venerdì 27 dicembre 2019

La macrobiotica può curare il diabete? Una ulteriore conferma potrà venire da un ambizioso progetto già varato

Ho il piacere di annunciare il varo di un progetto che ha tutte le carte in regola per diventare un evento storico: un esperimento finalizzato a dimostrare come una dieta basata sui principi della macrobiotica possa essere in grado non solo di prevenire il diabete di tipo 2 (e fin qui sono in tanti a ritenerlo plausibile), ma persino di farlo regredire fino alla guarigione completa.

La connessione tra regime alimentare e sindrome metabolica (la condizione clinica oggi più diffusa che mai), di cui il diabete costituisce l'estrema tappa evolutiva, è arcirisaputa e non c'è bisogno di essere un esperto per intuirla. Tuttavia ancora pochi (medici compresi) hanno una precisa cognizione di quale sia la dieta più adatta a prevenire tali disfunzioni, per non parlare della pressochè generale convinzione che non si possa assolutamente fare a meno dei tradizionali farmaci per guarire da una patologia degenerativa conclamata quale appunto il diabete 2 (detto anche "mellito"), quale che sia la dieta adottata.

Eppure già esistono non poche testimonianze che lo smentiscono: io stesso ne ho parlato a suo tempo a proposito del dr. Gabriel Cousens e del dr. Neal Barnard, ciascuno dei quali ha fra l'altro scritto un libro su questo preciso argomento, ossia rispettivamente: "Curare il Diabete in 21 Giorni" e "Curare il Diabete Senza Farmaci" (titolo che in quest'ultimo caso non potrebbe essere più esplicito, come si può vedere).

E non è tutto, perché è doveroso segnalare anche le numerose iniziative di Mario Pianesi, uno dei pionieri della macrobiotica in Italia, nel collaborare con vari staff medici in Italia come all'estero in progetti di salute pubblica che gli hanno fatto guadagnare anche importanti riconoscimenti, in particolare proprio per quanto riguarda il diabete mellito (leggi qui e qui). E a proposito del quale merita particolare menzione l'esperimento realizzato a Roma nel 2013 riguardante due gruppi di pazienti messi a regimi differenti: ad uno è stata somministrata una dieta macrobiotica messa a punto da Pianesi, mentre al gruppo di controllo quella solitamente raccomandata dai medici in questi casi. Ebbene, dopo poche settimane i risultati relativi a tutti i paramentri clinici del gruppo che aveva seguito la macrobiotica erano nettamente migliori di quelli riscontrati nell'altro gruppo (per i dettagli leggere qui).

Ciò che caratterizza gli esperimenti di Cousens, Barnard e Pianesi (per citare i principali nomi) sono diete che, pur essendo impostate su criteri in parte diversi, hanno come comune denominatore la mancanza di zuccheri semplici raffinati, farine raffinate, alimenti industrialmente processati, pochi grassi, come pure l'assenza parziale o totale di cibi di origine animale. Gli unici carboidrati esclusi sono dunque quelli appena citati, sostituiti invece da cereali interi e frutta (ma non succhi di frutta), il che è una ulteriore secca smentita a certi luoghi comuni e soprattutto alla nota teoria oggi purtroppo in voga che attribuisce assurdamente tutti i mali del mondo a tutti i carboidrati indistintamente.

Ora però questo stesso modello-base in versione macrobiotica sarà sottoposto al vaglio con grande dispiegamento di mezzi per iniziativa di tre eminenze provenienti dall'ex-Kushi Institute (la fondazione macrobiotica nata nel 1978 in USA che purtroppo qualche anno fa si è vista costretta a chiudere i battenti a causa di difficoltà finanziarie e organizzative). Anche se a molti i loro nomi non diranno niente, devo menzionare quelli che sono stati per decenni i principali insegnanti del suddetto istituto e che attualmente fanno parte del Berkshire Holistic Associates, una divisione del Planetary Health Inc., una associazione non-profit finalizzata alla diffusione della salute naturale e olistica, in cui proseguono il discorso precedentemente interrotto. Si tratta di Alex Jack, Edward Esko e Bettina Zumdick, i quali hanno da poco ricevuto il via libera da parte del Berkshire Medical Center, il più grande ospedale del Massachusetts occidentale per realizzare appunto un esperimento su una quindicina, o poco meno, di pazienti diabetici (scelti tra i più poveri e bisognosi della popolazione locale) atto a rilevarne i cambiamenti clinici in seguito all'adozione di una dieta macrobiotica. Gli stessi riceveranno lezioni teoriche e pratiche, nonché tutti gli alimenti necessari da preparare e consumare a casa propria per le sei settimane di durata dell'esperimento. Naturalmente saranno continuamente monitorati, oltre che dai tre suddetti esperti macrobiotici con cui avranno incontri e consultazioni individuali, da personale medico specialistico che rileverà, documentandoli, tutti i dati clinici del caso.

