domenica 3 ottobre 2010

"Energy Training" parte prima (prologo)


Appena appresa la possibilità di accedere al programma di affiliazione di Miglioriamo.it, ho pensato che non avrei potuto lasciarmi sfuggire l'occasione di pubblicizzare il corso di Francesca Forcella e Italo Cillo "Energy Training" sullo sviluppo di benessere e salute, in quanto, occupandomi anch'io nel mio piccolo di queste tematiche da tanti anni, posso tranquillamente affermare che

quasi certamente non c'è nulla di simile oggi sul mercato.

Detta così potrebbe sembrare un modo come un altro, magari anche banale, per portare acqua al proprio mulino, considerate le sempre più numerose proposte di cui pullula l'ormai affollatissimo settore del salutismo naturistico e non. Desidero tuttavia soffermarmi su questa affermazione, fatta invece a ragion veduta, perché questo mi dà modo di fare una panoramica sulla situazione attuale, da cui si potrà facilmente dedurne la fondatezza.

Viviamo un periodo di trasformazione epocale contraddistinto da grande fermento culturale, e anche i più distratti avranno notato che il tema della salute è sempre più ricorrente, onnipresente e pressante, direi quasi ossessivo. Ovunque polarizziamo la nostra attenzione troviamo notizie e messaggi che ci dicono cosa dovremmo o non dovremmo fare per prevenire questo e quello, come ottenere la forma migliore e mantenerla fino ad età avanzata ecc... E non mi riferisco solo alla banale pubblicità, ma ad articoli di specialisti e servizi illustrati su riviste e quotidiani, libri, DVD e quant’altro, cioè informazione vera e propria.

La guerra al colesterolo è già da tempo diventata un imperativo cui nessuno può sottrarsi (anche perché riguarda ormai un po’ tutti, e non particolari categorie a rischio), mentre quella ai radicali liberi rappresenta la nuova frontiera per chi è maggiormente aggiornato sulle ultime scoperte scientifiche…. per non parlare del sovrappeso, ormai vera e propria epidemia che affligge qualsiasi società del benessere, tema assai dibattuto e giustamente al centro dell’attenzione dei media e della gente comune.

Già, perché se il colesterolo, i trigliceridi ed eventuali acciacchi ce li portiamo dentro e quindi non si vedono di fuori, l’aspetto fisico è la prima cosa che gli altri notano in noi, per cui alla questione strettamente salutistica si aggiunge quella estetica e psicologica che fa sì che in linea di massima ognuno sia maggiormente disposto ad accettare sacrifici pur di sbarazzarsi di cellulite e chili in eccesso ed essere socialmente più accettato.

I centri estetici, sempre più numerosi ed affollati ne sono la flagrante dimostrazione: essi non hanno mai conosciuto un periodo così florido come quello attuale. E non sono più dominio del gentil sesso come fino a pochi anni fa, giacchè oggi l’uomo per par condicio non vuole essere da meno, e così la guerra alle rughe, alle borse sotto gli occhi, al flaccidume e a qualsiasi inestetismo e segno del tempo non conosce più confini di sesso, né di età, perché la nostra società non ci vuole solo sani, ma anche belli, anzi… forse soprattutto belli. La bellezza insomma sembra essere diventata non più un valore aggiunto, ma un dovere sociale, perché se non sei bello non vai da nessuna parte (qualcuno si è addirittura preso la briga di fare delle statistiche che hanno dimostrato che i belli, pensate, arrivano persino a guadagnare di più!).

Da questo quadro ci si potrebbe aspettare che a tutto questo fermento, a tutto questo clamore mediatico facesse riscontro uno stato di salute della popolazione, se non ottimale, almeno accettabile, mentre in realtà, come vedremo magari in un prossimo post, niente potrebbe essere più lontano dal vero.

E basta darci un’occhiata un po’ intorno, nella realtà quotidiana, per constatare che l’uomo della strada sembra del tutto impermeabile ad ogni messaggio, ad ogni esempio di modello salutistico, ad ogni stimolo al cambiamento positivo.

Il paradosso è che tutta questa mole di informazione e opportunità, che non ha precedenti nella storia, è praticamente preclusa alla maggior parte della popolazione, specialmente quella di livello culturale medio-basso e con limitate possibilità economiche, e questo non per mancanza di strumenti, quanto per motivi squisitamente culturali e psicologici che influiscono negativamente sulla motivazione, che è la molla alla base di qualsiasi decisione di cambiamento.

