lunedì 21 maggio 2018

Microrganismi effettivi: una rivoluzionaria biotecnologia utilissima nei più disparati ambiti

La mia esperienza coi cosiddetti microrganismi effettivi è iniziata  anni fa quasi per caso. Qualcuno me ne aveva parlato convincendomi a provarli acquistando alcuni prodotti a base di questi. Non avendo però potuto verificarne l'effettiva efficacia, la cosa è finita lì, pur riconoscendo che doveva trattarsi di un'idea fantastica che meritava attenzione ed approfondimenti (nel frattempo avevo scoperto il sito "Ecopassaparola"), e così, preso da altri problemi, non me ne sono più interessato fino a molto recentemente, e precisamente quando ho saputo dell'uscita di un nuovo libro, "La rivoluzione dei microrganismi effettivi", che tratta proprio questo argomento.

Come ho già affermato in qualche mio precedente post, non c'è dubbio che la vita che si presenta al microscopio rappresenta un universo rimasto semisconosciuto fino a pochi lustri fa ma che ci sta rivelando sempre più fatti sorprendenti, scoperte che in alcuni casi non avremmo mai neanche immaginato.

Il che in realtà non dovrebbe meravigliare più di tanto se si pensa che i microrganismi unicellulari sono la prima forma di vita comparsa sulla terra, quella che ha dato l'impulso e modulato tutta l'evoluzione biologica successiva. Sono loro, ad esempio, ad aver trasformato  la massa gassosa che miliardi di anni fa avvolgeva tutto il pianeta in un habitat adatto agli organismi viventi evoluti grazie alla presenza di ossigeno da essi liberato in quell'atmosfera primordiale. I microbi sono una realtà immanente della biosfera, in quanto  presenti in terra, acqua e perfino aria (si è scoperto da poco che sono responsabili della formazione delle nubi e delle piogge), essi sono presenti su tutte le interfacce esistenti in natura e se si somma la popolazione microbica che alberga all'interno del nostro corpo con quella che ricopre la nostra superficie esterna (ovvero quello che nel suo insieme si definisce il nostro microbiota) si arriva a una cifra che supera di molto quella delle nostre stesse cellule.

Purtroppo, come sappiamo, col progresso tecnologico e l'industrializzazione che hanno caratterizato il XX° secolo, e cioè più precisamente con l'uso sconsiderato di antibiotici, anticrittogamici, fertilizzanti chimici, per non parlare di tutti gli inquinanti riversati sistematicamente nell'ambiente in quantità industriali e con l'ossessione per l'igiene abbiamo sconvolto i millenari equilibri naturali che per secoli ci avevano tenuti lontani dal fare esperienza dei tanti gravi problemi odierni.

L'atteggiamento comune che da sempre l'uomo ha  avuto nei confronti dei microbi da che, dopo la loro scoperta, si è comunciato a studiarli con rigore scientifico riassume perfettamente il pensiero unilaterale analitico e riduzionistico, ossia il paradigma dominante della nostra era scientifica. Studiando in laboratorio per mezzo delle monoculture, e quindi in forma isolata e non nel loro habitat naturale, le caratteristiche di quei germi che sembravano responsabili di specifiche malattie si è infatti venuta a sviluppare l'attuale mentalità ancora radicata che vede negli organismi unicellulari dei nemici da cui stare sempre alla larga e da distruggere con ogni mezzo a disposizione.

Oggi invece sappiamo per certo che solo una piccola minoranza di microrganismi si può considerare pericolosa (senza considerare l'importanza di avere un sistema immunitario forte ed efficiente) ma, cosa ancora più importante, la loro pericolosità dipende dall'equilibrio che si instaura con altri microrganismi con cui sono a contatto in un dato contesto.

Entriamo così nel nòcciolo dell'argomento, dato che per "microrganismi effettivi" (indicati spesso con l'acronimo EM) s'intende un sistema costituito essenzialmente da una combinazione sinergica di specie e ceppi diversi di un'ottantina fra batteri fotosintetici (quelli che utilizzano la luce solare per il loro metabolismo), lieviti e lattobacilli. La sinergia si instaura in quanto organismi che si completano a vicenda: grazie a un metabolismo diverso, i prodotti di uno vengono utilizzati da un altro e viceversa e nulla va sprecato. Ogni microrganismo non rivelerebbe le stesse proprietà vivendo in forma isolata, ma può reagire in un modo o in un altro a seconda se in ambiente aerobico o anaerobico (con o senza ossigeno) e a seconda delle cellule con cui si trova ad interagire e con cui comunica grazie ai cosiddetti semiochimici (molecole messaggero). Insomma un ottimo esempio di simbiosi che si traduce in efficienza del sistema.

I batteri fotosintetici, per esempio, sono fondamentali in questo contesto per la quantità e l'importanza delle trasformazioni che possono operare grazie alla sintesi di speciali enzimi come la nitrogenasi, che può convertire l'azoto atmosferico in composti organici e persino rendere innocuo un veleno come il cianuro. Questi batteri possono essere fra l'altro molto utili a combattere l'inquinamento atmosferico, ma per compiere tutto questo hanno bisogno del contributo di batteri aerobi come i lieviti i quali, consumando l'ossigeno presente, forniscono l'ambiente ideale per i primi, potendo i batteri fotosintetici essere attivati solo in condizioni anaerobiche.

Diversamente da questi ultimi i lieviti sono invece aerobi facoltativi, cioè possono vivere indifferentemente con o senza ossigeno, ma la loro attività ne sarà condizionata: in presenza di ossigeno produrranno anidride carbonica, mentre in sua assenza hanno la capacità di fermentare gli zuccheri in alcool.

