere. Esso è in grado di superare i limiti intrinseci di quest'ultimo e di completarlo grazie al suo punto di vista opposto e complementare, il quale unifica, sintetizza, dando un senso compiuto ai vari dati frammentari  della scienza, che segue invece un criterio analitico. Ciò, grazie al principio analogico che prende origine dagli archetipi yin e yang, i quali dividono i fenomeni in altrettante categorie, permette di capire certe correlazioni che col solo metodo scientifico non appaiono evidenti.

La scienza infatti è in grado di definire le proprietà specifiche di moltissime sostanze nutrienti e il loro rispettivo ruolo nella fisiologia e nella patologia, ma l'effetto complessivo di un alimento o di un tipo di dieta sulla condizione generale di un individuo, che a sua volta risente dell'influenza ambientale e di altri fattori, esula dal suo raggio d'azione, non potendo gestire un così elevato grado di complessità.



Quasi nessuno, medici compresi, si rende conto di quanto la nostra condizione interna, comprendente la sfera mentale ed emotiva e determinata in massima parte dalla dieta, influisca sul modo di percepire gli stimoli esterni, di elaborarli e dar loro una risposta. Dunque stiamo parlando dei comportamenti e delle scelte di ognuno di noi nella vita di tutti i giorni. Altro che sbarazzarsi di un pò di ciccia!

Ad esempio, mentre tutti individuano in alcool e droghe le cause dei purtroppo numerosissimi incidenti stradali che funestano la cronaca quotidiana, essendo ben noto e facile da verificare il loro effetto sul sistema nervoso, mi son sempre chiesto quanto influisca la dieta innaturale e caotica moderna sul grado di vigilanza, sull'attenzione, sulla prontezza di riflessi di chi guida, e dunque quanta parte di responsabilità abbia in questa immane ecatombe. Comunque già il fatto di ricorrere alle suddette sostanze e ad abusi di ogni genere è indicativo dell'esistenza di  grave disagio sociale e di squilibri che denotano problemi di salute. Perciò a buon intenditor...

Tornando al libro, bisogna dire che la prima parte dedicata appunto all'alimentazione è ridotta ai concetti essenziali per chi si avvicina ad uno stile alimentare naturale ed equilibrato, dato che l'opera si sviluppa poi su temi molto più vasti. Chi volesse approfondire può prendere in considerazione un altro libro dello stesso autore dove l'argomento è trattato a fondo sotto tutti gli aspetti, "Il Grande Libro dell'Ecodieta" (N.B. in esso si trova anche un paragrafo dedicato ai chiarimenti a proposito dell'attuale assurda tendenza a demonizzare i carboidrati, concetto peraltro ribadito con aggiornamenti in "Nutrire il Futuro").

Come appena detto, si tratta di opera alquanto articolata, e lo si capisce subito già dal fatto che il cibo è trattato per primo, proprio perché esso è alla base di tutto e condiziona a cascata tutti gli aspetti del nostro vivere in un sistema assai complesso e mai così connesso. Il cibo infatti non condiziona soltanto la salute e la qualità della vita dei singoli individui ma indirettamente l'intera società, l'economia e l'ambiente. Non è il caso adesso di ripetere ciò che Carlo Guglielmo dice a questo proposito nel libro in questione, essendo oltretutto cose in parte risapute, ma basterà qui riflettere sul fatto che ben il 60% di tutti i mammiferi che popolano la terra è costituito da animali d'allevamento i quali, dato il loro numero stratosferico, sono i principali responsabili della deforestazione e della produzione dei gas serra. Inoltre la produzione di cibo industriale è di gran lunga la più energivora rispetto a quella dei cibi naturali e a chilometro zero.

Il cibo comunque, per quanto basilare, è solo il primo passo da intraprendere in un percorso di consapevolezza e di cambiamento dell'individuo e della società. E' fondamentale capire che tutto deve necessariamente cominciare da noi, perché la società non è un concetto astratto, essendo in realtà tutti noi, abbandonando la pretesa illusoria di risolvere una questione di tale portata delegando sempre tutto ad altri, alla politica, alle istituzioni, al trattato di Parigi e alle soluzioni tecniche. Sono infatti le nostre scelte e i nostri comportamenti gli unici veri responsabili della situazione e non possiamo più esimerci di affrontarli in prima persona, perché senza il nostro decisivo contributo qualsiasi provvedimento che viene dall'alto resterà lettera morta.

