Questo post è un' appendice agli ultimi dedicati alla glicemia, all' iperinsulinemia e a tutti i problemi connessi ("Jurassic Park", "Resistenza insulinica, porta aperta ad una serie di patologie degenerative").
Come si ricorderà, ho cercato di spiegare che affrontarne seriamente le cause è molto più complesso di quanto si sia mai creduto, non essendo sufficiente controllare l' apporto di carboidrati, nè saper scegliere fra questi, in quanto è tutto il modello alimentare ad aver bisogno di una revisione.
Non c'è dubbio tuttavia che sarebbe già un bel passo avanti (soprattutto da un punto di vista sociale) se almeno si cercasse di ridurre considerevolmente, se non eliminare, lo zucchero comune, ossia quel subdolo ingrediente divenuto sempre più ingombrante, non limitandosi più a dominare incontrastato in dolciumi, merendine e bevande industriali, ma ormai presente anche in prodotti nei quali non ci si aspetterebbe di trovarne traccia.
E per rendersi conto di quanto sia eccessivo, si deve tener presente che lo zucchero raffinato aggiunto, in quanto prodotto innaturale e antifisiologico, è sempre di troppo, anche dove ce n'è... poco.
Le caratteristiche conferitegli dalla raffinazione e da altri processi industriali, infatti, fanno di esso qualcosa che non ha più niente a che fare con un vero alimento, qualcosa che non esiste come tale in natura, e da questo punto di vista accomunabile alla categoria delle droghe, considerati i suoi effetti fisiologici. Una vera e propria droga legalizzata che, al pari di quelle più demonizzate, porta a dipendenza.
E se a qualcuno questa può sembrare un' iperbole, ci sono studi scientifici che lo provano ("La dipendenza da zucchero esiste", "Lo zucchero crea dipendenza").
Ma se studi come questi, oltre ai tanti altri che ne mettono in luce altri aspetti negativi, come ho illustrato nel blog Auodifesalimentare.it ("Zucchero, quando il dolce ha un finale... amaro") suscitano spesso indifferenza o diffidenza nella comunità scientifica, specie fra chi ha conflitti d' interesse e non perde occasione per cavillare, adesso sembra proprio che non ci siano più scuse.
Ecco un' ottima notizia fresca fresca riportata sul numero di gennaio 2013 del British Medical Journal, una delle più prestigiose riviste specialistiche in assoluto, riferimento obbligato per l' aggiornamento di qualsiasi medico, il cui titolo tradotto suona così: "Zuccheri e peso corporeo: revisione sistematica e meta-analisi di studi controllati randomizzati e studi di coorte".
La particolarità (e l' importanza) di questa ricerca sta nel fatto che, a differenza dei tanti studi isolati (che non di rado suscitano controversie), ha preso in esame, tra le migliaia già esistenti sull' argomento, solo quelli più rigorosi e significativi per modalità operative e vastità: per la precisione 30 studi randomizzati (cioè in cui i soggetti esaminati erano scelti a caso) e 38 studi di coorte (i partecipanti erano sottoposti a controlli periodici in un arco di tempo stabilito). Di questi poi si sono combinati tutti i dati a disposizione e si è proceduto ad una sintesi. E' quella che si definisce in linguaggio tecnico una meta-analisi, che ovviamente ha molta più affidabilità e valore di un singolo studio .
Ciò che è emerso era proprio quello che da sempre si sospettava e che si aveva premura di dimostrare: diete ricche di zuccheri semplici, bevande zuccherate e farine raffinate portano a sovrappeso, ma anche a carie dentali, diabete e malattie cardiovascolari (dell' articolo originale in inglese, lo ricordo, è disponibile il link più su esposto).
Niente di nuovo dunque rispetto a quello che si pensava già nel 2003, quando l' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) congiuntamente alla FAO presentò un documento sulla prevenzione delle malattie degenerative in cui si raccomandava, fra l' altro, di non superare il 10% delle calorie totali giornaliere nell' apporto di zuccheri semplici, riferendosi sostanzialmente al saccarosio e allo sciroppo di fruttosio, i principali dolcificanti.
E per fortuna da allora tali direttive non hanno subìto modifiche al rialzo, come avrebbero ovviamente voluto le solite lobby del cibo-spazzatura, nonostante il prevedibile putiferio scatenato e le forti pressioni (comprese illecite manovre) esercitate da queste ultime sia sul mondo scientifico che su quello politico (ecco il link all' articolo originale che ne parla: "Sugar industry threatens to scupper WHO").
Anzi, proprio perchè il limite del 10% è sembrato successivamente anche troppo permissivo (si tenga presente che gli zuccheri semplici presenti tutt'ora nelle diete moderne si aggirano sul 20-30%), si sono da allora intensificate le ricerche, compreso lo studio di meta-analisi di cui sopra.
