Mentre continua l' ondata di irrazionalità emotiva scatenata dalla vicenda di Angelina Jolie, con il moltiplicarsi di richieste di test genetici, dopo le mie considerazioni sull' intera questione (che si possono leggere nei miei ultimi post, "Mastectomia preventiva? No, grazie - prima e seconda parte") e dopo la pubblicazione di una testimonianza di guarigione da un cancro al seno ritenuto incurabile, ho pensato questa volta fosse venuto il momento di scegliere come tema proprio questa patologia, anche perchè la sua diffusione, è opportuno precisarlo, è in continua crescita.
Come forse pochi sanno, infatti, in Italia attualmente sono 40mila i nuovi casi ogni anno, mentre nel 1998, quando ho iniziato ad interessarmi al Progetto DIANA, si era ancora a quota 30mila (+ 25% in appena 15 anni). Si tratta della forma tumorale in assoluto più diffusa, che colpisce una donna su otto (il carcinoma mammario esiste anche nell' uomo, ma è estremamente raro) e solo in Italia i morti ogni anno sono più di 11mila.
Ma se questi dati già da soli fanno spavento, sono alcuni particolari a far venire i brividi. Come il fatto che sia la prima causa di morte nella fascia d' età fra 35 e 50 anni e che per chi ha meno di 40 anni le probabilità di morire sono del 52% superiori rispetto ai soggetti più anziani. Questo tumore si presenta infatti nelle forme più complicate e maligne proprio nei soggetti più giovani, e se il rischio aumenta con l' età, l' attuale tendenza è di anticipare la sua comparsa. Negli ultimi sette anni in particolare si è assistito ad un incremento di quasi il 30% fra le donne di età inferiore a 40 anni (!!!).
Ma al di là del sensazionalismo che questi pochi dati possono suscitare, pur nella loro freddezza, vorrei che ognuno si fermasse un pò a riflettere e si rendesse conto che, non solo quello al seno, ma il cancro in genere è l' emblema del fallimento non solo della scienza com' è comunemente intesa e gestita e di tutto il sistema medico vigente, ma dell' intera nostra società.
Il cancro, la malattia degenerativa per eccellenza, non è che l' ultimo stadio evolutivo di una condizione di cronica disarmonia con la nostra vera natura e col nostro ambiente che è andata evolvendo attraverso varie tappe ( corrispondenti ad altrettante manifestazioni sintomatiche che chiamiamo comunemente "malattie"). Anche un banale problema di pelle, se a lungo trascurato o trattato con rimedi sintomatici, ha la possibilità di evolvere nel tempo in una neoplasia, perchè ogni volta che si sopprime un sintomo, la malattia tende a riorganizzarsi ad un livello più profondo se non si provvede a rimuovere le cause sottostanti.
Il cancro ha dunque le sue radici nel nostro modo di vivere sempre più innaturale e di pensare, perchè in realtà non c'è soluzione di continuità fra un qualsiasi problema di salute e la malattia neoplastica.
Alla luce di tutto ciò diventa evidente l' inadeguatezza dei comuni trattamenti, che considerano il cancro come un disturbo specifico dovuto ad una fatalità, un incidente di percorso che va eliminato a tutti i costi con rimedi ultraspecialistici ed artificiali e senza preoccuparsi di tutto ciò che è a monte e che ha fatto da terreno di coltura.
Più che di farmaci sempre più efficaci nel combattere e distruggere il nemico con meno effetti collaterali possibili, affinchè si possa invertire questa tendenza degenerativa è necessario un profondo cambiamento di coscienza che consideri il malato non come un organismo vivente che ospita al suo interno un gruppo di cellule "impazzite" da eliminare al più presto con ogni mezzo possibile, ma come un essere umano le cui cellule cancerose rappresentano la punta di un iceberg, l'espressione più tangibile di un disturbo generale di cui in qualche modo si è reso responsabile, suo malgrado.
Ed è proprio il linguaggio "bellico" generalmente usato in questi casi, quando si parla di guerra, di lotta al cancro, visto ovviamente come un nemico, e di cellule che "impazziscono", a rivelare la mancanza di comprensione attorno a questa manifestazione che, come tutte le malattie, rappresenta nient' altro che una forma di adattamento dell' organismo nel suo insieme ad una situazione critica. Il corpo cerca, nella fattispecie, di isolare qualcosa di potenzialmente dannoso, in modo che tutte le sue principali funzioni vitali possano procedere regolarmente. Insomma, si tratta di una strategia di sopravvivenza e non di un nemico sadico e spietato che si accanisce contro di noi. Perciò gli unici "pazzi" sono quelli che si ostinano a non capire che tutte le manifestazioni naturali hanno un senso.
Questo implica che ogni qualvolta ci opponiamo all' operato della natura, interferendo con essa e ostacolando qualcosa, non facciamo che rimandare il problema e creare le condizioni per una ricaduta e una recrudescenza.
La prossima volta conto di soffermarmi su questo specifico tumore che, lo ripeto, è il n. 1 al mondo, cercando di spiegarlo da un' ottica diversa da quella cui siamo abituati, sperando così di fornire qualche informazione utile per meglio comprenderlo, prevenirlo e, perchè no, poterlo curare.
Michele Nardella
Come forse pochi sanno, infatti, in Italia attualmente sono 40mila i nuovi casi ogni anno, mentre nel 1998, quando ho iniziato ad interessarmi al Progetto DIANA, si era ancora a quota 30mila (+ 25% in appena 15 anni). Si tratta della forma tumorale in assoluto più diffusa, che colpisce una donna su otto (il carcinoma mammario esiste anche nell' uomo, ma è estremamente raro) e solo in Italia i morti ogni anno sono più di 11mila.
