Riprendendo il discorso iniziato la volta scorsa ("Emergenza diabete! Troppi i soggetti a rischio"), nel succinto quadro che ho cercato di riassumere non si può fare a meno di notare che, se ampliamo lo sguardo al di là del diabete mellito tipo 2, per considerare anche tutte quelle patologie ad esso correlate, ci troviamo di fronte alla più grave e vasta epidemia che abbia mai flagellato l' umanità.
Infatti, se solo ci prendiamo la briga di fare raffronti, ci accorgiamo che la diffusione del diabete è ovunque praticamente parallela a quella di obesità e sovrappeso e delle patologie cardiovascolari (ipertensione, cardiopatie, ictus, arteriosclerosi), nè si rischia di sbagliare affermando che cancro e Alzheimer sono più diffusi nei Paesi in cui questi disturbi presentano una più alta incidenza.
Eh già, pure questi due hanno a che fare con la cosiddetta sindrome metabolica (con cui s' intende il suddetto complesso di sintomi), anche se per ora lo si dice sottovoce.
Un quadro così netto e coerente non può lasciare spazio al minimo dubbio circa le cause, e anche il più scettico getterebbe la spugna, messo di fronte al fatto che ogni popolazione, ogni etnia, ogni singolo individuo, una volta abbandonate le proprie tradizioni a favore di un modello dietetico e uno stile di vita moderni, prima o poi si ritrova senza eccezione ad affrontare una pletora di suddette patologie, come ormai l' esperienza insegna.
Gabriel Cousens, un grande esperto nella cura alternativa del diabete, dice che questo avviene immancabilmente entro vent' anni.
Il caso degli Indiani Pima, in Arizona, è particolarmente emblematico: pur penalizzati da una predisposizione genetica ad accumulare grasso (per un adattamento ancestrale a situazioni di carestia), non hanno mai avuto particolari problemi finchè hanno seguito le abitudini frugali della loro tradizione. Solo dopo la seconda guerra mondiale, con la diffusione del benessere e con l' adozione della dieta americana moderna e degli stili di vita ad essa corrispondenti, hanno cominciato a percorrere un triste declino che li ha visti diventare progressivamente una delle etnie più obese e malate al mondo (con una incidenza di diabete, a 35 anni, otto volte superiore alla già elevata media nazionale!). A dimostrazione che i geni non sono tutto, come si è sempre creduto, e che ad essere determinanti sono le abitudini adottate.
Il comune denominatore alla base di questo variegato quadro patologico è una condizione la cui denominazione, "resistenza insulinica", ci dà già l' occasione di capire che cosa succede nel corpo e perchè.
Come è facile intuire, essa si riferisce alla relativa insensibilità delle cellule all' azione dell' insulina, l' ormone che permette l' ingresso del glucosio nelle stesse, per essere utilizzato come fonte di energia. Quando infatti il nostro corpo è sottoposto sistematicamente a stimoli abnormi e innaturali, cosa che si verifica regolarmente a causa del modello alimentare moderno degenerativo, prima o poi è facile che cominci a perdere colpi e le cellule, andando incontro ad esaurimento funzionale, rispondono sempre meno all' azione dell' insulina.
Ed è proprio nel tentativo di compensare questa crescente inefficienza che il pancreas si vede costretto a secernere quantità sempre maggiori di insulina (con gravi ripercussioni sull' equilibrio ormonale che portano nel tempo ad obesità, ipertensione, ipercolesterolemia, iperlipidemia, aterosclerosi, cardiopatie e perfino cancro e morbo di Alzheimer).
Anche se ai primi stadi di questo processo degenerativo la glicemia in genere non subisce sostanziali incrementi, grazie all' azione compensativa del pancreas, nel tempo, se non si corre ai ripari, la situazione è destinata a peggiorare sempre più perchè le cellule diventano sempre più resistenti e qualsiasi quantità di insulina non basterà a tenere sotto controllo la glicemia. E a questo punto, come estrema tappa di un percorso di degrado, anche il pancreas finisce per esaurirsi, smettendo così di produrre quantità sufficienti di insulina.
Questa, in sintesi, è la dinamica che porta al diabete, che può a sua volta andare incontro ad ulteriori complicazioni, se non è tenuto sotto attento e costante controllo.
I livelli costantemente alti di zucchero e di grassi nel sangue producono infatti alterazioni a carico dei grandi vasi sanguigni, dei capillari, come pure dei nervi, molto probabilmente a causa della formazione di proteine glicate.
