Come dicevo nel precedente post dallo stesso titolo, non potendo pubblicare per motivi logistici la mia replica alle numerose accuse rivolte alla macrobiotica nel blog di Nico Valerio, "Alimentazione Naturale", ho deciso di farlo in questa sede, suddividendo la mia lunga risposta e accompagnando le varie parti con
ulteriori commenti, per chi non avesse letto l'articolo originale.
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Si deve sapere che in esso l'autore attribuisce ad Ohsawa ben tredici mistificazioni, alcune delle quali sono di un'insulsaggine così disarmante che lascio a voi giudicare. Tant'è che mi sono limitato a dare una risposta agli argomenti più importanti.
La prima "colpa" di colui che è riconosciuto come il padre della macrobiotica sarebbe, pensate, quella di essersi fatto chiamare George Ohsawa, invece che col suo vero nome (Nyoiti Sakurazawa) !!
Avrebbe poi spacciato la sua dieta per naturale, mentre in realtà essa comprende prodotti tipici giapponesi ottenuti dalla trasformazione della soja, o di altre materie prime, e quindi "artificiali". Si dovrebbe dedurre a questo punto che l'autore si nutra brucando l'erba come le capre. (Mi informerò...)
Il filosofo giapponese avrebbe inoltre millantato meriti altrui, in quanto, sempre secondo l'autore, il suo modello dietetico basato su cereali integrali e alimenti naturali sarebbe noto da sempre a tutti i cultori del salutismo naturista, appropriandosi persino del termine "macrobiotica", neologismo usato per la prima volta da un medico naturista tedesco dell'Ottocento.
Bene, visto che nel mio blog non ho troppi problemi di spazio, voglio rispondere anche a questo. E la mia risposta è : "E chissenefrega !"
Ma chi lo conosce ? Avete mai sentito nominare un certo Christoph Wilhelm Hufeland ? Che seguito ha avuto ?
Ohsawa ha dato la sua interpretazione di quella che è una vita sana, lunga e felice (macro - biotica, appunto). E allora ? Non ne aveva forse diritto ? C'è forse il copyright su questo termine ? Il diritto di esclusiva ?
E' ovvio che chiunque sia interessato a studiare e ad approfondire le regole per una vita sana, si ritrovi ad adottare termini molto simili e a giungere più o meno alle stesse conclusioni.
Ammesso e non concesso che certe idee a lui attribuite fossero già note (ma note a chi ?), ad Ohsawa va comunque il merito di averle confermate, enfatizzate e divulgate come nessun'altro aveva mai fatto, attraverso i suoi studi e la sua esperienza (e l'impatto mediatico suscitato ne è la conferma), anticipando di vari decenni ciò che la scienza ha scoperto solo recentemente. E scusate se è poco ...
Chi non conosce la macrobiotica, per esempio, non sa che il famoso modello della piramide alimentare, proposto come esempio dalle autorità scientifiche istituzionali, è palesemente ispirato allo schema analogo elaborato (già molto tempo prima) dagli esperti macrobiotici che hanno approfondito e definito meglio le indicazioni di Ohsawa, Michio Kushi su tutti. (vedi immagine in alto)
Tale modello si rivela anche, guarda caso, sostanzialmente simile a quello della macrobiotica, ponendo i cereali al primo posto ; i generi voluttuari a base di grassi e zucchero assieme alle carni rosse all'ultimo posto e dando più spazio a legumi e proteine vegetali, a scapito dei cibi animali.
A questo punto, dunque, vi propongo la seconda parte della mia arringa:
Non posso che sorvolare su alcune delle tredici presunte mistificazioni da lei attribuite ad Ohsawa, trattandosi di stupidaggini tali che non è neanche il caso di stare a commentare, soffermandomi invece sulle più importanti.
E a tal proposito sono fiero di poterle comunicare che, per quanto riguarda la faccenda del sovvertimento da parte di Ohsawa del significato in cui si intendevano i termini yin e yang nella tradizione orientale (mistificazione n.9), lei è in flagrante errore, perché (tanto per cambiare) non ha capito un accidente.