Perciò, adesso che non ci sono più pretesti per mettere in discussione quello che il semplice buonsenso suggerisce, fa ancora più rabbia assistere a questo immobilismo generale, che persiste nonostante gli enormi costi economici sociali legati alle patologie del benessere, oggi più che mai gravosi considerata la crisi che stiamo attraversando.
E' un' indecenza assolutamente inammissibile che si trovi sempre un pretesto per tassare qualsiasi bene di consumo, mentre sulla stessa politica nei confronti del cibo-spazzatura c'è sempre qualcuno che trova da ridire. In altri Paesi si sono presi provvedimenti in questo senso; del resto anche da noi sigarette e superalcolici sono pesantemente tassati, perchè dunque su bevande zuccherate e alimenti voluttuari non meno dannosi si continua a fare orecchie di mercante?
Durante il governo Monti si era provato a proporre qualcosa del genere: apriti cielo! I soliti irresponsabili nemici del buonsenso sono insorti in coro fino a far abortire la proposta.
E anche il politologo liberista Piero Ostellino in un editoriale del Corriere della Sera si è scagliato contro questo tipo di provvedimento in nome di un malinteso senso della libertà personale. Evidentemente per gente come lui è giusto e normale che la società si faccia carico delle conseguenze, anche economiche, dei vizi di chi se ne frega di tutto, pensando solo all' effimero piacere momentaneo.
Veramente difficile pensare a questo punto che non esista una collusione fra lobby alimentari e politica. Ecco perchè è difficile trovare una soluzione a questa situazione, che richiederebbe una vera mobilitazione di massa, qualcosa di simile a quello che fa Beppe Grillo da anni nelle piazze. Perchè è necessario inculcare il senso di responsabilità civica nelle persone, senza il quale non si cambia la società, mentre in realtà ognuno pensa solo al proprio orticello, come si evince dal fatto che tutti i mass media (e mi riferisco in particolare alle TV) non si fanno certo scrupolo, pur di guadagnare, di reclamizzare tutti i giorni, dalla mattina alla sera, il peggio del peggio (almeno i 3/4 degli spot pubblicitari, se ci fate caso, riguardano i vari Kinder, Fiesta, Nutella e compagnia bella... anzi, brutta!).
Il colmo dell' ipocrisia si raggiunge poi quando gli stessi canali televisivi ospitano trasmissioni in cui si discute di problemi di salute, come l' obesità dilagante, e di quelle che dovrebbero essere delle sane abitudini alimentari. Una storia che mi ricorda la tela di Penelope.
Per cambiare significativamente le cose ci sarebbe da sensibilizzare i politici, che notoriamente non capiscono una mazza di questi problemi, incentivare iniziative private finalizzate a impartire l' educazione alimentare soprattutto nelle scuole e nei confronti dei più giovani, come sta già facendo Pino Africano con la sua associazione LaSaluteMelaMangio (di cui ho anche scritto in passato).
Per quanto riguarda poi l' industria alimentare, penso che un atteggiamento più... zen avrebbe maggiori possibilità di successo: bisognerebbe cercare di convincere i produttori di junk-food dell' opportunità di migliorarne la qualità, di raggiungere un compromesso, invece di criminalizzarli e combatterli (la pensa così anche Franco Berrino nel video qui sotto presente).
Io credo però che il primo cambiamento deve partire sempre da noi, con le nostre scelte e col nostro esempio. Anche il solo fatto di parlarne ogni qual volta se ne presenti l' occasione, non importa se con persone poco recettive a questo tipo di discorso, partecipando a forum, scrivendo a giornali, magari per commentare le tante cavolate che si leggono a proposito, contribuisce, anche se non sembra, a cambiare un pò alla volta le cose (qualcuno ricorda il "campo morfogenetico" di cui parlavo tempo fa?).
Quello che però possono fare tutti subito, e senza il minimo sforzo, è firmare a favore di una campagna contro lo zucchero, di cui s' è fatto promotore il sito www.vitaesalute.net, con lo slogan "zucchero giù".
Cosa che invito a fare senza indugio alcuno.
Michele Nardella
Le caratteristiche conferitegli dalla raffinazione e da altri processi industriali, infatti, fanno di esso qualcosa che non ha più niente a che fare con un vero alimento, qualcosa che non esiste come tale in natura, e da questo punto di vista accomunabile alla categoria delle droghe, considerati i suoi effetti fisiologici. Una vera e propria droga legalizzata che, al pari di quelle più demonizzate, porta a dipendenza.
