lunedì 13 giugno 2016

Nei nostri geni un potenziale quasi inesplorato

Avendo parlato nel post precedente del microbiota descrivendolo come componente fondamentale nel dialogo tra il nostro genoma e i fattori esterni (epigenetici) che ne regolano l' espressione, si è presentata l' occasione di affrontare anche  questo aspetto della nostra biologia così attuale per le grandi prospettive che le più avanzate conoscenze lasciano intravedere e destinate  a rivoluzionare le attuali idee in fatto di  salute e di come gestirla, ma ancora in buona parte sconosciute agli stessi scienziati, per non parlare  del grosso pubblico.

A dire il vero l' occasione me l' aveva già data  la recente uscita del libro "Super Geni", che non esito a definire un' opera senza precedenti nel suo genere, ma ho preferito soffermarmi prima sul microbiota, argomento sicuramente di più comune interesse (lo conferma il fatto che con questo post ho raggiunto il record assoluto di visite in un giorno, eh-eh!) e ampiamente trattato nel suddetto libro, per introdurre il tema più generale di come la genetica influenza la salute e il benessere.

Già, perchè se finora si è pensato ai geni quasi sempre in negativo, ricordandocene solo in quanto responsabili di tare e qualsiasi anomalia genetica, dalle più aggiornate conoscenze scientifiche emerge un quadro diverso e più completo che ci dice che essi influenzano nel bene e nel male tutte le nostre funzioni, nessuna esclusa. Ma a fare scalpore è soprattutto la notizia che siamo proprio noi con le nostre scelte personali e le nostre azioni quotidiane a determinarne il funzionamento, da cui si deduce la possibilità di divenire in un certo senso arbitri del nostro destino una volta acquisita la giusta consapevolezza. Una concezione rivoluzionaria, come si vede, che ribalta il determinismo genetico  finora mai messo in discussione e tuttora dato per scontato in biologia e medicina (che non per niente viene anche definito con una punta di ironia "dogma centrale").

Che i soli geni non siano sufficienti a determinare le nostre caratteristiche non l' ho certo appreso leggendo il libro in parola, potendo citare il biologo Bruce Lipton come illustre precedente, il quale coi suoi numerosi saggi  (in particolare "La Mente è più Forte dei Geni") ce ne dà forse l' esempio migliore. Questo ed altri scienziati all' avanguardia ci ripetono in sostanza che il DNA, una volta ritenuto statico e immutabile, in realtà interagisce coi fattori più disparati di origine esterna alla cellula (anche immateriali) i quali, senza modificarne necessariamente la struttura, ossia la sequenza nucleotidica, attivano o disattivano alcuni geni a seconda del tipo di messaggio contenuto. Volendo portare un esempio direi che il DNA è come un CD che riporta un certo numero di tracce musicali, e cioè niente più che un supporto contenente dei programmi in codice, ma ciò che ascolteremo dipenderà dalla nostra decisione di inserirlo in un apposito lettore e di selezionare le tracce che sceglieremo e al volume che vorremo. Dunque niente di automatico e scontato, ma solo un  potenziale da saper sfruttare a nostro vantaggio senza fare più distinzione tra geni buoni e geni cattivi, che da questa prospettiva non ha più senso.

E per un ulteriore chiarimento è opportuno sbarazzarsi del concetto comune di gene ormai obsoleto ma purtroppo radicato nell' immaginario collettivo, troppo semplicistico e forviante, seppur funzionale al fine divulgativo. Non  si tratta infatti semplicemente di un singolo segmento di DNA codificante cui corrisponde un solo determinato carattere (fenotipo) in un rapporto a doppio senso. Nella larga maggioranza dei casi il gene è frammentato in tanti piccoli segmenti dislocati in diversi punti della catena e separati da lunghissimi tratti  non codificanti, il cosiddetto "DNA spazzatura" (ma che in realtà tale non è da che si è capito che ha una importante funzione di regolazione dell' espressione genica), e la caratteristica (fisica o funzionale) che esprimerà dipenderà dalla modalità di interazione dei vari tratti codificanti, cioè da una specifica combinazione degli stessi, cosa che avviene appunto in seguito a precisi stimoli epigenetici. Sono questi infatti a determinare il risultato finale. Ecco perchè uno stesso gene può dare origine a molteplici caratteri, come pure  uno stesso carattere può scaturire dall' attività di più geni, ragion per cui lo stesso concetto di gene quale entità fisica causale perde di significato. Lo conferma il fatto che di tutti i geni associati a patologie solo il 5% porta sicuramente a malattia.

Come si vede siamo ben lontani dalla concezione elementare del determinismo genetico (con tutte le implicazioni che si possono intuire, se solo si pensa alle tante speculazioni e alle velleità bioingegneristiche dei soliti scienziati al soldo delle multinazionali biotecnologiche e farmaceutiche, tutte teorie e  progetti che hanno come comune denominatore il presupposto illusorio del determinismo genetico).

