"Pillola per il diabete, prova anti-cancro" è il titolo sensazionale di un articolo de "Il Corriere della Sera" (25-1-2013) che annuncia, col solito trionfalismo che accompagna notizie del genere, la messa a punto di un nuovo farmaco, la metformina, in grado di ridurre la quantità di insulina presente nel sangue, essendo oramai appurata la sua responsabilità in una cascata di eventi patologici correlati, tra cui il cancro, tanto da venir indicati nel loro complesso come "sindrome metabolica".
Sotto accusa, per questa eccessiva presenza ormonale, è, come si può immaginare, la cattiva alimentazione (c'era da dubitarne?), come sottolinea lo stesso articolo, che addirittura specifica nel 30% la percentuale di tumori ad essa imputabili, secondo i dati ufficiali (una stima in realtà largamente e pericolosamente ottimistica, aggiungerei io).
Ma evidentemente a nessuno importa più di tanto... almeno finchè c'è a disposizione qualche pilloletta magica che ci affranca dal prendere decisioni scomode che minacciano di sconvolgere con le nostre care abitudini.
Infatti, sempre secondo l' articolo, anche l' assunzione di 75 milligrammi al giorno di aspirina ridurrebbe del 20% il rischio di qualsiasi tipo di cancro, come emerge da una recente ricerca (sarebbe interessante scoprirne la vera ragione ). Dunque perchè non approfittare di queste conoscenze e di qualsiasi vecchio e nuovo ritrovato farmacologico per metterci al riparo? In fondo, tutte le strade portano a Roma...
Queste sembrano essere le allucinanti conclusioni di una medicina senz' anima, disperatamente sintomatica, perchè non in grado di comprendere il significato dei fenomeni che studia (o semplicemente non interessata), una medicina non più a misura d' uomo, che vede nel farmaco (o nell' intervento chirurgico) l' unica soluzione a tutti i problemi.
In casa piove perchè c'è un buco nel tetto? Niente paura: basta sistemare una bacinella in corrispondenza della falla per raccogliere l' acqua e tutto è a posto.
Sì, perchè nella prassi medica, in casi analoghi a questo esempio, di solito non si pensa alla soluzione più ovvia (nella fattispecie: riparare il tetto), o al massimo viene considerata opzionale, a discrezione dell' interessato.
Ma torniamo a quella che è la patologia più rappresentativa del nostro tempo, per la sua stretta correlazione con le sindromi più gravi e comuni, il diabete tipo 2, la cui diffusione, come forse ancora pochi sanno, è a dir poco allarmante.
E bastano pochi dati per rendersene conto: dal 1983, quando i diabetici in tutto il mondo erano 35 milioni, la sua incidenza è incrementata in modo impressionante, come dimostra la sua curva iperbolica, con attualmente più di 300 milioni di ammalati (quasi il 1000% in più), di cui almeno 27 milioni solo negli Stati Uniti (che contano poco più di 300 milioni di abitanti).
Si tratta però di cifre poco realistiche e approssimate per difetto, in quanto riferentisi a pazienti già diagnosticati, che non comprendono i casi di chi non è ancora consapevole di avere la malattia, dato il suo sviluppo lento, graduale e silenzioso (ma di questo parlerò più avanti).
A completare il già poco confortante quadro c'è però un' altra considerazione su un dato scioccante che non ha precedenti in tutta la storia umana, ed è proprio il paradosso che esso rappresenta a farcene capire la gravità: il diabete tipo 2 (che costituisce il 90% di tutti i casi di diabete) è definito anche "diabete adulto", come molti sanno, perchè si è sempre manifestato in età più o meno avanzata (diversamente da quello cosiddetto "giovanile", che ha altre cause).
Ma ormai questo tipo di diabete è sempre meno "adulto", perchè compare in media sempre prima, al punto che perfino bambini in età scolare ora ne sono interessati (!!!).