E se a qualcuno questa può sembrare un' iperbole, ci sono studi scientifici che lo provano ("La dipendenza da zucchero esiste", "Lo zucchero crea dipendenza").
Ma se studi come questi, oltre ai tanti altri che ne mettono in luce altri aspetti negativi, come ho illustrato nel blog Auodifesalimentare.it ("Zucchero, quando il dolce ha un finale... amaro") suscitano spesso indifferenza o diffidenza nella comunità scientifica, specie fra chi ha conflitti d' interesse e non perde occasione per cavillare, adesso sembra proprio che non ci siano più scuse.
Ecco un' ottima notizia fresca fresca riportata sul numero di gennaio 2013 del British Medical Journal, una delle più prestigiose riviste specialistiche in assoluto, riferimento obbligato per l' aggiornamento di qualsiasi medico, il cui titolo tradotto suona così: "Zuccheri e peso corporeo: revisione sistematica e meta-analisi di studi controllati randomizzati e studi di coorte".
La particolarità (e l' importanza) di questa ricerca sta nel fatto che, a differenza dei tanti studi isolati (che non di rado suscitano controversie), ha preso in esame, tra le migliaia già esistenti sull' argomento, solo quelli più rigorosi e significativi per modalità operative e vastità: per la precisione 30 studi randomizzati (cioè in cui i soggetti esaminati erano scelti a caso) e 38 studi di coorte (i partecipanti erano sottoposti a controlli periodici in un arco di tempo stabilito). Di questi poi si sono combinati tutti i dati a disposizione e si è proceduto ad una sintesi. E' quella che si definisce in linguaggio tecnico una meta-analisi, che ovviamente ha molta più affidabilità e valore di un singolo studio .
Ciò che è emerso era proprio quello che da sempre si sospettava e che si aveva premura di dimostrare: diete ricche di zuccheri semplici, bevande zuccherate e farine raffinate portano a sovrappeso, ma anche a carie dentali, diabete e malattie cardiovascolari (dell' articolo originale in inglese, lo ricordo, è disponibile il link più su esposto).
Niente di nuovo dunque rispetto a quello che si pensava già nel 2003, quando l' OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) congiuntamente alla FAO presentò un documento sulla prevenzione delle malattie degenerative in cui si raccomandava, fra l' altro, di non superare il 10% delle calorie totali giornaliere nell' apporto di zuccheri semplici, riferendosi sostanzialmente al saccarosio e allo sciroppo di fruttosio, i principali dolcificanti.
E per fortuna da allora tali direttive non hanno subìto modifiche al rialzo, come avrebbero ovviamente voluto le solite lobby del cibo-spazzatura, nonostante il prevedibile putiferio scatenato e le forti pressioni (comprese illecite manovre) esercitate da queste ultime sia sul mondo scientifico che su quello politico (ecco il link all' articolo originale che ne parla: "Sugar industry threatens to scupper WHO").
Anzi, proprio perchè il limite del 10% è sembrato successivamente anche troppo permissivo (si tenga presente che gli zuccheri semplici presenti tutt'ora nelle diete moderne si aggirano sul 20-30%), si sono da allora intensificate le ricerche, compreso lo studio di meta-analisi di cui sopra.
Perciò, adesso che non ci sono più pretesti per mettere in discussione quello che il semplice buonsenso suggerisce, fa ancora più rabbia assistere a questo immobilismo generale, che persiste nonostante gli enormi costi economici sociali legati alle patologie del benessere, oggi più che mai gravosi considerata la crisi che stiamo attraversando.
E' un' indecenza assolutamente inammissibile che si trovi sempre un pretesto per tassare qualsiasi bene di consumo, mentre sulla stessa politica nei confronti del cibo-spazzatura c'è sempre qualcuno che trova da ridire. In altri Paesi si sono presi provvedimenti in questo senso; del resto anche da noi sigarette e superalcolici sono pesantemente tassati, perchè dunque su bevande zuccherate e alimenti voluttuari non meno dannosi si continua a fare orecchie di mercante?
Durante il governo Monti si era provato a proporre qualcosa del genere: apriti cielo! I soliti irresponsabili nemici del buonsenso sono insorti in coro fino a far abortire la proposta.
E anche il politologo liberista Piero Ostellino in un editoriale del Corriere della Sera si è scagliato contro questo tipo di provvedimento in nome di un malinteso senso della libertà personale. Evidentemente per gente come lui è giusto e normale che la società si faccia carico delle conseguenze, anche economiche, dei vizi di chi se ne frega di tutto, pensando solo all' effimero piacere momentaneo.