Non è questa comunque la sede per una spiegazione (piuttosto lunga e complicata), ma se le interessa posso consigliarle di consultare l’ ottimo “Il grande libro dell’ ecodieta” di Carlo Guglielmo (uno dei più preparati e brillanti esperti di macrobiotica al mondo, che conosco personalmente) e di leggere il paragrafo “L’interpretazione di Ohsawa” a pag. 558 (nel capitolo “Yin-Yang, tradizione e scienza”), dove c’è un’ approfondita, acuta dissertazione sulla questione, che l’ autore chiarisce come al solito in modo brillante.
Qui mi preme solo sottolineare che non si tratta di mera filosofìa”, ma di concetti concreti il cui significato è accessibile a chiunque abbia un cervello e sia disposto ad usarlo.
Non sono “fantasìe”, dunque, “superstizioni” o “sottocultura”, come vengono affrettatamente etichettati dai soliti razionalisti prevenuti, dogmatici e presuntuosi ; sono invece cose molto serie, su cui ci sarebbe da riflettere.
La scienza ha limiti intrinseci ben maggiori di quanto comunemente si creda o si voglia ammettere. Non ha valenza assoluta o esaustiva, quando applicata a sistemi particolarmente complessi, quali gli organismi viventi, e spesso confonde le cose. Essa ha perciò bisogno di essere integrata da una visione olistica, che parta da un punto di vista complementare ai presupposti su cui si fonda ( le dice niente un certo Fritjof Capra ?).
Passiamo ora alla presenza “sacrilega” di specialità esotiche nella dieta macrobiotica, che sarebbe in contraddizione col principio di località.
Si tratta invece di un mero cavillo di chi vuole per forza prendere tutto alla lettera, pur di avere un pretesto per ridicolizzare chi la pensa diversamente.
La macrobiotica è la prima ad esortare a dare la preferenza, quando possibile, ai prodotti della propria terra, ma non è un imperativo categorico : le varie salse di soja, miso, umeboshi, kuzu ecc. sono specialità giapponesi dalle proprietà particolari che non hanno un corrispettivo nella nostra tradizione alimentare, e perciò non c’è ragione di privarsene. Tanto più che non hanno un ruolo fondamentale, essendo dei condimenti, più che alimenti, e quindi non possono dare problemi se usate con moderazione, come viene raccomandato.
E comunque, essendo il Giappone, paese da cui tali prodotti provengono, situato nella stessa nostra fascia climatica temperata, vanno bene lo stesso per noi. Anche in questo caso dunque non c’è contraddizione.
Si sconfina invece nel più puro delirio quando si lascia andare ad affermazioni gratuite come “le verdure sotto sale sono dannose, e - addirittura – cancerogene”, e che le alghe sono “inutili e indigeste”.
Ma che cavolo dice? Perché non si informa come si deve, prima di scrivere simili corbellerie?
Verdure fermentate, umeboshi, shoyu, tamari, miso, alghe sono prodotti eccezionali, frutto della saggezza di una tradizione millenaria, usati come condimento, ma più spesso come ingredienti di preparazioni medicinali casalinghe (la medicina semplice, naturale, economica e non dannosa che si contrappone ai veleni della mafia farmaceutica).
Il sale presente in queste specialità non è dannoso, perché bilanciato dall’acidità dei prodotti fermentati, tant’è vero che quando li si consuma non si avverte mai sete : la bevanda di umeboshi, quelle speciali albicocche selvatiche che sono un mirabile esempio di equilibrio tra molteplici elementi, è consigliata come dissetante. E il sale nel gomasio è equilibrato dall'olio contenuto nel sesamo, i due ingredienti di questo condimento.
Perché invece non se la prende col sale contenuto in salumi e formaggi, visto che ha questa fisima del sale? Quello sì che è deleterio all’ennesima potenza, ma questo nessuno lo dice mai. Eh già, i mostri sacri non si toccano …
Le alghe marine, poi, sono una miniera di preziosi nutrienti (minerali soprattutto) che non trova riscontro in nessun vegetale terrestre. Altro che “inutili ed indigeste”, come le definisce ! (… e poi se ne viene col dire che la macrobiotica è carente di quei princìpi nutritivi che voi naturisti reperite in frutta e verdure crude ! Ma mi faccia il piacere … La coerenza? Un’ opinione !) (continua ...)
Michele Nardella
Carlo GuglielmoIl Grande Libro dell'Ecodieta
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