Questo significa cercare di migliorare prima di tutto noi stessi, cioè realizzare il migliore stato di salute e di resilienza possibile, perché solo chi si sente in piena forma fisica e mentale ha la forza e la disponibilità ad affrontare adeguatamente i grandi problemi attuali, potendo confidare anche su migliori capacità di giudizio; 

Non evitare le difficoltà e le sfide, ma accettarle con gratitudine, perché senza difficoltà (yang) non ci può essere crescita ed evoluzione (yin), essendo due facce della stessa medaglia;

Sviluppare il giudizio, ossia la capacità di valutare le varie situazioni e di saper scegliere il modo di agire più saggio. Non è una dote innata, è soprattutto qualcosa che si impara, che si coltiva con la disponibilità all'osservazione critica e il più possibile oggettiva e l'esperienza e si può farla crescere, oltre che con la buona salute (la componente biologica così poco considerata), come già detto, grazie a strumenti operativi come l'autoresponsabilità e coltivando l'amore per la verità e l'onestà, più che con la sola cultura.

Ancora una volta in questo lungo percorso può esserci di impareggiabile aiuto la comprensione del principio yin-yang, la nostra bussola universale, e la sua applicazione nell'incessante flusso di cambiamento della quotidianità, al fine di comprenderne il significato e adattarvisi, il che significa realizzare un buon equilibrio con quanto ci circonda.

E parlando di giudizio si tocca purtroppo il tasto dolente dell'intera questione. Sono più che convinto, e non da adesso, che il problema attuale più grave e urgente al mondo sia il declino della salute mentale riguardante tutta la popolazione, un'epidemia che si esprime tra l'altro nell'ondata di inaudita violenza sotto ogni forma che caratterizza i nostri tempi, ma anche, sia pure in modo più subdolo, nel basso livello di giudizio che guida le scelte e i comportamenti di massa e che non risparmia neanche le istituzioni.

Premesso che secondo la filosofia macrobiotica esistono sette livelli di giudizio e che ognuno di essi ha una sua ragione d'essere, dunque sono tutti ugualmente importanti, il problema sta nel fatto che ogni tipo di giudizio va applicato quando serve secondo un preciso fine. Ciò che li distingue è che man mano che si procede dal livello più elementare a quello più elevato si vede ampliato l'ambito spazio-temporale entro il quale il nostro giudizio deve essere applicato.

Viviamo nel pieno dell'era scientifica e questo suggerisce che a prevalere nella nostra cultura è il giudizio intellettuale (4° livello) che ha portato a sviluppare una fede incrollabile nella scienza, considerata l'unico mezzo per conoscere la verità, che è assoluta e immutabile e perciò assurta di fatto a nuova religione. Scienza a sua volta direttamente responsabile della nascita di un'incredibile tecnologia che, nel bene e nel male sta guidando l'economia e la politica trascinando noi tutti in nuovi modi di vivere e di relazionarci. Anche se apparentemente serve a tutti per i suoi evidenti vantaggi nel renderci la vita più facile, comoda, piacevole e accedere a nuove potenzialità, essa è nata e si è potuta sviluppare così tanto in quanto crea ricchezza e potere alla solita èlite, la quale fa leva sulle nostre debolezze rendendoci più yin con le sue lusinghe che soddisfano i livelli di giudizio più bassi, come quello sensoriale ed emozionale. E più siamo yin (indeboliti dai cibi-spazzatura, fragili, pavidi, pigri, dipendenti, adagiati in una vita di comodità, piaceri e soluzioni facili e preconfezionate) più facilmente siamo controllati dal sistema e dal potere (yang) a suo vantaggio.

I risultati di questo eccesso di pensiero razionale in massima parte finalizzato alla tecnologia è sotto i nostri occhi: dall'utilizzazione di ingentissime risorse per la realizzazione di una tecnologia bellica che non ha assolutamente precedenti nella storia a tutte quelle tecnologie potenzialmente pericolose alla portata di chiunque, alla rivoluzione informatica e delle comunicazioni, alle biotecnologie, e in particolare l'ingegneria genetica, all'intelligenza artificiale. Tutto ciò sta trasformando sempre più velocemente le relazioni sociali, come pure l'economia, la nostra visione del mondo e il modo di vivere.

Il consumismo sfrenato, la diffusa aggressività, il bullismo, le false notizie diffuse sul web, le truffe on-line, la criminalità senza precedenti, l'insicurezza, la dilagante e sempre più preoccupante diffusione di droghe e psicofarmaci, la medicalizzazione della società a causa delle malattie degenerative ormai epidemiche sono tutti pericoli nuovi e segni inequivocabili di disagio sociale e di profondo malessere che hanno origine in uno stile di vita totalmente innaturale e in una società non più a misura d'uomo.

Tutto ciò obbliga a ricorrere a regole, leggi e soprattutto a ulteriore tecnologia in uno sviluppo incontrollato per contenere gli effetti che essa stessa ha contribuito ad innescare in prima battuta e tenere la situazione sotto controllo. Ecco dunque l'uso di intelligenza artificiale e lo sviluppo di sistemi di sorveglianza nei confronti di noi cittadini e raccolta di informazioni che ci riguardano che mettono in pericolo la nostra privacy.