Veramente difficile pensare a questo punto che non esista una collusione fra lobby alimentari e politica. Ecco perchè è difficile trovare una soluzione a questa situazione, che richiederebbe una vera mobilitazione di massa, qualcosa di simile a quello che fa Beppe Grillo da anni nelle piazze. Perchè è necessario inculcare il senso di responsabilità civica nelle persone, senza il quale non si cambia la società, mentre in realtà ognuno pensa solo al proprio orticello, come si evince dal fatto che tutti i mass media (e mi riferisco in particolare alle TV) non si fanno certo scrupolo, pur di guadagnare, di reclamizzare tutti i giorni, dalla mattina alla sera, il peggio del peggio (almeno i 3/4 degli spot pubblicitari, se ci fate caso, riguardano i vari Kinder, Fiesta, Nutella e compagnia bella... anzi, brutta!).
Il colmo dell' ipocrisia si raggiunge poi quando gli stessi canali televisivi ospitano trasmissioni in cui si discute di problemi di salute, come l' obesità dilagante, e di quelle che dovrebbero essere delle sane abitudini alimentari. Una storia che mi ricorda la tela di Penelope.
Per cambiare significativamente le cose ci sarebbe da sensibilizzare i politici, che notoriamente non capiscono una mazza di questi problemi, incentivare iniziative private finalizzate a impartire l' educazione alimentare soprattutto nelle scuole e nei confronti dei più giovani, come sta già facendo Pino Africano con la sua associazione LaSaluteMelaMangio (di cui ho anche scritto in passato).
Per quanto riguarda poi l' industria alimentare, penso che un atteggiamento più... zen avrebbe maggiori possibilità di successo: bisognerebbe cercare di convincere i produttori di junk-food dell' opportunità di migliorarne la qualità, di raggiungere un compromesso, invece di criminalizzarli e combatterli (la pensa così anche Franco Berrino nel video qui sotto presente).
Io credo però che il primo cambiamento deve partire sempre da noi, con le nostre scelte e col nostro esempio. Anche il solo fatto di parlarne ogni qual volta se ne presenti l' occasione, non importa se con persone poco recettive a questo tipo di discorso, partecipando a forum, scrivendo a giornali, magari per commentare le tante cavolate che si leggono a proposito, contribuisce, anche se non sembra, a cambiare un pò alla volta le cose (qualcuno ricorda il "campo morfogenetico" di cui parlavo tempo fa?).
Quello che però possono fare tutti subito, e senza il minimo sforzo, è firmare a favore di una campagna contro lo zucchero, di cui s' è fatto promotore il sito www.vitaesalute.net, con lo slogan "zucchero giù".
Cosa che invito a fare senza indugio alcuno.
Michele Nardella
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Invito - italiano
RispondiEliminaIo sono brasiliano.
Dedicato alla lettura di qui, e visitare il suo blog.
ho anche uno, soltanto molto più semplice.
'm vi invita a farmi visita, e, se possibile seguire insieme per loro e con loro. Mi è sempre piaciuto scrivere, esporre e condividere le mie idee con le persone, a prescindere dalla classe sociale, credo religioso, l'orientamento sessuale, o, di Razza.
Per me, ciò che il nostro interesse è lo scambio di idee, e, pensieri.
'm lì nel mio Grullo spazio, in attesa per voi.
E sto già seguendo il tuo blog.
Forza, pace, amicizia e felicità
Per te, un abbraccio dal Brasile.
www.josemariacosta.com
Ti ringrazio di cuore, gentile amico. Mai avrei immaginato di ricevere un messaggio nientemeno che dal Brasile (e questa è sicuramente una delle meravigliose possibilità che ci offre internet).
EliminaNonostante il tuo italiano approssimativo (scusa la sincerità) capisco abbastanza il senso di quello che scrivi (non ho però capito cosa intendi quando dici "'m lì nel mio Grullo spazio").
Farò sicuramente una visita al tuo blog.
Per adesso ricambio l' abbraccio e ti saluto
Ottimo post, sotto tutti i punti di vista, cioè importanza, chiarezza, scientificità. Sono andata subito nel sito da te indicato per firmare la petizione "Zucchero giù", ma poi nell'elenco dei firmatari non ho trovato il mio nome. Ho sbagliato qualcosa?
RispondiEliminaRaffaella
Cara Raffaella,
Eliminagrazie dei complimenti e del tuo contributo.
Come sai, di questi benedetti (o maledetti?) aspetti tecnici io non ne capisco più di te, perciò non so che dirti.
Penso però che nel cliccare per aggiungere una firma non ci sia niente da sbagliare, perciò, se hai firmato, l' operazione deve essere andata in porto.
Probabilmente in questi casi (l' ho verificato per esperienza) ci vuole un certo tempo tecnico perchè un messaggio, o qualcosa di simile, venga registrato. Magari puoi riprovare per verificare.