Questo almeno negli USA (ma non è che da noi, in Italia, siamo messi tanto meglio... ), dove l' incidenza fra gli adolescenti ha visto un incremento di oltre il 1000% negli ultimi vent' anni: in questo Paese, non ci crederete, ci sono bambini di otto anni che hanno già avuto un attacco cardiaco e ventenni che devono ricorrere ad un bypass coronarico.
E nel gestire un problema sociale di tale portata (anche in considerazione dei costi economici ormai alle stelle), l' inadeguatezza della medicina convenzionale si palesa in tutta la sua drammaticità, a causa di idee arretrate e strategie finalizzate sempre (peraltro in modo discutibile) alla cura, e mai alla prevenzione, e che hanno come unico risultato quello di perpetuare, se non peggiorare, la situazione.
Si comincia con la diagnosi, dove vige il criterio del "sì o no", in virtù del quale o si è diabetici, o non lo si è, o si è cardiopatici, oppure no, o si è allergici, oppure no e così via. Perciò, se le analisi cliniche non dimostrano alcuna anomalia (secondo quanto stabilito a priori da valori statistici), si è "sani", e quindi non bisognosi di cure.
Ma in natura le cose non funzionano così, perchè tutto è in divenire, e lo stato di salute costituisce assieme a quello di malattia una linea continua ricchissima di sfumature, in cui è azzardato e anche piuttosto arbitrario porre una netta linea di demarcazione, come fa la medicina ufficiale quando si trova di fronte a dati che sembrano nella norma.
Questi infatti potrebbero tuttavia essere vicini alla soglia critica e magari confermare un andamento nel tempo che dimostra una tendenza alla crescita, ed allora la cosa assume tutto un altro significato, soprattutto se nell' interpretazione ci si avvale di quelli di altri parametri che depongono nello stesso senso. Bisogna sapere infatti che la stragrande maggioranza di situazioni pre-diabetiche non viene diagnosticata, e questo significa candidarsi sicuramente a vari problemi seri correlati a quella sindrome metabolica cui ho accennato, indipendentemente dalla eventuale comparsa del diabete.
Un' altra cosa rivelatasi errata è la convinzione generalizzata e radicata nella forma mentis degli "addetti ai lavori" che il diabete sia irreversibile, e che solo le cure mediche possono aiutare il paziente a convivere a vita con questo disturbo, tenendo sotto controllo i sintomi.
La prossima volta vedremo come questa ipotesi sia stata largamente smentita, e che la guarigione non passa attraverso la farmacia. Inoltre si parlerà della resistenza insulinica, passaggio obbligato alla sindrome metabolica e quindi alla condizione pre-diabetica, dei rischi che questa comporta e dei segnali per riconoscerla, come pure delle complicazioni del diabete conclamato.
Michele Nardella
Ma torniamo a quella che è la patologia più rappresentativa del nostro tempo, per la sua stretta correlazione con le sindromi più gravi e comuni, il diabete tipo 2, la cui diffusione, come forse ancora pochi sanno, è a dir poco allarmante.
E bastano pochi dati per rendersene conto: dal 1983, quando i diabetici in tutto il mondo erano 35 milioni, la sua incidenza è incrementata in modo impressionante, come dimostra la sua curva iperbolica, con attualmente più di 300 milioni di ammalati (quasi il 1000% in più), di cui almeno 27 milioni solo negli Stati Uniti (che contano poco più di 300 milioni di abitanti).
Si tratta però di cifre poco realistiche e approssimate per difetto, in quanto riferentisi a pazienti già diagnosticati, che non comprendono i casi di chi non è ancora consapevole di avere la malattia, dato il suo sviluppo lento, graduale e silenzioso (ma di questo parlerò più avanti).
A completare il già poco confortante quadro c'è però un' altra considerazione su un dato scioccante che non ha precedenti in tutta la storia umana, ed è proprio il paradosso che esso rappresenta a farcene capire la gravità: il diabete tipo 2 (che costituisce il 90% di tutti i casi di diabete) è definito anche "diabete adulto", come molti sanno, perchè si è sempre manifestato in età più o meno avanzata (diversamente da quello cosiddetto "giovanile", che ha altre cause).