Ma se questi dati già da soli fanno spavento, sono alcuni particolari a far venire i brividi. Come il fatto che sia la prima causa di morte nella fascia d' età fra 35 e 50 anni e che per chi ha meno di 40 anni le probabilità di morire sono del 52% superiori rispetto ai soggetti più anziani. Questo tumore si presenta infatti nelle forme più complicate e maligne proprio nei soggetti più giovani, e se il rischio aumenta con l' età, l' attuale tendenza è di anticipare la sua comparsa. Negli ultimi sette anni in particolare si è assistito ad un incremento di quasi il 30% fra le donne di età inferiore a 40 anni (!!!).
Ma al di là del sensazionalismo che questi pochi dati possono suscitare, pur nella loro freddezza, vorrei che ognuno si fermasse un pò a riflettere e si rendesse conto che, non solo quello al seno, ma il cancro in genere è l' emblema del fallimento non solo della scienza com' è comunemente intesa e gestita e di tutto il sistema medico vigente, ma dell' intera nostra società.
Il cancro, la malattia degenerativa per eccellenza, non è che l' ultimo stadio evolutivo di una condizione di cronica disarmonia con la nostra vera natura e col nostro ambiente che è andata evolvendo attraverso varie tappe ( corrispondenti ad altrettante manifestazioni sintomatiche che chiamiamo comunemente "malattie"). Anche un banale problema di pelle, se a lungo trascurato o trattato con rimedi sintomatici, ha la possibilità di evolvere nel tempo in una neoplasia, perchè ogni volta che si sopprime un sintomo, la malattia tende a riorganizzarsi ad un livello più profondo se non si provvede a rimuovere le cause sottostanti.
Il cancro ha dunque le sue radici nel nostro modo di vivere sempre più innaturale e di pensare, perchè in realtà non c'è soluzione di continuità fra un qualsiasi problema di salute e la malattia neoplastica.
Alla luce di tutto ciò diventa evidente l' inadeguatezza dei comuni trattamenti, che considerano il cancro come un disturbo specifico dovuto ad una fatalità, un incidente di percorso che va eliminato a tutti i costi con rimedi ultraspecialistici ed artificiali e senza preoccuparsi di tutto ciò che è a monte e che ha fatto da terreno di coltura.
Più che di farmaci sempre più efficaci nel combattere e distruggere il nemico con meno effetti collaterali possibili, affinchè si possa invertire questa tendenza degenerativa è necessario un profondo cambiamento di coscienza che consideri il malato non come un organismo vivente che ospita al suo interno un gruppo di cellule "impazzite" da eliminare al più presto con ogni mezzo possibile, ma come un essere umano le cui cellule cancerose rappresentano la punta di un iceberg, l'espressione più tangibile di un disturbo generale di cui in qualche modo si è reso responsabile, suo malgrado.
Ed è proprio il linguaggio "bellico" generalmente usato in questi casi, quando si parla di guerra, di lotta al cancro, visto ovviamente come un nemico, e di cellule che "impazziscono", a rivelare la mancanza di comprensione attorno a questa manifestazione che, come tutte le malattie, rappresenta nient' altro che una forma di adattamento dell' organismo nel suo insieme ad una situazione critica. Il corpo cerca, nella fattispecie, di isolare qualcosa di potenzialmente dannoso, in modo che tutte le sue principali funzioni vitali possano procedere regolarmente. Insomma, si tratta di una strategia di sopravvivenza e non di un nemico sadico e spietato che si accanisce contro di noi. Perciò gli unici "pazzi" sono quelli che si ostinano a non capire che tutte le manifestazioni naturali hanno un senso.
Questo implica che ogni qualvolta ci opponiamo all' operato della natura, interferendo con essa e ostacolando qualcosa, non facciamo che rimandare il problema e creare le condizioni per una ricaduta e una recrudescenza.
La prossima volta conto di soffermarmi su questo specifico tumore che, lo ripeto, è il n. 1 al mondo, cercando di spiegarlo da un' ottica diversa da quella cui siamo abituati, sperando così di fornire qualche informazione utile per meglio comprenderlo, prevenirlo e, perchè no, poterlo curare.
Michele Nardella
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Attenderemo che il cerchio si chiuda con il prossimo post. Complimenti Michele!
RispondiEliminaFrancesco Mecozzi
Grazie. posso anticiparti che saranno fuochi d' artificio...
Eliminasi puo' sconfiggere !era stato trovato qualcosa ma ovvio non e' stato pubblicizzato per colpa delle case farmaceutiche.vedi pubblicazione su facebook qualche mese fa:
RispondiEliminaMi è piaciuto l'approccio olistico però credo manchi una certa conclusione all'articolo o ce forse un to be continued?
RispondiEliminaGrazie, ma forse non hai letto tutto l' articolo, o forse sei distratta, perchè in conclusione ho detto proprio che avrei ripreso l' argomento soffermandomi sul tumore al seno.
EliminaPerciò devi pazientare ancora molto poco per leggere il prosieguo.
Forse la causa è nella compromissione del ruolo materno della donna. Troppo distorto e inquinato da miti assurdi. Inoltre la commistione maternità/lavoro è fonte di stress patogeni. O si lavora o si allevano i figli.
RispondiEliminaIo mi sono attenuto ad ipotesi più concrete basate su riscontri oggettivi.
EliminaPer quanto riguarda le cause delle varie malattie, di solito ognuno ci ricama quello che vuole, a seconda della propria esperienza, delle proprie convinzioni ed aspettative, spesso non supportate dai fatti.
Ti consiglio perciò vivamente di leggere il seguito di questo articolo, dove appunto affronto l' argomento dal punto di vista della prevenzione.