Si avranno così aterosclerosi e cardiopatie (il cui rischio in un diabetico è da 2 a 4 volte superiore rispetto alla media), glomerulopatia, che è la principale causa di insufficienza renale che porta spesso alla dialisi, retinopatia (con cecità parziale o totale), cataratta, infezioni, neuropatia, che si manifesta nei modi più disparati, come alterazione della sensibilità, dolori, tunnel carpale, disturbi funzionali, ulcerazioni ai piedi, che non di rado richiedono l' amputazione, ed infine per gli uomini impotenza sessuale.
Ciò che è il caso di sottolineare è che, come dicevo poc' anzi, qualunque soggetto presenti un quadro di sindrome metabolica, cioè quella condizione che viene definita anche pre-diabete (sovrappeso, iperglicemia, iperlipidemia, ipertensione, vita sedentaria), anche se è fortunato da non sviluppare mai un vero e proprio diabete, rischia ugualmente infarto, ictus, cancro, Alzheimer, e comunque una riduzione dell' aspettativa di vita.
Malattie degenerative come il diabete, infatti, impiegano molti anni prima di manifestarsi in pieno, perciò per poterle prevenire bisogna pensarci il prima possibile, cioè proprio quando non ci sono segni premonitori. Ed è proprio questa rassicurante assenza di sintomi a far sì che il processo degenerativo si sviluppi gradualmente senza che il soggetto si accorga di cosa stia accadendo.
Comunque una attenta osservazione e degli esami clinici possono darci sufficienti indizi per metterci in allarme se c'è una tendenza familiare a queste malattie metaboliche, se il livello di trigliceridi nel sangue supera i 150 mg./dl., il colesterolo HDL (quello "buono") è inferiore a 50 mg./dl., se la pressione è alta, se c'è tendenza all' infiammazione, problemi di coagulazione sanguigna, sovrappeso con grasso addominale, e per le donne che hanno avuto un diabete gestazionale.
La prossima puntata, che sarà quella conclusiva di questa serie dedicata a diabete e sindrome metabolica, vedremo più in dettaglio che cosa provoca la resistenza insulinica, qual è la strada giusta da seguire per affrontare seriamente questa situazione divenuta un fardello sociale, diffidando di tutte le pseudo-soluzioni proposte dalla scienza ufficiale, e soprattutto scopriremo che il corso del diabete, soprattutto se affrontato ad uno stadio non troppo avanzato, può essere invertito, smentendo clamorosamente la medicina della falsità.
Michele Nardella
Infatti, se solo ci prendiamo la briga di fare raffronti, ci accorgiamo che la diffusione del diabete è ovunque praticamente parallela a quella di obesità e sovrappeso e delle patologie cardiovascolari (ipertensione, cardiopatie, ictus, arteriosclerosi), nè si rischia di sbagliare affermando che cancro e Alzheimer sono più diffusi nei Paesi in cui questi disturbi presentano una più alta incidenza.
Eh già, pure questi due hanno a che fare con la cosiddetta sindrome metabolica (con cui s' intende il suddetto complesso di sintomi), anche se per ora lo si dice sottovoce.
Un quadro così netto e coerente non può lasciare spazio al minimo dubbio circa le cause, e anche il più scettico getterebbe la spugna, messo di fronte al fatto che ogni popolazione, ogni etnia, ogni singolo individuo, una volta abbandonate le proprie tradizioni a favore di un modello dietetico e uno stile di vita moderni, prima o poi si ritrova senza eccezione ad affrontare una pletora di suddette patologie, come ormai l' esperienza insegna.
Gabriel Cousens, un grande esperto nella cura alternativa del diabete, dice che questo avviene immancabilmente entro vent' anni.
Il caso degli Indiani Pima, in Arizona, è particolarmente emblematico: pur penalizzati da una predisposizione genetica ad accumulare grasso (per un adattamento ancestrale a situazioni di carestia), non hanno mai avuto particolari problemi finchè hanno seguito le abitudini frugali della loro tradizione. Solo dopo la seconda guerra mondiale, con la diffusione del benessere e con l' adozione della dieta americana moderna e degli stili di vita ad essa corrispondenti, hanno cominciato a percorrere un triste declino che li ha visti diventare progressivamente una delle etnie più obese e malate al mondo (con una incidenza di diabete, a 35 anni, otto volte superiore alla già elevata media nazionale!). A dimostrazione che i geni non sono tutto, come si è sempre creduto, e che ad essere determinanti sono le abitudini adottate.
