venerdì 14 settembre 2018

Telomeri e invecchiamento


Stiamo vivendo un momento storico senza precedenti, un'epoca paradossale in cui, a fronte di una crisi globale (biologica, culturale e sociale) che minaccia la nostra stessa sopravvivenza e quella del nostro ecosistema, disponiamo di una vastità di conoscenza della natura impensabile solo fino a pochi decenni fa.

In questo post si parla infatti della possibilità più che teorica di prolungare la giovinezza come mai era stato possibile prima grazie alla conoscenza della genetica, e in particolare ai segreti custoditi nei telomeri.

E a quanti si fossero già chiesti, leggendo il titolo, che diavolo siano questi "telomeri" rispondo subito che con questo termine si designa la parte terminale dei cromosomi (le strutture in cui si organizza il DNA durante la riproduzione cellulare), una sorta di capsula, di cappuccio deputato a proteggere il materiale genetico in essi contenuto da danni o perdite e ad assicurargli stabilità. Qualcosa di molto simile ai rivestimenti di plastica situati alle estremità dei lacci delle scarpe per evitarne lo sfilacciamento. Se non ci fossero i telomeri infatti i doppi filamenti dell'elica del DNA, che per potersi duplicare devono separarsi e mettersi allo scoperto, rischierebbero di essere danneggiati dai radicali liberi, di sfibrarsi, di andare incontro a perdite o a ricombinazioni aberranti con altri cromosomi.

I telomeri però, al termine di ogni fase riproduttiva cellulare, subisono un accorciamento dovuto alla perdita di un certo numero di molecole e ciò si accompagna ad una minore efficienza delle loro funzioni che ha come conseguenza un invecchiamento progressivo della cellula e la più facile comparsa di malattie croniche come cancro, diabete, Alzheimer e altre condizioni infiammatorie. Così i telomeri sono destinati ad accorciarsi sempre più con l'età che avanza fino a che, una volta diventati troppo corti, non consentono più alla cellula di replicarsi, e quindi ai tessuti di rinnovarsi, fatto che porta ineluttabilmente alla sua morte.

Sembrerebbe dunque che, conoscendo la lunghezza dei telomeri e la loro velocità di accorciamento, la durata della vita sia predeterminata, ma per fortuna oggi si sa che è possibile intervenire su questo orologio biologico per allungarla anche di molto e per di più senza troppi acciacchi. Si è scoperto infatti che un enzima, la telomerasi, è in grado di rigenerare le perdite cui va incontro il telomero e di mantenere così costante la sua lunghezza ed eventualmente di incrementarla, cosa che porterebbe addirittura ad un ringiovanimento (almeno così si è visto in esperimenti su animali). Una grande scoperta, forse insperata, che ha fatto meritare il Premio Nobel nel 2009 alla biologa Elizabeth Blackburn  e ad altri due suoi colleghi, che studiavano i telomeri da decenni.


Purtroppo questo enzima è di solito attivo solo nelle cellule della linea germinale, di quella staminale e, udite udite, nelle cellule tumorali (ciò spiega perché queste ultime siano soggette a proliferazione incontrollata ed inarrestabile, circostanza che ha già suggetito possibili nuove strategie nella lotta contro il cancro), tuttavia è possibile in qualche modo attivarlo anche negli altri tipi di cellule, quelle cosiddette somatiche. 

E' stato infatti realizzato con successo in laboratorio per via farmacologica e genica, anche se l'elisir di eterna giovinezza ancora non esiste per il solo fatto che una stimolazione artificiale della telomerasi rischierebbe di indurre una proliferazione cellulare inarrestabile, e dunque, per quanto appena detto, di generare il cancro.

Più interessante e realistico è invece poter intervenire con un adeguato stile di vita, come è stato appurato da più di uno scienziato, fra cui la suddetta d.ssa Blackburn, che assieme ad Elissa Epel, docente di psichiatria specializzata in comportamenti che influiscono sulla salute, ha scritto un libro, "La Scienza che Allunga la Vita", dove illustra tutti i possibili fattori legati all'accorciamento dei telomeri e quindi alla senescenza assieme a tanti utilissimi suggerimenti.

E ancora una volta si scopre (ma per molti non è una sorpresa) che si tratta in buona parte degli stessi concetti ormai ricorrenti quando si analizzano le cause sottostanti ai più significativi problemi di salute del nostro tempo, confermando l'esistenza di un nesso fra le varie sindromi, essendo espressione degli stessi disordini.