Ma ormai questo tipo di diabete è sempre meno "adulto", perchè compare in media sempre prima, al punto che perfino bambini in età scolare ora ne sono interessati (!!!).
Questo almeno negli USA (ma non è che da noi, in Italia, siamo messi tanto meglio... ), dove l' incidenza fra gli adolescenti ha visto un incremento di oltre il 1000% negli ultimi vent' anni: in questo Paese, non ci crederete, ci sono bambini di otto anni che hanno già avuto un attacco cardiaco e ventenni che devono ricorrere ad un bypass coronarico.
E nel gestire un problema sociale di tale portata (anche in considerazione dei costi economici ormai alle stelle), l' inadeguatezza della medicina convenzionale si palesa in tutta la sua drammaticità, a causa di idee arretrate e strategie finalizzate sempre (peraltro in modo discutibile) alla cura, e mai alla prevenzione, e che hanno come unico risultato quello di perpetuare, se non peggiorare, la situazione.
Si comincia con la diagnosi, dove vige il criterio del "sì o no", in virtù del quale o si è diabetici, o non lo si è, o si è cardiopatici, oppure no, o si è allergici, oppure no e così via. Perciò, se le analisi cliniche non dimostrano alcuna anomalia (secondo quanto stabilito a priori da valori statistici), si è "sani", e quindi non bisognosi di cure.
Ma in natura le cose non funzionano così, perchè tutto è in divenire, e lo stato di salute costituisce assieme a quello di malattia una linea continua ricchissima di sfumature, in cui è azzardato e anche piuttosto arbitrario porre una netta linea di demarcazione, come fa la medicina ufficiale quando si trova di fronte a dati che sembrano nella norma.
Questi infatti potrebbero tuttavia essere vicini alla soglia critica e magari confermare un andamento nel tempo che dimostra una tendenza alla crescita, ed allora la cosa assume tutto un altro significato, soprattutto se nell' interpretazione ci si avvale di quelli di altri parametri che depongono nello stesso senso. Bisogna sapere infatti che la stragrande maggioranza di situazioni pre-diabetiche non viene diagnosticata, e questo significa candidarsi sicuramente a vari problemi seri correlati a quella sindrome metabolica cui ho accennato, indipendentemente dalla eventuale comparsa del diabete.
Un' altra cosa rivelatasi errata è la convinzione generalizzata e radicata nella forma mentis degli "addetti ai lavori" che il diabete sia irreversibile, e che solo le cure mediche possono aiutare il paziente a convivere a vita con questo disturbo, tenendo sotto controllo i sintomi.
La prossima volta vedremo come questa ipotesi sia stata largamente smentita, e che la guarigione non passa attraverso la farmacia. Inoltre si parlerà della resistenza insulinica, passaggio obbligato alla sindrome metabolica e quindi alla condizione pre-diabetica, dei rischi che questa comporta e dei segnali per riconoscerla, come pure delle complicazioni del diabete conclamato.
Michele Nardella
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Come non condividere la saggezza e la conoscenza di questo scritto!
RispondiEliminaRicordando inoltre che i primi anni di vita, a partire dal concepimento, sono fondamentali per la creazione di una struttura energetica sana. Quindi da quello che la donna mangia in gravidanza, agli alimenti artificiali dei primi giorni, si formano le fondamenta del futuro stato di salute. Ma chi comanda è il mercato, che insegue i consumatori "a vita" di analisi, farmaci, visite. Solo la saggezza, la conoscenza, il ragionamento e la consapevolezza che questa medicina non è fatta per la nostra salute, è fatta per la nostra malattia può salvarci da una qualità di vita infame per portare soldi al sistema!
Piero Di Martino
Grazie Piero per il tuo prezioso commento da esperto del settore.
EliminaCosa si può aggiungere? Hai già detto tutto in sintesi e non si può che essere d' accordo.