Come dicevo poc'anzi, di quanto detto finora non c'è forse nulla di particolarmente nuovo, ma il pregio di "Super Geni" sta nell' essere il primo lavoro destinato a un pubblico di non-specialisti (per quanto mi risulta) a trattare una materia così difficile e allo stesso tempo affascinante in modo sistematico, completo e dettagliato. E per completo intendo dire che gli illustri autori, Deepak Chopra, il medico olistico n.1 al mondo, e l' esimio genetista Rudolph Tanzi, si sono prefissi con questo lavoro non solo di fornire tutte le notizie più aggiornate nel campo della genetica, ma soprattutto di dare suggerimenti pratici su come fare dei nostri geni i nostri migliori alleati per sviluppare il nostro pieno potenziale. Insomma dei "super geni", come il titolo stesso vuole sottolineare. Non solo dunque prevenire le principali malattie di rilevante componente genetica (che sarebbe già tanto!), ma emanciparci dal nostro ruolo di semplici spettatori passivi della nostra vita per divenirne protagonisti attivi.

Nella seconda parte del libro, quella appunto dedicata a come mettere in pratica le rivoluzionarie conoscenze trattate nella prima parte, vengono infatti presi in esame tutti i fattori scientificamente provati in grado di influenzare il funzionamento dei nostri geni  a cominciare dall' alimentazione, che oltre ad avere un effetto diretto sul DNA e sulla salute generale ha, come abbiamo già visto, un forte impatto sul microbiota, che a sua volta dialoga col nostro genoma. Vengono così passate in rassegna le teorie più accreditate in fatto di nutrizione da cui emerge fra l' altro la necessità prioritaria di combattere l' infiammazione, così strettamente legata a certi stili alimentari oggi generalizzati e alla base  praticamente di tutti i principali problemi di salute.

Si passa poi nei paragrafi successivi allo stress, l' attività fisica, la meditazione, all' importanza del sonno (così trascurato oggi specie dai giovani, a giudicare dal caos e dall' anarchia che contraddistinguono il loro stile di vita) e infine al potere delle emozioni.

Ciò che trovo particolarmente importante e singolare in  questa seconda parte è l' aver affrontato coraggiosamente l' aspetto psicologico del cambiamento di abitudini che tutte queste preziose informazioni e suggerimenti implicano, perchè sappiamo tutti quanto poco sopravvivano i nostri migliori propositi alle prime difficoltà che si presentano ogni qual volta  decidiamo di sbarazzarci di qualche cattiva abitudine. I due autori ci indicano così le giuste strategie per intraprendere con realistiche possibilità di successo un simile percorso imparando a riconoscere i tentativi di sabotaggio della mente e affrontando tutte le difficoltà insite in modo graduale e senza controproducenti imposizioni.

Ma se fin qui da tutto quanto è stato detto si può facilmente immaginare l' enorme potere di autoguarigione e di evoluzione che il nostro organismo dimostra se solo gliene si offre la possibilità, un potenziale di gran lunga superiore a quanto la scienza tradizionale abbia mai riconosciuto, sta in definitiva alla  nostra mente il compito di cooperare con la saggezza insita in ogni cellula del nostro corpo attraverso un impegno adeguato. Ed è proprio il ruolo decisivo della consapevolezza il tema trattato nella terza parte, dove si parla dell' importanza della motivazione, dell' avere uno scopo elevato che trascenda persino sè stessi, del non porsi limiti dettati da condizionamenti e pregiudizi, della creatività e di coltivare un atteggiamento di fiducia verso la natura con pazienza e senza forzature.

Per concludere, pur avendo carattere divulgativo, a mio avviso ritengo il libro più adatto a chi abbia almeno una infarinatura di cultura scientifica e  biologica in particolare, cosa che risulterebbe subito evidente a chi volesse avventurarsi nella lettura dell' ultima parte del libro, che non a caso è stata relegata in fondo come appendice, essendo la più tecnica. In questa infatti si parla dei misteri ancora da risolvere e delle sfide che la nuova genetica attualmente presenta agli scienziati, nonchè le prospettive future, compresa la possibilità di mettere a punto (c' era da dubitarne?) farmaci  in grado di controllare il genoma. 

E a questo punto mi sorge del tutto spontanea una considerazione: forse non è neanche necessario leggere tutto il libro per rendersi conto di quanto ci sia ancora da fare per elevare il livello (molto basso) di consapevolezza sociale, almeno a giudicare dall' ondata di isterismo collettivo suscitata dalla notizia della pur discussa mastectomia preventiva bilaterale e della successiva asportazione di tube ed ovaie dell' attrice Angelina Jolie, come ognuno ricorderà. Ondata che ha visto le richieste di test genetici ed eventuale mastectomia raggiungere picchi senza precedenti in molti Paesi, con la gioia dei professionisti del settore, considerati i costi di questi servizi. Un comportamento, alla luce di quanto abbiamo appena detto, che nasce evidentemente dall' ignoranza, dai pregiudizi e dalla paura. D' altro canto la classe medica non è da meno, essendo risaputo che in medicina, almeno a livello ufficiale, le idee si aggiornano alla velocità dell' avvicendamento delle ere geologiche.

Ah, dimenticavo, a proposito della (ex)bella Angelina un dubbio mi assale: adesso che si è ridotta a pelle ed ossa non sarà questo la conseguenza dei debilitanti interventi subìti?

Michele Nardella

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