  • I consigli che si evincono, dunque, per quanto riguarda la dieta si concentrano principalmente sull'importanza di evitare quei cibi che favoriscono i processi infiammatori e lo stress ossidativo (radicali liberi), e cioè zuccheri e altri carboidrati raffinati e grassi idrogenati (trans). Evidente che si punti il dito contro il cosiddetto cibo-spazzatura, e in particolare dolciumi e bevande industriali, dove questi fattori sono presenti tutti assieme. Ma anche l'eccesso di cibo animale è imputato negli stati infiammatori cronici. Particolarmente consigliati sono invece tutti gli ortaggi e la frutta dai colori vivaci, nonchè alcune spezie e tè per il loro alto contenuto di fitocomposti anti-ossidanti. Dunque via libera a frutti di bosco (fragole, mirtilli, lamponi ecc.), zucca, carote, spinaci ecc.
  • Anche il digiuno intermittente, più che la restrizione calorica (di poco pratica attuazione e non priva di rischi), ha dimostrato di contribuire all'allungamento della vita e ad una migliore salute in quanto si permette alle cellule di ripararsi, di accelerarne il ricambio (turnover) e di ridurre lo stress ossidativo, non essendo sovraccaricate. Anche l'insulinemia cala (e sappiamo quanto questa sia importante nel favorire gli stati infiammatori e l'incremento ponderale), mentre l'ormone della crescita aumenta, con beneficio anche questo per la gestione del peso. Per digiuno intermittente si deve intendere saltare uno o due pasti ogni tanto, ma ancora meglio distanziare i pasti giornalieri, che non dovrebbero essere più di tre. Si consiglia dunque di lasciar passare 12 ore tra la cena e la colazione del giorno successivo e 6 tra colazione e pranzo e tra pranzo e cena. Si consiglia tuttavia di farsi seguire da un bravo nutrizionista se si vogliono affrontare digiuni più consistenti, soprattutto a chi si trova in situazioni particolari, come gravidanza, allattamento, convalescenza, esaurimento ecc.
  • Da quanto appena detto si evince che è fondamentale mantenere il giusto peso, ma ancora più importante è il tipo di grasso presente: il più pericoloso è quello intra-addominale, e cioè viscerale (che conferisce la cosiddetta forma a mela), che si contrappone a quello  depositato su cosce e glutei (forma a pera), essendo sottocutaneo. Un buon modo di controllare il proprio stato adiposo consiste nel tenere d'occhio il rapporto tra la misura della vita e la circonferenza all'altezza del punto più ampio dell'anca. Il rapporto ideale è 0,9 per l'uomo e 0,8 per la donna (a causa del suo bacino più largo).
  • Altri fattori riguardano lo stile di vita vero e proprio, e cioè attività fisica e sfera psico-emotiva. Che l'attività fisica facesse bene lo si sapeva, certo, ma adesso la ricerca ha dimostrato quanto sia importante anche per arrivare in età avanzata: chi fa esercizio fisico moderato vive di più e meglio di chi è sedentario. Il tessuto muscolare infatti, se stimolato, produce un ormone, l'irisina, che brucia i grassi e protegge le ossa, inoltre rende più attiva quella famosa telomerasi. Attenzione però: deve trattarsi di attività non stressante, altrimenti si ottiene l'effetto opposto. Lo stress è infatti riconosciuto fra i fattori principali nell'accelerare la senescenza e le malattie. Da notare che per stress si devono intendere anche gli stati depressivi protratti e un atteggiamento pessimista. Per aiutare a vivere più rilassati e con una mente più serena è raccomandabile la pratica della meditazione, senza dimenticare l'importanza fondamentale del sonno, oggi troppo spesso trascurato soprattutto dai giovani che trascorrono incoscientemente troppe notti a far bagordi in discoteca. Un sonno adeguato dovrebbe durare non meno di 7 - 8 ore per notte.
Tutto quanto detto è stato clamorosamente confermato in uno studio condotto in California dall'equipe del dr. Dean Ornish (una vecchia conoscenza per chi si occupa di diete salutari, nominato più volte da Colin Campbell) per verificare l'impatto di uno stile di vita salutare su 35 pazienti con tumore alla prostata allo stadio iniziale. A un primo gruppo di 10 di questi venne assegnata una dieta prevalentemente vegetale, senza zucchero e farine raffinate, inoltre venne raccomandata un'attività fisica moderata come una camminata di 30 minuti al giorno e pratiche di riduzione dello stress (stretching, yoga, meditazione, tecniche del respiro e partecipazione ad un gruppo di psicoterapia di supporto); i rimanenti 25 partecipanti invece non seguivano nessuna di queste direttive, essendo un gruppo di controllo.

Al termine dell'esperimento si è visto così che nel primo gruppo si era verificato un allungamento dei telomeri in media del 10%, coi valori più alti in chi aveva seguito il programma con più rigore, mentre naturalmente nessun cambiamento si era potuto riscontrare nel gruppo di controllo.

Da segnalare infine, fra gli scienziati che si occupano di invecchiamento e telomeri, il dr. Vincent Giampapa, candidato al Nobel nel 2014, che si è concentrato sullo studio di una sostanza contrassegnata con la sigla TA-65 per le sue proprietà di attivare la telomerasi. Si tratta di una sostanza naturale estratta dalla radice di Astragalus Membranaceus, un antico rimedio erboristico della tradizione cinese. Per ora, a quanto mi risulta, il TA-65 è stato utilizzato solo come base di una linea cosmetica.

La d.ssa Elizabeth Boham invece propone all'Ultrawellness Center addirittura un test preventivo per valutare lo stato dei telomeri, per capire cioè se i telomeri stanno andando incontro ad un accorciamento accelerato o meno. Ciò può essere infatti indicativo di un processo patologico latente in atto e quindi suggerire il modo più indicato per intervenire prima che si verifichi il peggio.

Michele Nardella

La Scienza che Allunga la Vita
La Scienza che Allunga la Vita
La rivoluzione dei telomeri
Elizabeth Blackburn, Elissa Epel

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2 commenti:

  1. Argomento molto interessante e attuale, sopratutto in considerazione del fatto che gli anziani soffrono, sempre più, di diabete e Alzheimer.
    Sei, come sempre, capace di essere chiaro ed esaustivo. Complimenti.

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