Sappiamo tutti benissimo quanto siamo bombardati e frastornati da messaggi e informazioni di ogni genere provenienti dalle fonti più disparate, spesso tra di loro contrastanti e contraddittorie, che pertanto non fanno che accrescere di giorno in giorno la nostra confusione, i nostri dubbi e la nostra indecisione, finendo inevitabilmente col disorientarci e frustrarci, minando così proprio la motivazione, che è la componente fondamentale della nostra crescita personale, come appena detto.

E poi, fatto ben più grave, c’è da dire che tutte queste informazioni frammentarie e disarticolate, e quindi scarsamente fruibili, sono, più spesso di quanto si creda, manipolate o strumentalizzate, essendo nella maggior parte dei casi finalizzate in senso commerciale, mentre le notizie serie, quelle più importanti ed utili alla popolazione, vengono generalmente ignorate quando mettono in discussione idee consolidate all’interno dell’ambiente accademico, e ancor di più se vanno contro gli interessi economici delle multinazionali.

Ricordo che la prima delle rare volte che ho sentito parlare della cosiddetta "dieta piramide" su un rotocalco di grande tiratura è stato in occasione della campagna pubblicitaria di un noto pastificio, essendo cereali e pasta, come ormai noto, il perno di questa dieta.

Accennavo all’inizio al fatto che stiamo attraversando un periodo difficile, ma di grande fermento culturale, caratteristica che contraddistingue in genere tutti i periodi critici della storia che preludono a grossi cambiamenti, veri sconvolgimenti, come quello cui stiamo assistendo nel mutamento di paradigma dovuto alla transizione dall’epoca materialistica, razionalistica, dominata dal pensiero cosiddetto “scientifico”, basato sull’analisi, ad una meno artificiale, più spirituale, più in sintonia cogli eterni principi della natura e ispirata al pensiero “olistico”, cioè, detto più semplicemente, “integrativo”.

Non è difficile quindi intravedere nell’inevitabile conflitto scaturito da queste due culture antitetiche un ulteriore motivo di difficoltà e disagio nella nostra affannosa ricerca di verità, se si pensa che praticamente tutto ciò che viene diramato dai canali ufficiali risente dell’impostazione impartita dall’ormai palesemente superato modello riduttivo-meccanicistico newtoniano.

In questa situazione, vi assicuro che, a volte, persino agli “addetti ai lavori” riesce arduo discernere ciò che è attendibile da ciò che non lo è.

La gente comune, a mio parere, prima di accettare cambiamenti insoliti, per lei nuovi e magari impegnativi, vorrebbe sapere innanzitutto a quale campana dare ascolto, e poi quali benefici concreti otterrebbe nel suo caso specifico, a breve o medio termine, e non informazioni generiche basate su statistiche, studi astratti fatti in laboratorio o lontane promesse tutte da verificare.

Alla luce di tutto questo, credo di poter affermare con certezza che il nostro modo di rapportarci con tutto ciò che ci viene propinato attraverso i più comuni mass media, dove la cialtroneria di chi ha il potere di far sentire la propria voce la fa da padrona, abbia ben poco a che fare con la cultura, quella vera. Oggi, forse più che mai, non c’è una cultura della salute, a dispetto di tutte le apparenze.

C’è superficialità (vedi l’enfasi che si dà all’aspetto fisico, divenuto un’ossessione, come dicevo nell’esempio poc’anzi), molto "business", che fa società con la spaventosa disinformazione, dalla quale non sono certo esclusi gli stessi professionisti del settore, e non si conosce in realtà il vero significato della salute,il modo in cui influenza la qualità della vita di ognuno e, cosa non meno rilevante, la sua importanza sociale, perché non c’è un’educazione in questo senso. Del resto son così pochi gli esperti che sarebbero realmente all’altezza di tale compito.

Ma per adesso credo di aver già messo fin troppa carne al fuoco, riservandomi di focalizzare meglio alcuni dei punti appena accennati in un prossimo articolo.
Voglio far notare, comunque, che ho già parlato di questi argomenti in un altro blog. Basta andare su:
www.autodifesalimentare.it/blog  e cercare il mio nome nella lista dei "Wellness Angels & Allievi del Corso" in basso a destra.

Michele Nardella

ben2

                                   in accordo con uomo e natura


                                                       





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