Il comune denominatore alla base di questo variegato quadro patologico è una condizione la cui denominazione, "resistenza insulinica", ci dà già l' occasione di capire che cosa succede nel corpo e perchè.
Come è facile intuire, essa si riferisce alla relativa insensibilità delle cellule all' azione dell' insulina, l' ormone che permette l' ingresso del glucosio nelle stesse, per essere utilizzato come fonte di energia. Quando infatti il nostro corpo è sottoposto sistematicamente a stimoli abnormi e innaturali, cosa che si verifica regolarmente a causa del modello alimentare moderno degenerativo, prima o poi è facile che cominci a perdere colpi e le cellule, andando incontro ad esaurimento funzionale, rispondono sempre meno all' azione dell' insulina.
Ed è proprio nel tentativo di compensare questa crescente inefficienza che il pancreas si vede costretto a secernere quantità sempre maggiori di insulina (con gravi ripercussioni sull' equilibrio ormonale che portano nel tempo ad obesità, ipertensione, ipercolesterolemia, iperlipidemia, aterosclerosi, cardiopatie e perfino cancro e morbo di Alzheimer).
Anche se ai primi stadi di questo processo degenerativo la glicemia in genere non subisce sostanziali incrementi, grazie all' azione compensativa del pancreas, nel tempo, se non si corre ai ripari, la situazione è destinata a peggiorare sempre più perchè le cellule diventano sempre più resistenti e qualsiasi quantità di insulina non basterà a tenere sotto controllo la glicemia. E a questo punto, come estrema tappa di un percorso di degrado, anche il pancreas finisce per esaurirsi, smettendo così di produrre quantità sufficienti di insulina.
Questa, in sintesi, è la dinamica che porta al diabete, che può a sua volta andare incontro ad ulteriori complicazioni, se non è tenuto sotto attento e costante controllo.
I livelli costantemente alti di zucchero e di grassi nel sangue producono infatti alterazioni a carico dei grandi vasi sanguigni, dei capillari, come pure dei nervi, molto probabilmente a causa della formazione di proteine glicate.
Si avranno così aterosclerosi e cardiopatie (il cui rischio in un diabetico è da 2 a 4 volte superiore rispetto alla media), glomerulopatia, che è la principale causa di insufficienza renale che porta spesso alla dialisi, retinopatia (con cecità parziale o totale), cataratta, infezioni, neuropatia, che si manifesta nei modi più disparati, come alterazione della sensibilità, dolori, tunnel carpale, disturbi funzionali, ulcerazioni ai piedi, che non di rado richiedono l' amputazione, ed infine per gli uomini impotenza sessuale.
Ciò che è il caso di sottolineare è che, come dicevo poc' anzi, qualunque soggetto presenti un quadro di sindrome metabolica, cioè quella condizione che viene definita anche pre-diabete (sovrappeso, iperglicemia, iperlipidemia, ipertensione, vita sedentaria), anche se è fortunato da non sviluppare mai un vero e proprio diabete, rischia ugualmente infarto, ictus, cancro, Alzheimer, e comunque una riduzione dell' aspettativa di vita.
Malattie degenerative come il diabete, infatti, impiegano molti anni prima di manifestarsi in pieno, perciò per poterle prevenire bisogna pensarci il prima possibile, cioè proprio quando non ci sono segni premonitori. Ed è proprio questa rassicurante assenza di sintomi a far sì che il processo degenerativo si sviluppi gradualmente senza che il soggetto si accorga di cosa stia accadendo.
Comunque una attenta osservazione e degli esami clinici possono darci sufficienti indizi per metterci in allarme se c'è una tendenza familiare a queste malattie metaboliche, se il livello di trigliceridi nel sangue supera i 150 mg./dl., il colesterolo HDL (quello "buono") è inferiore a 50 mg./dl., se la pressione è alta, se c'è tendenza all' infiammazione, problemi di coagulazione sanguigna, sovrappeso con grasso addominale, e per le donne che hanno avuto un diabete gestazionale.
La prossima puntata, che sarà quella conclusiva di questa serie dedicata a diabete e sindrome metabolica, vedremo più in dettaglio che cosa provoca la resistenza insulinica, qual è la strada giusta da seguire per affrontare seriamente questa situazione divenuta un fardello sociale, diffidando di tutte le pseudo-soluzioni proposte dalla scienza ufficiale, e soprattutto scopriremo che il corso del diabete, soprattutto se affrontato ad uno stadio non troppo avanzato, può essere invertito, smentendo clamorosamente la medicina della falsità.
Michele Nardella
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