I lattobacilli, infine, sono i batteri più usati fin da tempi remoti soprattutto per la loro utilità in campo alimentare: essi, come sappiamo, trasformano il latte in yogurt e i cavoli in crauti. E' grazie alla loro attività fermentativa e acidificante (dovuta alla produzione di acido lattico, da cui il nome) che possono conservare gli alimenti proteggendoli da muffe e batteri putrefattivi.

Come si può capire anche da quest'ultima considerazione, tutti i microrganismi  possono agire in due direzioni opposte: quella a sostegno della vita e quella che la contrasta. Nel primo caso grazie alla sintesi di importanti molecole e alla loro azione antiossidante i nostri microscopici amici (che per questo vengono definiti probiotici) stimolano i processi vitali in un dato sistema e con essi la rigenerazione e la sua prosperità, mentre nel secondo caso essi, favorendo i processi di decomposizione e distruzione con formazione di muffe e cattivi odori, portano a stasi, degenerazione e morte.

La cosa importante da sapere però è che la maggior parte dei microbi si può considerare neutra da questo punto di vista, nel senso che può agire in un senso o in un altro a seconda se nel suo ambiente c'è prevalenza di microrganismi benèfici o nocivi. Dunque, in virtù di tutte le proprietà di un ecosistema sinora descritte non possiamo che confermare che un insieme non è mai uguale alla semplice somma delle sue parti, ed è questo il principio su cui si basano gli EM, tecnologia scoperta quasi per caso negli anni '80 del secolo scorso dal Prof. Teruo Higa, agronomo e microbiologo giapponese mentre era alla ricerca di un ritrovato che potesse sostituire i prodotti chimici tossici e molto poco ecologici usati in agricoltura. In un sistema EM la particolare combinazione di microrganismi, grazie agli interscambi che avvengono continuamente in seno alla materia vivente, fa sì che si inneschi una catena di reazioni che inducono la popolazione microbica presente nell'ambiente su cui si vuole intervenire a rivitalizzarsi correggendo squilibri indesiderati.


I microrganismi effettivi (EM) hanno dimostrato dalla loro messa in commercio straordinarie capacità in innumerevoli campi che poco o niente hanno a che fare tra di loro. Infatti che si tratti di problemi di natura ecologica o industriale i processi implicati sono sempre gli stessi. Per esempio è sempre a causa dell'ossidazione che si hanno fenomeni diversi come i metalli che arrugginiscono, il legno che diventa friabile e la materia organica che marcisce e gli EM possono impedire tutto questo grazie alla loro azione antiossidante.

Originariamente messi a punto per un'agricoltura rispettosa dell'ambiente, si è infatti presto constatato che erano ugualmente efficaci nel risanamento di terreni inquinati, nel trattamento di liquami e rifiuti, nel compostaggio, nella zootecnia, nell'industria e nell'edilizia, dove riducono il contenuto tossico presente nei materiali usati (calcestruzzi, colle, vernici ecc.) e migliorano la qualità e la durata degli stessi, e perfino nel restauro di monumenti.

Particolarmante interessante la loro utilità in ambito domestico, dove svolgono un'azione pulente e igienizzante ideale senza ricorrere alla sterilizzazione. Ideali per bucato, per pulire vetri e gli elettrodomestici, come anticalcare, servono anche a depurare e migliorare la qualità dell'acqua del rubinetto, per eliminare i cattivi odori, purificare l'aria dagli inquinanti e, udite udite, sembrerebbe che contrastino anche l'effetto dei campi elettromagnetici.

E non è finita perchè, conoscendo già l'enorme e imprescindibile importanza dei probiotici per la nostra salute (a proposito, sapevate che alcuni di questi nostri inquilini intestinali rilasciano importanti neurotrasmettitori, come la serotonina, la molecola che influenza l'umore, il sonno e l'appetito?), questi prodotti sono disponibili anche come integratori alimentari, per esempio sotto forma di bevande fermentate; inoltre sono impiegati nella cosmesi, come creme per la pelle, creme cicatrizzanti e dentifrici.

Tutto ciò è spiegato nel dettaglio nel suddetto libro "La rivoluzione dei microrganismi effettivi", che di primo acchito m'è sembrato piuttosto tecnico, ma in compenso è davvero completo e soprattutto pratico: oltre ad illustrare i vari prodotti in commercio, come reperirli e come orientarsi nella scelta per non incorrere in possibili passi falsi, dà indicazioni precise sull'impiego di ognuno di questi nei vari campi di applicazione, per esempio se e quando è il caso di diluirli. Inoltre si sottolinea la differenza fra soluzione madre e microrganismi effettivi attivati (EMa), molto utile a chi fa uso di grandi quantità di prodotto, per cui si prospetta la possibilità di ottenere anche notevolissimi risparmi  sulle spese, già piuttosto contenute, grazie alla riproduzione cui possono essere sottoposti i batteri d'origine.

Resta dunque la solita domanda ovvia e banale alla quale non sono ancora riuscito a trovare una risposta: ma se questi prodotti sono davvero così portentosi in così numerosi utilizzi, come mai la loro diffusione è ancora lontana dall'essere generalizzata?

Si pensi all'utilità che avrebbero in agricoltura, visto che a quanto pare possono produrre ortaggi di qualità superiore, come si dice, senza far uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. E soprattutto non sarebbero provvidenziali per risanare zone ad alto tasso di contaminazione? Il mio pensiero va automaticamente agli incidenti, già ormai tristemente numerosi, di sversamento di petrolio in mare e soprattutto, per guardare ad una realtà a noi più vicina, alla cosiddetta "terra dei fuochi" in Campania col suo tasso di inquinamento record cronico dovuto allo smaltimento illecito di rifiuti tossici e conseguente incremento di incidenza dei tumori.

Michele Nardella
 
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