Una situazione che si sarebbe potuto evitare se ci si fosse resi conto che il giudizio intellettuale è solo una tappa dello sviluppo della nostra consapevolezza e che quando le circostanze lo richiedono ci si deve emancipare da esso per passare al livello successivo, il giudizio sociale, perché tutte le verità sono relative e transitorie, e con esse i nostri bisogni e le priorità, così come yin e yang danno origine incessantemente ad ogni ciclo e trasformazione. Oggi, diversamente da quanto è sempre avvenuto in passato, tutti i problemi venuti al pettine sono subordinati al nostro rapporto con l'ambiente naturale, perciò non c'è dubbio su quali siano le priorità.

La gente invece rimane ancorata a idee convenzionali e superate e a valori dati per scontati continuando ad operare scelte senza tener conto del loro impatto ambientale e se corrispondono ai suoi reali bisogni, credendo per giunta di essere libera solo perché esiste una libertà e una democrazia di facciata, mentre in realtà è animata da preconcetti, gusti, stati emotivi, ricerca del piacere effimero plasmati da messaggi pubblicitari espliciti o, peggio, subliminali, dalla politica, da valori socialmente condivisi. E l'informazione mai così abbondante, accessibile e a portata di quasi tutti dall'avvento di internet non giova, perché la grande maggioranza della popolazione non ha le competenze, l'esperienza e la capacità di giudizio per gestirla, dunque non è in grado di discernere il vero dal falso.

E per dimostrare la necessità di cambiare idee e operare scelte adeguate quando le circostanze lo richiedono prendiamo come esempio il diritto al lavoro, una delle grandi conquiste civili  della modernità sancito dalla Costituzione: oggi esistono tanti tipi di lavoro che sono palesemente in contrasto con le istanze da tutti condivise, che distruggono la salute delle persone e dell'ambiente e sprecano risorse preziose. Si può difendere il diritto all'occupazione anche nel caso di chi lavora alla Monsanto, alla McDonald's o in uno zuccherificio, che sono solo alcuni esempi dei tanti che si potrebbero fare? Politici ed economisti non si pongono certo il problema: a loro interessa solo il PIL.

Purtroppo mi devo fermare qui perché un post troppo lungo lo leggono in pochi, ma in "Nutrire il Futuro" c'è davvero tanta carne al fuoco (beh... si fa per dire). Si parla di neuromarketing (tecnica di vendita basata sull'applicazione delle conoscenze scientifiche sui meccanismi psicologici al fine di convincere all'acquisto di prodotti e servizi, ma anche per diffondere ideologie), di transumanesimo, di biosoma, di permafrost ed altro ancora in una lettura scorrevole, avvincente e facilmente comprensibile.

Tirando le somme, l'unico modo per pensare di poter scongiurare un futuro distopico e più vicino di quanto ci si aspetti, a prescindere dall'immobilismo delle nazioni chiamate a decidere, è assumercene noi stessi la responsabilità in prima persona, rimboccandoci le maniche e tirando la cinghia, tutte cose che nessun politico si sognerebbe mai di dirci di fare perché sarebbe impopolare.

La buona notizia è che tutto questo fosco panorama può essere un'occasione di crescita per chi accetta la sfida  scoprendo potenzialità che non si pensava neanche di avere, perché, come dice l'antica saggezza cinese, in ogni crisi si nasconde un pericolo, ma anche un'opportunità, che sono due facce della stessa medaglia. Dunque ancora una volta abbiamo qualcosa da imparare da yin e yang.
Michele Nardella  

Nutrire il Futuro Nutrire il Futuro
Guida Yin Yang a un pianeta migliore
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7 commenti:

  1. L'articolo è molto interessante e mi trova in accordo. Il famoso detto "Noi siamo quello che mangiamo" è vero. La parola dieta, dal latino "diaeta", significa: «stile di vita», in particolar modo nei confronti dell'assunzione di cibo, indica l'insieme degli alimenti che gli esseri umani assumono abitualmente per la loro nutrizione ovvero lo "spettro alimentare." Occorre essere equilibrati. Grazie Michele.

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  2. Grazie a te.
    Beh, in realtà si tratta di molto più di un articolo sulla dieta, dato che tocca problemi immensi e cruciali che riguardano tutti, collegati tra loro come non mai a formare un'unica grande crisi, come ho detto, per superare la quale si devono abbandonare la mentalità comune e gli approcci convenzionali sintomatici figli di una cultura ormai anacronistica, che è proprio ciò che ha prodotto la situazione attuale e che dunque può fare solo ulteriori danni.
    E' invece necessario abbracciare una visione olistica, l'unica che permette di agire sulle cause, e in questo i concetti della macrobiotica (che significa "ciò che è attinente ad una grande vita", intesa in tutte le sue possibili accezioni)possono offrirci uno strumento ineguagliabile.

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  3. Totalmente d'accordo. Purtroppo c'è la quasi impossibilità ad invertire una rotta ormai consolidata e l'industrializzazione alimentare un capestro ineluttabile.

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