Il progetto però decollerà ufficialmente e senza ulteriore indugio non appena si raggiungerà la somma necessaria a finanziare il tutto, che è di 25.000 dollari. Ebbene, c'è da segnalare che nella prima settimana dall'annuncio si sono già raggranellati più di 3.000 dollari, il che fa ben sperare, ma manca ancora tanto per raggiungere l'obiettivo e farlo al più presto. Da qui l'invito a fare una donazione e a diffondere la notizia a chiunque possa essere interessato alla cosa.

Chi vuole può dunque donare quello che vuole (detraibile da tasse) mandando un assegno al seguente indirizzo (specificando come causale del versamento "Diabetes Project"):

Planetary Health, Inc, Box 487, Becket, MA 01223 (USA),

oppure utilizzando la propria carta di credito, di cui dovrà specificare il tipo, il numero, la data di scadenza, le ultime tre cifre del codice di sicurezza e il codice zip.

Risultati immagini per Diabetes: A Whole Foods, Plant-Based Approach alex jack ed esko bettina zumdick Inoltre tutti i donatori riceveranno una copia del libro: "Diabetes: A Whole Foods, Plant-Based Approach'' di Alex, Ed & Bettina, e a chi donerà almeno 100 dollari sarà donato anche il nuovo libro "Macrobiotic Wellness'', che contiene, oltre ai principi generali e alle direttive pratiche, una sintesi dei 100 più importanti studi medici sulla macrobiotica.

Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere al suddetto indirizzo oppure a: bettinazumdick@gmail.com

Da come ne stanno parlando questo dovrebbe essere il primo studio davvero importante realizzato dal movimento macrobiotico, ma devo precisare che nel 2009 proprio all'allora Kushi Institute si era svolto un esperimento molto simile, sia pure di durata più breve, supervisionato dalla d.ssa Martha Cottrell, al termine del quale tutti i partecipanti (con problemi piuttosto seri correlati al diabete) riscontrarono concreti benefici generali, tanto da poter ridurre, e in alcuni casi eliminare, l'assunzione di farmaci (se ne accenna qui alle pagg. 2 e 3).

Ricordo benissimo un video-documentario che ne parlava che quasi per caso ero riuscito a trovare in rete, e mi rammarico di non potervelo mostrare perché stranamente da che il Kushi Institute è stato chiuso non risulta più reperibile.

Non posso concludere senza accennare a un altro progetto particolarmente ambizioso purtroppo abortito poco prima che il suddetto istituto decidesse di chiudere definitivamente: comparare i risultati ottenuti su malati di tumore al seno trattati macrobioticamente con altrettanti pazienti sottoposti a terapia convenzionale (ne ho parlato a suo tempo qui).

Niente male, vero? Purtroppo, come si poteva immaginare, il costo del progetto (2,5 milioni di dollari!) era proibitivo per la già critica situazione finanziaria del K. Institute, e così ha finito per essere cancellato nonostante la piena disponibilità delle strutture mediche e relativo personale. Un peccato mortale perchè avrebbe potuto rappresentare una pietra miliare nella storia dell'oncologia.


Speriamo dunque che questa sia la volta buona, in modo che l'approccio macrobiotico cominci ad essere considerato più seriamente di quanto lo sia mai stato anche nell'ambiente medico-istituzionale tradizionalmente scettico e spesso ostile nei confronti delle terapie alternative.


Michele Nardella



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